domenica 19 gennaio 2014

I lettori di copertine e il contenuto dei libri

Ieri sono stato a Zombia. Il giorno prima avevo incontrato Olli Rehn alla sede dell'IDV, ma di questo parliamo un'altra volta, se vi va. Son tornato da Zombia con la nota sensazione. Ma questa volta ero ancora più amareggiato, perché le persone che avevo davanti si dividevano sostanzialmente in due, come accade: quelle che avevano capito, e che quindi provavano una gioia feroce nel sentirmi aggredire con una virulenza oltre il limite dell'insulto i luoghi comuni della sinistra "critica", e quelle che non avevano capito, e che non capiranno mai, per le quali quindi nessuna shock therapy sarà mai sufficiente, e che continueranno a pensare che il problema sono i cinesi, o l'impatto ambientale, e che comunque l'euro non c'entra perché il capitalismo da 70 anni...

Settanta anni? Ma perché il numero sette è così suggestivo? Devo trovarmi un buon testo di antropologia...

Benaltrismi vari, che non è il caso di confutare qui (avendo noi già illustrato ad abundantiam il fatto che il Viale (Guido) del tramonto porta all'alba dorata), esposti o da rispettabili anziani, che suppongo una volta fossero comunisti, o da volenterosi giovinetti e giovinette, che di questo passo comunisti non lo saranno mai, ma il problema, in entrambi i casi, è loro.

L'amarezza, però, aveva un'altra causa.

Io, in fondo, non ero lì per parlare a loro, che, fra l'altro, nel loro partito contano poco, ma per parlare al loro capo, che, fra l'altro, non conta per niente, e lo ha dimostrato sottraendosi ad altre occasioni di incontro. Ma di lui si sta già occupando la SStoria, nella forma del matrimonio mistico fra il Berlu e il Renzie per l'adozione del modello "spagnolo", che cancellerà qualsiasi velleità dei partiti minori di affermarsi con voce indipendente. Er Nutella avrebbe dovuto ascoltarmi quando era il momento, avrebbe dovuto guardare alla parabola del Front de gauche, punito dagli elettori per il suo tradimento, anziché parlarmi un anno dopo di quello che aveva portato Mélenchon al fallimento un anno prima.

Ma il punto è che simili velleità di affermazione, di indipendenza, non esistevano! Non mi faccio certo illusioni! Perché Tumulazione Comunista non si è impegnata seriamente in un discorso critico sull'Europa? Ma è chiaro! Perché si sarebbe messa di traverso al PD, a questo PD. E perché invece ha preferito fargli da utile idiota, come Mélenchon ha fatto in Francia con il Partito Socialista? Ma perché così ha potuto continuare a spartirsi con il PD la gestione della municipalizzata x del paesello y, la giunta comunale di Caccavella di Sotto, l'AMA di Sassate sul Membro, l'ASL di Casal Pustolese... I partiti, si sa, sono articolati sul territorio, e sul territorio vivono. Ora, è vero che il territorio de cuius è territorio italiano, ma prima viene il territorio e il potere che si ha su di esso, e poi l'interesse del paese, per non dire della nazione (perché se lo dici sei fascista).

As simple as that.

Le persone che avevo di fronte erano per lo più vittime di questo tradimento consumato per meschini interessi di bottega, e non erano certo loro il bersaglio della mia rabbia. Ma la rabbia c'era, e credo si veda da queste poche slide che sottopongo alla vostra attenzione:













Eppure io ai marZiani lo avevo detto: "Sentite, dividiamoci il lavoro: voi fate il vostro, e io faccio il mio, ma non venite a farmi le lezzzzioncine, perché poi se mi metto a leggere i vostri sacri testi, finisce male per voi..."

E infatti...

Era una facile previsione. Chi fa ricerca, o scienza, o arte, sa bene che difficilmente la vera ricerca, la vera scienza, la vera arte, si discostano dal famoso buon senso del quale parla Cartesio. Come si può pensare che essere governati dalla Bce renda i proletari più capaci di organizzarsi? Lo scopo del gioco, per la Bce, è questo:





ed è stato pienamente raggiunto, con la complicita delle sullodate élite corrotte di pseudosinistra. I marZiani dovrebbero avere profondità storica, dovrebbero conoscere le dinamiche delle aggressioni imperialistiche del "centro" alla "periferia", dovrebbero - mi dicevo - capire che queste aggressioni non si risolvono rendendo la periferia incapace di difendersi... Era una mia supposizione. Siccome Marx è un genio (giudico dai risultati: è passato alla Storia, cosa che non capiterà a Ferrero), non può essere un imbecille, e quindi non può (pensavo, da ignorante) aver disconosciuto l'esigenza che le classi subalterne hanno di confrontarsi prima con i propri padroni, di raggiungere un certo grado di emancipazione prima di poter avere gli strumenti culturali e negoziali per potersi coordinare a livello internazionale.

È talmente ovvio!

Ora, la citazione dal Manifesto me l'aveva segnalata uno di voi, tra l'altro anche dicendomi che era nel Manifesto, cosa che però non avevo notato. Ieri l'ho googlata (sono anche figlio del mio tempo), e ho letteralmente trasecolato nel rendermi conto che l'affermazione che "la lotta del proletariato contro la borghesia è in un primo tempo lotta nazionale" è in un libro che tutti quelli che accusano me, o Porcaro, o magari (non so) anche Boghetta di fascismo, perché parliamo di interesse nazionale, non possono non aver letto!

E invece la tragica realtà è questa: non l'hanno letto! Ne hanno letto solo la copertina, dove, siccome c'è scritto "di tutti i paesi", deducono che la lotta deve essere fatta unendo prima i proletari di tutti i paesi, e poi andando tutti insieme a casa del capitale internazionale, come vi ho spiegato qui.

E notate: prima di parlarvi del trotzkista e del vandeano non avevo letto il Manifesto, perché sono ignorante, ma ero arrivato, su questo punto alle medesime conclusioni. Sono un genio? Sono un marxista senza saperlo? Chissà, forse, magari, lo dirà il tempo. Sicuramente sono una persona di relativo buon senso, più di altri, e infatti io cresco e loro calano. Come sempre, i fatti sono il miglior giudice delle intenzioni.

Lo ripetiamo? Il capitale nasce internazionale, e il proletariato non lo diventerà mai. Quindi è opportuno che si attrezzi per fare i compiti a casa. Full stop.

Ma oltre alla scoperta dell'acqua calda, la solita (ovvero che posizione euriste, anche a sinistra, possono essere difese solo da persone ignoranti o in malafede - or both), contribuiva alla mia acredine il disprezzo per gli ignavi che continuano a liquidare il lavoro che abbiamo fatto qui come "basta che usciamo e tutto si risolve". L'argomento del tubetto e del dentifricio accomuna Ferrero a Boldrin, e l'argomento "Bagnai dice che basta uscire" accomuna Ferrero a Bisin. È in buona compagnia, e a noi piace ricordarlo così.

E allora ricordiamolo, ai bischeri per i quali "Bagnai la fa facile", cosa c'è scritto nel Tramonto dell'euro. Non tutto, certo, perché c'è molto, ma ricordiamo almeno un paio di cosette:

Dal "Tramonto dell'euro", p. 277 e segg.:



E dopo che si fa?

Proviamo allora a unire i puntini.
Questa crisi richiede un deciso cambio di paradigma, che è fuori dalla portata di chi si ostina a difendere l’esistente, per difetto etico (collusione con il potere, incapacità di ammettere un errore), o politico (incapacità di immaginare un cambio di rotta senza sopportare enormi costi in termini elettorali). Il nuovo paradigma, evidentemente, deve muovere dal superamento degli errori del vecchio, e da una percezione chiara, e articolata per priorità, dei problemi che abbiamo di fronte. Problemi, giova ricordarlo, che quando non sono stati creati, non sono stati nemmeno risolti dall’entrata nell’euro. Problemi, va anche detto, che non sono tutti alla nostra portata, né come singoli, né come collettività nazionale. Tuttavia se prima non si acquisisce una consapevolezza, è impossibile proporre un’azione politica tale da coinvolgere altri soggetti (siano essi il vicino di casa, o altre nazioni europee). L’agenda di quello che si può fare parte anche da una visione costruttiva, e non scaltramente distruttiva, di quello che non si può fare, o non da soli, o non adesso.
Il quadro sopra delineato chiarisce che l’uscita dall’euro, di per sé, non risolverebbe tutti i problemi. Ma questo nessuno potrebbe pensarlo, nessuno l’ha mai né creduto né detto né in Italia né altrove. Le analisi dei possibili percorsi di uscita dall’euro abbondano e sono facilmente consultabili su internet. Da inventare c’è veramente poco, e nessuna fra le analisi proposte, che esamineremo in dettaglio, considera l’uscita dall’euro come risolutiva. Chi sostiene il contrario è disinformato o in cattiva fede.
Se abbiamo unito bene i puntini, l’agenda mi sembra sia evidente: bisogna smontare pezzo per pezzo le istituzioni partorite dai paradigmi fallimentari che hanno messo in crisi la nostra economia e soprattutto la nostra democrazia, seguendo quattro linee guida:
  uscire dall’euro, come affermazione di sovranità e di democrazia, riprendendo il controllo della politica valutaria;
  ristabilire il principio che la Banca centrale è uno strumento del potere esecutivo, e non un potere indipendente all’interno dello Stato;
  riprendere il pieno controllo della politica fiscale, non più costretta ad agire in funzione prociclica (cioè a rispondere alle crisi con tagli);
  adottare, nella misura consentita dagli atteggiamenti dei partner commerciali, e propugnare nelle sedi istituzionali, una politica di scambi con l’estero basata sul principio che squilibri persistenti della bilancia dei pagamenti, quale ne sia il segno, cioè siano essi surplus o deficit, devono essere simmetricamente combattuti, secondo il principio che abbiamo definito dell’External compact.
Queste quattro linee guida hanno una serie d’implicazioni. Precisiamo subito le più importanti.
Riprendere il controllo della politica valutaria significa, in primo luogo, lasciare che il tasso di cambio nominale torni a un valore più allineato con i fondamentali dell’economia. Per l’Italia, oggi, ciò implica una svalutazione non catastrofica, di un ordine di grandezza verosimilmente inferiore a quello sperimentato dalla lira dopo la crisi del 1992, o dall’euro nei primi due anni della sua introduzione. In nessuno di questi due precedenti storici l’Italia è stata devastata dall’iperinflazione. Discuteremo fra breve, razionalmente, quale sarebbe l’impatto di questo provvedimento sul nostro tenore di vita. Ma riprendere il controllo della politica valutaria significa anche rientrare in possesso di uno strumento che consenta di difendersi da shock esterni, siano essi determinati da crisi economiche, siano essi il risultato di politiche deliberate di aggressione commerciale (nelle pagine precedenti abbiamo visto esempi dell’uno e dell’altro caso).
Riprendere il controllo della politica monetaria significa:
  rifiutare il dogma dell’indipendenza della Banca centrale, e quindi l’articolo 104 del Trattato di Maastricht, il quale al primo comma recita:

     È vietata la concessione di scoperti di conto o qualsiasi altra forma di facilitazione creditizia, da parte della Bce o da parte delle Banche centrali degli Stati membri (in appresso denominate “Banche centrali nazionali”), a istituzioni o organi della Comunità, alle amministrazioni statali, agli enti regionali, locali o altri enti pubblici, ad altri organismi di diritto pubblico o a imprese pubbliche degli Stati membri, così come l’acquisto diretto presso di essi di titoli di debito da parte della Bce o delle Banche centrali nazionali.

    Se ciò comporti un’uscita dall’Unione, o solo una sospensione dell’applicazione del Trattato, è materia controversa, la cui soluzione dipende comunque dall’atteggiamento delle controparti europee (ne parleremo più avanti). Certo, alla luce di quanto abbiamo detto finora, l’Italia, se intende difendere i valori fondanti della propria Costituzione, non può più permettersi di aderire a un progetto d’integrazione continentale fondato sul principio antidemocratico della costituzione di un “quarto potere” monetario indipendente. L’insofferenza crescente nelle sedi internazionali verso questo principio e verso l’ideologia ad esso sottostante potrebbero consigliare atteggiamenti interlocutori alle controparti europee;
  rivedere la riforma bancaria del 1994, ripensando il concetto di banca “universale” o “mista”, di derivazione tedesca, da essa introdotto, e ristabilendo la separazione delle funzioni fra banca commerciale e banca d’affari, sancita in Italia dalla legge bancaria del 1936. Quest’ultima si ispirava al Glass-Steagall Act del 1933, che aveva riformato il sistema bancario statunitense smantellando i meccanismi che avevano fomentato la speculazione borsistica prima della crisi del 1929. Oggi numerosi commentatori (ad esempio, Stiglitz, 2012) attribuiscono all’abrogazione del Glass-Stegall Act una responsabilità diretta nella crisi finanziaria statunitense, e nei Paesi anglosassoni è animato il dibattito sul cosiddetto ring fencing (separazione delle funzioni).[1]
  reintrodurre il “vincolo di portafoglio”, cioè l’obbligo per le banche di acquistare titoli di Stato fino a una certa quota del proprio attivo. Questa norma, introdotta nel 1973, aveva lo scopo di contenere il costo del debito pubblico, favorendone il collocamento. Essa venne abrogata nel 1983, “anche grazie all’incessante pressione di Mario Monti” (Zingales, 2012). Andreatta (1991) ricorda che il progetto complessivo di divorzio prevedeva la “costituzione di un consorzio di collocamento tra banche commerciali”, ma che “i tempi non erano maturi per affrontare questi aspetti e la Banca d’Italia preferì procedere solo sul nuovo regolamento della sua presenza nelle aste”. Prevalse insomma la “linea Monti”, che, come sempre, aveva motivazioni ideali “alte” (favorire l’efficienza allocativa del mercato), e conseguenze politiche più spicciole (orientare il conflitto distributivo). Vedremo che la reintroduzione di un simile vincolo viene data per scontata da tutte le proposte più sensate di smantellamento dell’euro, provenienti sia da economisti di sinistra come Sapir (2011b), sia da economisti espressione della comunità finanziaria come Bootle (2012).
Riprendere il controllo della politica fiscale significa evidentemente ripudiare gli obiettivi di pareggio di bilancio e di rientro coattivo del debito verso soglie prive di particolare valore economico, come quelle stabilite dal Fiscal compact. Ciò posto, la politica fiscale dovrebbe, nel breve periodo, stimolare l’economia attraverso una politica di piccole opere volte:
  alla riqualificazione del patrimonio pubblico (edilizia scolastica, patrimonio artistico e archeologico, eccetera);
  alla messa in sicurezza del territorio (viabilità locale, monitoraggio e gestione del rischio idrogeologico, eccetera);
  all’integrazione e riqualificazione degli organici della pubblica amministrazione, stabilizzando le posizioni precarie, normalizzando i percorsi di carriera e le procedure di reclutamento.
Queste misure devono avere come obiettivo complementare quello di rilanciare l’occupazione, riportando il tasso di disoccupazione dall’attuale 10 per cento sotto al 6 per cento, e riattivando il tessuto economico del Paese, tramite la valorizzazione del tessuto delle piccole e medie imprese.
Nel medio-lungo periodo, la politica fiscale dovrebbe finanziare e gestire misure che favoriscano la crescita sostenibile e la competitività del Paese, da orientare secondo i seguenti assi prioritari:
  definire le linee di un piano energetico nazionale che affronti il tema del contenimento degli sprechi e dell’incentivazione delle energie rinnovabili, adeguando il Paese alle best practices europee, con l’obiettivo minimo di rispettare l’obiettivo definito dalla strategia europea 20-20-20 (parlamento europeo, 2008), rispetto alla quale l’Italia si trova in ritardo (Deutsche Bank, 2012), e l’obiettivo strategico di ridurre la dipendenza da fonti fossili, che vincola la crescita del Paese;
adeguare, anche in questa ottica, gli investimenti in istruzione e ricerca al livello dei partner europei, portando la spesa in ricerca e sviluppo dall’1 per cento al 2 per cento del Pil, riaffermando il ruolo chiave dello Stato nell’incentivazione e nella tutela della ricerca fondamentale;
  recuperare il digital divide (ritardo nell’uso delle tecnologie digitali) che separa l’Italia dagli altri Paesi industrializzati e ne penalizza la crescita, adeguando il Paese ai requisiti dell’Agenda digitale europea (Unione europea, 2012c; Messora, 2011);
  adeguare la dotazione infrastrutturale del Paese, con particolare riguardo alle reti di trasporto locale;
  promuovere una riforma strutturale della pubblica amministrazione volta all’abbattimento dei costi della politica e della corruzione, incidendo in particolare sulla disciplina delle società a partecipazione pubblica (disciplina delle nomine, ripristino dei controlli di legittimità sugli atti, eccetera), e su quella delle autonomie locali attuata con la riforma del Titolo V della Costituzione (Barra Caracciolo, 2011).


[1]. La Commissione indipendente per la riforma del sistema bancario, nominata dal governo britannico, ha emesso nel giugno 2012 un libro bianco (Hm Treasury, 2012) che dedica un intero capitolo al ring fencing.





E poi, a p. 392:






La gestione dell’External compact

Ma questo è ormai il passato. Se per il futuro si accetta la logica dell’External compact, non si può sfuggire alla conclusione che la sua gestione richiede il ripristino di una naturale flessibilità del cambio fra Paesi membri, almeno finché questi avranno diversi mercati del lavoro.
Rimangono ancora validi i tre principi fondamentali indicati da Meade (1957, p. 394):
  i Paesi partecipanti devono impegnarsi a effettuare politiche di stabilizzazione macroeconomica interna, volte nei Paesi in surplus a evitare la deflazione (il contrario di quanto ha fatto la Germania) e nei Paesi in deficit a evitare l’inflazione;
  gli aggiustamenti di cambio devono avvenire in regime di fluttuazione libera e rispettando un principio di simmetria, ovvero la valuta dei Paesi in surplus deve essere libera di apprezzarsi, quella dei Paesi in deficit deve essere libera di deprezzarsi;
  deve essere creato un meccanismo (un Fondo monetario europeo, per capirci) che sia in grado di fornire valuta di riserva ai Paesi in deficit, consentendo loro di gestire senza traumi economici e sociali il processo di aggiustamento.
Tutto questo nel contesto di un principio di coordinamento in base al quale “ogni Paese membro riconosce formalmente che gli altri membri hanno un interesse legittimo alla stabilizzazione della sua economia, per quanto riguarda redditi, prezzi e costo del lavoro, e, in particolare, al fatto che Paesi in surplus evitino la deflazione e Paesi in deficit evitino l’inflazione”. Come abbiamo più volte ricordato, il Tfue già prevede che le politiche economiche dei Paesi membri siano coordinate. Questo interesse legittimo dovrebbe essere la base per stabilire un effettivo, simmetrico e preventivo monitoraggio degli squilibri macroeconomici (qualcosa di diverso da quello inefficace, asimmetrico e postumo proposto nel 2011 dalla Commissione europea).
Sarebbe un errore, dice Meade, pensare che la libera fluttuazione del cambio apra a uno scenario di oscillazioni devastanti:

Se si applicano delle ragionevoli politiche per la stabilizzazione delle economie nazionali, nulla potrebbe essere più assurdo; di converso, se tali politiche non vengono applicate, non è possibile immaginare alcuna politica della bilancia dei pagamenti sensata per una zona di libero scambio. Se si applicano delle ragionevoli politiche di stabilizzazione interna, rimarranno da aggiustare degli shock esterni, o delle moderate divergenze nella dinamica dei prezzi e dei costi del lavoro. A questo scopo, i tassi di cambio oscilleranno moderatamente in su o in giù; e bisognerebbe incoraggiare in ogni modo lo sviluppo di un libero mercato dei cambi a termine, che minimizzi i problemi causati da queste oscillazioni. (Meade 1957, p. 395).

Queste, evidentemente, devono considerare anche il mercato del lavoro, tenendo presente che:

Solo se si possono definire delle opportune regole di fissazione dei salari i governi Europei saranno in grado di utilizzare il proprio potere di controllo sul sistema bancario e sulle politiche di bilancio in modo da combinare il pieno impiego con una sufficiente stabilità, per rassicurare i propri cittadini e gli investitori esteri che non sarà necessario speculare continuamente al ribasso sulla valuta nazionale.

Mentre, d’altra parte:

Il controllo dell’inflazione dal lato del costo del lavoro può essere affrontato solo su base nazionale, perché i sindacati e i meccanismi contrattuali variano enormemente da Paese a Paese [come oggi, ndt]. Ci sono sicuramente divergenze di trattamento; e differenze fra Paesi europei nella variazione percentuale dei prezzi e dei costi del lavoro, per quanto piccole, possono creare seri problemi di bilancia dei pagamenti accumulandosi negli anni.

Morale:

Per questa ragione, se non altro, i tassi di cambio fra le valute europee devono restare variabili, se si desidera evitare l’impiego di restrizioni più o meno permanenti delle importazioni come strumento per compensare divergenze crescenti fra i livelli dei prezzi nei vari Paesi.

Certo: noi quest’ultimo problema non lo abbiamo avuto. Il protezionismo è stato accuratamente evitato, mentre veniva consentita la disoccupazione, che ha il pregio, come abbiamo visto, di contenere il costo del lavoro. Ma percorrendo all’indietro questo ragionamento, sempre attuale nei suoi fondamenti economici, non si può che giungere alla conclusione che se invece vogliamo tornare a rispettare il principio (iscritto nei trattati europei) di promozione del pieno impiego, allora dobbiamo smontare la moneta unica, reintrodurre la flessibilità del cambio per assicurare uno svolgimento ordinato degli scambi esteri, il tutto in un contesto di politiche di stabilizzazione interna volte a garantire che sul mercato dei cambi non si scarichino indebite pressioni (e quindi a disinnescare eventuali aspettative destabilizzanti negli operatori).
In questo senso, tornano utili, acquistando un senso nuovo, numerose proposte fatte negli ultimi anni da una serie di economisti eterodossi.
Mi riferisco in particolare alle proposte di:
  adottare uno standard europeo di salario minimo garantito (differenziato per Paese, ma definito secondo comuni regole europee; Hein, 2012);
  parametrare la crescita dei salari a quella della produttività (Sapir, 2011b), eventualmente legando alla produttività la crescita del salario reale minimo (cioè delle retribuzioni minime garantite corrette per il costo della vita) e prevedendo ulteriori aumenti per i Paesi in surplus commerciale (Brancaccio, 2011). Oppure, in modo forse più trasparente, determinare la crescita delle retribuzioni nominali sommando alla crescita della produttività quella di un comune obiettivo di inflazione concordato fra i Paesi dell’area (evidentemente, dimenticandosi il funesto “2 per cent or less” della Bce);
  programmare la spesa pubblica in modo tale che il deficit pubblico, dato l’ammontare della tassazione, compensi il surplus privato (la differenza fra risparmio e investimento privato), assicurando in tal modo l’equilibrio del saldo delle partite correnti (Hein, 2012), e una crescita compatibile con l’equilibrio della bilancia dei pagamenti.
Queste proposte, con l’eccezione di quella di Sapir (2011b), fanno per lo più parte di progetti di difesa dell’esistente, di tentativi di “tenere insieme i cocci” dell’euro, poco condivisibili e poco credibili, certo non per la scarsa razionalità economica dei suggerimenti e di chi li propone, ma per l’evidente inattuabilità politica. Non ha senso proporre nuove forme di coordinamento in un contesto (quello dell’euro) nel quale l’esigenza di coordinamento, sancita dai trattati, avrebbe già potuto attuarsi nelle forme consuete, se solo ci fosse stata la volontà politica. Dentro l’euro non ci può essere coordinamento, perché l’euro è il moderno gold standard, intrinsecamente basato sulla legge del più forte e sulla repressione delle classi subalterne (e della democrazia).
Ma le stesse proposte, nel contesto dell’External compact – e quindi dopo il ripristino della flessibilità di cambio e l’esplicita assunzione di un obiettivo di conti esteri bilanciati nel medio periodo – assolverebbero il compito essenziale di garantire la stabilizzazione macroeconomica, permettendo alla necessaria flessibilità del cambio di operare in modo efficiente, senza provocare episodi di turbolenza sui mercati, secondo le linee già indicate da Meade.
L’adesione convinta e fattuale a queste regole sarebbe il primo segnale di una effettiva volontà di cooperazione e di integrazione economica. Si può speculare sul fatto che laddove esse fossero state seguite fin dall’inizio, l’Eurozona non sarebbe arrivata a una crisi così grave. Ma la storia non si fa con i se, notoriamente. Se queste regole, di puro buon senso, non sono state attuate, un motivo ci sarà stato, ed era quello, evidente, che in un contesto che impediva ai Paesi più fragili di difendersi, i Paesi più forti non avevano particolari motivi di mitigare le proprie pretese.
Viceversa, il mantenimento della flessibilità del cambio sarebbe la versione moderna dell’antico adagio: si vis pacem, para bellum. L’adeguamento dei tassi di cambio intraeuropei diventerebbe sempre meno necessario a mano a mano che i mercati del lavoro europei si integrassero e adottassero regole comuni. Ma nel contesto dell’External compact non sarebbe possibile per un Paese praticare deflazioni competitive in violazione dei princìpi di coordinamento, perché gli altri Paesi potrebbero reagire immediatamente con una svalutazione difensiva del cambio, senza sacrificare i propri obiettivi di occupazione e di sviluppo. Quando chi è aggredito ha un’arma per difendersi, è più facile che emergano soluzioni cooperative.





Vi sembra che ci sia scritto "basta che usciamo"? A me non sembra, non solo perché c'è scritto verbatim il contrario, ma anche perché c'è una piattaforma di politica economica piuttosto articolata: bisogna saltare diverse pagine per non notarla.


Che dite, ho il diritto di affermare che chi insinua che io sia un sempliciotto è uno squallido e miserabile cialtrone? Sapete che c'è? Per una volta me ne fotto del vostro parere, e mi prendo la libertà di essere d'accordo con me stesso: solo uno squallido e miserabile cialtrone arrivista può banalizzare queste pagine come "Bagnai dice che basta uscire". Può farlo solo uno squallido verme, solo un invertebrato, in quanto tale scusabile se di un libro riesce a leggere, strisciandoci sopra, solo la copertina, ma non le pagine, che non riesce a sfogliare per mancanza di arti. Scusabile... se non si fa caso all'onestà intellettuale con la quale queste pagine sono state scritte, riconoscendo il contributo di tutti. Se invece ci si fa caso, be', allora mi perdonerete se non vorrò perdonare.

Qui vive la pietà quand'è ben morta.

Queste parole mi tramanda la mia cultura, e queste parole mi ripetono le tante povere vittime di questa inutile e insensata crisi.

I "Bagnai la fa semplice" per me sono morti. Ho cominciato rivolgendomi a loro, il risultato è stato il dileggio. Se vogliono incontrarmi, d'ora in avanti, o si scusano, o mi pagano (il doppio degli altri). Tutti ormai sanno e capiscono che loro hanno difeso il regime, sulla loro casacca si son cuciti da soli lo stemma del PUDE, e quindi, se vorrano guadagnare credibilità, gli toccherà passare da qui, perché questo è stato, in ormai tanti anni, l'unico laboratorio di pensiero critico contro il regime.

Un pensiero critico, aggiungo, che non poteva che dispiacere, e non solo per il fatto concreto, materiale, che farlo proprio significava rinunciare a spartirsi la discarica di Ponzano Casertano, ma per un fatto più profondo, ovvero che l'affermazione della necessità di rimuovere l'euro come passo indispensabile per recuperare la dimensione nazionale del confronto politico era, come abbiamo visto sopra, nei fatti condivisa da quel che resta di Marx, ma anche di Hayek, ma anche di Keynes (leggete "Le conseguenze economiche di Winston Churchill" e poi "La fine del gold standard").

Chiunque, provenga da destra o da sinistra, deve passare da lì, cioè da qui.

Mi dispiace per i poveri abitanti di Zombia, ma io gliel'avevo detto prima:


Sono stato lasciato solo a fare un lavoro del quale già so che saranno i vermi che lo stanno banalizzando a prendersi il merito, e a me va benissimo così, perché tutto quello che voglio è tornare a fare una vita normale, e che il mio paese, cioè voi, torniate a farla. Non è un fatto personale, non me ne frega niente che voi o loro mi diciate "bravo"! Me lo dico da me e mi basta, va bene? Voglio solo che questo delirio finisca, e chi banalizza il nostro lavoro, se non allontana questa pur inevitabile scadenza, rende comunque più difficile ragionare su come gestirla per uscirne senza le ossa rotte, e rende impossibile uscirne attraverso un percorso politico.

Dopo quattro anni di solitudine e di letterine come questa:

Alberto,
sapevo che eri una persona difficile, ma non credevo che potessi diventare così sgradevolmente piccino. Non vedo alcun spazio né intellettuali né tantomeno personale per immaginare un qualsiasi futuro contatto tra di noi. Pertanto non mi dispiace lasciarti al tuo “pubblico” al quale ripetere messianicamente il tuo verbo.

(lettera arrivata ovviamente da sinistra, e ovviamente il "pubblico" siete voi: notate quanto disprezzo per il vostro desiderio e tentativo di capire cosa sia il saldo delle partite correnti, da parte di uno che per lavoro queste cose le dovrebbe insegnare), dopo quattro anni passati così, e anche considerando che alla fine non contate un cazzo (perdonatemi, a me dispiace ma son numeri), vi aspettate anche che venga a dirvi "bravi" perché dentro di voi il 30% comincia a pensare che l'euro non sia una buona idea?

Accipicchia, che intuizione! Mi dicono che ci stia arrivando perfino Casaleggio...

Bene: avete visto cosa gli ho detto prima, ma non sapete cosa gli ho detto dopo. Ve lo ripeto qui. Gli ho detto questo: "Due anni fa era gratis. Adesso, se mi volete, mi pagate, come fanno gli altri". Ho fatto male?

Secondo voi ci salveranno loro, o il capitalismo?

Auguro a tutti di vivere abbastanza per vedere come va a finire, e anzi, di vivere moooooooolto più a lungo.

Io sto tanto bene a casa mia.

102 commenti:

  1. Aggiungerei che non basta leggere. si deve anche capire. Il problema sta qui: chi legge con gli occhiali dell'ideologia non va aldilà delle proprie convinzioni. Io sono di sinistra ho letto un po' di Marx e di Engels, ma non è mia abitudine prendere tutto per oro colato ed ho trovato più argomenti di sinistra nel suo testo che nelle ventennali chiacchiere dei partiti postcomunisti.
    Ps. nel mio nick il sette c'è due volte ma solo perchè è il mio anno di nascita... :-)

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  2. Il colmo, poi, è che ci toccherà di pagargli il funerale...

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  3. "Non sanno se ridere o piangere e batton le mani...far finta di essere sani.."

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  4. Si è ucciso il cugino di Panagiotis Grigoriou. Le mie condoglianze a questo coraggioso e intelligente amico, greco ed europeo, e a tutta la sua famiglia.

    http://www.greekcrisis.fr/2014/01/Fr0316.html#deb

    "Hier lundi 13 janvier vers 8h du matin, mon cousin Costas s’est suicidé se jetant du 4e étage de l’immeuble où il habitait. Il est mort sur le coup “car il est tombé sur la partie bétonnée du jardin et non pas sur les arbres ou sur la pelouse”, d’après la police ainsi que les dires du médecin légiste. Dans certains pays le ridicule tue.
    Costas était né il y 58 ans dans la campagne supposée profonde de la Thessalie en Grèce centrale. Commis à l’âge de 17 ans, il devint ensuite commerçant et ceci jusqu’à hier matin. Son activité subissait une baisse de 80% depuis les années de la dite “crise”, je restituais parfois mes discussions avec lui sur ce blog. Depuis six mois, il était très préoccupé rien qu’à l’idée d’évoquer la future et prévisible cessation de son activité.

    Mon oncle Dimitri né en 1924, père de Costas et qui est le frère ainé de ma mère, pense que nous vivons dans une époque... logiquement inexplicable: “en 1944 je combattais les Allemands et leurs sbires bien de chez nous, l'arme à la main. Certaines familles dans notre village ont été décimées, pourtant, parmi les survivants personne n'avait pensé se suicider. Et nous mourions en plus de faim. Pourquoi alors Costas et en ce moment ?”
    Au matin du 13 et avant d’apprendre la terrible nouvelle j’avais d’ailleurs remarqué une nouvelle fermeture d’un établissement de type restaurant et café. Je pensais ainsi aux... salades grecques (?) que mes deux contradicteurs racontaient avec autant de conviction lors de l’émission à laquelle j’avais participé sur RFI récemment, mentionnée précédemment sur ce blog. Dans le genre “La Grèce va mieux, il y a même un excédent primaire, la présidence au Conseil de l'UE est prometteuse...”. Pauvres gens, soldats... à la solde du ridicule.
    Notre famille, les plus courageux d’entre nous en tout cas... avons nettoyé la partie bétonnée du jardin. Le jardinier qui vient chaque lundi a participé, c’était d’ailleurs lui qui a découvert le cadavre en premier. Puis, ce silence qui entrecoupe les sons chez les vivants de la Grèce d’aujourd’hui."


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  5. Bellissimo.

    Non avevo mai pensato, ma mi sembra assolutamente corretto, che i partiti cosiddetti di sinistra e il capitale finanziario avessero un interesse convergente nel trasformare tutti (gli altri) in sottoproletari, nel senso preciso in cui usavano il termine Marx ed Engels (mi pare) per indicare quelle persone per le quali una condizione economica precaria si unisce alla incapacità di comprendere le dinamiche economiche e sociali, rendendole totalmente manovrabili.

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    1. Anche "più" a sinistra, anche quelli per i quali "l' € è un'invenzione del capitalismo" ma "la lotta contro l' € è funzionale al capitalismo" - testuale da un colloquio con un attivista - si augurano la proletarizzazione di tutti i lavoratori (del resto dicono che l'ha detto Marx) per essere in maggior numero a combattere contro i padroni. E poi l'internazionalismo etc etc, che dovrebbe essere il contraltare delle privatizzazioni-concentrazioni sovranazionali, anche queste indiscutibili perché nelle profezie.
      Dicono che le cose andranno secondo le previsioni di M, cioè così. Da malpensante penso che se lo augurino con la logica, per me antiumana, del "tanto peggio tanto meglio".
      Tutto ciò pur riconoscendo il danno dell' €, ma...(v. sopra) e pur essendo (rimasti) gli unici fuori dal Parlamento tra tutti quelli che, all'epoca della mia giovinezza, venivano detti e si dicevano extraparlamentari nel senso di critici verso la sinistra parlamentare, allora, e nel senso più evidente di non essere (ancora) in Parlamento.

      Pur tenutisi fuori dalla logica parlamentare-inciucista dei partiti eletti e di quelli che vogliono qualche seggio, anche costoro, di fatto, ne condividono il medesimo sbarramento alla conoscenza, col guadagno di avere un maggior numero di sostenitori causa il peggioramento generale, e di non avere "abbandoni" perché si presentano come ultima speranza degli orfani delle cinquanta o cento o....sfumature di rosso.
      Anche i loro vertici sanno e ingannano, IMO.
      Insomma, dal Pd in là, fino all'orizzonte rosso più del rosso scritturabile per un film western, tutte le sigle di sinistra ingannano, come più volte dimostrato dal prof. e sempre più nell'esperienza quotidiana di ciascuno dei lettori.

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    2. A completamento delle sfumature di rosso, copio e incollo dalla pagina FB di Vendola, trovata per caso:




      Opzioni






      Nichi Vendola · Piace a 569.632 persone
      16 gennaio alle ore 16.58 nei pressi di Roma · ..




      Ieri ho incontrato Matteo Renzi, con cui ho discusso innanzitutto della sofferenza che c'è nel Paese. Gli ho spiegato che per me le risposte del governo sono state finora totalmente insufficienti. Anni di austerity hanno solo impoverito il ceto medio e devastato il welfare, l'unica cosa che è cresciuta è il populismo insieme alla rabbia nei confronti dell'Europa.

      Bisogna lavorare per ricostruire un'alternativa, e bisogna cominciare a farlo scrivendo al più presto una nuova legge elettorale. Per me il Mattarellum è una buona legge, un sistema che garantisce insieme rappresentanza e governabilità.

      Commento: come dire che lo sfracello economico si rappezza con una legge elettorale? Nemmeno: la legge elettorale serve "per ricostruire un'alternativa". Naturalmente lo si va a dire a quello che si è appena accordato per la sparizione dei piccoli partiti.

      Male che vada, si può sempre lavorare per la conservazione dei leader dei piccoli partiti....

      P.S: il commento delle 14:58 si riferisce invece a Lotta Comunista, come NON avevo scritto.

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  6. buongiorno prof, non ho visto pubblicato il mio post (evidentemente era fuori posto, lo presumevo ma nn sapevo in che modo porle la mia richiesta e mi scuso), io però insisterei nel domandarle se esiste un immagine A3 della copertina del tramonto...o una cosa del genere (vecchia locandina di una conferenza ecc) per poter contribuire alla divulgazione del suo libro. Torno a leggermi i suoi post 2012 sulle CA.
    grazie comunque di tutto
    PS...e scusi ancora ma a me piacerebbe molto che le persone mi venissero a chiedere:" scusi ma quel libro pubblicizzato? me lo fa vedere?"
    come amerei di piu questo lavoraccio...

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    1. Lo chiediamo a Massimo, vediamo se si può fare...

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    2. ancora io che rompo scusami, abbiamo notizie su un file (o qualsiasi cosa) per poter stampare una locandina del tramonto? in edicola mi è venuto a trovare A.M. (vi siete visti a bologna e a varie conferenze) dicendomi che anche lui è interessato.
      grazie ancora a presto

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    3. le locandine del "TRAMONTO DELL' EURO" le progetta l' editore e mi manda un pdf pronto per la stampa. se mi spiegate la maniera piu efficiente per condividerlo è a disposizione tra qualche giorno. scusami alberto se ti ho importunato. a presto.

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  7. A me, questo atteggiamento della "sinistra" (o di chi l'ha occupata) fa tornare alla memoria una vecchia e sempre verde lettura: "I fratelli Karamàzov", capitolo "Il Grande Inquisitore" di Dostoevskij.

    Se tra noi tornasse Marx (Karl, non Graucho), i piddini e i marziani gli darebbero sicuramente del "fascista".

    Hai ragione prof., essi hanno paura.

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  8. L'hai fatta grossa a sto giro...

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    1. Mi dispiace. Preferisco Rehn. Almeno capisce, ti assicuro, cosa sta succedendo, e sta lì a prendersi gli schiaffi al posto della Merkel. Questi non capiscono, e stanno lì a farsi belli al posto nostro. Se permetti...

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    2. Rehn certo che capisce, solo certi disonesti pensano che la stupidità sia il motore primo delle politiche europee. C'è un conflitto, degli interessi contrapposti, stupido forse può essere il tuo vicino di casa, lo scolaretto, il piccolo dirigente, il portaborse dei portaborse, mica Rehn. L'ho già detto, e risulterò pedante, ma una stupidità così coerente, lineare e precisa negli anni è difficile si presenti. Sai, un minimo di casualità dovrebbe esserci, secondo me.

      Comunque poni male una domanda. quando dici "Secondo voi ci salveranno loro, o il capitalismo?" in realtà è "Secondo voi si salveranno loro, o il capitalismo?". Questa è un po' la chiave, l'eterno ritorno della retorica di quel tipo. Io personalmente ho molta difficoltà a pensare di abbattere una cosa che ancora ho difficoltà a definire e sulla cui definizione non c'è neanche particolare consenso storico/filosofico/economico. Però funziona retoricamente, a mio avviso, e per la perpetuazione dello status quo è ottima.

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    3. Credo derivino proprio da questa conclusione, i più alti momenti di demoralizzazione di chi avrebbe come obbiettivo anche il semplice condividere una posizione di netto contrasto e rifiuto nei confronti un impianto istituzionale, nonché politico/economico, assieme a gente che fino a poco tempo fa vedeva come compagni (e questa gente di cui parlo sono, proprio loro, i "compagni").

      Voglio dire, che le autorità siano stupide ... ecco, su questo si sono espresse molteplici e importanti personalità, con toni anche piuttosto perentori, ma sono dinamiche per così dire "lontane"
      da noi altri, spesso.

      E' però sentire come ancora, a oggi, a fronte di svariate "armi" di confutazione che si sono guadagnate, le quali si iniziano a sentire anche da un banale, ma non troppo, TgCom ("Eh ma quelli rispondo al Biscione...cretino!!!" se va be'...), questi "compagni" dimostrano per lo più adesione (più o meno acritica, devo dire che queli che si prodigano in vorticose argomentazioni mantengono ben nutrito il serbatoio delle supercazzole, non c'è che dire) all'apparato voluto dai Padri Fondatori e dai Santini/Reliquia, quando non rifiuto verso la più basilare confutazione, un minimo di confronto insomma, siete compagni no?!? ...ecco proprio NO... "Fasci de merda, giù le mani dagli immigrati, Salvini razzista ignorante, populismo, ecc." tutte reazioni note e ampiamente sperimentate da molti, suppongo.

      Ecco quando mi assale lo sconforto io penso a loro, mica ar Nutella, se proprio devo dirla tutta.
      Pensare che, nei risultati, questi compagni, integerrimi sostenitori delle "lotte", stiano continuando a lavorare in (inconsapevole?) tandem con gente della pasta dei Padoa Schioppa su scala europea, mi fa venire il vomito. Proprio fitte forti alla cassa toracica ...

      Ma non intendo ricorrere alle goccioline...

      ...e sentirne menzione da parte del padrone di casa (delle goccioline), mette ulteriore tristezza, ci sono molti sentimentali da queste parti, per quanto si possa vivere il tutto umoristicamente.

      No?

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  9. Devastante. Una bomba H sganciata, a fini terapeutici, sulla casamatta marZiana. Mentre leggevo il post, anche dalle mie parti, bersagliate da tremende bombe d'acqua, è uscito il sole.
    Ps.: Se posso dire, non si "dilemmi", Profe: marxisti lo si è dentro, prima che fuori.

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  10. Vivo la rabbia dell'indifferenza, della stupidità la quale è molto più abbondante della cattiveria, come mi disse una volta un manager di successo. Io spero, davvero, che alla fine ci sia una rottura perchè, temo, il caos o, forse peggio, l'inesorabile declino e la corsa "ad arrangiarsi", con stima Enrico

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  11. Albè ti ci voleva proprio questo sfogo, anche perché dimostra che i ragazzi di Falce e Martello sono diventati ormai da anni quelli di Falce ed €urello. Infatti leggendo tutta l'intervista del compianto Enrico Berlinguer del 1981, il pensiero €uro-LiBBBerista emergeva tutto, basta leggere questi passaggi :


    "Lei mi ha detto poco fa che la degenerazione dei partiti è il punto essenziale della crisi italiana.
    «È quello che io penso».

    Per quale motivo?
    «I partiti hanno occupato lo Stato e tutte le sue istituzioni, a partire dal Governo. Hanno occupato gli enti locali, gli enti di previdenza, le banche, le aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le università, la Rai TV, alcuni grandi giornali." CHE INVOCHI LE PRIVATIZZAZIONI?

    E ancora :
    Che oggi, comunque, voi avete abbandonato addirittura in contrasto con una parte del movimento sindacale e dello stesso Lama.
    «Favole. Oggi noi respingiamo – in pieno accordo con il movimento sindacale – l’idea che l’inflazione sia dovuta unicamente al costo del lavoro e che il costo del lavoro sia principalmente dovuto alla scala mobile. È diventata una vera ossessione questa della scala mobile, dietro la quale la classe dirigente tradizionale nasconde la sua impotenza a dominare la crisi».

    L’inflazione avrà pure delle cause, non cade dal cielo…
    «Certo che ce l’ha. E la prima viene dal dollaro. Un dollaro a 1.200 lire, mentre appena pochi mesi fa non raggiungeva le 800 lire, quanti punti di inflazione introduce nel sistema? Di quanto aumenta il costo di tutte le importazioni e in particolare del petrolio? È in aumento di quasi il 50 per cento, un fenomeno di dimensioni enormi." QUINDI L'INFLAZIONE NON DIPENDE DAL MERCATO DEL LAVORO MA DALLA SVALUTAZIONE, È SENZA MONETA FORTE NON POSSIAMO PERMETTERCI LE IMPORTAZIONI.

    Ovviamente si arriva anche alla SPESAPUBBLICAIMPRODUTTIVA :
    Lei è favorevole ad un taglio radicale della spesa?
    «Sì, ma credo sia indispensabile farlo in modo progressivo e selezionato».

    In quali settori andrebbe realizzato il taglio?
    «In buona parte va fatto anche nelle spese previdenziali e per la sanità. Allo stato attuale, è insensato che l’assistenza medica sia stata resa di colpo gratuita per tutti gli italiani (dopo di che si ritorna a un ticket applicato indiscriminatamente!). Sia gratuita, e con servizi efficienti per le fasce di reddito inferiori e medio-inferiori. Gli altri contribuiscano in ragione del loro reddito.

    Per finire con LE RIFORME STRUTTURALI :
    E il costo del lavoro? Le sembra un tema da dimenticare?
    «Il costo del lavoro va anch’esso affrontato e, nel complesso, contenuto, operando soprattutto sul fronte dell’aumento della produttività"

    Ma per fortuna che c'è Renzi, che eliminerà RC dal parlamento con l'8% e distruggerà il PD dall'interno.

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    1. Grazie. Per un partito che vive di "santini" (Altiero Spinelli, Enrico Berlinguer,...) non è male ricordare ogni tanto cosa realmente volesse questa gente.

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    2. Corpo di mille balene! Se aggiungeva che le importazioni generano ricchezza, sarebbe Berlindonald!

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    3. Quindi la "questione morale" non era altro che l'antesignana intellettualoide de a castacriccacoruzzionedebbitopubblicobrutto.

      Complimenti al prof, vedendo le slides penso che sia stata una delle sue migliori conferenze insieme a quella in cui parlò della Rivoluzione Francese.

      E bello anche il post, soprattutto questa frase:

      [...] solo uno squallido e miserabile cialtrone arrivista può banalizzare queste pagine come "Bagnai dice che basta uscire". Può farlo solo uno squallido verme, solo un invertebrato, in quanto tale scusabile se di un libro riesce a leggere, strisciandoci sopra, solo la copertina, ma non le pagine, che non riesce a sfogliare per mancanza di arti.

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    4. Grazie. Io sono giovane, ma così capisco meglio il significato di "compromesso storico".

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    5. questo è Matteo Renzi

      "Il sogno e la visione dei padri costituenti dell’Europa di fare del nostro continente sempre più un luogo di pace ha visto una progressiva realizzazione [..] Mai prima di oggi si era registrata una stagione di pace cosi intensa e bella."
      dal suo programma per la segreteria

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    6. Andando molto alla grossa, il PCI era politicamente "rivoluzionario" (qualunque cosa significasse) ma culturalmente liberale. Voglio dire che i suoi dirigenti si erano formati su Croce e Einaudi, tanto per fare nomi.
      La scuola crociana fu liquidata da Eco con grandi resistenze da parte del PCI e grande appoggio del gruppo Espresso. A Luigi Einaudi - che era per il gold standard - è appena stato intitolato il campus universitario di Torino.

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    7. Capisco perche' l'amata, coltissima prof di Italiano del Feltrinelli di Milano, negli anni '80 non sopportasse il compromesso storico...

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    8. Salve, è possibile reperire un "originale" di qualche tipo dell'intervista? Molte grazie

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  12. Prof, all'inizio mi ha fatto sganasciare; mi son diviso tra il rimorso per non essere venuto a condividere la gioia feroce (eh gia anch'io ho bazzicato quella "traiettoria culturale" cosi' parabolicamente negativa) e la sicurezza di non essermi perso nulla perché i compagni moriranno duri (molto, molto duri di comprendonio - meglio l'identità della verità, per loro) e (im)puri. A parte questo, tutta la solidarietà possibile per la sua opera di divulgazione e soprattutto per le conseguenze che le comporta. E dato che non preghiere, ma opere di bene (o qualcosa del genere, mai stato molto attento alle parole dei preti) , e' venuta l'ora - molto in ritardo - anche per me di contribuire alla sua associazione. Sperando che possa tornare a dedicarsi a quella, al lavoro accademico e alla sua famiglia nel minor tempo possibile.

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  13. Ho terminato la lettura del post con le lacrime in caduta libera. Sarà l'età o forse due figlie di cui vorrei provare ad immaginare il futuro... o forse solo tanta rabbia.

    Non La ringrazieremo mai abbastanza.

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  14. Un vero intellettuale è tale perché alla fine deve rendere conto solo a se stesso. Da ciò deriva, caro prof, che non hai nessun dovere nei nostri confronti.
    Quindi se restare a casa tranquillo è quello che vuoi, padronissimo. MA! Ricordo un tuo dialogo con un Fass. (cito a memoria) che frignava:
    "È facile parlare quando non si deve gestire un Paese, voi non siete al ministero dell'Economia..."
    "Ancora."

    Non lo faccia per noi: lo faccia alla faccia di questa facce di...

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  15. Ero tra quelli che provavano una gioia feroce. Ma alla fine ero anche fra quelli che si attardavano a cercare di spiegare agli sbigottiti le ragioni del loro sbigottimento. Ci hanno cacciato per sforamento del tempo concesso. Molti volevano sapere e non si capacitavano... la massima colpa dei dirigggenti.
    P.s. quando e se il 30% diventerà 51% gli sbigottiti, con Ferrini, diranno: -Non capisco ma mi adeguo.-

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    1. Lo so. Il problema è questo e me l'ha detto anche Federico Nero. Loro continuano a pensare che le scopate di Berlusconi fossero un problema sistemico e quelle di Hartz un trascurabile aneddoto. La quota salari in Germania non può essere scesa con la complicità dei sindacati! Eh, no! E non solo non ci credono quando glielo dico io: non ci credono nemmeno quando glielo dice Chiamparino!

      Io quello che dovevo fare l'ho fatto: ho coperto tutto l'arco da Rifondazione Comunista ai monarchici. Ora son fatti loro. Io studio e mi preparo, e così farete voi con me o senza di me.

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    2. A proposito di riforma Hartz con la complicità dei sindacati tedeschi, in Italia credo sia nato il "Modello Electrolux", che come titola il sole24ore prevede:

      "Taglio al costo del lavoro e flessibilità: così Pordenone prova a convincere Electrolux a restare"

      ovviamente il tutto in accordo con i sindacati.
      Qui :
      http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2014-01-18/tagli-costo-lavoro-e-flessibilita-cosi-pordenone-prova-convincere-elextrolux-restare-185819.shtml?uuid=ABgeWfq

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  16. Ha tutto il mio appoggio, prof.
    Un conto è criticarla sul piano delle idee - e molti hanno scambiato la sua ritrosia ai luoghi comuni come spocchia e "povertà d'animo", ad es. in occasione della sua risposta ai ragazzi della London School of Economics da Santoro, i quali hanno sparato ovvietà indegne di persone che hanno l'opportunità di imparare su quei banchi così prestigiosi- un altro è attaccarla così meschinamente come ho visto fare su
    1. Twitter
    2. Facebook
    3. oppure cercando di umiliarla annullando/postivipando riunioni già decise.
    Sono molto orgoglioso di far parte di quel "pubblico" rincoglionito che ripeterebbe a pappardella il "suo verbo". Se essere rincoglioniti significa studiare, informarsi, anche mettersi di traverso, leggere materiale in inglese, francese, ripassarsi le correlazioni e le nozioni di causalità, passare da un sito webad un altro, ai database internazionali.
    Anche i miei amici e i parenti a me più stretti mi pigliano per il culo per la mia passione per l'economia e il metodo scientifico ad essa applicata che ho imparato qua sul blog.
    Me ne frego. Semmai mi rimane l'amarezza che in un sistema democratico il mio voto informato conta quanto il loro.

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    1. Mi ha molto colpito il disprezzo di una persona che consideravo un maestro e che si considera una brava persona per il vostro desiderio di apprendere.

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    2. Ignoro ovviamente il motivo esatto del disprezzo, ma dietro il disprezzo del maestro spesso c'è l'invidia per l'allievo più brillante, o la rabbia per non vederlo "imbinariato" lungo il buon vecchio percorso.

      Lei prof ha fatto sua la massima di Spencer: "lo scopo più nobile della cultura è l'azione". L'azione è stata la divulgazione, l'organizzazione attiva di eventi, il trasferimento a noialtri della capacità di saper prevedere i trend di politica internazionale e nazionale.
      Questi strumenti di indagine sto continuando ad apprenderli su queste pagine, e da nessun altra parte in modo così intenso e, aggiungo, duro.

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    3. Il tuo compito è convincere, certo che non è facile (!) ma da qui ad abolire la democrazia ce ne passa.
      Come avrai visto benissimo anche tu (visto che condivido al 99% il tuo intervento) l'arte di farsi capire è molto difficile e piena di delusioni, ma quando il messaggio arriva, arriva eccome.
      Son sicuro che se ci credi abbastanza avrai più fortuna tra amici e parenti, se mi citi spencer di certo non ti mancano gli strumenti culturali per farlo.
      In alto i culi dai divani! (permettimi dell'umorismo!)

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  17. Ieri leggendo la diretta twitter del tuo intervento (di cui ringrazio gli autori) avevo il groppo in gola. Oramai frequento (leggo) il sito da anni e ti seguo su twitter, sapevo che ce l'avresti messa tutta, e in questo caso anche di più.
    Adesso il groppo è passato, e una sensazione come "di liberazione" sopraggiunge.. E' stato fatto tutto quello che serviva, e non possiamo prenderci neanche mezza responsabilità del suicidio collettivo e irreversibile della classe dirigente della sinistra. Quando tutto sarà finito, altri (cioè qualcuno di "noi del pubblico" -populisti per definizione, presumo-) provvederanno a ricostruire l'ideale di sinistra da zero.
    Ma prima costruiremo l'Italia, e questi inetti non ci saranno.

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  18. Prof,
    si può commentare liberamente e sono previsti solo gli applausi ?

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    1. Guarda, ho visto il livello dei tuoi interventi sul blog di Piga. Vai lì a commentare, secondo me è meglio. Oggi non è giornata e se leggi il prossimo post capisci anche perché (forse).

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    2. No oggi gli applausi sono tutti per il meraviglioso accordone Molotov-vonRibbentr…, no volevo dire Berlusconi-VonRenziek, e la loro profonda sintonia. Madre di un progetto di legge elettorale con soglia all’8% (per chi non si coalizza, sia chiaro, i servi sciocchi son premiati con un bel 4) e SENZA PREFERENZE. Guarda un po’, PDL e PD hanno la medesima idea di sistema elettorale democratico, i.e. “quello nel quale i cittadini non possono esprimersi e possiamo vincere solo io o te, anche se non abbiamo la maggioranza dei consensi”. Meno male che X c’e’: sostituire il nome di uno dei contraenti a seconda della preferenza.

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    3. OK, ho capito ... solo applausi ... anche Grillo vuole solo applausi

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    4. Per zanzi barra.
      Scrivi che PDL e PD hanno la medesima idea di sistema elettorale democratico. La cosa ti stupisce?
      Immagina due gelatai, M e B, che vincono il bando per la ristorazione della spiaggia libera. I due gelatai devono rispettare due semplici regole:
      regola 1 - entrambi possono vendere lo stesso paniere di gelati (anche PD e PDL hanno un vincolo esterno, cosa credi? Chiedere dalle parti di Francoforte)
      regola 2 - possono liberamente scegliere dove posizionare, lungo la spiaggia, il banco dei gelati .
      Riduciamo il problema ad una dimensione. Consideriamo un segmento AB, che rappresenta la spiaggia. Lungo il segmento, la densità dei bagnanti, potenziali clienti, è uniforme.
      La domanda è: M e B dove posizionano il loro banchetto?
      Rispondi alla domanda e avrai capito perché PDL e PD hanno la medesima idea di sistema elettorale democratico.
      (Hint: M e B ovviamente cercano di massimizzare i profitti....)

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    5. Per Rick Deckard: stavo facendo dell'ironia (sarcasmo?) ... :)

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    6. Yanez, sei già fortunatissimo ad essere pubblicato.
      io accetterei critiche e commenti solo da Sandokan.
      non considero le seconde linee.
      puoi però sempre cambiare nickname, la UE per ora fa sì che sia ancora gratis.

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    7. Peter, non fa' una grinza, siamo qui tutti costantemente ad applaudire. A proposito del leggere solo le copertine dei libri, non c'era bisogno di interpretare cosi' fedelmente il ruolo ... ah il blog ha anche del testo sotto i titoli dei post

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    8. Ma si possono commentare solo le copertine della saga di Mompracem o anche quelle del Corsaro Nero, alias Emilio di Roccabruna conte di Ventimiglia?

      @Yanez : che ne pensa di passare anche a Zagor, Tex e a altre perle di fenomenologia critica ualteriana?

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  19. Io c’ero! (la battuta di Luttazzi…) Come mi aspettavo, è stato un incontro interessante ed appassionato. Alcune reazioni da parte dell’uditorio me le aspettavo, complice anche il fatto che molti di loro (come poi ho colto chiacchierando un po’ qua ed un po’ la) non avevano (ancora, spero) letto il libro; ed anche perché, causa vincoli di tempo, Bagnai ha dovuto condurre la sua esposizione piuttosto in fretta, vero prof?. Comunque ne ho approfittato per fare, prima e dopo, un po’ di propaganda contro i luoghi comuni della castacorruzionespesapubblicaimproduttiva… Con la pazienza, il ragionamento, ed i dati, prima o poi ce la si fa. E chi proprio non vuol capire, problemi suoi, come giustamente recitava l’ultima slide.

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  20. GRANDIOSO!!!!!

    Per la serie "quando ce vò ce vò".

    Per mia soddisfazione personale ho appena mandato il link di questo post alla redazione di un tristemente noto sedicente quotidiano (pseudo) comunista.

    Sono proprio curioso di vedere SE mi risponderanno (non credo proprio) e ancora più curioso di sapere COSA mi risponderanno.

    Professore, ho letto il suo libro e seguo il suo blog da qualche tempo e l'unica cosa che mi sento di dirle è un gigantesco GRAZIE!

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  21. (...) "Ed elli a me, come persona accorta:
    "Qui si convien lasciare ogne sospetto;
    ogne viltà convien che qui sia morta.

    Noi siam venuti al loco ov’i’ t’ ho detto
    che tu vedrai le genti dolorose
    c’ hanno perduto il ben de l’intelletto".

    E poi che la sua mano a la mia puose
    con lieto volto, ond’io mi confortai,
    mi mise dentro a le segrete cose.

    Quivi sospiri, pianti e alti guai
    risonavan per l’aere sanza stelle,
    per ch’io al cominciar ne lagrimai.

    Diverse lingue, orribili favelle,
    parole di dolore, accenti d’ira,
    voci alte e fioche, e suon di man con elle

    facevano un tumulto, il qual s’aggira
    sempre in quell’aura sanza tempo tinta,
    come la rena quando turbo spira.

    E io ch’avea d’error la testa cinta,
    dissi: "Maestro, che è quel ch’i’ odo?
    e che gent’è che par nel duol sì vinta?".

    Ed elli a me: "Questo misero modo
    tegnon l’anime triste di coloro
    che visser sanza ’nfamia e sanza lodo.

    Mischiate sono a quel cattivo coro
    de li angeli che non furon ribelli
    né fur fedeli a Dio, ma per sé fuoro.

    Caccianli i ciel per non esser men belli,
    né lo profondo inferno li riceve,
    ch’alcuna gloria i rei avrebber d’elli".

    E io: "Maestro, che è tanto greve
    a lor che lamentar li fa sì forte?".
    Rispuose: "Dicerolti molto breve.

    Questi non hanno speranza di morte,
    e la lor cieca vita è tanto bassa,
    che ’nvidïosi son d’ogne altra sorte.

    Fama di loro il mondo esser non lassa;
    misericordia e giustizia li sdegna:
    non ragioniam di lor, ma guarda e passa".

    E io, che riguardai, vidi una ’nsegna
    che girando correva tanto ratta,
    che d’ogne posa mi parea indegna;

    e dietro le venìa sì lunga tratta
    di gente, ch’i’ non averei creduto
    che morte tanta n’avesse disfatta.

    Poscia ch’io v’ebbi alcun riconosciuto,
    vidi e conobbi l’ombra di colui
    che fece per viltade il gran rifiuto.

    Incontanente intesi e certo fui
    che questa era la setta d’i cattivi,
    a Dio spiacenti e a’ nemici sui.

    Questi sciaurati, che mai non fur vivi,
    erano ignudi e stimolati molto
    da mosconi e da vespe ch’eran ivi.

    Elle rigavan lor di sangue il volto,
    che, mischiato di lagrime, a’ lor piedi
    da fastidiosi vermi era ricolto." (...)

    Grazie prof.!

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  22. Visto che nel post si parla di libri mi permetto di segnalarne uno che ricostruisce dettagliatamente un precedente storico dell'integrazione monetaria europea, precedente non molto di sinistra ma assai sinistro:

    Paolo Fonzi, La moneta del grande spazio. Il progetto nazionalsocialista di integrazione monetaria europea 1939-1945, Unicopli

    A questo link un interessante dibattito con l'autore del libro e Giorgio Gattei:

    https://www.youtube.com/watch?v=D-aYboeRcIk

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  23. A due passi dal mio paese stanno aprendo un discarica, più grande delle altre sei presenti in Calabria. Il livore verso i sindaci dei paesi limitrofi, ha raggiunto vette indescrivibili...
    Ho in questi giorni parlato molto con i compaesani, ho cercato di spiegare che i sindaci ormai sono solo degli sbirri, degli sceriffi di Notthingam, ma niente. Naturalmente sono partito da lontano, dal tasso di cambio fisso ai trattati, al MES. La deindustrializzazione, il dileggio del pubblico impiego, che al sud è una buona parte del reddito, e come tutto ciò avrebbe ridotto l'italia intera in una terra dei fuochi(mi scusino i campani se uso il termine così superficialmente) fino ad arrivare a raccontare che i sindaci dei paesi con i contributi ricevuti e le tasse pagate dai gestori della discarica, magari potranno rinunciare a fare gli sbirri(inventarsi tasse con cui spolpare i cittadini. Niente, i sindaci hanno preso mazzette,può anche essere non lo nego, e sono cosciente che nei prossimi anni potrò confrontare le tasse nel mio e nei paesi limitrofi, falsificando la mia ipotesi(il metodo scientifico, quello che Sandokan non capisce).
    La cosa più triste è aver sentito un mio caro amico di destra dura e pura da sempre, ragionare come un marxista dell'Illinois convertito al grillismo.

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  24. "...l'individu qui pense contre la société qui dort, voilà l'histoire éternelle, et le printemps aura toujours le même hiver à vaincre" Émile-Auguste Chartier

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  25. L'incazzatura te la consento, l'amarezza no, perché i perdenti sono loro e la storia ne sputerà le bucce e gli ossicini alle prossime elezioni...

    mi sembra che qualcuno abbia detto che solo il mercato ci salverà ... chi era?

    Forse un novello Marx?

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  26. Professore, la prego, non si amareggi troppo e non ci abbandoni!

    C'è chi nasce monolito e chi nasce scimmione.
    E solo alcuni, fra gli scimmioni, se ascoltano il monolito, evolvono in umani.
    E' in corso un nuovo inizio.
    Ma prima dobbiamo sconfiggere la retorica tecnocratica (bisogna disattivare HAL) e poi "rifondare" davvero la società, tornando a "vedere" la realtà con occhi puri (il bambino galattico del finale di "2001 Odissea nello Spazio").
    Lei ha già detto molto (nel suo libro e sempre), ma la maggioranza dei politici preferisce la retorica (arte della persuasione) alla conoscenza (ricerca della verità),
    perché adula il popolo e vuole essere adulata dal popolo, mentre non vuole farsi capire dal popolo e capire il popolo.
    Perciò la logica dei ragionamenti, i dati scientifici, il buon senso, la riflessione storica, l'onestà intellettuale sono tutte minacce imperdonabili alla tenuta del "sistema", basato sulla retorica e sul marketing dei "fogni".
    Lo dicevano (e scrivevano, per fortuna c'era chi prendeva appunti...) anche tanto tempo fa: Gorgia - dialogo di Platone.

    Comunque, tenga duro, il territorio è più vasto di quel che sembra e i gruppi di studio si stanno organizzando, a partire da due vecchie conoscenze...
    *****
    - Allora, Romolé [Romoletto, NdT], ‘ndo sei arivàto?
    - Arvà [Alvaro, NdT], ho finito er ciclo de Frenke e, ‘o vòi sapé?, ci ho capito guasi tutto (‘sti fiji de’ ‘na…). Però, ci ho ‘n penziero. Un capitolo ‘n fonno, ho visto che s’antitola “Ecsit stràteggi for dummies”: ma che vòr dì? che sémo noi, i cojòni?
    - Sì, se’ proprio te un cojòne, che te credi de sapé l’Inglese guardanno solo er Tiggittré. “For dummies” vòr dì: “spiegato facile facile”, pure pei capoccioni come tte.
    - Ah, me pareva. Vabbè, allora stasera viè dda me che se famo du’ braciole scottadito. Tu porta ‘a cicoria.
    - Occhèi. Prima ripassamo ‘a cicoria e poi ripassamo er LIBBRO ‘nzieme. E a’a fine se famo puro un mezzo litro a’a salute der Professore!
    *****

    Le auguro una serena domenica!

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    1. Scusate, mi è saltato il link:

      http://it.wikipedia.org/wiki/Gorgia_(dialogo)

      Vale la pena di leggere, comunque, il dialogo originale (intendo, con una buona traduzione italiana), in quanto brilla in maniera eccezionale per l'attualità dei contenuti ed anche per la vivacità della prosa.

      Agli attenti lettori, poi, identificare, modernamente, la tipologia dei personaggi del dialogo platonico...

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  27. grazie. per tutto quello che ha fatto e che farà, mille volte grazie

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  28. Come si fà a non avere i maroni in vortice dopo che uno ha cercato in tutti i modi di avvertire del pericolo ricevendone dileggio o se andava bene un rinvio?
    E le spediscono pure letterine di disapprovazione tipo " con te non gioco più"?
    Ha ragione e le chiedo scusa per averle chiesto di essere magnanimo verso queste entità che, stia certo, le ruberanno, se potranno, tutto il merito del suo lavoro dopo aver tentato di imbrattarlo con il nulla.
    Non li perdoni, non se lo meritano.
    Chi segue il blog è testimone. Noi siamo il suo pubblico. Non pagante ma pensante.
    E vero, oggi solo applausi. Come sempre meritati.

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  29. Non bastava l'amarezza quotidiana, la rabbia che mi fa venire qst post nel dover constarare che il prof ha completamente ragione ma si doveva aggiungere matteo salvini che 5 min fa da giletti dopo aver lodato a suo modo il partito di Le Pen, pubblicizza il tramonto dell'euro. Acidità. Vado a prendere la protezione x lo stomaco. Ardesse tutta la sinistra in un fuoco infernale e nel mio stomaco.

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    1. Beh però devo dire che grazie alla visione (del tutto fortuita) di quella trasmissione ho potuto conoscere e leggere il libro...

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  30. Ma pensa che se non ci fosse stato tutto 'sto casino, non ti avrei conosciuto!

    Certo, visto che c'è gente che per via di 'sto casino, muore, sarebbe stato, in generale, forse meglio!

    Ma io, personalmente e a cinquanta anni ultrasuonati, quasi 55, avrei perso un'occasione di crescita personale di quelle che non capitano spesso nella vita!

    Thank you Master!




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  31. Prof,
    nel Manifesto del Partito Comunista c'è scritto anche che

    " Le separazioni e gli antagonismi nazionali dei popoli vanno scomparendo sempre più già con lo sviluppo della borghesia, con la libertà di commercio, col mercato mondiale, con l'uniformità della produzione industriale e delle corrispondenti condizioni d'esistenza.

    Il dominio del proletariato li farà scomparire ancor di più. Una delle prime condizioni della sua emancipazione è l'azione unita, per lo meno dei paesi civili."

    Basta sfogliarlo ...

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    1. Caro trollazzo de 'sto blog, sì, io ho arti e so sfogliare. Semplicemente, NON siamo arrivati ancora a quel punto, e l'euro da quel punto ci ha drasticamente allontanato. Perché? Ma è semplice. Perché consentendo al capitalismo "del Nord" di fare ingiusti profitti drogando il proprio cambio, lo ha messo in condizione di elargire ora qualche elemosina al suo proletariato, tramite la quale avvalorare l'idea che la crisi sia colpa del proletariato pigro del Sud, e che il modello del Nord, basato sull'aumento della disuguaglianza tra i popoli e nei popoli sia vincente.

      Invece non è così.

      Grazie all'euro quindi il proletariato europeo è irrimediabilmente diviso.

      Senti, ti spiego una cosa. Su questo campo ci sono due porte. Perché continui a segnare nella tua? Io sono dall'altra parte. Girati. Ti assicuro, è un buon consiglio. Non sai cosa sta per arrivarti da dietro.

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    2. Lo sa lo sa, solo che da bravo piddino che sa di sapere, sa anche di essere fffuuuuuuurrrbo e quindi crede di fare in tempo a scanZarZi. Solo che l'enculé arriverà dove lui si scanzerà.

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  32. Prof,
    siamo già andati OLTRE quel punto, la dimensione nazionale della lotta di classe è una parentesi già superata e svuotata di contenuto dallo sviluppo sovra-nazionale del super-capitalismo finanziario.

    E poi non è colpa dell'€ se il proletariato europeo è diviso, la divisione nasce principalmente per ragioni storiche e culturali ed un'eventuale sfaldamento dell'Eurozona creerebbe una divisione ancora maggiore

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    1. Peter, seriamente. Il ragionamento secondo il quale il proletariato deve PRIMA diventare internazionale perché il capitale è diventato internazionale non ha senso. Il capitale è SEMPRE stato internazionale, come sa chiunque conosca un minimo di storia economica o semplicemente di letteratura (ricordi in Lucien Leuwen di Stendhal il re di Francia che specula sui titoli del debito spagnolo facendo insider trading?). Quindi di cosa stiamo parlando? L'euro sta segmentando i paesi europei mettendoli gli uni contro gli altri, e in particolare separando non le élite, che, come me e come il capitale, nascono cosmopolite, ma i poveracci, che vengono sottoproletarizzati a ritmi mai sperimentati dalla rivoluzione industriale ad oggi.

      Quindi il tuo è un non sequitur, come lo è, d'altra parte, confondere Europa e Eurozona.

      Chi vuole difendere l'Eurozona vuole uccidere l'Europa, questo ormai è conclamato. E chi è nemico dell'Europa è mio nemico, perché io sono europeo, perché me lo posso permettere.

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    2. Gli operai non hanno patria. Non si può togliere loro quello che non hanno. Poiché la prima cosa che il proletario deve fare è di conquistarsi il dominio politico, di ELEVARSI A CLASSE NAZIONALE, di costituire se stesso in NAZIONE, è anch'esso ancora NAZIONALE, seppure non certo nel senso della borghesia.

      Credo che ieri il passagio del "Manifesto" che lei intendeva fosse questo.

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    3. Rimane il fatto che chi non vuol capire non capisce e non capirà mai. Può attuare le più ardite ermeneutiche dei libri sacri per giustificare il suo decadente fatalismo, la giustificazione del suo piccolo miserabile mondo di fallito, del cui peso del fallimento peraltro lascia se ne facciano carico gli altri. Nietzesche di questi farisei e del loro amore morboso e della loro invidia inconfessabile per il peccato originale di non esser nati capitalisti farebbe poltiglia! Ma se la cava piuttosto bene anche il professor Bagnai.
      Credo negli italiani sani, che esistono in quantità, che vanno contagiati a giudicare con la propria testa, a esercitare la memoria storica, a rivoltarsi contro qualsiasi spiegazione che giustifichi l'esistente come ineluttabile conseguenza della propria inferiorità- inadeguatezza-colpa individuale o di popolo che sia.
      E non siamo penso più soggetti noi italiani ad essere gregge di altri, come dimostra la mattanza perlopiù silenziosa del popolo greco, portoghese, spagnolo e degli stessi tedeschi. Sì eran tedeschi, cioè proprio con il prezioso dna germanico, anche quelli della RDT la cui vergognosa annessione-colonizzazione-annientamento è così ben descritta in "Anschluss". Per non parlare dei tedeschi occidentali che son 30 anni che fanno rabbiosamente ma silenziosi i sacrifici prima per i "guastati" confratelli dell'Est, ora per i corrotti spreconi cugini pigs. Quelli sì che masticano amaro; sarebbero i degni proletari meritevoli delle tristi verità rivelate della nostra sinistra. Che ci provino lì.

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    4. Peter come al solito non studia prima di commentare. Non ci può essere unione dove gli interessi sono divergenti. Il popolo tedesco ha un vantaggio a mantenere la situazione attuale, gli altri popoli europei no. Divide et impera. Infatti la Germania ha deciso alle ultime elezioni che la politica della Merkel è la sua strada. Dove sono i compagni tedeschi? Sono all'8,5%, non si vedono neanche! Esattamente come il compagno Vendola.

      Perché non vuoi aprire gli occhi e vedere che l'euro può esistere solo in un contesto di aggressione tra nazioni e capitalismo? Non ha senso esportare i capitali senza rischio di cambio se non vuoi speculare nel mercato finanziario. Non puoi costringere il lavoratore ad un salario più basso se non puoi spostare le tue attività con la mobilità dei capitali, incentivata da una moneta unica. Dov'è il vantaggio del lavoratore a vedere la propria industria migrare da una parte all'altra dell'Europa o a guardare i capitalisti investire nei mercati dei derivati?

      L'euro ha un solo scopo e non è l'internazionalismo del proletariato. L'euro è la valuta migliore per vendere più velocemente la propria democrazia.

      Un piccolo appunto. Come ha detto il professore, il capitale è internazionale da sempre. L'Impero Romano aveva un sistema commerciale avanzato che veniva finanziato da senatori e cavalieri con zecche autonome in tutto l'impero. Questi avevano proprietà e produzioni in tutto il territorio, anche molto frammentate.

      Durante il regno di Diocleziano venne imposta la zecca unica in tutto l'impero per controllare la monetazione. Venne inoltre sopravvalutato con decreto imperiale il cambio dell'argento, dato che cominciava a svalutarsi per la riduzione del peso e delle dimensioni delle monete, e così cercare di mantenere costanti le entrate dello stato centrale. Queste infatti venivano versate solo in oro.

      I risultati furono commercio dei metalli preziosi da zone più povere a più ricche e inflazione galoppante nominale dell'argento. Infatti il valore imperiale era completamente sballato e nessuno lo rispettava. Questa fu l'origine anche dell'Editto dei Prezzi, che prevedeva la pena di morte per chi commerciava nel mercato nero. Non stabiliva i prezzi, ma i tetti massimi allineati con la valutazione imperiale dell'argento.

      I romani però erano più intelligenti di noi. Fu poi previsto un tetto massimo al trasporto di metalli preziosi attraverso le navi. Un primo tentativo di controllare gli squilibri economici derivati da questa forzatura. Finché la situazione non si ristabilì definitivamente con la caduta dell'Impero Romano d'Occidente, dove infatti non abbiamo più notizie dell'inflazione dopo il V secolo, verosimilmente quindi con la deposizione di Romolo Augustolo. Forse un indizio di come finiscono certe operazioni? Per chi vuole approfondire consiglio Trade and Markets in Byzantium di Cécile Morrison, in particolare l'articolo di Carrié.

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    5. @Peter:

      "siamo già andati OLTRE quel punto, la dimensione nazionale della lotta di classe è una parentesi già superata e svuotata di contenuto dallo sviluppo sovra-nazionale del super-capitalismo finanziario."

      Quindi, ricapitolando, per combattere un supercapitalismo ci vuole un superproletariato? Che quadretto meraviglioso: i proletari di tutto il mondo uniti nel "quarto stato"... Un mondo di lavoratori guidati dall'elite intellighente contro il potere meschino del capitale, in cui miliardi di uomini e donne lottano contro gli obiettivi determinati da quelli più intellighenti, tutti nudi e puri. E chi mi dice che mi posso fidare di quest'intellighentoni internazionalmente riuniti o del proletario al mio fianco? Solitamente, quando ho bisogno di qualcosa, i primi a voltarmi le spalle sono proprio i colleghi se intacca qualche loro interesse... Proletari uniti...

      Ma poi, ancora a ripescare Marx? Al di là del fatto che Super C(apitale) sia una novità o meno, è proprio Super P(roletario) il giusto supereroe da chiamare in causa? Per Marx il nodo della questione è come dallo sfruttamento del lavoro il capitalista si arricchisca, non di certo se un dato regime di cambio favorisca il capitalista o il lavoratore, cosa che manca nell'analisi marxista.

      Anche volendo ipotizzare questo fumettistico scontro tra SuperPippo contro SuperClarabella, dato che la moneta è unica, siamo sicuri che tutte le sottosezioni di SuperPippo riescano a far convergere l'inflazione? E se anche così non fosse, proprio sicuri che SuperPippo riesca a strappare i giusti trasferimenti fiscali per i lavoratori dei paesi meno competitivi? E se anche così fosse, siamo proprio sicuri che... e via dicendo.

      Qualunque possano esserne gli esiti di queste seghe mentali, che ce ne frega? Se si lascia libero il cambio di aggiustarsi e allo stato il governo della moneta, al posto del "grande successo dell'euro" vistosi in Grecia, avremmo avuto, in risposta alla crisi, dinamiche simili a quelle registrate in Polonia o Ungheria, con effetti ben meno negativi sull'occupazione e CERTAMENTE minori drammi umani a cui quotidianamente assistere e il mondo andrebbe avanti come già va, fuori dall'eurozona.

      Fuori dall'euro c'è vita, anche senza superpippo.

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    6. Peter chi vive di queste pippe mentali o ha tanti soldi in tasca o è talmente ingenuo da rasentare la genialità. Cioè? Aspettiamo di divenire tutti sottoproletari mobili per poi unirci? Geniale! Paternalistico e suicida...come sempre. Allora, qui c'è un problema che l'eurozona sta accentuando. Es: io non avrò mai una pensione e chissà fino a che età dovrò lavorare. Lo merito perché sono fannullona del sud. In Germania hanno appena approvato riforma che abbassa età pensionabile e aumentato pensioni. Apparte trasferirmi in germania a fare la sottoproletaria, caro Peter, HAI SOLUZIONI??? Dico una! aaahhh già, bisogna battere i pugni SUL TAVOLO CHE NON C È.
      Basta con le laure in pippologia eppure a me la realtà mi sembra talmente ovvia da interpretare.

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    7. che poi, c'è 'na cosa che nun m'ha mai convinto.
      proletariato, proletariato... il desiderio, cosciente o incosciente, di qualsiasi proletario mi è sempre parso quello di divenire... un borghese.
      compare la casa, avere il frigorifero la lavatrice, e sopra tutto fare studiare i figli, vederli laureare e divenire "un professionista!".
      che la battaglia del proletariato fallisca perché si combatte ciò che si desidera divenire? mah...
      forse, il solo modo per uscirne è riconoscendo, in una coscienza collettiva, sociale profondamente condivisa che tutti i lavori hanno veramente pari dignità, e ariforse comprendendo che non si studia per lavorare, ma si studia per studiare, per cui, ricordando il grande Gianni Clerici: "Una laurea per giocare a tennis non serve. Però aiuta!".

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  33. A Peter...dè ma la fate finita di sfoglià le pagine a c... e iniziate a legge pè davvero prima di cità ancora più a c...?

    "...Com’è ovvio, tali misure saranno diverse da paese a paese. Ma per i paesi più progrediti, potranno essere generalmente applicate le misure che qui di seguito indichiamo: 1. Espropriazione della proprietà fondiaria e impiego della rendita fondiaria per le spese dello stato. 2. Imposta fortemente progressiva. 3. Abolizione del diritto di eredità. 4. Confisca dei beni degli emigrati e dei ribelli. 5. Accentramento del credito nelle mani dello stato attraverso una banca nazionale con capitale di Stato e con monopolio esclusivo. 6. Accentramento dei mezzi di trasporto nelle mani dello stato. 7. Aumento delle fabbriche nazionali e degli strumenti di produzione, dissodamento e miglioramento dei terreni secondo un piano generale. 8. Uguale obbligo di lavoro per tutti, organizzazione di eserciti industriali specialmente per l’agricoltura. 9. Unificazione dell’esercizio dell’agricoltura e dell’industria e misure atte a preparare la progressiva eliminazione della differenza fra città e campagna. 10. Educazione pubblica e gratuita di tutti i fanciulli. Abolizione del lavoro dei fanciulli nelle fabbriche nella sua forma attuale. Combinazione dell’educazione con la produzione materiale. Quando nel corso degli eventi le differenze di classe saranno sparite e tutti i mezzi di produzione saranno concentrati nelle mani degli individui associati, il potere pubblico avrà naturalmente perso ogni carattere politico. Il potere politico, nel senso vero e proprio della parola, non è se non il potere organizzato di una classe per l’oppressione di un’altra. Ora, se il proletariato nella lotta contro la borghesia è spinto a costituirsi in classe, e se attraverso la rivoluzione diventa classe dominante, distruggendo violentemente gli antichi rapporti di produzione, in questo modo esso, abolendo tali rapporti, abolisce le condizioni di esistenza dell’antagonismo di classe, e cioè abolisce le classi in generale e il suo proprio dominio di classe. Al posto della società borghese, con le sue classi ed i suoi antagonismi di classe, subentrerà un’associazione nella quale il libero sviluppo di ciascuno sarà la condizione del libero sviluppo di tutti...."

    PRIMA fai la rivoluzione nei paesi più avanzati e abolisci le classi POI abbatti il capitalismo in quelli più arretrati e POI crei gli stati uniti del mondo ed INFINE sciogli le nazioni nella fratellanza proletaria

    C.... non è difficile come testo, metteteci almeno la stessa attenzione che mettete nel leggere le istruzioni dell' Ikea. Anche li se incominci ad avvità le viti prima di metté i fermi 'n fai altro che girà à voto....

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    1. Ma tu guarda la coincidenza! Gli obbiettivi principali, quelli riassunti nella sintesi dopo la citazione, somigliano tanto a quelli del Movimento Federalista Europeo fondato da Altiero Spinelli nel 1943.

      In Gli obiettivi del MFE si legge:

      «Il MFE ha come scopo la lotta per la creazione di un ordine politico razionale, che, secondo la visione di Kant, può essere tale solo se abbraccia l'intera umanità. Il suo obiettivo ultimo è pertanto la federazione mondiale. I suoi obiettivi intermedi sono la Federazione europea, l'unificazione federale delle altre grandi famiglie del genere umano e la trasformazione dell'ONU in un governo mondiale parziale.»

      Questo il fogno ultimo, scritto nero su bianco, senza possibilità di fraintendimenti.

      Ovviamente dalla constatazione che il capitale nasce internazionale ma il proletariato non lo diventerà MAI ne consegue che questo loro grandioso fogno è in realtà un incubo. Il progetto è chiaro: allontanare i centri decisionali da noi schifosi profani, metterli al riparo dal processo elettorale, mantendendo, se il caso, le forme della democrazia.

      Non riusciamo, noi profani, ad avere un vero controllo dei nostri rappresentanti a livello nazionale, vi immaginate che razza di abnorme frode è un governo sovrannazionale o, peggio, mondiale che abbia la pretesa di essere democratico?

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  34. Peter non lasciarci mai, solo tu sai provocare l'arte umoristica del prof, fino all'irresistibile leggerezza del sublime ...

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  35. La parte che veramente ho trovato maggiormente fastidiosa (o phastidiosa che dir si voglia) é la letterina del prof.
    Ci sono vari elementi indegni di uno che dovrebbe studiare economia e porsi come peer:
    - l'attacco personale, offesa: "sei sgradevolmente piccino", ovvero sei fastidioso e non vali nulla. Ma qui staremmo parlando di cosa?! Del carattere del Bagnai? Che cosa c'entra in una discussione tecnica e accademica?
    Lo scopo qui é azzittire facendo uso della reputazione (che evidentemente pensa essere elevatissima): mi viene in mente la famosa "perché io so' io, e voi non siete un cazzo" di del marchese del Grillo.
    - Sulla chiusura personale non ci sarebbe niente da dire, non é che bisogna per forza essere amici di tutti, ma ribadirlo in quel modo é superfluo e arrogante, come se l'amicizia in questo caso fosse concessa come un dono divino, quando invece é una relazione, tipicamente proficua per entrambi (se sincera).
    - Quanto alla chiusura intellettuale, trovo questa parte molto negativa dal punto di vista scientifico, tanto più che ci sono molti premi nobel a supporto delle "tesi di Bagnai", ed in generale un vero studioso non ha mai un atteggiamento dogmatico e di chiusura, anche perché potrebbe incappare in madornali errori (come purtroppo sembra accadere in questo caso).
    - Infine: torna dal tuo pubblichino a cui hai lavato il cervello (tipo Scientology immagino), quello é il posto per te e per i tuoi adepti; io ho cose serie da fare. Qui vediamo ancora un attacco personale, nel senso di tentativo di svilire il blog e di conseguenza i suoi lettori e di confinare l'azione in un luogo considerato inferiore, la blogosfera (come se Krugman non ne avesse uno, di blog).

    Io trovo 4 elementi, di cui 1 di chiusura mentale scientifica e 3 attacchi personali, sinceramente indegno.
    Cmq magari il prof pensava di aver sparato una pallottola mortale, invece non ha considerato che a volte le pallottole rimbalzano e uccidono colui che spara.
    Mi dispiace molto per la delusione che ci sará stata, ma questa persona non vale nulla n'è dal punto di vista umano e stante la sua chiusura scientifica, neanche dal punto di vista accademico. Quindi questa lettera é servita per capire un po' meglio con chi aveva a che fare, inoltre verrá molto utile un domani... eh sì perché scripta manent....

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  36. Non erano tutti di rifondazione naturalmente ma la grande maggioranza si. Direi che quelli del primo tipo, vogliono capire erano molti di piu e sono andati via soddisfatti. Poi certo le donande le facevano soprattutto quelli che non capiranno mai... "prodotti a km zero"... "ma la merkel è dell est"... "qui c'è chi insegna il manifesto da 40 anni nelle scuole!!!!
    Ahahahah io stavo godendo (ed era scontato) ma i miei amici di prc pure!!!

    Ps nella fila dietro a me c'era uno coi baffetti e i capelli bianchi che contestava ed imprecava ad ogni passaggio. Un caprone ma ho persino avuto l impressione che fosse apposta li per disturbare

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    1. Ho capito a chi ti riferisci. Ho avuto anche io la stessa impressione... Ha brontolato un paio di sciocchezze ad alta voce al passaggio sull'Euro come "creazione statunitense". Era chiaro che non aveva capito per nulla il senso del passaggio di Bagnai (creazione dallo "spirito" USA-like, non nel senso di "qualcosa fatto dagli USA")...

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  37. Caro professore,
    stavolta, letto il post, mi son dovuto stendere. E' una botta troppo forte. Non intendo per me e noi che la seguiamo, ma per la emotività che ne lievita. Non ho avuto la forza di commentare subito.
    Ora, mi permetto lasciarle solo poche riflessioni:
    1 - i coglioni vanno sempre in coppia, quindi dove se ne intravede uno bisogna aspettare sempre la comparsa del secondo.
    2 - "Bagnai la fa semplice". Sì, Bagnai la fa semplice, perché "semplice" è il frutto di una sintesi, il prodotto di una complessità elaborata e affrontata, la risultante di un percorso. Treccani: "Che è costituito di un solo elemento e non può risolversi perciò in ulteriori componenti, ecc.", come diceva il buon Flaubert "Una parola sola può esprimere un concetto, tutte le altre sono sbagliate"; per cui dovrebbero dire che "Bagnai la fa FACILE", (sempre Treccani: "Che si può fare agevolmente, senza grande abilità o sforzo (fisico o mentale) e in genere senza stento, ecc."), ma siccome quei signori con la lingua non ha alcun rapporto, possiamo ulteriormente capire perché c'è l'euro. E difatti, un suo tormentone, nelle interviste è: "è molto semplice", (al che tremo, per loro, perché sento che arriva la bomba) e mi giunge una risposta precisa, circostanziata, puntuale; dall'altro lato siccome "è molto facile" arriva un luogo comune.
    3 - (ed è il passaggio più bello del post) " e a me va benissimo così, perché tutto quello che voglio è tornare a fare una vita normale, e che il mio paese, cioè voi, torniate a farla. Non è un fatto personale, non me ne frega niente che voi o loro mi diciate "bravo"! Me lo dico da me e mi basta, va bene? Voglio solo che questo delirio finisca, ecc.". E' cosa che mi chiedo: perché lo facciamo (noi con lei e ognuno con i propri mezzi)? Per la gloria, per dire "ve lo avevo detto", per ghignare il giorno che accadrà? Sarà umano e comprensibile, quel giorno, che qualche sassolino dalla scarpa ognuno di noi se lo levi, magari con l'amico ottuso, che è pure economista e con il quale hai smesso di parlare di politica per non distruggere un affetto di 40 anni, visto che hai già chiuse tutta una serie di saracinesche poiché stanco di ascoltare e controbattere luoghi comuni (L'importante è desistere). Ma io figlio non ne ho, e dunque: ma chi me lo fa fare?
    Creda che sarebbe molto facile per me salire sul carro degli odierni trionfatori, e mettersi a osannare Servillo (Tony), e piazzare il culo al caldo. ma tengo sempre a mente Fusaro e il discorso della triplice dittatura: economica di destra, politica di centro, culturale di sinistra. E quindi me ne resto nel mio/nostro "angolino", probabilmente perché sono stato allevato con il senso del non essere mai servo e non cedere a certe sirene. Papà era un cronista di provincia e ha preferito (come i suoi maestri gli avevano insegnato) firmare cambiali tutta la vita piuttosto che prendere assegni. Oggi vive della sua discreta pensione, si fa i conti, ma è sereno. E alla fin fine (concludo, scusi) per chi lo posso fare, non avendo figli? Ma per i miei vecchi, perché non muoiano in questa merda pensando che tutti i loro sacrifici siano stati inutili. Francamente non mi pare poco.
    C'è il futuro, ma c'è anche il passato. quei signori non hanno rispetto e amore per chi verrà, ma nemmeno per chi è stato.
    E come dice Goetz (Diavolo e buon Dio - Sartre)
    "Non temere, Nasty, non cederò. Farò loro orrore, poiché non ho altro modo di amarli, darò loro degli ordini, poiché non ho altro modo di obbedire. Rimarrò solo, con questo cielo vuoto sopra la mia testa, poiché non ho altro modo di essere con tutti. C'è da fare questa guerra, e la farò".
    Dopo voglio solo tornarmene a casa. Solo tornarmene a casa...

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  38. "... Non vedo alcun spazio né intellettuali né tantomeno personale..."

    nessun spazio????
    intellettuali???
    Anch'io di spazio intellettuale ne vedo pochino....

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  39. Ciò che segue non è una letterina ma un messaggio che mi sono guadagnata più di un mese fa in un gruppo di discussione Fbook e subito ripubblicato sulla mia pagina Fb:

    Cara Suffraggetta di macroeconomia ne ho studiata a iosa lavorando 40 anni in giro per il mondo e conoscendo quello che succede in tutti i paesi in cui sono stato. In quanto ai cazzi penso che tu ne habbia propio pochini da mettere in campo (come dice il tuo beniamino). Tuttal più potresti e dovresti dire : la figa è mia e me la gioco come voglio. Sarebbe molto più in tono e confacente con quello che dici.

    Il tutto solo per aver argomentato che il nostro non è un Paese di m...,come invece sostenuto dal prosatore stilnovista, e aver scritto "c...miei" in risposta a qualcosa, insomma senza aver punto insultato niente e nessuno. Il tema era quello dei nostri prodotti che costano di più e che abbiamo sempre meno soldi per comprare, argomenti attinenti a quanto imparato qui.

    Nella parte più leggera del suo commento, quindi di minore pregnanza semantica, espressiva e stilistica, il mittente definisce leragioni che porto degne di un talk show, mostrando così la propria ignoranza sul mainstream che inonda anche tali trasmissioni nelle quali si dice il contrario (Sorvoliamo inoltre sul fuori-tema "suffragetta" e su qualche erroruzzo formale).

    Non ho proceduto a denuncia per non coinvolgere l'amica amministratrice del gruppo.

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  40. Signor Yanez, nel suo intervento ha fatto un'affermazione (tra le molte) che a mio avviso è una solenne boiata. Quando scrive: "E poi non è colpa dell'€ se il proletariato europeo è diviso, la divisione nasce principalmente per ragioni storiche e culturali ed un'eventuale sfaldamento dell'Eurozona creerebbe una divisione ancora maggiore". Probabilmente lei è giovane, forse non ha avuto modo o occasione di andare in giro per l' Europa quando ogni Nazione era un mondo,una cultura, una storia con la quale era proficuo confrontarsi e con le quali le differenze erano uno stimolo per arricchirsi spiritualmente. Proprio grazie alla moneta unica ha cominciato a edificarsi quella divisione tra le nazioni che sono il preludio a tutte le guerre. Consigli di lettura. 1°) Anschluss di Vladimiro Giacché. 2°) Il post del blog del 24 aprile 2013 dal titolo: "Souvenir dalla Germania". Una stupenda lettera del Sig. Paolo Gibilisco per ricordarsi come era l'Europa prima dell'€uro.
    Con la speranza che lo spirito immondo che la domina si allontani dal suo giovane cervello, le porgo i migliori auguri per una pronta guarigione...

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  41. Cazzo prof, però i suoi critici hanno ragione! Ancora con quella mania di leggere, far leggere, addirittura scrivere, libri senza figure! Ma non lo sa che oggi le persone serie, credibili, affidabili, hanno tutto un altro stile? Lo stile del tizio in blu, il presidente di una banca che al 30 settembre 2013 aveva un attivo di 393.969.000.000 euro.
    Mi perdoni se batto su questo punto: ma è un peccato che lei non sia cattolico, perché per spiegare fatti come questi il regno del naturale non è chiaramente sufficiente, bisogna ricorrere al preternaturale (per non parlare del sadismo che sta dietro al modo di trattare i greci...)

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  42. Tenga duro professore, tenga duro !

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  43. Miserabili.Il tanto peggio tanto meglio e' uno degli animi piu razzisti,egoisti,e fanatici del determinismo ideologico col culo degli altri.E pensando al ruolo marxiano nel dibattito sulla trasformazione della realta contro l'inganno retorico della naturalizzazione dell'esistente,vien da ridere.
    Il marx odierno usato per difendere l'ineluttabilita del presente come un santino da adorare.Pazzesco.

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  44. Personalmente non sono convinto che sia così indispensabile convincere i comunisti e i post comunisti della verità delle cose.
    Non serve secondo me alcuna investitura politico culturale per fare questa giusta battaglia.
    A me interessa solo che alle prossime europee ci sia un soggetto "responsabile e razionale" cui indirizzare il mio voto... Quanto alle politiche prossime venture, vedrò il da farsi.
    Spiace constatare che il quadro della sinistra sia "questo", perché "questo" fa male al Paese, sia a chi è di sinistra sia a chi è di destra... ma così purtroppo è.

    Tirare avanti a testa alta!

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  45. Splendido pezzo, professore.

    Lo stampo, me lo rilego e lo metto tra Per La Critica dell’Economia Politica e L’Ideologia tedesca.

    Di santi che estraevano il mondo alla loro testa – senza considerare le forze produttive e i modi di produzione, ovvero la struttura - ce ne erano anche allora, e non è che abbiano contribuito molto alle ‘sorti magnifiche e progressive’. I loro eredi mi pare seguano lo stesso solco, con – occorre ammetterlo – molta meno eleganza e senso del reale: uno Stirner o un Bauer brillerebbero come oro nella attuale desolazione.

    Per non parlare – sul versante liberale (o, forse, su un versante diversamente liberale)– di uno Stuart Mill -. D’altronde quando non si tiene conto di uno dei più saldi convincimenti della scuola di Francoforte, ovvero che la storia ha visto finora una minoranza imporsi sulla maggioranza, si sfocia nel sogno impossibile di una convivenza armonica a priori, con conseguenze nefaste, sicut erat in votis.

    Splendido pezzo, davvero.

    Saluti,

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  46. La rabbia e il risentimento sono ampiamente giustificati.
    Questa è quella parte che, più di ogni altra, ha già bell'e pronto sul piatto tutto quello che servirebbe per il riscatto politico: ossia la convenienza di dire la verità (e scusate se è poco...). Cosa che garantirebbe una visione alternativa, una continuità con la tradizione, una chiara collocazione... insomma, basterebbe che la sinistra facesse la sinistra.
    E invece no.
    Purtroppo sappiamo che l'abitudine consolidata è quella di fare prima dei ragionamenti cosiddetti "politici" di brevissimo termine: cosa mi conviene dire adesso? come mi tengo i miei elettori ora? cosa preferiscono sentirsi dire in questo momento? se critico l'euro mi diranno che sono come la peggio destra di Berlusconi e Salvini? eccetera, eccetera.
    E ci si consola pensando che la politica in questo consista: tenere gli elettori all'oscuro di tutto per poterli blandire, e non invece difendere i loro interessi mettendoli in condizione di capire.

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  47. Caro Professore,

    di fronte alla pervicace ostinazione di persone che, nonostante avere avuto il privilegio di conoscerla e di confrontarsi con lei personalmente (privilegio di cui non tutti, per varie ragioni, hanno o possono godere), ancora persistono nella loro cieca fede eurista, penso che ogni ulteriore tentativo di dialogo sia inutile; non perché io sia contro il confronto fra opinioni diverse, ci mancherebbe!, ma perché, come insegna la filosofia occidentale da Socrate a Wittgenstein, il vero dialogo impone ai dialoganti di concordare su un insieme di poche ma fondamentali regole condivise (come le definizioni dei concetti che si usano durante il dialogo o i principi logici su cui esso deve vertere), perché il fine ultimo del dialogo NON deve essere persuadere l'interlocutore (cosa che lei, da vero filosofo, ha sempre negato di voler fare!), ma arrivare insieme alla conoscenza della verità, anche se inizialmente si sia partiti da posizioni diverse. Differente è invece l'obiettivo dei sofisti di tutte le epoche, dall'Atene di Platone alla Roma di Renzi e Berlusconi, che invece non sono aperti al dialogo con l'obiettivo di giungere alla conoscenza della verità ma con quello di persuadere il loro interlocutore che ciò che più conviene loro, anche se non lo è, o non lo è totalmente, sia vero ed il resto falso.
    Penso che lei potrebbe cessare la sua attività di divulgazione oggi (anche se spero che non lo faccia perché è un piacere leggerla ed apprendere da lei), dedicarsi alla sua carriera accademica e alla sua famiglia, senza che NESSUNO possa imputarle di aver gettato la spugna per codardia o utilitarismo. Dopo 4 anni di attività di divulgazione ed un libro, lei ha dato gli strumenti a chi è spinto da un autentico desiderio di conoscere la verità di poterlo fare al fine di preparasi adeguatamente a difendersi dal tracollo finale che sommergerà l'Europa dell'Euro. Chi non vuol capire perché: 1) attaccato visceralmente alla fede di partito che gli è stata inculcata sin da piccolo e di cui non riesce a liberarsi perché ciò implicherebbe aver le palle di ammettere che il partito che si è votato da una vita lo ha letteralmente preso per il culo (e fa male dover ammettere i propri errori, ma è l'unico modo per l'umanità di evolversi, altrimenti saremo ancora all'età della pietra); 2) perché, per pigrizia intellettuale, non ha tempo né voglia di informarsi, né di leggere un libro che, senza vantarmi, ma io, che non ho mai studiato economia in vita mia, ho trovato leggibilissimo e chiarissimo; 3) perché dal presente stato di cose comunque un pochetto ci guadagna e le briciole che passa Bruxelles sono meglio di niente; 4) perché 'tiene famiglia' e non vuole rischiare la sua quotidiana mediocrità piccolo-borghese mettendo in discussione il sistema; bene, questa gente si è condannata alla rovina da sola e niente e nessuno, nemmeno il suo genio, potrà salvarla. Anche Gesù, di fronte alla pervicace ostinazione di chi lo combatteva, ha dovuto dichiarare che l'essere umano effettivamente ha la capacità e la libera facoltà di autodistruggersi se fa spegnere totalmente in sé la fiamma della Ragione. IN INFERNO NULLA EST REDEMPTIO, frase che lei cita spesso. E' una possibilità dell'uomo, il quale si trova a metà strada, come diceva Pico della Mirandola, fra la possibilità di poter partecipare alla vita di Dio o di ridursi ad uno stato inferiore anche a quello dei bruti. Sta alla libera volontà di ognuno, adeguatamente guidata dal provvidenziale aiuto di persone come lei, scegliere il proprio destino.

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  48. Sapir: Il presidente, i "contratti di responsabilità" e la deflazione

    di Jacques Sapir - La promessa di abbassare le imposte fatta da François Hollande durante la sua conferenza stampa del 14 gennaio è stata ben accolta dal mondo delle imprese. Questo è abbastanza normale, ma è anche segno di un ragionamento miope. Se, per finanziare questi sgravi fiscali, il governo taglia la spesa pubblica in un contesto in cui l'economia è già fortemente depressa, ciò potrebbe avere conseguenze disastrose per l'economia francese.

    La tendenza al ribasso dell'inflazione che vediamo oggi in Europa e in particolare nei paesi del Sud Europa (Francia compresa) solleva questioni importanti sulla crescita. Il rischio oggi è che alcuni paesi, tra cui la Francia, nel 2014 cadano in deflazione. In generale, è noto che un'inflazione bassa (a meno dell'1 %) è in molti casi associata con una crescita depressa. Questo è il caso quando il tasso di inflazione osservato è inferiore al tasso di inflazione strutturale, che varia da paese a paese. Una conseguenza di questa inflazione molto bassa è l'aumento dei tassi di interesse reali, perché i tassi di interesse nominali generalmente diminuiscono molto più lentamente rispetto all'inflazione.

    Ora, la presenza di tassi di interesse reali bassissimi, o anche negativi, spiega la forte tendenza agli investimenti che si è avuta negli anni del dopoguerra e che ha comportato un aumento complessivo della produttività e una crescita estremamente forte. Questo si può constatare osservando il tasso medio di crescita annuale nel periodo 1900-1974.

    Il "patto di responsabilità" che propone il presidente François Hollande, dunque, è molto improbabile che risulti favorevole all'occupazione e all'economia francese. Se voleva essere veramente efficace sul tema della crescita e dell'occupazione, invece di passeggiare con lo scooter e il casco, Hollande avrebbe fatto meglio ad affrontare a testa alta la questione assillante dell'Euro, che sta provocando lo stesso disastro del gold standard nel 1930. Ma, per questo, ci sarebbe bisogno di un po' di coraggio ...

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  49. la cosa che mi colpisce dell'opera di divulgazione del prof (a proposito.. su twitter essendo molto dispiaciuto non tanto per lui ma per il popolo italiano che soffrirà vita natural durante per decenni, ho scritto che il prof avrà purtroppo soddisfazioni nei libri di storia) è che tra 50-100 anni potranno prendere gli archivi di questo blog e scriverci un libro di storia (passando per geni ovviamente mentre il prof nel presente la "fa facile ed è un "cialtrone").
    anche in questo caso la spiegazione storica data a questo processo di impoverimento della classe politica è a mio avviso eccellente. se è vero che pare facile collocare i veri "sfasciatori" di questo paese (prodi, andreatta, monti, draghi, padoa schioppa, amato, ciampi, visco, n, tanto per citare i primi) discorso diverso è far capire come ciò sia stato possibile a tutti i livelli.
    e questo passa pure dal cambiamento della costituzione (da parte della sx) e dell'"imprendiotarilizzazione" a livello locale della politica (regione e municipalizzate).
    in poche parole, è tutto bloccato con questo sistema.. e per rimuoverlo è impossibile farlo in maniera convenzionale (altro che rivoluzioni!).
    però basta incrinarlo che crolla tutto.. il bello delle strutture ben intrecciate insomma.
    grazie ancora prof.

    PS: rimango nel mio modesto parere che studiare l'unità d'italia e il processo di impoverimento del sud (economico e sociale) sia utile se non fondamentale per capire meglio le dinamiche del processo attuale

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  50. Le lievissime contraddizioni della propaganda europeista

    Ormai quotidianamente leggiamo o ascoltiamo dibattiti tra europeisti ed anti-europeisti ed inevitabilmente tra pro-Euro ed anti-Euro. Fino a qualche mese fa i pro Euro, sentendosi in una botte di ferro, si limitavano a deridere i “somari” che si dichiaravano favorevoli al ritorno ad una moneta nazionale e nonostante gli anti-Euro portassero a supporto delle proprie tesi dati economici inconfutabili, i pro-Euro avevano facilmente la meglio, soprattutto nei talk show delle grandi Tv.

    La tecnica del “ho la pubblicità tassativa” oppure del cambio di inquadratura con silenziamento del microfono erano applicate nel 100% dei casi. Il messaggio che passava era più o meno che i “somari” anti-Euro potevano parlare qualche secondo, al massimo novanta (perché siamo in democrazia), ma poi, nel rispetto della propaganda, veniva il momento delle cose serie e andavano zittiti come i bambini.

    Oggi la situazione è un po’ diversa e grazie ad esempio ad alcuni autorevoli economisti come Bagnai, Borghi o Rinaldi, che hanno la competenza di spiegare le cose come stanno, con dati economici a supporto, gli anti-Euro non vengono più considerati pazzi né tantomeno somari, anzi, qualcuno inizia a riconoscere che l’Euro qualche problemino lo ha creato. E allora, visto che non è più possibile semplicemente schernire l’interlocutore di turno come avveniva nel recente passato, si sono inventati il nuovo mantra che recita più o meno così: “Cari Anti-Euro, tornare alla moneta nazionale sarebbe un disastro”…frase da pronunciare rigorosamente con sorrisetto sarcastico.

    E se si viene incalzati arriva la spiegazione : “…uscire dall’euro sarebbe un disastro perché la nuova moneta perderebbe immediatamente il 30% del suo valore”…facendo intendere che una persona cha attualmente guadagna 2000 euro al mese, con una nuova lira non potrebbe neanche comprare il pane e il latte. Potere della propaganda ! La verità è che ciò che chi guida questo sistema di burocrati persegue è la depauperazione della ricchezza privata degli stati più deboli attraverso un’unione europea che è nata sotto l’egida di una moneta unica criminale, che svantaggia alcune nazioni a favore di altre perché è stata creata costringendo tutti gli stati a un cambio fisso pur mantenendo politiche fiscali differenti, legislazioni interne differenti, lingue e culture differenti.

    Una mela non ha lo stesso costo a Milano e ad Agrigento, come si può pensare che utilizzare la stessa moneta in 27 paesi non penalizzi qualcuno a vantaggio di qualcun altro? Dare un’occhiata allo spread dei tassi finanziamento del debito pubblico tra il centro e la periferia prego.

    Una cosa importante da notare è come coloro che si dichiarano europeisti convinti, cadano in evidente contraddizione: nel momento in cui affermano che fuori dalla moneta unica la nuova moneta nazionale si svaluterebbe subito tra il 20 e il 30%, ammettono implicitamente che noi, adottando l’euro, abbiamo accettato un cambio sopravvalutato del 30%. Ragionamento troppo semplice per essere corretto ? Niente affatto, meditate. …

    DUNQUE L’EURO E’ SOPRAVVALUTATO DEL 30% !!

    SOMARI O FORSE VENDUTI !!

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  51. A proposito dell'annessione, detto senza virgolette, dell'Italia meridionale, mi sono imbattuta per caso, tra i libri che una biblioteca civica sta regalando, in Contro la "questione meridionale", di E.M.Capecelatro e A.Carlo, Savelli, 1975, che certamente @valsandra conosce e forse ha citato - perso di vista, oggetto e contenuto, dopo un lontanto esame incentrato su altro.
    Limitatami, all'epoca, a imparare qualcosa di sintetico circa l'opera richiesta a completamento di un esame, studiai certo poco e male e ne ritenni la sintesi e il ricordo che gli autori portavano prove contro l'impostazione tradizionale anche a sinistra (Gramsci, per esempio) del Meridione come "questione" perché appunto povero solo pastorale e malamente agricolo, non industrializzato, carente di tutto.
    Ricordo vago, vaghissimo e questione e contro questione mai più riprese.

    Poi, quel che si dice il caso: il libro di Giacché, acquistato subito dopo la segnalazione del Prof, che richiama, in ultimo, l'annessione del Meridione come esempio storico di quanto più recentemente "accaduto" alla (fu) Germania Est, mi riporta alla memoria il detto libro, mai più cercato; ma, come per alcune felici combinazioni, poco tempo dopo trovato sulla mia strada, subito mi richiama quanto più volte fatto presente da @valsandra circa l'annessione nostrana.
    Mostra lo scempio fatto in tutti i settori dal Nord, talora più indietro, al Sud che prima dell'annessione e subito dopo, era "avanti" in settori come l'industria pesante (fabbriche di locomotive) e ben piazzato in altri, industriali e agricoli, nonché dotato di buoni depositi bancari.
    Di non facile lettura per la nutrita massa di cifre non simboleggiata in grafici e per i puntuali riferimenti a fonti numerosissime di cui nella generalità abbiamo la più pallida idea, per contro mostra assai chiaramente la distruzione sistematica dell'apparato produttivo e finanziario realizzata dal Settentrione a partire dall'Unità, e la formazione da parte di politici nonché di economisti "di regime"- con poche eccezioni - della leggenda (eufemismo mio per "falso") dell' "originaria" arretratezza meridionale, quella in realtà artatamente prodotta in seguito, nel giro dei primi trenta-quarant'anni dall'annessione. Da notare, anche qui come per la Germania Est, la soppressione di tutto il sistema giuridico del preesistente Stato, motivo per cui insisto personalmente sul termine annessione (Giacché docet).
    Non mi pare che gli autori abbiano voluto dare l'idea di un Eldorado ma, appunto, contestare con dati e fonti quello che tuttora continua, credo, a circolare sui manuali scolastici e da lì si sedimenta nella testa di quasi tutti.

    Di fronte alla descrizione della distruzione anche del sistema bancario, sono stata colta da una specie di occlusione mentale per l'effetto cumulo di quanto ingerito ancora una volta affrettatamente ma, ora, di passo in passo sconfortata e insieme sostenuta da Tramonto e Annessione.

    Il finale non a sorpresa è la realtà fuori dal libro.



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  52. Quelli che pensano che per Bagnai basta uscire dall'euro gli stanno attribuendo, magari inconsapevolmente, la tesi secondo cui l'uscita dall'euro sia una condizione sufficiente per superare la crisi, ovvero pensano che lui sostenga che se usciamo dall'euro allora usciamo dalla crisi. La cosa a mio parere curiosa è che ne "Il tramonto dell'euro" lui sostiene invece il contrario, anzi più precisamente il converso, ovvero che l'uscita dall'euro sia una condizione necessaria (ma non sufficiente) per uscire dalla crisi, cioè che se non usciamo dall'euro allora non usciamo nemmeno dalla crisi. E' abbastanza chiaro che l'uscita dall'euro per Bagnai è solo una condizione minimale, senza la quale non c'è altra riforma che l'austerità, ma è ovvio che non basta (ovvero non è sufficiente) uscire. A me pare, ma potrei sbagliare, che qualcuno abbia fatto confusione tra condizione necessaria e sufficiente e ritenga che A implica B sia equivalente a non-A implica non-B, una fallacia logica.

    Saluti

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  53. Ringrazio la sig.ra Adriana per l'intervento.
    Voglio fare outing.. nel senso che ognuno di noi ha una storia personale e sociale e penso sia interessante (ogni tanto) parlarne.
    crescendo al sud ho sempre ritenuto (sbagliando) che ci fosse qualcosa di sbagliato in noi (del sud).
    caratteristica normale è crescere con corruzione e mafia e quindi l'idea che questi valori siano radicati nel nostro spirito (come il colore della pelle ad esempio) mi era familiare.
    se non che sono andato al Nord per un po' e.. ho scoperto che sono come noi!
    e non mi riferisco all'inciviltà in senso "pratico" ma proprio come spirito (ed educazione.. devo dire che ho trovato molto più rispetto per strada ma è un altro discorso).
    e sono rimasto colpito dal fatto che si lavora meno!
    al che sono entrato in confusione: "lavorano meno", "sono incivili come noi", "sono rispettosi quando li incroci per strada", "ragionano a cazzo come da noi"..
    e allora?

    e allora poi è arrivato il prof che ha parlato di AVO e debito estero nel 2010 (articolo che ricordo con piacere).
    ed ho fatto 1+1,,, e mi sono detto: "se questo prof ha ragione vai a vedere che c'è stato un cambio applicato in maniera errata ai tempi dell'unità d'italia?".
    studiando la sua opera ho immaginato degli scenari (senza conoscere la letteratura... alla faccia di chi dice che sia sufficiente uscire dall'euro.. è sufficiente dare in mano un volante per far venir la strizza a chi nn ha portato mai una macchina.. ma allo stesso contempo la voglia di non sbattere.. ecco come la vedo io!).. e in questi scenari mi sono chiesto:
    COSA SUCCEDE SE PERDI IL POTERE SOSTANZIALE e diventi povero?
    VAI A VEDERE che la mafia non esisteva?
    infatti, non esisteva.. il punto è proprio questo!

    uno Stato ha dei politici che sono nello Stato!
    se le persone lavorano non hanno tempo di organizzarsi per delinquere (ci sono i cattivi, pochi ma ai "buoni" non viene certamente voglia!)!
    se invece togli la leva del potere, questo ex potere vuole almeno controllare qualcosa del territorio.
    da cui i problemi evidenziati dal prof parlando di Rifondazione Comunista..
    A lato del discorso: vale lo stesso discorso del sud riferito all'intero Paese.. quel senso falso di inferiorità che ci sta costringendo a perseguire una strada fallimentare!

    il sistema insomma crea queste storture? lo fa sempre, spesso o di rado in questi casi? sarebbe interessante studiarlo!
    OVVIAMENTE, sarebbe più interessante uscirne

    PS: una cosa che mi ha colpito nel film di Ben Affleck su una storia dei servizi segreti in Iran a fine anni 70 è che l'ex capo di Stato aveva provato a nazionalizzare le industrie petrolifere e USA/GB organizzarono un colpo di Stato.
    il suo successore cosa fece? si faceva portare la colazione da Parigi ogni giorno..

    PPS: vivo in provincia di Siracusa.. famosa perché Mattei ha avviato la costruzione del petrolchimico più grande d'Europa.
    sa cosa si nota?
    che con la crescita del petrolchimico crescevano le imprese locali (alcune di queste con profilo ormai internazionale) nel metalmeccanico.
    e non conosco lavoratore di qua che impegnandosi contro tedeschi, francesi o americani si sia sentito inferiore nel lavoro, anzi!
    questo "anzi" è riferito alle risate che si fanno quando raccontano i vari aneddoti (in pratica sulla loro mancanza di flessibilità, sul fatto che si bloccano quando hanno imprevisti e via dicendo).

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  54. Analisi ineccepibile della povertà intellettuale di una classe "dirigente" ( quella dei lettori di copertine, naturalmente :D ).

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  55. Da quando ho letto Il tramonto dell'Euro, ogni volta che capita una piccola o grande catastrofe in Italia mi viene in mente un certo passo del libro, e più che mai mi è venuto in mente l'altro ieri, mentre la liguria e il modenese venivano devastate da un disastro prevedibile ed evitabile:
    "(...) la politica fiscale dovrebbe, nel breve periodo, stimolare l’economia attraverso una politica di piccole opere volte:
    – alla riqualificazione del patrimonio pubblico (edilizia scolastica, patrimonio artistico e archeologico, eccetera);
    – ALLA MESSA IN SICUREZZA DEL TERRITORIO (viabilità locale, MONITORAGGIO E GESTIONE DEL RISCHIO IDROGEOLOGICO, eccetera);
    – all’integrazione e riqualificazione degli organici della pubblica amministrazione, stabilizzando le posizioni precarie, normalizzando i percorsi di carriera e le procedure di reclutamento."
    Vederlo riproposto sul blog con questo tempismo, oltre a non avere prezzo, è già un'ottima risposta a chi dice "non basta uscire dall'euro".


    Mi permetto di aggiungere un'altra cosa, da marxiano non marziano: il presupposto della lotta di classe è che ci sia conflitto sui salari, e anche stavolta non ci vuole una laurea a capirlo. Con l'euro, per diverse ragioni che ci ha icasticamente spiegato Bagnai, il conflitto è completamente sterilizzato. Se anche per assurdo - e sottolineo che è proprio un'ipotesi assurda - i beni salario fossero tutti di importazione, e quindi una svalutazione del cambio producesse in egual misura una svalutazione delle condizioni di vita dei lavoratori, comunque un marxista degno di tale nome non dovrebbe pensarci due volte di fronte al dilemma "svalutazione monetaria vs svalutazione interna". Dovrebbe sempre scegliere l'ipotesi che esplicita il conflitto, rispetto a quella che lo sterilizza. Una disoccupazione (esercito industriale di riserva, dice niente?!?) a due cifre preclude qualunque iniziativa conflittuale.
    Capisco che certi puristi non vogliano sporcarsi le mani con la tattica di breve respiro ma a mio avviso la strategia senza tattica è, nella migliore delle ipotesi, velleità. Altrimenti è supercazzola per conservare lo status quo.

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  56. http://francescosalistrari.blogspot.it/2014/01/la-lotta-di-classe-secondo-alberto.html?spref=fb&m=1

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  57. i cinesi, o l'impatto ambientale, e che comunque l'euro non c'entra perché il capitalismo da 70 anni... copertine

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  58. Caro Prof. sono le 3 di notte e non riesco a smettere di leggere il suo Blog..( cercavo e cerco qualche spiegazione sul passaggio dal capitalismo fondato sui clienti a quello fondato sul debito ) - potrebbe indicarmi qualche Post specifico...poichè mi pare di capire che accantonato l'euro, la nostra prossima battaglia, se ne avrá forza e voglia, sarà mettere le basi per un nuovo modello di sviluppo capitalista, dal volto piú umano...(come direbbe il buon Vladimiro Giacchè). Attendo sue, notte Prof.

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