mercoledì 25 aprile 2012

Svalutazione e salari (ad usum piddini): il mio 25 aprile

La seguo con interesse e comincio a capire qualcosa in più di economia ma qualcosa non mi torna: l'uscita dall'euro ci permetterebbe di riequilibrare i nostri rapporti economici con la Germania svalutando la nostra moneta invece di ridurre i salari.
Ma io ho sempre saputo e verificato nella mia sessantenale esperienza che il primo effetto della svalutazione alias inflazione è la riduzione del potere d'acquisto - valore dei salari. Dove sbaglio? Lo chiedo con molto rispetto, da incompetente

Julian Wells


Sessanta anni di esperienza non sono uno scherzo. Come minimo esigono che il rispetto sia ricambiato! Ora, io sono molto goloso, e anche molto rispettoso, di aneddoti. Indipendentemente dai risultati, sulla propria vita ognuno ha competenza, quindi riguardo ai suoi aneddoti lei certo incompetente non è. Solo che... questa è la famosa sindrome "mi' cuggino", quella che ai lettori di questo blog richiama l'immortale figura di Dana74, la gentile lettrice di CDC e dedicataria di questo post, alla quale proprio non entrava in testa il fatto che gli aneddoti raccontati dai giornali sulla situazione di alcuni operai tedeschi particolarmente privilegiati non fossero rappresentativi di un intero mercato del lavoro.

"Mi ha detto mi' cuggino che dopo la svalutazione è stato peggio"... Chissà... Anch'io dopo la svalutazione del 1992 ho perso i capelli. E dopo quelle degli anni '70 sono diventato miope. Ma (soprattutto in quest'ultimo caso) siamo proprio sicuri che la colpa fosse della svalutazione? Per verificarlo facciamoci aiutare non da un oculista, e nemmeno da un parroco (chi svaluta perde la vista) ma dai dati. Sessanta anni, di dati, non ne abbiamo. Ne abbiamo cinquantuno. Credo basteranno. Questa breve analisi ci permetterà di sfatare alcuni miti piddini, delle lievi imprecisioni (per la definizione rinvio a questo post) che enuncio:

1) la svalutazione è inutile perché si traduce in inflazione (svalutazione alias inflazione), dato che con una valuta più debole pago di più i prodotti importati: quindi, se da un lato io "drogo" la competitività perché faccio pagare di meno la mia valuta, dall'altro il prezzo dei miei beni aumenta (perché aumenta il costo degli input importati), e quindi per l'acquirente estero la situazione rimane invariata: paga meno le "lire", ma paga di più i beni italiani, i due effetti uguali e contrari si annullano: la svalutazione non aiuta la competitività;

2) l'inflazione è la più iniqua delle imposte in quanto abbatte il potere d'acquisto del povero lavoratore: se i prezzi aumentano, i salari perdono potere d'acquisto (certo, se non sono aumentati anche loro...);

3) quindi la svalutazione è inutile ed iniqua (somma delle precedenti).

(apro e chiudo una parentesi: la lieve imprecisione sub (2) oggi è il leit-motiv di personaggi come questo, ma viene comunemente attribuita, non so su quali basi, a quel comunista di Einaudi... e già questo dovrebbe indurre qualche sospetto, no?).

Penso che questo sia anche il meccanismo che lei ha in mente e che in qualche modo ha inferito dalla sua esperienza sessantennale. Bene. Si metta comodo. Se può capire, alla fine di questo post sarà un'altra persona, una persona migliore perché più informata di quello che è successo agli altri (che mi sembra di intuire le interessino). Se non può capire, amici come prima: avranno almeno capito gli altri.

La svalutazione è inutile perché si traduce in inflazione (svalutazione alias inflazione)
I dati ci sono, usiamoli. Dall'edizione 2010#12 delle International Financial Statistics del Fondo Monetario Internazionale estraggo le serie di tasso di cambio effettivo nominale (codice IFS: 136..NECZF...) e indice dei prezzi al consumo (codice IFS: 13664...ZF...), così vediamo come sono andate le cose.

Ma prima, forse, occorre qualche precisazione, per capire i dati.

Cos'è un tasso di cambio effettivo? Semplice. Un paese normalmente non ha un unico partner commerciale: ne ha tanti (nelle ultime statistiche quelli dell'Italia sono intorno ai 200). Quindi se si vuole capire quale sia l'effettiva forza di una valuta, non ha particolare senso far riferimento a un unico tasso di cambio, per quanto significativo (come ad esempio quello lira/dollaro, o, oggi, euro/dollaro). Molto meglio far riferimento a una media dei tassi verso tutti i partner, ponderata con le rispettive quote di mercato. Se il 20% del mio commercio va verso il marco e il 10% verso il dollaro, il cambio con il marco conterà per il 20%, quello col dollaro per il 10%, ecc.

Questo tasso "medio" viene espresso come indice, prendendo come riferimento un anno base, che viene posto uguale a 100. Come i cambi che lo compongono, l'indice può essere espresso "incerto per certo" o "certo per incerto". Vi ricordate come veniva quotata la lira? Quando passava da 1200 a 1250 sul dollaro significava che ci volevano 50 lire in più per acquistare un dollaro, cioè che la lira si era svalutata (e quindi che ci sarebbe dovuta essere inflazione...). Questa è la quotazione "incerto per certo". Oggi invece come viene quotato l'euro? Quando passa da 1.20 a 1.25 sul dollaro vuol dire che un euro compra cinque centesimi di dollari in più, cioè che l'euro si è rafforzato.

La quotazione "incerto per certo" rende più semplice verificare se una svalutazione si traduce immediatamente in altrettanta inflazione: se questa asserzione è vera, i due indici, quello del cambio e quello dei prezzi, dovrebbero muoversi insieme e nella stessa misura. Un "aumento" dell'indice del cambio vorrebbe dire che la lira ha perso forza, si è svalutata (occorrono più lire per acquistare la valuta straniera), e questo, se il piddino avesse ragione (ipotesi ardita) dovrebbe essere correlato "one to one" a un aumento dell'indice dei prezzi.

E infatti...


E infatti una bella sega, ovviamente, come la Fig. 1 mostra. Vediamo cosa ci dice, questa figura.

Intanto, sul periodo dal 1975 al 2009, l'Italia ha complessivamente svalutato in termini nominali del 45% (l'indice TCE, Tasso di Cambio Effettivo, vale 66 nel 1975 e 96 nel 2009), mentre l'inflazione complessiva è stata dell'840% (l'Indice dei Prezzi al Consumo, IPC, vale 12 nel 1975 e 108 nel 2009). Quindi? Quindi evidentemente nella dinamica dei prezzi c'è molto di più che non il tasso di cambio, che, qualora anche contribuisse, certo non pare possa contribuire in modo molto significativo, visto che l'aumento dei prezzi è stato circa 19 volte quello del cambio!

E già qui potrei fermarmi, perché vi ho dimostrato che chi vi ha detto certe cose non sa di cosa stia parlando.

Ma i sadici, si sa, adorano i dettagli: nulla vi sarà risparmiato. Perché voi potreste dire: "be', d'accordo, sì, c'è altro, lo sappiamo, però è evidente che il cambio contribuisce...".

E invece no! Due esempi, prima nella Fig. 1, dove li vede solo l'occhio esperto, poi con lo zoom. Nel 1979, in corrispondenza con l'inizio dell'avventura italiana nell'area del marco allargata (si chiamava Sistema Monetario Europeo, ora si chiama euro, ma è sempre la stessa cosa), la lira rivalutò del 22% (vedete come diminuisce bruscamente la linea blu?), ma l'inflazione aumentò dal 14% al 22% (vedete che la linea rossa diventa più inclinata?). Insomma: il contrario di quello che pensano i piddini (adesso, poi, pensano... una parola grossa: diciamo: il contrario di quello che ripetono). E volete il controesempio? Eccolo servito: fra 1992 e 1993, come sapete, la lira svalutò del 20% (vedete come si innalza bruscamente la linea blu?), ma l'inflazione diminuì dal 5% al 4% (vedete che la linea rossa diventa meno inclinata?).

Più in generale, vedete che il tasso di cambio, pur avendo minor varianza nel lungo periodo (si muove di meno: aumenta solo del 45%, mentre i prezzi aumentano dell'840%), ne ha molta di più nel breve: vedete come si agita la linea blu: sale, scende... si chiama volatilità. La linea rossa, invece, cioè i prezzi, è liscia: si chiama persistenza. Ecco: già la figura 1 dimostra, in due modi molto eloquenti, che non è vero che i prezzi si muovono in modo da annullare gli effetti dei movimenti del cambio:

1) non è vero, perché nel breve periodo il cambio si muove molto di più dei prezzi (quindi questi non riescono comunque a "cancellare" gli effetti di svalutazioni e rivalutazioni);

2) non è vero, perché in numerosi episodi i prezzi si sono mossi in senso opposto ai cambi (quindi, ad esempio, le svalutazioni - aumento del cambio - non sono state cancellate da inflazione - aumento dei prezzi).

Vediamolo in un modo diverso.


La Fig. 2 riporta i tassi di svalutazione e di inflazione. Non sono niente altro che la variazione percentuale degli indici riportati nella Fig. 1. Qui si vede in modo più chiaro che la rivalutazione del 1979 si verificò a inflazione crescente, e la svalutazione del 1993 a inflazione calante.


Svalutazione e inflazione nei favolosi anni '70
A questo punto arriva (o meglio, arrivava) sempre un imbecille che diceva: "Bagnai, tu sei fazioso, ci stai facendo vedere solo i dati a partire dal 1975 perché evidentemente prima le cose andavano in modo diverso e quindi tu vuoi nasconderci quello che succedeva". Amico imbecille, simpatica forma di vita malamente organizzata, alla quale dobbiamo il rispetto che a tutte le forme di vita si deve, incluso il ragno, la blatta e lo spaghetti-liberista, a parte il fatto che di quello che succedeva quaranta anni fa potrebbe anche non importarcene nulla, io riporto i dati dal 1975 solo perché la mia fonte li riporta a partire da quella data. Ma se vogliamo avere un'idea approssimativa di come le cose andassero prima, un modo c'è: possiamo guardare come si muoveva il tasso di cambio lira/dollaro. Sai, prima del 1975 (dal 1971 all'indietro) c'era il sistema di Bretton Woods, di cui il dollaro era il perno; e poi, sai, tu lo sai, e come se lo sai, ce le gonfi ogni due per tre con questa storia, il petrolio è quotato in dollari, quindi il cambio col dollaro è quello che incide sulla bolletta energetica...

Allora guarda: faccio questa operazione: ricostruisco all'indietro il cambio effettivo usando le variazione del cambio col dollaro. Poi, se vuoi, ti mando anche le market shares e i cambi nominali bilaterali, e tu ti calcoli il cambio effettivo (ma chissà se le sai, le tabelline...).

Comunque: il risultato è questo qui:


Ecco la big picture, così facciamo contento anche l'amico del tornese (amicus Plato, sed magis amica veritas). Dunque: prima del crollo di Bretton Woods la svalutazione/rivalutazione della lira era praticamente zero: la spezzata blu coincide con l'asse delle ascisse, cioè con lo zero. Ovvio: i cambi erano fissi, il che significa che non si muovevano.

Oh, che bel mondo! Aurea prima sata est aetas... Quindi... se i cambi erano fissi... se la svalutazione era zero... anche l'inflazione sarà stata zero!

No, tesoro, non è così. Vedi bene, amico spaghetti-liberista (scusi Julian se la trascuro, ma lo spaghetti-liberista è un amico di più vecchia data), vedi bene che anche a cambio fisso l'inflazione c'era, e come. L'inflazione dipende da tante cose (ecco, ora però non attaccate col coretto "monetasovrana", per favore...): ad esempio, negli anni '60 eravamo in pieno boom economico, e questo Julian lo ricorda, e quindi la pressione della domanda sulle risorse generava aumenti dei prezzi (per inciso, io sono nato nel dicembre del '62, ma per un anno sono andato avanti a latte materno, quindi il picco di inflazione nel '63, caro spaghetti-liberista, non è certo colpa mia).

Ma andiamo avanti, vediamoli, i dettagli. Che succede nel 1971? Il cambio scende, cioè la lira rivaluta. Be', se vogliamo metterla così... In effetti nel 1971 Nixon si sfilò all'inglese dal sistema di Bretton Woods per permettere al dollaro di svalutarsi: il deficit delle partite correnti non gli lasciava molta scelta. Certo: la svalutazione del dollaro, vista dall'Italia, somiglia molto a una rivalutazione della lira (Goofynomics): il cambio nominale scende... ma... horribile visu... e i prezzi che fanno? Salgono! Ma se la lira rivaluta!?

"Cazzo (penserà l'amico spaghetti-liberista): avrei fatto meglio a stare zitto: pensavo che Bagnai stesse nascondendo un episodio che gli dava torto, e invece ne stava solo nascondendo uno che gli dava ragione." Eh già, amico caro, come al solito: fosse la prima volta che succede!... A Roma dicono: datti una chiodata in fronte. Guarda, secondo me fra i miei lettori uno che ti aiuta lo trovi. Sì, pensa, nel 1971, mentre la lira rivalutava, l'inflazione già stava crescendo, e da un anno. E perché? Ma perché c'era stato l'autunno caldo, tesoro di papà, quello del 1969, ricordi? Gli operai si erano un po' seccati di tirare la carretta senza partecipare ai benefici, e quindi, sai, rivendicavano... volevano l'aumento... ma se io vi dico che l'inflazione si decide sul mercato del lavoro (salvo eventi catastrofici, che vediamo subito), mi volete stare a sentire?

Ecco... però... attenzione. Sapete (o intuite) che con questo lavoro mi sono fatto molti amici. Quelli che mi preoccupano di più sono quelli che stanno zitti, aspettandomi al prossimo concorso. L'amico del tornese mi preoccupa di meno perché parla. In una precedente occasione ebbe a esprimere nostalgia per il mondo di Bretton Woods, dopo il crollo del quale l'inflazione regnò sovrana (a opera, credo, della flessibilità del cambio...). E infatti, dirà, vedi, negli anni '70 l'Italia svaluta e l'inflazione decolla...

Eh no, non ci siamo... Amico caro, mettiti gli occhiali e osserva il grafico: il picco dell'inflazione negli anni '70 è nel 1974 (quasi il 20%), e si manifesta dopo che, per effetto del primo shock petrolifero del 1973, il prezzo del petrolio era quasi quadruplicato (un aumento del 258% per l'indice medio, e del 284% per il Dubai Fateh). Il picco della svalutazione è  successivo di due anni, si manifesta nel 1976, dopo che nel 1975 la recessione aveva determinato un calo del prodotto del 2% e passa, anche in conseguenza dei soliti tentativi di "difendere" il cambio. Quindi, ancora una volta, non è stata la svalutazione a causare l'inflazione. Eventualmente il contrario. E, nota bene: la svalutazione fu quella che serviva a recuperare la competitività che con l'inflazione si era persa: il 20%. Non ne serviva di più, e non ne serviva di meno. Ed è sempre stato, e sempre sarà così.

Apprezza poi il dettaglio, per inciso: anche in un mondo nel quale non si parlava di energie alternative, e nel quale la dipendenza dal petrolio era molto più spinta di oggi, l'inflazione fu solo il 7% dell'aumento del prezzo del petrolio! E allora cos'è questa storia con la quale ci scassate dalla mattina alla sera, che poarin'a nnoi, un sia mai 'e si esce dall'euro, ohimmèna, i' ppetrolio ci spianterà...

Certo: la bolletta energetica mette un bel freno alla crescita dell'Italia. Ma il discorso è più articolato, o se volete, meno scemo, di come lo si sente fare di solito. Se volete un giorno lo facciamo. Per ora, cacciatevi in testa questo: chi fa terrorismo su questo tema è, appunto, un terrorista (di destra).

Alio modo: il cambio reale
Ma allora, ricapitoliamo: se non è vero che la svalutazione nominale viene immediatamente e integralmente annullata da aumenti dei prezzi, cioè se non è vero che "svalutazione alias inflazione", se anzi è vero che le variazioni dei prezzi, come i dati mostrano, sono più lente e più contenute di quelle del cambio... quindi... quindi... quindi la svalutazione nominale influisce sulla competitività! Quindi non è vero che svalutare è inutile!

Bravo, hai capito. E del resto i dati ci dicono anche questo. Perché sai, all'IMF si danno un sacco da fare: fra un colpo di Stato (se va bene finanziario, altrimenti militare) e l'altro, fra una "raccomandazione" e l'altra, stanno lì e compilano, compilano... Quindi producono anche le statistiche del tasso di cambio reale, cioè del rapporto fra prezzi italiani e prezzi esteri, espressi nella stessa valuta. Ora, vedi, se l'Italia svaluta (il cambio sale), per il resto del mondo i suoi beni diventano più convenienti (il cambio reale scende). Perché? Ma per la Goofynomics, tesoro caro. Facciamo il caso Italia/Usa. Se il cambio italiano sale perché ci vogliono più lire per acquistare un dollaro, dall'altra parte ci vogliono meno dollari per acquistare una lira, e quindi i beni italiani diventano convenienti rispetto a quelli statunitensi, e il cambio reale (rapporto fra prezzi italiani e prezzi statunitensi espressi nella stessa valuta) scende.

Se la svalutazione nominale fosse inutile, invece, quando il TCE si muove, il cambio reale dovrebbe stare fermo!

E le cose come stanno? Stanno così:


Vedi, caro: quanto l'Italia svaluta (e quindi il tasso nominale, in blu, sale, perché ci vogliono più lire o euro per acquistare la valuta estera), siccome, come abbiamo visto, non c'è necessariamente più inflazione, il prezzo dei beni italiani in valuta estera scende rispetto a quelli dei beni esteri, e quindi il loro rapporto (Tasso di Cambio Reale, TCR) scende, cioè i nostri beni costano meno per gli acquirenti esteri, cioè diventano più convenienti, cioè la svalutazione serve. Perché non si traduce tutta e subito in inflazione. Vedi come vanno "a specchio" le due serie? Ma si vede ancora meglio se consideri la loro variazione percentuale. Eccola qua:


Vedi che bella correlazione negativa? Tutte le volte che svalutiamo, i nostri beni diventano più convenienti.
Quindi? Quindi "svalutazione alias inflazione" una bella sega, direi. Ci sono più cose fra svalutazione e inflazione di quante il limitato numero di sinapsi piddine possa concepire: non si faccia trarre in inganno, gentile lettore: nell'esperienza storica la svalutazione del cambio nominale non si è tradotta automaticamente e integralmente in inflazione, tutt'altro. Il pass through, cioè il trasferimento, della variazione del cambio sui prezzi interni è estremamente ridotto nella nostra, come in molte altre economie.
Ma... è una novità? Una mia scoperta? Esiste un qualche fottutissimo motivo per il quale un economista (o uno dei tanti guitti che si dichiarano tali) possa ignorare queste realtà?

No.

Sono risultati di studi scientifici ben noti, sono cose che stanno in tutti i libri di testo. Esempio: Giancarlo Gandolfo, 2002, International Finance and Open Economy Macroeconomics, Berlin, Heidelberg: Springer Verlag, pag. 290, dove si cita, fra l'altro, questo studio della Banca centrale del Brasile, le cui conclusioni stabiliscono che nei paesi OCSE (fra cui l'Italia) il pass through è molto basso, molto più basso che nei paesi emergenti.

Dice: ma dobbiamo proprio arrivare in Brasile per farcelo dire da uno studio scientifico? Rispondo: amici cari, i nostri banchieri centrali sono tutti lì, coesi, a farci paura con lo spettro della svalutazione che genera inflazione... Fanno propaganda... Come volete che i nostri piccoli Goebbels si dedichino a uno studio scientifico sull'argomento, il quale tragicamente smentirebbe la loro propaganda, come la smentiscono le evidenze descrittive che vedete qui sopra? E quindi, viva il Brasile...



L'inflazione è la più iniqua delle imposte perché danneggia la vedova, l'orfano, e il proletario (fatevelo dire da me, che sono un banchiere centrale a 60000 euro di appannaggio al mese)
Forse qualcuno, arrivato qui, ha capito di essere stato preso in giro. Magari lo aveva intuito, da sempre, che certe frasi erano grossolane menzogne, pura propaganda, pura disinformatia. Ma certo, vederselo significare così, coi dati... Capisco possa fare effetto... E forse voi capite me: io queste cose le so, da sempre, e so anche che tutti gli altri le sanno, guitti compresi. E quindi capirete che ogni tanto mi girino.

Ma mai quanto gireranno a voi quando avremo affrontato questo altro caposaldo del pensiero piddino. Ma, ancora una volta, pensiero è una parola grossa. Diciamo, un altro caposaldo dell'ecolalia piddina, della petulante, querula, impacciosissima reiterazione di luoghi comuni da parte di persone alle quali, un giorno o l'altro, bisognerà pur chiedere il conto per il fatto che hanno contribuito a metterci nella condizione nella quale stiamo (oh, un conto politico, si intende. Le randellate, quelle, come sapete, se le danno già da soli: con la sinistra).

Perché vedete, il ritornello è sempre il solito: "meno male che l'euro ci ha difeso dall'inflazione, perché l'inflazione erode il potere di acquisto...". Già. Però c'è anche chi non la vede così. Vediamo ad esempio cosa dice Nicola Acocella, a pag. 121 di "La politica economica nell'era della globalizzazione", Roma: Carocci (22 euro spesi bene), parlando dello Sme, cioè degli accordi di cambio fisso ma aggiustabile che, come ricorderete, furono il prodromo dell'euro:

"Il funzionamento... dello SME sembrava, però, soddisfare in questo modo la precondizione per il raggiungimento dell'obiettivo, che qualche paese si era posto, di introdurre un elemento esterno di disciplina al comportamento di alcuni operatori: sa la politica monetaria nell'ambito dello SME era sostanzialmente quella fatta dalla Germania, notoriamente ispirata a obiettivi di stabilità dei prezzi, i comportamenti interni degli operatori negli altri paesi dovevano adeguarsi. Questa ipotesi sembra abbastanza plausibile e capace, fra l'altro, di concorrere a spiegare perché la Banca d'Italia, inizialmente contraria all'adesione allo SME, lo abbia poi accolto senza riserve, invocando, anzi, gli obblighi di mantenimento della stabilità dei cambi che ne discendevano per contrastare politiche salariali... ritenute inflazionistiche (politica del cambio forte)"

Insomma: Acocella ci dice che l'adesione prima allo Sme, e poi all'euro, insomma, l'ingresso coatto in quella che Francesco Carlucci chiama la zona del marco allargata (L'Italia in ristagno, Milano: Franco Angeli, 2008, altri 22 euro spesi bene), insomma: la moneta unica aveva uno scopo ben preciso: quello di tagliare le retribuzioni al grido, ultimamente diventato assordante, di "l'Europa chiamò".

E come si fa a vedere se ha ragione Enrico Letta o Nicola Acocella? Ad esempio guardandoli negli occhi, mi sentirei di dire. Ma non voglio imporre a nessuno la sofferenza umana di guardare negli occhi Enrico Letta. E allora guardiamo i dati. Perché una cosa è chiara: se ha ragione Letta, allora dovremmo aspettarci che nei periodi con maggiore inflazione i salari perdano potere di acquisto, cioè i salari reali (salari divisi per i prezzi) calino o crescano di meno. Se ha ragione Acocella, allora dovremmo aspettarci che dopo l'ingresso nella "zona del marco allargata", cioè dopo il 1979, i salari reali calino o crescano meno velocemente. Basta fare un grafico per vedere com'è andata. E il grafico è questo:


(l'indice dei salari reali è costruito deflazionando con l'indice dei prezzi al consumo quello delle retribuzioni contrattuali, codice IFS 13665...ZF...).

Fischia! Alla faccia dell'imposta più iniqua! Vorrei avercela io un'imposta così! Cosa dice il grafico? Semplice: che tutte le volte che l'inflazione comincia a calare (come dal 1965 al 1969, e dal 1980 ad oggi), i salari reali smettono di crescere. E quindi che da quando siamo nella zona del marco allargata (cioè dal 1980) i salari reali sono stati praticamente fermi, nonostante si sia vinta la guerra contro il nemico pubblico numero uno: l'inflazione (nemica della vedova, dell'orfano, ecc.).

Ripeto: salari reali fermi: linea blu praticamente piatta dal 1980 (come, dalla nascita, certi elettroencefalogrammi). Lo vedete, no?

"Ehi, amico? Ma mi stai dicendo che i dati dicono il contrario di quello che dice Letta? Lui dice che quando l'inflazione aumenta io perdo potere d'acquisto, cioè il salario reale cala o cresce poco. E siccome lui è di sinistra, e io sono di sinistra, evidentemente è così, perché, sai, è un po' come nel Candide: se lo ha detto Leibniz, io che sono un filosofo..."

Eh...

Piddino mio, benché il parlar sia indarno
alle gravi lacune
che dentro al cranio tuo sì spesse veggio,

lasciati almeno dire una cosa: io lo so che non è colpa tua!

Aspetta, lo spiego ai miei lettori (abbia pazienza, Julian). Vedete cari, la colpa non è del piddino. Lui, poraccio, ha un neurone solo. Quindi se gli dicono "prezzi", lui nel suo unico neurone ci alloca i prezzi, e poi non ne ha un altro per allocare il numeretto dei salari. E quindi non riuscirà mai ad avere un'idea esatta di cosa succeda al rapporto fra salari e prezzi (cioè al salario reale) quando l'inflazione c'è, e quando non c'è. Ma se volete una sintesi, ve la fornisco io. Negli anni '70 l'inflazione ha viaggiato a una media del 12% all'anno, e i salari reali (cioè il potere di acquisto dei lavoratori) sono aumentati in dieci anni del 65% (un po' più del 6% all'anno). Dal 1980 a oggi, cioè nel favoloso periodo della zona del marco allargata, cioè da quando l'Italia ha tentato di agganciarsi a una valuta più forte della sua, l'inflazione ha viaggiato in media al 6% all'anno, e i salari reali sono aumentati, in 30 anni, del 17% (un po' più dello 0.5% all'anno).

Vi fa ancora paura l'inflazione? Certo, qualcuno non lo avrà ancora capito, ma glielo spiego io: se non siete dei capitalisti, amici cari, con un po' più di inflazione stavate meglio. "Ma Letta dice il contrario!" Ma Letta vi sembra un proletario? A me sembra piuttosto un parente...

Certo, adesso arriverà il solito furbo che dirà: "ma appunto, l'orrenda inflazione degli anni '70 era dovuta all'ingordigia dei lavoratori: loro volevano essere pagati, e quindi alzavano il costo del lavoro, e tiravano su l'inflazione. E poi, si sa, è normale: ultimamente i salari reali stanno fermi perché i lavoratori italiani non sono produttivi. Abbiamo un problema di produttività...".

Alt, fermi tutti! Le cose non stanno esattamente così. E ve lo faccio vedere in un altro modo, perché noi la produttività dell'Italia qui la abbiamo studiata, oh, se l'abbiamo studiata!


Ecco, vediamola insieme ai salari reali. Cosa ci dice il grafico? Ci dice che dal 1970 al 1974 i salari reali sono cresciuti di pari passo con la produttività, come ci si aspetta in un normale equilibrio di lungo periodo con distribuzione del reddito costante. Poi nel 1975 c'è la recessione (vedete un "dente" negativo nella produttività) e nel 1976 il Partito Comunista Italiano (PCI) raggiunge il suo massimo storico: 34.4%. Comme par hasard le retribuzioni reali cominciano a crescere più della produttività. Cosa significa? Significa che, spaventati, i capitalisti italiani preferirono far aumentare un po' meno i loro profitti, e un po' più i salari dei lavoratori. Ma durò poco. Con l'ingresso nell'area del marco allargata, cioè dopo il 1979, la lotta di classe cominciano a farla i capitalisti: la produttività continua a crescere (perché gli italiani lavorano, nonostante quello che pensa Sinn), ma, guarda caso, al grido di "l'Europa chiamò" i salari vengono compressi, repressi, e rimangono stazionari, fino a che, nel 1995, il divario si chiude, e da allora stanno fermi sia loro, sia la produttività.

Capito cosa voglio dire quando dico che l'euro (e prima lo Sme) sono stati usati come strumento di lotta di classe? Voglio dire che da quando ci siamo sentiti dire "lo vuole l'Europa" la dinamica (e quindi la quota distributiva) dei salari è stata compressa (e quindi quella dei profitti si è allargata). A questo serve l'euro. Non a difendere la vedova e l'orfano. A difendere il capitalista e il rentier. E non lo dico io. Lo dice (diplomaticamente) Acocella, che ben descrive il modo in cui i banchieri centrali "indipendenti" cominciarono a scodinzolare attorno alla moneta unica non appena colsero il fatto che il peso politico del PCI era declinante (i famosi carri armati...), e lo dicono, meno diplomaticamente ma più asciuttamente, i dati.

Dite la verità: ora siete ancora più incazzati, no? E ci credo! Scusate se vi ho rovinato la giornata. A buon rendere... Questi sono i dati che i tanti piccoli Goebbels che vi parlano non vogliono farvi vedere, e del resto sono anche i dati che Donald è incapace di farvi vedere. Ma per fortuna c'è Goofy.

Quindi la svalutazione è inutile e iniqua
Ehi, amico piddino! Sei ancora qui? Non sei andato a nasconderti? Ecco, allora vedi che è come dico io? Con te è proprio inutile parlare.

Conclusioni
E allora, gentile lettore, tornando a lei, che conclusioni trae confrontando la sua esperienza con quella aggregata, con quella degli altri? Mi scusi, sa, non mi sono dedicato tanto a lei, ma ai miei tre migliori amici: il piddino, lo spaghetti-liberista, e l'amico del tornese. Ma se lei ha seguito, avrà comunque capito cosa è successo in Italia, e forse avrà anche capito dove lei sbaglia. Lei mi ha chiesto di dirglielo, e io glielo ho detto. Lei sbaglia (cortesia vorrebbe che aggiungessi "secondo me", ma verità vuole che io aggiunga: "secondo i dati") in due snodi del suo ragionamento: primo, la svalutazione non coincide con l'inflazione; secondo, l'inflazione non coincide con la perdita di potere d'acquisto da parte dei lavoratori. E certo che siccome il suo ragionamento di snodi ne aveva solo due, la situazione è un po' problematica, ma non lo dico per mancarle di rispetto, ma solo per provocarla a una riflessione.

Le variabili che incidono su questi tre fenomeni (svalutazione, inflazione, distribuzione del reddito) sono tante, e la lotta all'inflazione storicamente è stata lotta di classe... al contrario!

Ha capito ora a cosa serve il vincolo esterno? Ha capito a cosa serve la rigidità del cambio? Senta, io meglio di così non glielo so spiegare. Se lo ha capito, ora sta a lei spiegarlo a chi si trova intorno. Se non mi son riuscito a spiegare, avrà capito altre cose. In sessant'anni glie ne saranno capitate, di cose da capire, come a me in cinquanta. Non le ho mica capite tutte, e soprattutto non ne ho capita subito quasi nessuna. Ma ho insistito (invano?).

E alla fine la cosa che ho cercato di spiegarle oggi credo di averla capita. E credo anche che sia stata la cosa più importante nella storia recente del nostro paese. Voi che ne dite?


Oggi è l'anniversario della liberazione, e ho voluto contribuire anch'io liberandovi dal vero fascismo: quello dei luoghi comuni. Ora siete liberi. Sta a voi usare bene questa libertà. Sperando che ve lo lascino fare.

180 commenti:

  1. grazie. hai finalmente dato un senso con il tuo lavoro a quella frase, che mi ronzava in testa da un paio d'anni, sarò in una fase proustiana, del presidente emerito ex premier, ministro del tesoro e governatore a proposito dell'ingresso nella banda stretta dello SME. " E un chiodo che possiamo usare per arrampicarci o per impiccarci ad esso". Ecco, la seconda che hai detto CAC (acronimo).
    http://www.arc1.uniroma1.it/saggio/conferenze/Phila/SanPaolo%20Caravaggio.jpg

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  2. una cosa che potresti aggiungere per aiutarci alla definitiva comprensione è l'impatto dei meccanismi automatici di adeguamento salariale, vulgo la scala mobile e le conseguenze della sua abolizione. Sei così gentile da spiegarci anche questa?

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    1. Intanto, per chi vuole studiare c'è questo, che mi sembra piuttosto eloquente.

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  3. Nella "commemorazione" mi permetto di aggiunge la liberazione dall'uguaglianza e che in molti siamo simili, ma che siamo tutti uguali: "dal ciascuno secondo il propri bisogni al ciascuno secondo le prorpie possibilità" (grazie Goofy ...!!) perchè ... “ve ne sono alcuni che…sono fatti diversamente” (G Salvemini, 1947)
    “ … dove tutti sono responsabili, nessuno è responsabile. La verità è che dove tutti sono responsabili, ciascuno è responsabile per la parte che gli spetta, in proporzione della sua capacità a fare il bene o fare il male, e in proporzione del male che ha realmente fatto e non ha cercato di impedire. Un contadino sardo è anche lui responsabile per la sua quarantacinquemilionesima parte di quanto avviene oggi in Italia. Ma un ministro che sta a Roma è infinitamente più responsabile che un contadino sardo, per quel che avviene col suo consenso , o per suo ordine, o con la sua complice passività…”
    E un poco di consapevolezza dei "feticci" sui quali si costruiscono i patto fra stato e mercato ai danni della società degli appartenenti.
    That's all, folks!

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  4. Dedica agli spaghetti-liberisti

    http://www.youtube.com/watch?v=tqMtEQi3cFk&feature=related

    http://www.youtube.com/watch?v=2jBc14O0x9U

    P.s: potrebbe darmi qualche indicazione bibliografica per una storia economica del dopoguerra e successivi?

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    1. Storia dell'Economia di John Kenneth Galbraith è veramente bello (secondo me). è di fine anni 80, mi pare.

      -------

      ah comunque gran bell'articolo Alberto, ti differenzia da tutti gli altri pseudo-combattenti da prima serata. ti ringrazio sinceramente.

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  5. Senti, a proposito, ma Donald in Spagna c'è andato? No, perché sai, io, da dentro la mia torre d'avorio...

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    1. come no? vedi qui quando va a visitare le fabbriche spagnole, a differenza tua.

      http://www.youtube.com/watch?v=LtMZFglFbvo&feature=related

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    2. Ma la cosa più bella è che adesso "pidino" (con una sola "d") è entrato nel vocabolario spagnolo! Vedi cosa vuol dire costruire l'Europa? Purtroppo in Francia non va bene, perché siccome PD si legge come pédé, che è l'abbreviazione di pédéraste, che poi loro intendono nel senso di omosessuale, se parlo male dei PD faccio la figura dell'omofobo... Lungi da me! Io sono omofobo solo con gli omodossi! Love, love, love...

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    3. Caro Bagnai, seguo il suo blog da un paio di mesi e me lo sono letto quasi tutto. Ne condivido gli intenti e le analisi. Mi spiace però leggere questa acrimonia nei confronti di Barnard, così come mi spiacciono gli attacchi di Barnard a lei. Capisco le differenze, capisco la permalosità di cui entrambi siete abbondantemente dotati, ma quando la casa brucia non è il caso di andare troppo per il sottile. Chi non approva questo governo e questa Europa deve unirsi. Le differenze si discuteranno poi oppure già ora ma nell'ottica di una composizione. Ma so di essere un illuso

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    4. Caro Valdo, mi dispiace ricambiare come sto per farlo la sua dichiarazione di stima, ma credo che lei si sopravvaluti. Credo cioè che non abbia capito le differenze. E credo anche che non abbia capito che, nonostante io mi sia distanziato prima di saperlo (e benedico il mio istinto), il personaggio in questione ha esordito con un attacco indiscriminato di puro stile fascista contro tutta la professione economica italiana (attacco tra l'altro perfettamente compatibile con la linea editoriale di certi servizi proposti dall'organo di informazione dal quale proviene), il che, mi perdoni, dovrebbe indurre in una persona di buon senso almeno un minimo di cautela. Cautela che lei non ha, preferendo venire da me a fare lezioncine di bon ton. Guardi, non c'è nessuna acrimonia, né in me, né in istwine, né in Alex, né in Claudio, né in nessuno. La veda così: è solo che le cose ridicole ci fanno ridere. E perché non dovrebbero?

      Poi c'è il lato serio della questione.

      Questa opera di disinformazione ha contribuito a discreditare in Italia il movimento critico nei riguardi dell'euro, e a diffondere fra una serie di ingenui volenterosi nozioni di economia totalmente rudimentali e fuorvianti, rendendo oggettivamente difficile il lavoro di chi vuole fare informazione seria. Credo che anche questo le sfugga. Ma anch'io sono sufficientemente illuso da ritenere che col tempo probabilmente lo capirà.

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  6. Ho sempre pensato che un giorno potrò dire "IO SCRIVEVO SUL SUO BLOG E MI RISPONDEVA" Poi è diventato famoso e......

    Intanto per non saper ne leggere e ne scrivere infischiandomene dei permessi la pubblico sulla mia pagina di facebook.

    UNA RIFLESSIONE DA PIDDINO INDIPENDENTE.

    I dati parlano chiaro,mentre il messaggio dei politici spesso non è altrettanto chiaro.Letta non è certo in favore della lotta di classe,così come Fassina che ha meno scusanti dei Letta.

    Nonostante io ritenga che il suo ultimo libro "Il lavoro prima di tutto" andrebbe distribuito nei circoli in quanto ha il merito di affrontare l'argomento macroeconomia di fatto però devo dire che troppo spesso viene usato il "termine svalutazione competitiva" che dal punto di vista delle anime belle dell'ex PCI a tutta laria di un messaggio sublimale di questo tipo " I nostri capitalisti fanno schifo visto che per competere hanno bisogno del supporto della svalutazione monetaria".E' una sorta di messaggio politico che fa pernio sull'appartenenza antropologica della lotta al Capitale, e siccome Napoleone Colajanni(1) nel suo saggio uscito postumo "Capitalismi" afferma " ce ne sono stati troppi nel PCI che affermavano di avere letto Marx,"ma la verità è che a fatica sanno se aveva la barba". E io dubito fortemente che c'è ne sia qualcuno dei leader attuali che abbia letto keynes o Caffè. Dispiace per l'economista Fassina che probabilmente avendo letto sia Keynes che Caffè è comunque costretto ad adeguarsi alla linea imposta dai vertici.

    Grande Proff.

    1) http://it.wikipedia.org/wiki/Napoleone_Colajanni_(1926)

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    1. e chi lo costringe? prendi piedi e carabattole e ti levi dal cazzo magari denunciando quello che è in realtà il partito. o no?

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    2. Nessuno.

      La mia sensazione dopo la lettura del suo ultimo libro è dovuta dal fatto che denuncia il capitalismo globale e finanziario come artefice della svalutazione del lavoro, denuncia l'atteggiamento del FMI che obbliga in cambio di aiuti ad attuare politiche anrcoliberiste,ma poi quando parla dell'Italia che fra l'altro ha una struttura produttiva fatta prevalentemente di piccole imprese riprende la solita cantilena dell'impresa che vorrebbe andare a rimorchio della svalutazione perchè incapace di competere sul mercato.Ora siccome è un economista ed è stato anche al FMI deduco che sia dotato degli strumenti necessari per vedere le cose nella loro realtà.Il fatto che non spinga fino in fondo l'analisi sui dati penso che sia dovuto semplicemente al fatto che equivarrebbe a dire "vi siete sbagliati" e lo deve dire a D'Alema che nella vita voleva fare il filosofo e a Bersani che è Filosofo ma gli piace fare l'economista,è lui che è economista deve però convivere con la storia politica dei primi due.

      Perchè quello che scrive qui Bagnai è l'esatto contrario di ciò che viene raccontato da parte di tutta l'area progressista del PD.

      Ripeto però che è una mia sensazione.

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    3. Due osservazioni. Bagnai dice poco, i dati dicono molto. Se Fassina è stato al Fmi, lui sa perché, e voi dovreste chiedervi perché. E comunque, se sei stato al Fmi sei un economista, e un economista non può andare oltre i propri limiti. Questa operazione, sgradevole ma necessaria, può farla solo un "economista". Così è se vi pare, e anche se non vi pare.

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    4. scusa Domenico, ma per curiosità, la parte progressista del PD cosa legge? a parte narrativa tipo Ammaniti e Veronesi + qualche nuovo capolavoro sponsorizzato dalla Dandini (che non si perdono mai) dico, cosa legge per capire che è progressista?

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    5. Ipotesi: la Tamaro? Tabucchi? Coelho? Qualche strano autore di paesi che pretendono di avere una letteratura (tipo Stati Uniti, Norvegia, Isole Falkland)? Ma soprattutto: li hai visti? Secondo te leggono qualcosa d'altro oltre al conto del ristorante (che paghiamo noi)?

      (scusate, ma oggi Napolitano ha detto che bisogna arrestare la deriva dell'antipolitica, quindi ho capito subito cosa bisognava fare: propongo una sessione di luoghi comuni leghisti: si dovrebbero ridurre lo stipendio, i parlamentari sono troppi, Roma ladrona... dai, su...)

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    6. Ma penso che molti di loro leggano i libri consigliati sul Venerdì di Repubblica, dove c'è una testa di cazzo che pretende di farmi credere di essere riuscito a leggere 4 libri nuovi ogni settimana. Oh, a giudicare da ciò che recensisce è probabile che ci sia riuscito. Il punto semmai è: fottiti, migliaia di anni di storia, arte e creatività e tu mi consigli il nuovo di Faletti. ma vaffanculo tu Faletti, il tenente la minchia e il signor.

      ma prima di divagare che a te tanto piace (alberto), Domenico, vado al punto della domanda: cosa intendi per progressista? fammi due tre nomi del PD che tu ritieni "progressisti".

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    7. Ma lo sai che sei un bel bastardo? Perché infierisci così su Domenico? Il mio senso dell'ospitalità, che come sai nel deserto è sacra, mi impone di esortarti a un atteggiamento più aperto verso i lettori diversamente progressisti. Te la do io una belle terna di progressisti del PD: Pietro Ichino, Ludina Barzini, Giorgio Napolitano.

      Ludina Barzini non so chi sia, e credo non lo sappia nessuno. Fa parte delle donne del PD a cognome ingombrante, un esercito purtroppo non sempre silenzioso. La cito non solo per misoginia, ma anche perché ho dovuto permettere al suo fantasioso nome di oltrepassare il doloroso circolo della mia appercezione quando ella si scagliò contro la povera Fassina che aveva provato a dire qualcosa di sinistra...

      Passata è la tempesta,
      odo Prodi far festa e la Fassina
      tornata in su la via
      che ripete il suo verso:

      Cooo... cooo.... cocoproooo! CoCoProooo!

      Dio non paga ogni sabato.

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    8. @istwine

      Non dimentichiamo la persona più influente fra piddini, sellini e sinistri vari per quanto riguarda il ramo libri:

      http://www.ildeboscio.com/2011/10/27/adolf-hitler-a-che-tempo-che-fa/

      Giuseppe Sini

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    9. Caro Istwine pretendi troppo da un piccolo militante di paese.Sansonetti afferma che Veltroni i libri li scrive ma non li legge. Io ti posso dire che nel testo di Fassina Keynes è citato almeno una decina di volte e Schumpeter una sola volta. Poi se ti fa piacere saperlo dopo un dibattito pubblico dove era intervenuto D'Alema mi sono preso la briga di consigliarli tramite il blog dell'On.Cuperlo di leggersi due libri Il primo "Istituzioni, cambiamento istituzionale, evoluzione dell'economia" di Douglass North e il secondo "Vantaggio competitivo" di Michael Porter.
      Non credo che gli sia arrivato il consiglio che comunque è stato raccolto (cosi ha scritto sul suo blog) dall'On Cuperlo che ha contraccambiato con "Il club degli incorreggibili ottimisti" di Jean-Michel Guenassia (1),fra l'altro è stata una piacevole lettura.

      http://keynesiano.wordpress.com/2011/02/13/il-club-degli-incorreggibili-ottimisti/

      cosa intendi per progressista ( tu o loro)?

      Cosa intendono loro non ne ho idea.
      Violenterei me stesso se ti proponessi un simbolo del progressismo aggettivo politico che fra l'altro mi resta indifferente preferisco Riformista se non altro è un termine storicamente ancorato alla storia del socialismo e ad alcuni economisti Italiani. Siccome parliamo di ( politica) la “visioni della società in cui verrei vivere e far vivere i miei figli”, dal momento che ti percepisco aggressivo ( la cosa non mi piace ma non mi turba minimamente) se il mio modello non ti è ancora chiaro, dato che io ho sempre letto i tuoi commenti, tu fai altrettanto e così di fai un'idea in merito.

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    10. Non so, quando si dibatte molto sui termini ho sempre qualche perplessità. Istwine forse è un po' aggressivo, non so, ma la sua domanda mi sembra chiara. Il Pd è una forza estremamente reazionaria (se questa parola ha un senso), perché ha introiettato, a controtempo, tutti i contenuti della "controrivoluzione" neoclassico-liberista degli anni '70. Negli Usa ci hanno messo dieci anni per affermarsi e 20 anni per fallire, così i nostri piddini li hanno adottati 30 anni dopo (10+20=30).

      Tutto il loro sproloquiare di liberalizzazioni, privatizzazioni, concorrenza, ecc. non credo abbia altra chiave di lettura.

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    11. io sono aggressivo ma non con te personalmente, figurati e scusami se l'hai percepito come un attacco personale.

      son aggressivo col PD da anni, e sono giovane! molto più giovane di quanto possa credere. e allora vedi, avevo 18 anni quando ho cominciato, parlando con chi capitava, a dire che il PD era peggio degli altri e che era peggio sul piano morale (la finzione di rappresentare i più deboli) e sul piano economico (e non avevo nessuna nozione particolare di economia, semplicemente capivo che le parole d'ordine del PD non erano di sinistra come le spacciavano). e non è che io sia poi così acuto, anzi, sono un po' tardo, ma avevo 18 anni. dunque perché io a 18 anni senza esperienza e senza basi l'ho capito e la maggior parte (sono ovunque, un'infinità inspiegabile) non l'hanno capito?

      allora vedi, essendo giovane sono aggressivo per forza, è il mio ruolo. ma sono aggressivo soprattutto perché mi stanno togliendo la possibilità di vivere serenamente e allora dimmi, se avessi vissuto nel Ventennio, avresti chiesto a un antifascista perché era aggressivo parlando della dittatura? immagino di no (con le dovute differenze).

      e mentre sto scrivendo, sento dalla TV quel mangiamerda di Fassina che ringrazia Monti per aver fatto abbassare lo spread (però dopo ne critica le politiche e parla di eurobond, pensa quanto è acuto). Quindi, cerca di capire, militi in un partito fascista, un partito fascista che fa le primarie e indossa i maglioncini ascoltando paolo fresu, ma pur sempre un partito fascista.

      ripeto, nulla di personale, ma io son giovine e me lo posso permettere. fra una decina d'anni anche io sarò amico di tutti e voterò il meno peggio abbracciato agli altri, ma ora, permettimi di essere un pochetto infastidito.

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    12. Ricordo le mie ansie negli anni dell'università. Non vorrei essere giovane oggi. Col culo degli altri son tutti sereni, caro Domenico, se posso. E tra l'altro, un elemento assolutamente idiota della retorica piddina è quello di insistere sul fatto che i giovani stanno pagando per il debito pubblico contratto dai padri... quando tutte le analisi serie (non solo le mie, a cominciare dalla prima) chiariscono che questo è un falso problema. Credo che dopo aver studiato, e ora capisco il perché di tanto studio, sa bene su quale altare lo stanno immolando. E da quell'altare avrebbe tutto il diritto di attendersi che lo allontanasse il partito "progressista", o "riformista", o "di sinistra".

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    13. Chiedo scusa se intervengo nel vostro dibattito, ma dopo aver sentito le stronzate di fassina da santoro, (per non parlare delle mezze verità fatte filtrare a futura memoria da parte di quell'altro falso di rampini, ...ah dimenticavo di menzionare il razzista benecazzo o come si chiama) come si fa a non incazzarsi? Abbi pazienza Domenico, io ti ho letto e so che sei in buona fede, ma a tutto c'è un limite.

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    14. no istwine almeno tu non ti ridurre a questa retorica fascista ...

      i piddini sono dei buoni servi , dai , riconosciameglielo
      fedeli mansueti e affidabili , questo lo rispecchiano magnificamente in tutte le istituzioni culturali che controllano direttamente e inderettamente,,,

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    15. pensa istwine quello che accadeva in altoadige (dizione fascista appunto ma che derivava dall'odiato' periodo napoleonico,pero' mi piace l'usanza francese di denominare le regioni in questo modo ) terra poverissima e misera all'epoca : i bambini venivano costretti ad andare a scuola dove insegnavano solo in italiano ...e poi i genitori molto spesso a casa li picchiavano appena li sentivano parlare italiano...cosi' è cresciuta un paio generezione di traumatizzati piu' o meno semianalfabeti e con ritardi culturali strascinati nel tempo a lungo...poi sono arrivati i libri di cultura tedesca (si quella di hitler...) poi sono arrivati i germanici davvero e quelli che si era opposti al fascimo
      (italiano)sono finiti nei lager (ironico no?)
      Certo l'autonomia poi è arrivata ma nessuno ha mai chiesto scusa...A me fa un po' ridere come usate questo
      aggettivo ...una volta non capivo e uno mi ha detto è il modo che i vecchi di sinistra in italia usano per insultare qualcuno...ma io ho sempre in mente un altra cosa...

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  7. "E infatti...

    ... e infatti una bella sega, ovviamente."

    Adoro il profumo del Napalm quando colpisce i piddini

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    1. Trito, ritrito e contrito chiedo perdono alle gentili lettrici per i miei abusi verbali. Del resto, il post comincia parlando di ben altri abusi: chi svaluta perde la vista...

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  8. Vabbe', divertitevi. A me mme tocca er compagno Basilisco e la sua famiglia disfunzionale... Parlerò con suo figlio della battaglia delle Midway, e con sua moglie di MMT (malattie, maestre, traffico). Nel lungo periodo saremo tutti morti. E il salario reale rimarrà piatto... O no?

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  9. Volevo dottamente affiancare una considerazione a una domanda.

    La prima: il capitale italiano aveva ben poco da temere dal PCI (i piddini prima della cura). Quando quel partito prese il massimo storico in un'elezione politica (la vetta in realtà la tocco, ironia della sorte, alle Europee dell'84), pensò bene di investire quel patrimonio nel governo di solidarietà nazionale a guida Andreotti. Proprio quello che ci fece entrare nello SME. Solo per dire che sono recidivi, e che la recidiva, dopo la riforma, ha conseguenze durissime per il condannato.

    La seconda: tu scrivi: "nell'esperienza storica la svalutazione del cambio nominale non si è tradotta automaticamente e integralmente in inflazione, tutt'altro. Il pass through, cioè il trasferimento, della variazione del cambio sui prezzi interni è estremamente ridotto nella nostra, come in molte altre economie."

    In molte ma non in tutte. In quali economie il pass through è invece particolarmente brutale? Da buon studente ho un'ipotesi, ma anch'io sono qui per imparare.

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    1. E allora clicca sul link e studia! Sugli anni '70 non so, non ricordo. Certo che Giorgio DM ci produsse alcuni interessanti documenti della CIA dai quali si evinceva che, almeno a livello coreografico, i futuri piddini un ruolo lo giocavano. E se non lo avessero fatto, non si spiegherebbero tanti (ma veramente tanti) cambiamenti di struttura in tante (ma veramente tante) serie macroeconomiche proprio in coincidenza di quel 34%. Te ne farò vedere delle altre. Che poi sia finita come è finita, sono d'accordo. Ma questo potrebbe anche essere spiegato semplicemente dalla pochezza delle persone (morti inclusi). Del resto, i pochi sopravvissuti sono i padri nobili del "l'uscita dall'euro ci farà svalutare del 100%"...

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    2. (comunque il pass through è più elevato negli emergenti).

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    3. http://www.robertocellini.it/doc/master_specializzazione/Master_ice_cellini_2008_bdp_.pdf
      Qua anche alcune risposte al quesito sul se e quando la svalutazione (ovvero il "deprezzamento" a seconda delle situazioni di cambio), non si rifletta in surplus-miglioramento delle partite correnti e invece in effetti inflattivi più accentuati (si noti che, in questo contesto, vengono considerate la "condizione" di Marshall-Lerner, "un" pass-through riferito però alla relazione tra competitività dei prezzi e incidenza dei costi di intermediazione, e la "assenza" di strozzature sul lato dell'offerta: cioè tutte condizioni che risulterebbero tanto più favorevoli all'Italia quanto più tempestiva sia l'uscita dal regime di cambio fisso, laddove, come ora, operi in senso distruttivo del substrato manifatturiero.
      Infine, a ulteriore conferma, - non ce n'è bisogno, ma se non altro toglie qualsiasi impressione che la "normale" teoria economica non piddinizzata-alesinizzata, considera del tutto "standard" le cose rivelateci dal prof.Bagnai- la verifica della teoria della PPP, cioè della corrispondenza tra inflazione (andamento dei differenziali) e riallineamento SUCCESSIVO dei cambi relativi.
      Il che però, ci porta a chiederci, come è potuto succedere che si sia verificato un GAP così clamoroso tra normali acquisizioni della scienza economica e pensiero "economico", mediaticamente diffuso, successivamente all'euro, in un modo così omogeneamente e prolungatamente truffaldino

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    4. Sì, ma perché? Per un paese emergente (o sommerso, ci sono anche quelli) la svalutazione comporta inflazione perché con una moneta più leggera compra meno merci e meno risorse sul mercato internazionale? Credimi, all'inizio credevo di sapere la risposta, poi ci ho riflettuto e brancolo nel buio

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    5. Le condizioni di Marshall-Lerner se volete ve le spiego, ma riguardano appunto uno snodo ulteriore del ragionamento, cioè: la svalutazione nominale, dopo che si è tradotta in svalutazione reale, aiuta ristabilire un equilibrio? Non è detto, ovviamente. Nel mio ultimo studio le ho considerate in modo differenziato per sette gruppi di partner commerciali dell'Italia: ovviamente non valgono per l'OPEC, e neanche per i BRIC, ma valgono rispetto a tutto il resto del mondo (questo intanto lo dico a te, poi magari lo spieghiamo agli altri). La sintesi è che in Italia una svalutazione aiuterebbe.

      Il pass-through è influenzato dalla scelte delle aziende. Se svaluti, ti salgono i costi. Ora, non so se dal discorso svolto si capisce, ma le aziende profitti ne fanno, e come. Possono quindi permettersi, in alcuni casi, di assorbire aumenti dei costi, senza trasferirli sui prezzi, preferendo ridurre i propri profitti anziché la propria quota di mercato (beach-head effect). E questo è solo uno dei motivi. Altri fattori sono l'esistenza di economie di scala (se ce ne sono, al produttore conviene "assorbire" la svalutazione e mantenere la scala di produzione intatta, aziché trasferirle la svalutazione sui prezzi e produrre di meno) o di capacità inutilizzata (come noti tu, via Cellini).

      In effetti, uno dei motivi per il quale si è verificato un gap clamoroso fra scienza economica e sua rappresentazione mediatica è estremamente semplice: la scienza economica è puro buon senso, quello che ognuno ha e ognuno usa a casa propria, ma il buon senso è fatto di tanti pezzi, come vedi, e i tempi della comunicazione attuale consentono solo di dedicare pochi attimi al guitto di turno...

      Certo, è chiaro che dietro ci deve essere un'intenzionalità. Ma che io sappia, le televisioni non sono in mano ai sindacati!

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    6. @Claudio

      Acocella, La politica economica nell'era della globalizzazione, par. 2.8.2, poi il paper di Goldfajn. Dai, sei grande, è ora che tu sappia cos'è il pass-through...

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  10. Salve, mi è rimasta una curiosità: i dati su salari e inflazione riguardano solo l'italia e per un periodo relativamente privo di variazioni significative (ci sono solo due fasi), quindi mi domando
    a) se dai dati di altri paesi con situazioni differenti si possa osservare un qualche tipo di correlazione simile tra salari e inflazione
    b) se esiste una qualche spiegazione teorica che possa dar conto di quello che succede al salario quando i prezzi salgono. Ha forse a che fare con la curva di Phillips e il tasso di disoccupazione?

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    1. Sai che è molto divertente la tua osservazione "periodo privo di variazioni significative"? Autunno caldo, crollo di Bretton Woods, due shock petroliferi, entrata nello Sme (con 9 riallineamenti e due crisi finanziarie), entrata nell'euro... aspetta, ho dimenticato qualcosa? Introduzione e poi abolizione della scala mobile, controshock petrolifero del 1986, accordi del Plaza... Ma lo sai che sei proprio insaziabile! Cosa altro ti sarebbe servito? Faccio qualche ipotesi: l'invasione delle locuste? Lo sbarco dei marziani? Una glaciazione?

      A' Marco! Anzi, alla romana: a' Marcoooooooo!

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    2. Lei mi fraintende :) Intendevo "variazioni significative" nell'andamento del grafico (non nel corso degli eventi): c'è una prima fase in cui l'inflazione è mediamente alta e il salario reale cresce e una seconda fase in cui l'inflazione è bassa e il salario reale rimane stazionario. Per vedere una effettiva correlazione tra le due cose però sarebbe stato utile avere un grafico con più variazioni, o magari più grafici, o forse poteva essere utile graficare il tasso di crescita del salario reale (che forse ha una variabilità più visibile rispetto al salario reale).

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    3. In effetti non ti capisco molto. Dato che il salario reale diventa pressoché stazionario, il suo tasso di variazione va a zero, praticamente con quello dei prezzi, per cui quello che vedremmo sono due serie che scendono da sinistra verso destra, con una correlazione vicina al 30%, ma con molto "noise" dato dalla volatilità del ciclo. Un grafico più difficile da leggere e basta.

      Vorrei però capire cosa andate cercando, e per farlo vi dico cosa sto cercando io, perché forse non è chiaro. Io ho solo voluto illustrare il dato di fatto secondo il quale il fatto stilizzato comunemente citato dall'establishment piddino (con più inflazione i salari reali calano o non crescono) è falso, mentre è vero quello che sta scritto nel libro di testo che adotto all'università (la politica del cambio forte è servita a disciplinare i lavoratori). Dato che in questo fatto stilizzato sono coinvolti due concetti: inflazione e salario reale, ho rappresentato quei due concetti.

      Adesso, perché questa discussione sia costruttiva, occorre che tu mi dica cosa stai cercando. Vuoi confutare questo fatto? Dimmelo, e cercherò di aiutarti, purché però tu mi dia un punto di partenza che abbia un senso. Vuoi i dati? Te li mando, lo ho già fatto in altre occasioni, e comunque li trovi anche sul sito dell'ISTAT ecc.

      Se invece il problema è una curiosità estemporanea io, ripeto, sono felicissimo di aver promosso in voi una tale curiosità in una cosa che mi interessa così poco, e della quale mi occupo solo per cercare di scongiurare gli inevitabili esiti violenti e autoritari che vedo profilarsi all'orizzonte... ma devo comunque seguire il mio percorso didattico.

      In effetti, quindi, come vedi, il problema è che non ti capisco. Scusami.

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  11. Bravo Professore, e grazie! Ora dopo aver demistificato la storiella per cui "svalutazione=inflazione" dovrebbe farci il favore di fare lo stesso con la sua compagna "espansione della base monetaria=inflazione".
    Attendendo fiducioso i prossimi post,
    Michele

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  12. Complimenti Professore, credo che questo articolo rappresenti davvero tutta la summa degli argomenti prima trattati in questo suo bellissimo blog: anche stamattina mi è toccato sentire il Senatore Treu contraddire Ferrero sulla necessità di fare politiche Keynesiane etc...
    Spero che Lei abbia molti studenti che vogliano fare tesi sugli aspetti toccati da questo articolo: io ero cresciuto in un ambiente non ancora piddino dove Keynes era comunque il faro (anche se si confrontavano e discutevano tutte le antitesi, con discussioni in particolare sul confronto con le tesi di Milton Friedman - che ironia della toponomastica inglese che esista u paese in Inghilterra chimato Milton Keynes....) e mi sono svegliato in un ambiente piddino che continua a rinnegare le proprie origine, ovvero le tesi di un genio che ha cercato di teorizzare un capitalismo che non portasse l'umanità continuamente in guerre economiche e militari. La ringrazio per avermi riconciliato con la mia gioventù. Mi sentivo un disadattato.
    Io penso però che in qualche modo si debba cercare di fare presente quanto da Lei affermato in questo blog a tutti i partiti della sinistra italiana. Lo trovo assolutamente necessario per evitare che un qualsiasi Storace o qualcuno della destra (lega compresa), imitando Marine Le Pen passi al 20%, e a per salvare l'Italia dalla rovina completa.
    Mi Perdoni professore ma io farò il penoso tentativo di mettere all'attenzione di Fassina quanto si sta sostenendo in questo blog. Mi perdoni l'ingenuità, ma tentar non nuoce.
    Devo confessarle un'altra cosa terribile: il 19 Aprile ho segnalato l'articolo di Krugman, insieme a quello di Soros ed il suo articolo su "La crisi, la svendita e mi cuggino" sulle pagine Facebook del Partito Democratico e di tutti i suoi dirigenti. Come qui avete subito notato l'articolo di Krugman il 20 Aprile è apparso qui:http://www.partitodemocratico.it/doc/234736/leuropa-pu-salvarsi-solo-se-si-libera-delleuro.htm.
    Magari qualcuno vedendo tutte le proteste per lappoggio a Monti ed alla Merkhel, sta cominciando a porsi dei dubbi, non si sa mai.

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    1. Carissimo, che la dirigenza del Pd, quando sarà il momento (che non è imminente, ma nemmeno lontanissimo) possa fare dei patetici e, per noi di Goofynomics, esilaranti tentativi di salvarsi le terga è fuor di dubbio. Che Storace sia, appunto, un "qualsiasi Storace" è altresì fuor di dubbio. Chi dei due sia peggio (se la nomenklatura o il qualsiasi), sinceramente, mi sembra molto difficile da valutare così, ad occhio. Non so. Un po' come valutare se Aldebaran è più vicina di Sirio. Una volta lo sapevo, ma a occhio come si fa a vederlo? Lei tenti, poi mi dirà com'è andata. Per carità di patria non glielo dico io prima.

      Quello che è certo è che Marine è un'altra cosa. Gli imbecilli in Italia, ma anche in Francia, possono non rendersene conto. Io ero lì, parlo la lingua, e ho seguito la campagna. So che è un'altra cosa. Non una merda che galleggia a vista come i nostri politici (ah, naturalmente esclusi quelli che citiamo in questo post e nei suoi commenti, va da sé). Lo ha dimostrato in almeno tre modi.

      Primo, sbarazzandosi di tutti gli "advisor" economici ereditati dal padre, e attrezzandosi con economisti che le hanno consentito di impostare una campagna credibile sui temi della deglobalizzazione e dell'uscita dall'euro (basta poi vedere come annaspava Sapir per differenziarsi da lei). In Francia tutti le hanno riconosciuto il merito di aver orientato la campagna su questi problemi.

      Secondo, gestendo con estremo sangue freddo il caso Mehra, dove invece Bayrou è scivolato pietosamente (cercando di strumentalizzarlo in chiava anti-Sarko). E tenga presente che quella è uno storia molto strana: un tizio che si va a fare due campi paramilitari, uno in Afghanistan e uno in Pakistan, i servizi lo sanno, dopo i primi omicidi viene anche fermato e interrogato, ma poi rilasciato, così fa il terzo raid (il più esecrando di tutti, visto che ci sono andati di mezzo dei bambini...), e poi alla fine viene giustiziato. Ma lei NON ha assunto quei toni anti-islamici che qui in Italia qualche scemo le attribuisce, e nei quali qualche furbo sperava che sarebbe stato facile farla scivolare. Non è per quei toni (che non ha assunto) che ha fatto il 20%.

      Terzo, la storia della carne halal (questa la sa chi stava in Francia, non entro in dettagli).

      Cosa voglio dire? Che il 20% lo si fa quando la gente non ne può più. Certo: suo padre non ci era andato lontano, era anche andato al ballottaggio, la Francia è il paese di Vichy come noi siamo quello di Salò (per dire, son due cose molto diverse, del resto... solo la Germania era coesa, si sa, son tanto disciplinati).

      Ma la gente non ne può più. E non sono solo i "proletari", ormai. Ora tocca alla classe media, a quella che può aver avuto un percorso come il suo. Quindi temo che i dubbi dei quali lei parla, la nomenklatura se li stia ponendo in ritardo. Non a tutti è possibile raccontare che se stanno male è colpa loro perché non sono biondi e produttivi. Il PD questo lo ha fatto, e lo ha fatto fuori tempo, quindi sarà consegnato alla pattumiera della Storia. Fassini e Fassine comprese.

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    2. Sul rapporto fra percentuali del Front national e la presenza e concentrazione di immigrati:

      http://dormirajamais.org/fn/

      Giuseppe Sini

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    3. Anche questo è vero, ma poi, alla fine, cosa ce ne importa? Io non sto proponendo Marine for president, sto dicendo che non dobbiamo lasciare il buon senso economico alla destra. Il fatto che la xenofobia con il voto a Marine poco (secondo alcuni) è del tutto irrilevante rispetto al mio discorso (anche se assolutamente interessante di per sé).

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  13. per le Midway mi raccomando questo qui http://www.maremagnum.com/libri-antichi/big-portaerei-enterprise-nella-guerra-del-pacifico-milano/113492569.

    nel genere siamo a livelli altissimi

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    1. Grazie, presenterò. La prossima volta vieni pure tu, così potrai assistere in diretta allo spettacolo della Basilisca che ripete involontariamente la scena di "Harry ti presento Sally" sollevando eccezioni di costituzionalità sulle verdure da apporre alla pizza ortolana (a una cameriera polacca)...

      Quando capisci l'utilità profonda dell'arte come veicolo di comprensione di una realtà che in Italia supera sempre e comunque la fantasia...

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  14. Dai, a me invece Giannino sta simpatico! (concordo sul giudizio tecnico, però).

    La nostra inflazione è a metà strada fra quella dei paesi "core" (fra cui l'Olanda) e quella dei paesi "periphery". Non capisco bene la domanda, vuoi parlarmi di produttività?

    Sull'innovazione tecnologica sinceramente non so bene cosa dire. Credo che esista da circa mezzo milione di anni (Umberto Eco ci fa un divertente racconto in Diario minimo, se non ricordo male), e a occhio e croce direi che ogni tanto crea problemi, ogni tanto no. Quindi penso che il problema non sia tanto lei, ma il modo in cui viene gestita, e che questo modo sia riconducibile ai rapporti di forza che, per tantissimi motivi che sicuramente tu potresti individuare meglio di me, si vengono a creare fra le classi sociali di un paese. Però l'ultima domanda così come la poni non la capisco, e siccome di te mi fido (più che dello spaghetti-liberista) mi faresti un piacere a riformularmela.

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  15. Le chiedo due chiarimenti che le sembreranno sciocchi. Come fa uno stato a praticare la svalutazione aumentando l'offerta di moneta? E visto che effettivamente la svalutazione porterebbe dei benefici commerciali all'italia per esempio sulla Germania cosa impedirebbe alla Germania di svalutare a sua volta annullando gli effetti sull'export verso l'italia? grazie

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  16. Salve professore, complimenti per l'articolo, mi è piaciuto moltissimo!! Vorrei farle una domanda che mi ha sempre un pò incuriosito...quando l'argentina decise di ancorare il peso argentino con il $ USA tramite la "curency board" l'Argentina riuscì a diminuire tanto il tasso di inflazione, può spiegarmi perchè?? seconda e ultima domanda...mi è stato detto tempo fà che ancorare la propria valuta a una più forte è utile perchè si attirano gli investimenti...è vero questo??
    Grazie.

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  17. Grazie per la risposta. Non è mai troppo tardi per imparare, ma questo mi fa sorgere altri problemi che vista la sua cortesia presto le sottoporrò.Ma non mi dia del piddino. Giuliano Pozzi

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  18. Analisi perfetta, decisamente piu divertente di quelle del buon Bill Mitchell.

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  19. Di questo articolo ne devo fare un manifesto.
    Grazie.
    Ma allora i "comunisti" sono serviti! Avevano una significativa influenza sul controllo dei profitti e delle rendite a beneficio dei lavoratori.
    Allora quando si stava meglio era dovuto anche al fatto che c'erano i "comunisti".
    Dobbiamo sperare anche in un loro ritorno?

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  20. Professore, le potrei chiedere gentilmente di darmi un commento sulle seguenti affermazioni? Ovviamente i contributi di qualcuno tra gli ottimi commentatori di questa community sono i benvenuti.

    1) Rincari su IVA e accise sui carburanti generano pressioni inflazionistiche sui prezzi.

    2) Al contrario aumenti di imposte sul reddito rallentano l'inflazione in quanto diminuiscono il reddito disponibile per il consumo delle famiglie, che quindi o si indebitano (se possono/vogliono) o riducono le spese (con conseguenti effetti sul PIL). Corretto o lieve imprecisione?

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    1. Come nel caso della svalutazione, anche nel caso dell'IVA la traslazione sul prezzo finale può non essere immediata e totale, perché il commerciante può decidere di assorbirne in parte l'effetto, comprimendo il suo margine, per non perdere quote di mercato. Certo però che i prezzi non diminuiranno di sicuro. Una politica fiscale restrittiva via imposte dirette invece normalmente ha l'effetto che dici tu.

      Aggiungo che le imposte indirette tipo IVA sono regressive, perché colpiscono in misura proporzionalmente maggiore i più poveri (che consumano una quota maggiore del proprio reddito rispetto ai più ricchi). Ma quale sia l'orientamento del nostro governo non devo spiegartelo io!

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    2. Grazie mille per la risposta. Quindi questo vuol dire che la politica dell'attuale governo:

      - aumenta la disoccupazione;
      - comprime i salari (riducendone l'aumento a breve periodo);
      - ma NON rallenta l'inflazione, a causa dell'effetto dell'aumento di IVA e accise;
      - non diminuisce il rapporto debito/pil;
      - fa piovere.

      Ma secondo lei Monti lo mangia il panettone? Perché va bene la paura del voto di ABC, ma adesso pure la foglia di fico dello spread si assottiglia parecchio...

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    3. Io non sarei così categorico, perché (e questo è il senso di questo post) sui prezzi influiscono tante variabili: molti effetti che elenchi hanno segno opposto e sono correlati in vario modo agli altri.

      Sicuramente sarebbe stato un bene se il governo avesse fatto piovere: di quello c'era bisogno (anche in Francia).

      Non credo che questo governo superi l'estate. Normalmente intorno a settembre si scatenano i mercati, e penso che non saremo in condizioni di sopravvivere alla loro ira, se i nostri salvatori proseguono con salvataggi che non possono salvarci!

      Ma questa è una mia speranza. Diciamo che le attribuisco un 70% di probabilità, forse 80%. Poi c'è sempre il 20%.

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  21. Va anche detto che se intendiamo la tonalità come organizzazione riconoscibile del materiale sonoro, allora la tonalità maggiore-minore è una tonalità, non la tonalità. In questo senso allora è tonale anche una melodia gregoriana dorica o una composizione dodecafonica.

    Ovvero: sarà anche giusto quello che dici, ma cosa minchia c'entra con questo post?

    Sai, io purtroppo ti ho inquadrato come troll, e se sei onesto ammetterai un minimo di tua responsabilità in questo. Quindi, come dire, quando ti leggo da un lato cerco di spogliarmi dal pregiudizio, perché troll un po' lo sei, ma scemo no, sei sempre molto puntuale. Quindi penso che ci sia da imparare seguendoti. Dall'altro però vorrei capire dove vuoi andare a parare, perché è proprio del troll l'avere una tesi preconcetta. Ed è proprio del troll furbo nasconderla. Ed è proprio di qualsiasi troll il fatto che questa tesi sia sbagliata.

    Quindi, dico io, dimmela subito che famo prima!

    Circa l'inflazione, non so se si capisce dal grafico (Fig. 3), ma l'inflazione da metà degli anni '90 non c'è più. Se siamo fra il 2% e il 3% siamo nel campo dell'inflazione strisciante. Che ha effetti devastanti nel lungo periodo se non c'è flessibilità di cambio e se i differenziali persistono, come abbiamo visto qui. Ma che rispetto al discorso "potere d'acquisto" ha la stessa rilevanza che possono avere i neutrini che oggi hanno attraversato il tuo cranio. Li hai contati? Se l'inflazione (strisciante) c'è ma i salari reali sono fermi vuol dire solo che hanno strisciato anche i salari nominali, che in Italia, nell'aggregato, si sono mossi quanto l'inflazione strisciante (cioè poco). Tutto qui. Qual è l'arcano che vuoi svelare? Non lo capisco. Certo che l'inflazione è una variabile strana. Sai quante persone dell'ISTAT ho conosciuto, stupefatte di come l'inflazione fosse così bassa nel 2001?

    Circa il punto (2), la transizione verso un nuovo modello economico credo ci sia, o magari ci debba essere, ma per ora mi sembra che questo nuovo modello sia sempre un modello nel quale esistono capitalisti e salariati, no? Quindi, come dire, il nuovo modello in cosa mette in discussione la mia idea che in una economia capitalistica è sempre in atto un conflitto distributivo (lotta di classe)? Cioè: stiamo andando verso una situazione nella quale il lupo dormirà accanto all'agnello (dopo aver sbranato la pecora)? Chiaro che dove c'è più valore aggiunto, più produttività, ci sarà anche un miglioramento relativo. Ma il problema è sempre quanto di questo miglioramento se lo prende chi comanda e quanto chi obbbedisce e perché.

    Non sto dicendo nulla di rivoluzionario, è semplicemente la logica delle cose. La coperta sarà sempre corta, sotto il capitalismo, come sotto il comunismo, come sotto il Gueranismo. E farà sempre freddo. Quindi ognuno cercherà di tirarla dalla parte sua. Anch'io la sto tirando dalla mia. Questo governo che uccide la cultura e la ricerca mi danneggia. Sono anch'io in conflitto di interessi.

    So what?

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  22. Forse adesso la cosa migliore pragmaticamente é che Germania, Olanda,Finlandia, ecc.,si levino dai piedi, i banchieri che hanno i loro titoli son contenti, quelli che hanno titoli del resto eurozona non devono segnare perdite a bilancio, dico una scemata?

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  23. Professore, mi risparmi come andrà a finire con la dirigenza PD, penso di saperlo anch'io, ma così mi metto a posto la coscienza: poi passerò agli altri partiti di sinistra, anche se come ha detto Lei, non è che le cose siano chiare anche a loro, ma almeno sono meno compromessi col passato-
    Purtroppo devo dire che l'unico che può vantare una verginità a questi argomenti, il tanto discusso Beppe Grillo, sia quello, a mio modesto avviso, più profondamente impreparato di tutti. Mi sembra che, a parte tante proposte condivisibili sulla gestione del territorio e dell'innovazione tecnologica, sia completamente a digiuno di macroeconomia ed ho l'impressione che cominci ad interessarsene solo ora perchè ha capito che la questione dell'euro gli porterebbe voti.
    Mi lasci dire che io e mia moglie siamo la quintessenza del ceto medio che sta calando nella disperazione: avevamo dato il via ad una nuova ditta con altre cinque persone fissandoci gli stipendi in modo tale da non pesare sulla ditta. Già dal 2005 con 2700 euro di reddito familiare non si metteva via niente, anche se era bandita ogni spesa futile (mai fuori in pizzeria, ad esempio), poi la crisi del 2008, il dibattersi come pesci fuor d'acqua alla ricerca di ossigeno e poi la definitiva chiousura nel Dicembre 2011.
    Il problema non è una ditta che chiude, è sempre successo e sempre succederà (soprattutto se insisti in un settore a bassissima tecnologia come il tessile) ma quello che questa crisi porta via è la speranza di reimpiego da qualche altra parte...
    Mi consolo con le affinità di pensiero che riscontro nei suoi interventi. Quando nelle discussioni con i miei amici piddini della compagnia (i famosi quattro amici al bar) ho insinuato il tarlo che i nostri problemi vengono anche e soprattutto dalla Germania, uno di loro mi ha risposto: "Nel 1945 loro erano quelli che difendevano Berlino con i bambini di 10 anni, noi siamo quelli dell'8 Settembre ed ho detto tutto". A questo io ho risposto che i loro governi sono stati solo bravi ad imporre una deflazione competitiva sul loro mercato interno, praticamente da sempre, ed ho aggiunto che "si sà, i tedeschi sono tanto bravi ad eseguire un genocidio di sei milioni di persone, tanto quanto a sottostare ad una deflazione, l'importante è che tutto sia impartito da una autorità costituita., poi se vuoi sul 1945 io la vedo così; noi siamo quelli del 25 Aprile, abbiamo cercato un riscatto, mentre loro sono quelli che difendevano Berlino con i bambini di 10 anni, criminali dritti fino in fondo."
    Nelle successive discussioni ha cominciato a dire "ok hai ragione, adesso che si fa?. A questa risposta non ho ancora trovato una risposta compiuta, se non i tentativi via facebook di cui sopra. Lei professore ha qualche idea più efficace da suggerire in proposito? Perchè è maledettamente vero che qui ci stiamo giocando il futuro di una nazione intera, non solo dei proletari (ai quali comunque mi sento di appartenere, contrariamente a molti del cosiddetto ceto medio).

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    1. Carissimo, sì, certo, chiaro, capisco il punto di vista: i politici hanno fatto gli economisti, e adesso gli economisti devono fare i politici...

      Ho già detto cosa penso di questa storia. E ho anche detto cosa penso che i politici debbano fare.

      Ovviamente capisco che queste risposte sono difficili da assimilare e da condividere, e che sarebbe più utile, anche a fini dialettici, elaborare un rassicurante programmino in dodici punti...

      Ma vedi, io quello che posso fare lo sto facendo: sto sgretolando le certezze dei piddini, perché solo da questo parte la possibilità di una soluzione non violenta e non autoritaria della crisi. Detto questo, tornerò su cosa fare "dopo". Capisci bene che finché le persone non conoscono almeno i dati di questo post, a me sembra che parlare del dopo sia superfluo, o al più serva a farti passare da pazzo!

      Ci sto lavorando... Grazie e coraggio!

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  24. Egregio prof,
    ho una domanda per lei:
    l'euro ci ha riportati all'epoca del gold standard, dove l'unico meccanismo (voluto dal capitale) era di svalutare i salari?

    Per tutti i piddini, a proposito di Enrico Letta, è membro stabile (unico politico italiano a parte Monti) della commissione trilaterale.
    Aspetto con ansia i suoi prossimi post,
    Un caro saluto
    Roberto64

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  25. @prof.
    non per piaggeria, che non fa assolutamente parte del mio carattere, ma non posso esimermi dall'unirmi al coro di ringraziamenti per questo articolo. Cercherò di farlo girare come merita.

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  26. In margine all'operazione goebbelsiana cui assistiamo a livello mediatico, questo post ci illumina sul fatto che l'idea del "vincolo esterno" non nasce con Atto unico-Maastricht (1987-92) ma già alla fine degli anni '70, sulla scia della revanche (il famoso "riflusso") alla semirealizzazione delle istanze dell'autunno caldo.
    Carli e le contigue sue "uova di serpente" (inoculate fin da allora) godevano di "unquestionable" credibilità (corsera, sole24h., Repubblica che nasce e segue come l'intendenza, occupandosi da subito delle armi di distrazione di massa, Cefis, p2., craxi-cossiga etc).
    Il fatto è che la vulgata ha un fondamento di semiverità, (estrapolazione manipolatoria) che fa dire ancora oggi al chief-tecnician che l'austerità porta alla crescita: cioè, se intenzionalmente con il regime di cambi fissi (prima a fasce, cioè "fascista"?) vado in deficit della partita corrente, diminuisco il reddito e ciò, anche in presenza di cambi fissi, correggerebbe tale deficit sul versante import. Al contempo, la mancata crescita conseguente diffonde disoccupazione, e, essendo ogni ricorrezione da cambio della bdp un "processo" nel tempo, porta a deflazione salariale e agisce sul lato export-competitività (il cui indice è appunto il reciproco del tasso di cambio reale).
    Questa pretesa azione a forbice (il cui "pendant" rimane svalutazione=inflazione=tassa odiosa sul reddito da lavoro e l'accurato nascondere l'importanza di (X-M) in un paese fondato sul valore aggiunto, nonchè il fatto che (G-T) incorpori tale sbilancio) risulta agevolmente smentita da goofynomics (che da Keynes, ci dice del moltiplicatore recessivo della riduzione della spesa pubblica, dell'andamento effettivo del CULP in relazione al cambio, della priorità dell'indebitamento privato rispetto al deficit pubblico).
    Ma quello che ci interroga è come, pur tenendo conto della "privativa" sui media di chi di dovere, questo consenso (Washington consensus in rinforzo) sia così efficientemente compatto.
    Il che si può spiegare solo come la sostituzione, rispetto al prolungato ancient regime italico, di dogmi ecclesiastici con ideali omodossi (grazie dell'illuminazione), penetrati nel vuoto spirituale indotto da una Chiesa secolarizzata dall'affarismo e ridotta a interferire su questioni sessuali. Il format "internazionalista" dell'europa salda i piddini con la revanche e contribuisce a occultarla, affogandola nel politically correct.
    Ora tutto questo fa paura (nel senso che il sonno della ragione genera mostri) e induce a pensare che un sistema tanto pervicace sia incapace di autocorrezione e piuttosto portato a una feroce reazione negazionista e alle estreme conseguenze della auto-distruzione italiana.
    Sicchè la il nuovo 25 aprile (per quanto la storia si ripeta in farsa) richiederà una nuova Resistenza, e grande confusione regnerà sotto il Cielo...il che può anche essere un'opportunità ma poi pone il problema di chi e come si occuperà della "neo-ricostruzione"...

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  27. Salve, mi sono incuriosito su questa faccenda della corelazione tra salari reali e inflazione, ho googlato e ho trovato uno studio del 2004 di un tale Braumann dell'IMF (di fatto se si cerca il suo nome compaiono solo riferimenti a questo articolo), l'articolo è questo:
    http://www.jstor.org/discover/10.2307/30035866?uid=3738296&uid=2129&uid=2&uid=70&uid=4&sid=56108213713
    (se ne trovano facilmente pdf scaricabili). Prevedibilmente (vista l'ideologia dell'IMF) l'articolo cerca di dimostrare che l'aumento di inflazione si associa ad una diminuzione dei salari reali e mostra a suo sostegno i grafici di alcuni paesi in cui ciò e visibile.

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    1. Lungi da me scoraggiare la curiosità. L'articolo parla degli effetti dell'inflazione elevata, e cita nell'introduzione (che tutti posso leggere) Bolivia, Brasile, Ghana e Messico. Hai presente? Stiamo parlando di INFLAZIONE DALLE TRE ALLE CINQUE CIFRE (Bolivia: 11749% nel 1985; Brasile 1430% nel 1989, e via dicendo).

      Ti sembrano casi pertinenti? No, sai, perché io voglio bene a tutti, ma se uno viene qui a difendere Enrico Letta sulla base di questi argomenti credo di poter facilmente perdere le staffe.

      Ti accordo il beneficio del dubbio! Comunque il concetto è chiaro, no? In Italia l'Inflazione è stata sempre moderata tranne nei 10 anni dal 1974 al 1983 (per la definizione di inflazione moderata: Acocella, Elementi di Politica Economica, Roma: Carocci, p. 69), e c'erano stati prima la quadruplicazione e poi di nuovo il raddoppio del prezzo del petrolio.

      L'iperinflazione è un'altra cosa.

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    2. Ok, ok, parla di iperinflazione, chiedo perdono per la citazione fuori luogo, mi ha fuorviato il titolo diceva solo "high"... ma esistono studi sulla correlazione tra salari reali e inflazione *in situazioni ordinarie*?

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    3. Sai che non lo so? Dipende dalla struttura della curva di Phillips e delle equazioni dei prezzi, non so se esistono studi "cross-country" focalizzati su questo aspetto. Se vuoi posso dare un'occhiata, ma... a che ci serve? Noi abbiamo un'inflazione strisciante (2-3%). Dobbiamo parlarne?

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    4. Beh serviva per 1)confutare incontrovertibilmente la tesi Letta "inflazione->perdita potere di acquisto dei salari" e 2) per capire qual è il meccanismo che lega le due cose.

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    5. Non cerco niente di particolare, e non voglio assolutamente supporare le tesi di squallidi figuri come Letta&C. Semplicemente trovo interessante e controintuitivo il comportamento di salari reali e inflazione esibito dal grafico e mi sarebbe piaciuto verificare se si poteva riscontrare qualcosa del genere in contesti meno condizionati da fatti contingenti (come ad esempio lo spettro del PCI e la caduta del muro).

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    6. A parte il fatto che dal punto di vista metodologico troverei un po' povero l'approccio che volesse ingenuamente isolare il fatto economico da quello politico, devo anche dire che il risultato non è controintuitivo per niente (se non sei, come non sei, uno squallido figuro).

      Il motivo è molto semplice. Quando l'economia cresce, c'è inflazione "demand pull" (la domanda preme sull'offerta). Al tempo stesso, la disoccupazione diminuisce, e quindi i salariati riescono a migliorare la loro posizione relativa. A partire dallo studio di Denis Sargan (il Colston paper del 1964, il cui significato venne colto solo una trentina di anni dopo), la curva di Phillips nel lungo periodo è formulata in termini reali (ma nel breve no) e questo spiega le dinamiche delle quali ti ho parlato.

      Questa essendo la dinamica, credo la si possa riscontrare un po' ovunque, perché prescinde dalle contingenze evocate da scienziati piddini della domenica (ai quali tu altresì non appartieni). Ancora una volta, è una semplice, ineluttabile, intuitivissimissima consegunza della legge della domanda e dell'offerta.

      Capito mi hai? Guarda che io ti voglio bene, precisiamolo!

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    7. Ok, capisco l'interpretazione e mi sembra ragionevole, però un PDino integralista potrebbe sempre tentare di metterla così: "la crescita dei salari reali negli anni dell'URSS era condizionata dal pericolo comunuista e non era dunque collegabile con l'inflazione alta, adesso è diverso: adesso l'inflazione più alta farebbe svalutare il tuo salario reale e dobbiamo anzi essere contenti che rimanga fermo grazie alle doti dell' euro e della BCE di tenere l'inflazione così bassa". Ribadisco: non sto facendo il doppio gioco, non sono un PDino camuffato! Sarei anzi ben lieto di avere argomenti solidi e convincenti per replicare alle obiezioni dei miei amici PDini e montiani.

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    8. Ti ringrazio per l'apprezzamento. Allora guarda, qui le cose stanno così: a me fa piacere che tu voglia combattere, ma per combattere contro i mulini a vento sai bene che c'è Don Chisciotte. Cosa voglio dire? L'argomento che ti ho fornito, oltre a essere fondato sulla teoria economica e indipendente dalle contingenze storiche che il piddino potrebbe evocare, è anche solido. Certo, non può convincere un imbecille che non sa nulla di teoria economica. Vuoi fargli leggere lo studio Pastore, o quello di Manacorda, che cito nel post successivo? Quelli sono inoppugnabili, direi. Ma loro, ovviamente, non hanno gli strumenti.

      Guarda, io ti direi una cosa: non farti il sangue marcio per convincere quattro coglioni. Credimi, la storia farà il suo corso. E poi saranno loro a volerti convincere che mentre vomitavano le loro scemenze, in realtà stavano cercando di dire altro (e tu non li hai capiti).

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  28. so che le piacciono le digressioni, dunque ne approfitto.
    Domanda: che ne pensa della motivazione data oggi dal sole 24ore cira cl'asta flop dei bund?
    secondo il sole il motivo è nel basso tasso d'interesse e nella scadenza lontanissima (mi sembra il 2044).
    dubbio: non sarà che la bolla da lei annunciata sta cominciando a dar segni di cedmineto?

    saluti
    Scipione

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    1. Se i tassi sono bassi, basta alzarli. Il tasso di interesse è legato al prezzo del titolo da una proporzionalità inversa. Se il titolo è poco domandato, il prezzo scende e il tasso sale. Perché non è salito? E poi, tu investiresti in un'economia che si sta sgretolando (a riprova del fatto che cresceva sulle spalle della periferia)?

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  29. http://temi.repubblica.it/micromega-online/bellofiore-cesaratto-de-cecco-giacche-stirati-leuropa-e-la-crisi-globale-audio/

    Ascoltatevi sto audio (mi sa che è quella dove t'avevano invitato, Alberto). dal h 1.50 ci son le domande. bella la risposta di Cesaratto (sia su MMT e che Argentina citando Roberto Frenkel). Anche De Cecco ha fatto un bell'intervento, forse il più interessante (è il secondo intervento intorno al minuto 20 e qualcosa). gli altri (Giacché e Bellofiore) sono stati un po' acquosi, ad esser sincero.

    in definitiva meglio il clavicembalo!

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    1. Grazie ist, volevo farlo io, me l'aveva mandato Sergio. So che Frenkel gli è piaciuto, glielo avevo mandato, in Argentina non si erano incontrati. Che ti devo dire? Io di lunedì porto la mia anatroccola in piscina, e sinceramente dopo tre mesi di Francia, con tutto il rispetto, non me la sono sentita di partecipare "ar dibbattito". Anche perché non mi sembra che il fatto che l'euro è un esperimento finito sia chiaro a tutti i partecipanti. Ora: io li rispetto, li stimo, sono contento di avere loro stimoli e suggerimenti, sono disposto a confrontarmi, se lo desiderano, ecc. ecc. e lo faccio (in privato). Però il tempo è poco... e allora preferisco usarlo per informare...

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    2. Chiarisco: mi sembra più "rivoluzionario" passare un pomeriggio a fare i grafici che vedete qua sopra. Sbaglio? Me ne assumo le responsabilità.

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    3. No, non sbagli. Usare il cervello è la vera eversione. Scusate la banalità ma me ne sono pienamente reso conto solo di recente. Gutta cavat lapidem.

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    4. Oh, intendiamoci: non vorrei che mettendo a sistema il tuo commento e il mio qualcuno pensasse che io voglio dire che Giacchè e Bellofiore non usano il cervello! Non lo penso affatto e sarei tra l'altro autolesionista, visto che sono fra i pochi economisti ad aver avuto attenzione per quello che faccio. Il senso preciso della mia affermazione è che in questo momento sento di essere più utile in trincea a mostrare dati, anziché al quartier generale a definire strategie. Lì un contributo non credo che potrei darlo, e penso che ancora ci sia da definire un nemico comune, il che rischia di rendere il dibattito un po' sterile (anche per colpa mia, visto che come sapete sono molto fazioso). Qui, sai, il dato è quello: ve lo fornisco, e voi traete le conclusioni, o aprite una discussione.

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    5. no non sbagli, anzi.

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    6. Ma non lo penso neanch'io, in realtà. Giacché ha dato molte delusioni al mio giovane cuore, ma di certo non è un imbecille.

      Gli imbecilli sono altri.

      Sto guardando Santoro. Sono indignato. La cosa che più mi offende non è l'avvenire tragico che ci attende anche grazie a chi doveva informare e non l'ha fatto. Ciò che davvero mi ferisce è la mancanza di rispetto per la scienza economica. Parlano di euro, e non c'è UN economista. Neanche uno. Sparano le ... più invereconde, e nessuno fa provare loro un sano imbarazzo. Sorridendo, cagano sul lavoro di chi queste cose le studia. Io so pochissimo di queste faccende, ho preso 28 di Economia politica con un micro-fondazionista che ci spiegava Coase. Ma un po' di rispetto per chi invece sene occupa seriamente lo conservo. Diamine, se il tema della serata fosse la geologia non si permetterebbero di sputarci sopra così

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    7. Ormai dalla televisione credo ci sia ben poco da aspettarsi, il sistema è collaudato: chiamano due economisti, entrambi favorevoli all'euro e in disaccordo su qualche dettaglio, se si deve discutere di eventuale uscita dall'euro invitano ciarlatani o politici pittoreschi come la Mussolini; anche quando fanno parlare persone competenti come Brancaccio sotto sotto li trattano come bestie rare, delle mere curiosità. Dopo tutto capitava anche prima che iniziasse tutto questo casino, nei vari talk-show da una parte c'era il politico fautore di misure vagamente keynesiane, dall'altra l'economista liberista, ovviamente l'impressione dello spettatore era che il politico fosse un demagogo e che la scienza economica fosse un monolite; decenni di andazzo simile non si cancellano facilmente.

      Giuseppe Sini

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  30. Se posso inserirmi nel vostro confronto, vi racconterei a proposito di lottta di classe un "aneddoto interessante".
    Posso? Grazie!
    Sono diversi anni che mi diletto nel confronto in Forum e blog vari con i passanti, non per trollismo, ma per voglia di crescita e confronto. Ogni tanto chiedevo, nel mio spirito darwinista, "che ne pensate della lotta di classe?". Risultato: da destra sdegno e disprezzo, da sinistra sdegno, disprezzo conditi di un po' di reazione isterica ma, a volte, mi veniva fornita qualche risposta con tono sufficiente o paternalista del tipo "è un linguaggio vecchio, non si può usare più! Sarebbe utilizzare slogan degli anni '70!". Ed io, con candore ribattevo, sì ma ogni gruppo tira acqua al suo mulino, è inevitabile che ci sia una lotta continua..
    Niente, non c'era verso.
    Alla fine mi sono convinto che la vera vittoria della classe dominante è stata convincere quelli della classe dominata che non doveva più lottare per i propri diritti.
    Ed in effetti ora, di fronte al patatrac, è tutto estremamente chiaro. :) Poi ovviamente trovare anche le spiegazioni tecniche aiuta, eccome se aiuta. Mi sembra di essere rinato!
    Anche voi avete trovato lo stesso quadro o sono solo io che frequento queste brutte persone?

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  31. Ahò, c'avevo provato a fare un pippone (e chiedo venia) individuando i capisaldi (storici e teorici) espressi, impliciti e occultati della teoria della "austerity" che porta alla crescita. A confutazione della stessa per il suo carattere di estrapolazione manipolatoria di mezze verità...ma mi rendo conto che non tutto è pubblicabile (digeribile? Sono un cuoco maldestro e incline alla reiterazione "in pejus" di quanto detto meglio da goofy...era solo che mi pareva di aver focalizzato il percorso espanso dei visitors omodossi di governo)

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  32. Complimenti articolo fantastico !!! Un umile consiglio visto che la leggo da poco se potesse evitare eccessivi riferimenti a persone tipo Donald(che solo dopo molta fatica spno riuscito a capire che era Paolo Barnard ecc) sarebbe più facile seguirla.Ma forse lei prevede che molti a breve avranno sempre più tempo perchè sempre in meno lavoreranno e quindi potranno leggere il tutto con molta calma ;-) . Ma è possibile che in germania nessuno avalli tesi diverse dal puro rigore ??

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    1. Amico caro, non so chi sia la persona che citi (spero che ci siamo capiti). Non è colpa tua se non segui dall'inizio, ci mancherebbe! Ma nemmeno mia. Io sto seguendo un discorso organico, mi scuso con chi arriva, farò dei ripassi... Ma il mio obiettivo dichiarato non è parlare a tutti (e nonostante questo i lettori aumentano, cosa della quale sono lieto e fiero).

      Detto questo, certo, in Germania ci sono molte voci critiche. Mi è appena arrivato un "manifesto" degli economisti di Attac tedeschi, dove si fa tutta una bella analisi (la politica mercantilista tedesca, l'importanza di ripristinare il Glass-Stegall act, la necessità di nazionalizzare parte del sistema finanziario, ecc. ecc.)... SENZA MAI MENZIONARE L'EURO!

      Una cosa incredibile: non posso farvelo vedere perché è riservato, ma appena esce ci spacchiamo dalle risate!

      Insomma: così come gli MMTers glissano elegantemente sull'asimmetria del sistema monetario internazionale, gli Attackers tedeschi glissano sull'euro...

      Ma!...

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  33. Visto che il topic è uno e che certe domande ce l'ho proprio sul gargarozzo ti posto la prima: INPS (?).

    In questo blog, di cui ho letto per ora il 60% circa, si mostra una tesi molto interessante e direi anche "vera" su come le politiche economiche e monetarie siano davvero impattanti sulla vita di tutti, motivo per cui è bene farsi un'idea al riguardo e non subire passivamente ciò che i media mainstream passano continuamente come verità. Fin qui siamo d'accordissimo.

    Tesi 1: in periodi di recessione non è certo il caso di fare politiche di austerità, sarebbe meglio che lo stato spendesse facendo partire l'economia visto che come cliente è in grado di comprare davvero un sacco di roba :)

    Io sono d'accordissimo, ma: il limite esiste?

    Ho 25 anni ed ho un'azienda e l'incidenza dell'INPS sui miei utili è spaventosa, molto peggio selle tasse, così come il costo dei miei dipendenti è enorme rispetto a ciò che intascano, sempre a causa dell'INPS. Così finisce che li pago una miseria e mi costano un capitale.

    Voglio capire: questo problema è risolvibile anche solo in termini di "ritorno alla lira" o, con Alberto Bagnai al posto di Mario Monti potrei sperare di andare in pensione a 55 anni come (beato lui) ci è andato mio nonno? E la pensione sarebbe di sussistenza o buona quanto la retribuzione media nella carriera lavorativa?

    Più in generale: per quanto il disegno di tutelare i detentori di capitale a sfavore di chi lavora e produce sia evidente, i discorsi secondo cui alla fine "i debiti si pagano" è corretto o è in tutto e per tutto fuffa?

    Perchè il "mood" odierno è quello: dì è tirata la riga e da adesso il debito si paga (mossa comuqnue suicida, come ben esplicato in questo blog).

    Tuttavia l'alternativa di continuare a rinnovare ed ampliare il debito (privato o pubblico che sia) con l'idea che lo standard di vita raggiunto in una nazione sia un diritto acquisito e non negoziabile è in realtà sostenibile per sempre a patto che non se ne esca qualcuno in malafede a dire: stop, da ora si pagano i conti!

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  34. Dal FQ di oggi 26 aprile: "“Uscire dall’euro?”, la nuova puntata di Servizio pubblico sulla moneta unica. In studio con Michele Santoro ci saranno il responsabile economia e lavoro del Pd Stefano Fassina, l’onorevole Alessandra Mussolini del Pdl, il giornalista Federico Rampini e l’economista indipendente Eugenio Benetazzo".

    Tutto qui? Dove sono le voci critiche? Benettazzo? Mah...

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    1. Caro Eco, l'operazione ha un significato ovvio (vedi sotto). Evidentemente il padrone di casa, noto voltagabbana seriale, vuole mettere le mani avanti (per poter eventualmente dire domani "io l'avevo detto"), ma non in modo serio (per non disturbare oggi il manovratore, che è quello che lo paga). Business as usual...

      A proposito, ma... cosa vuol dire economista "indipendente"?

      Perché, vedi, a noi hanno sempre detto che la Banca d'Italia era "indipendente" in assoluto, erga omnes, e ce l'hanno presentata come una virtù, ma questo post dimostra che essa era indipendente da un'unica categoria: i salariati!

      In questo senso Benetazzo è un passo avanti: lui è indipendente da due cose: la letteratura scientifica (nessun lavoro repertoriato su IDEAS), e il buon senso (come dimostrano i suoi deliri su signoraggio e scie chimiche).

      Insomma: il momento non è ancora venuto, ma vedrai che quando verrà Michelino sarà colto di sorpresa (e cadrà come sempre in piedi)!

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  35. Stasera serata da non perdere da Santoro ?!? :)


    In studio con Michele Santoro per "Uscire dall'Euro?" ci saranno il responsabile economia e lavoro del Partito democratico Stefano Fassina, Alessandra Mussolini (Pdl) e il giornalista Federico Rampini e l'economista indipendente Eugenio Benetazzo

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    1. Divertiti! Io ho da lavorare. Capisci bene che chiamare Benetazzo è come chiamare Donald: significa rendersi particolarmente facile il compito di denigrare le tesi di chi sostiene la necessità di uscire dall'euro, affidandone la difesa a personaggi folcloristici. Quindi non aspettarti troppo. A me queste trasmissioni non divertono più, ma una volta ne andavo pazzo e ti capisco benissimo!

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  36. Salve prof.
    Leggo da qualche giorno il Blog, ma mi ci vorrebbe una vita per capire i meccanismi micro e macro economici. Anche di più.
    Le chiedo se non potesse fare (per noi comuni mortali che non ci capiamo granché) una sintesi su proposte concrete.
    Vale a dire: ammettendo che l’Italia era, è una barca con una falla che doveva essere rattoppata per non andare a picco nell’immediato (sempre che non sia un’illusione poterla rattoppare) ed escludendo di poter uscire a breve dal mare nostrum dell’euro,
    quali sarebbero le possibilità, se ci sono, per tornare a galleggiare e riprendere l’abbrivio?
    Vale a dire: se Lei fosse il comandante della nave, a questo punto e a queste condizioni cosa farebbe?
    L’ho messa in metafora, perché non sono un tecnico, e non saprei come fare altrimenti, ma se possibile non mi dispiacerebbe una qualche proposta concreta.
    Grazie.
    Milena

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  37. Professore, il suo post dimostra in Italia nel periodo 1970-2007 ogni volta che si è svalutato non è aumentata l'inflazione. Tuttavia, non mi sembra che dimostri che anche in astratto la svalutazione non può mai causare inflazione e che, anche se l'Italia uscisse dall'euro per tornare a una lira svalutata, non ci sarebbe inflazione.

    Non sono un economista e non so nulla di epistemologia delle scienze economiche, però mi sembra che il problema di fare delle previsioni pro futuro sulla base di una serie storia (in altre parole, di non proporre un modello astratto di riferimento) sia che il suo tipo di argomentazione induttiva si presta ad obiezioni come quella - non certo di E. Letta, bensì - di Brancaccio, secondo cui la svalutazione del 1992 non generò inflazione solo perchè i sindacati accettarono la moderazione salariale:

    "[Nel 1992] per impedire che la svalutazione della lira e il conseguente aumento del prezzo delle merci importate scatenassero una rincorsa salariale, i sindacati furono chiamati a firmare un accordo sul costo del lavoro molto vincolante. I lavoratori pagarono così due volte: a causa delle politiche di austerità e poi a seguito del freno imposto ai salari." [da: http://www.emilianobrancaccio.it/2011/10/17/i-demolitori-del-15-ottobre-e-il-futuro-del-movimento/]

    La mia obiezione è fastidiosa perchè ricalca quella di Betrand Russel sul tacchino induttivista (un tacchino che ha ricevuto del mangime per tutti i giorni della sua vita sbaglierebbe ad inferire che ne riceverà anche domani, se domani è il giorno del Ringraziamento). E tuttavia mi sembra rilevante per le sue conseguenze di politica economica.

    Come facciamo ad escludere che il fattore impeditivo indicato da Brancaccio (moderazione salariale) sia stato veramente rilevante nella sequenza causale del 1992 svalutazione-(moderazione salariale)-scarsa inflazione?

    Immagino che facendo qualche concessione al metodo deduttivo, sarebbe utile se potesse dirci qualcosa su quanta sarebbe stata l'inflazione se il tasso di crescita del salario reale fosse rimasto nella media di quello registrato nel periodo '70-'92?

    Grazie mille per il suo tempo e la sua attenzione,

    Michele

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    1. Guardi, lei è simpatico, cortese e volenteroso. Da qui a fare lezioncine di epistemologia (anche premettendo di non volerle fare) ce ne corre.

      Il mio post cita il lavoro di riferimento sul tema. Qualora non avesse la cultura statistica per affrontarlo, posso aiutarla. Argomenti nichilisti del tipo "il passato non può essere usato per estrapolare il futuro" hanno meno rilevanza in economia che altrove, per il semplice motivo che l'economia è dominata da aspettative formate, come gli studi dimostrano, in modo estrapolativo. Il passato conta, non fosse altro perché gli operatori si aspettano che conti.

      Detto questo, ripeto il concetto, che si trova nei manuali di economia internazionale e che è appoggiato da argomenti induttivi e deduttivi: il pass-through nelle economie sviluppate è sempre molto minore di uno.

      Questo perché il trasferimento sui prezzi degli effetti di una svalutazione è influenzato da una quantità enorme di elementi, fra i quali:

      1) la percentuale di input importati;
      2) la struttura delle interdipendenze settoriali (qui studiata per il caso greco);
      3) la rilevanza delle economie di scala;
      4) l'elasticità della domanda;
      5) la presenza di capacità produttiva inutilizzata, ecc.

      Per dirne una, l'attuazione di politiche fiscali restrittive, e quindi la compressione della domanda, nel 1992 certo ebbe una sua influenza, ritengo addirittura maggiore di quella dell'elemento, pur influente, ma di per sé certo non determinante, indicato da Brancaccio. Mica mi vorrà dire che nel panel di Godfajn e da Costa Werlang (71 paesi) tutti i paesi hanno avuto "concertazione" ogni volta che hanno svalutato? Come dire, bisognerebbe avere una concezione ben strana del calcolo delle probabilità.

      Dopo di che, se domani un meteorite tungusiano cadesse sulla Bce, questo discorso perderebbe senso, e anche il suo tacchino eviterebbe il giorno del ringraziamento. Se questo modo di argomentare le piace, io, come vede, per ospitalità lo seguo...

      Ma questo cosa dimostra? Cosa sta cercando di dirci? Che se tornassimo alla flessibilità del cambio saremmo devastati dall'inflazione?

      Temo sia una scemenza, come 51 anni di dati dimostrano.

      O vuole invece dirci, come la sua ultima domanda sembra indicare, che lei preferisce un sistema economico nel quale gli operai si sacrificano "per il bene della nazione"?

      Bene: a parte che il suo controfattuale non mi sembra molto pertinente, io comunque non sono d'accordo con l'organizzazione sociale che lei implicitamente prefigura, quella nella quale i deboli devono pagare.

      In un mondo dominato dai Goebbels di destra e di sinistra, dei quali è facile diventare involontari (o volontari) complici, a me sembra già abbastanza mostrare i dati, perché già loro dicono il contrario di quello che tutti (lei compreso) si son sentiti ripetere, e già questa mi sembrava fosse opera di verità. Avrei dovuto essere più "rigoroso"? Ma il mio scopo era sfatare un luogo comune. Sa, io non sono un blogger: se devo dire qualcosa di scientifico, lo mando a una rivista scientifica e lì me lo pubblicano, o me lo criticano con cognizione di causa.

      Consideri che, pur nella sua semplicità, questo post è purtroppo difficile da seguire per molti.

      Anche per lei, mi sembra.

      Infatti, temo non abbia colto che il mio messaggio non è, come lei banalizza, che "ogni volta che si è svalutato non c'è stata inflazione", ma che "svalutazioni e rivalutazioni non incidono uno a uno sui prezzi (quindi hanno effetti reali), e occasionalmente hanno sull'inflazione effetti contrari a quelli che i piddini prevedono, effetti che però sono perfettamente in linea con quanto la teoria economica da manuale di terzo anno ci insegna".

      Un messaggio un po' più articolato, e certo altrettanto e più fastidioso del suo, mi dispiace sinceramente. Mi rendo conto che capire è faticoso. Ma chi ci prova, le assicuro, ne trae soddisfazione.

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    2. E anche qui mi sorge la domanda: alla fine qualcuno deve pagare o no? Se sì, mi pare ovvio che l'impellenza tenda a venir scaricata sui soggetti "deboli" all'interno di una società o una nazione, è la natura umana.

      Quindi continuo a chiedere: in linea generale i debiti vanno onorati o no?

      Se sì, come di pare di capire, resta solo da decidere a chi tocca. Se le fazioni in gioco sono i "forti" e i "deboli" mi pare non ci sia partita ed il problema non è economico ma culturale, morale e politico.

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  38. Professore complimenti!, perchè con questo studio e questi dati ha superato se stesso, rompendo un altro tabù e luogo comune che vedeva la svalutazione come la causa principale dell'inflazione (insieme all'offerta di moneta, certo, quella non manca mai...)...adesso però si deve preparare a salire sulla gogna della Santa Inquisizione dei piddini, che nei loro deliri mistici proiettano nella svalutazione il male assoluto e il peccato da cui redimersi...
    Mi tolga una curiosità, se possibile, ma a questo punto cade anche la curva di Phillips (o almeno il surrogato neoliberista di questa curva), che stabilisce un legame fra inflazione e disoccupazione...il buon Phillips infatti aveva verificato esaminando i dati reali un legame inverso fra la crescita e l'abbassamento dei salari con la diminuzione o aumento della disoccupazione...partendo da queste verifiche sul campo, i neoliberisti dell'ultima ora alla Friedman erano partiti subito all'assalto, dicendo che siccome la crescita dei salari è intimamente legata e causa l'aumento dell'inflazione, allora fra disoccupazione e inflazione esiste per inferenza logica uno stretto legame...ma se abbiamo visto che i salari reali non sono per forza collegati all'inflazione, allora cade anche il mistico compromesso o trade-off fra inflazione e disoccupazione...mi sono perso qualcosa per strada??? Grazie in anticipo per la risposta...e soprattutto grazie per questo articolo che merita di essere replicato più e più volte (lo pubblichi una volta a settimana, cambiando il titolo e qualche parola...)

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    1. Piero caro, questo non è uno studio, ma una mera descrizione di alcuni fatti stilizzati. Lo dico per la precisione, non per criticarti. Quanto alla curva di Phillips, ovviamente non cade, ma si incastra benissimo in questo ragionamento. Solo che, capisci bene, dovendo parlare a persone che hanno un neurone solo (i piddini) mi sembrava già abbastanza far vedere due variabili (inflazione e salari reali, o tasso di cambio e indice dei prezzi).

      Ovviamente lo schiacciamento dei salari reali negli anni '80 è "casualmente" legato al fatto che la disoccupazione schizzo e rimase al 12%.

      Credo però che tu abbia un po' perso per strada il senso del dibattito fra keynesiani e monetaristi. Friedman dice che NON c'è un trade-off di lungo periodo fra disoccupazione e inflazione (curva di Phillips verticale). I dati dicono un'altra cosa (vedi i riferimenti citati in questo post).

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  39. Off Topic:

    giovedi su " seviziopubblico " puntata intitolata " uscire dall' euro?"

    e chi sono gli invitati? Da una parte Fassina... dall' altra la Mussolini e l' " economista indipendente " ( che significa?) Benetazzo.

    Ovvero: ribadire per l' ennesima volta: uscire dall' euro è di destra, più europa è di sinistra.


    Paride

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    1. mi viene in mente che l'altro ieri alla trasmissione La Zanzara su Radio24 intervistata la Mussolini Le si chiedeva del perchè non fosse stata la Le Pein d'Italia...

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    2. Ripeto: non voglio Marine for president né qui, né in Francia, non sono fascista, sono uno dei pochi seriamente preoccupati dall'avanzata delle destre e che seriamente ne individua le ragioni (le politiche di destra fatte dalla pseudosinistra). Detto questo, posso assicurarvi che, a parità di riprovazione politica e fastidio fisico, la Le Pen è parecchie ma parecchie spanne sopra alla Mussolini e, purtroppo, anche al nostro establishment piddino, in termini di capacità di argomentare e di fiuto politico.

      Ribadisco anche che non è un merito suo. Con una sinistra che difende quello che vedete scritto in questo post (l'uso del vincolo esterno come clava contro i lavoratori), capite bene che ci vuole poco a essere una spanna sopra: ed è appunto questo che mi preoccupa. Scusate se lo ripeto, ma siccome credo che pochi lo capiscano (su CDC direi nessuno: siccome sono fascisti, hanno letto il mio post sulla Le Pen al contrario!) vale la pena di insisterci.

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    3. pero' all'atto pratico quello che chiamiamo 'destra' ostacolera' il progetto bce/eurozona quello che 'chiamiamo' sinistra sara' acquiescente al progetto...vero che l'eurozona traballa vistosamente e siamo probabilmente al processo di smantellamento ma piu' il processo sara' lungo piu' fara' danni...ci ho messo un po' ad assumere un atteggiaemto puramente utilitaristico verso la politica .A me da molto fastidio si sia arrivati alla fase dei saldi e dello smatellamento sociale in italia e vorrei durasse il meno possibile ...
      Ricordi la frase di bossi del '98 sull'euro di cui poi ho cercato al versione completa che era sorprendentemente visionaria...inizialemente l'ho trovata su un sito/blog di ^comunisti^di ferrero , bè ho provato a parlargli dei problemi di cui discutiamo qui ho citato i tuoi scritti
      articoli di altri ...risultato ?sono ancora li' a discutere degli amerikani che attaccano l'euro e a ^difendiamo l'euro^...e non è un sito di sciocchi c'erano professori universitari autori di libri di buon livello...
      Una volta ho conosciuto un africano colto e di famiglia ricca ...mai sentito parlare male degli africani come
      da questo africano di classe sociale elevata...

      Non voglio stravolgere quello che dicevi nell'articolo ...ma ...l'euro non va' giu' si inventano gli stimoli ad hoc per i paesi euromed che devono deflazionare(in fondo alla germania NON fa comodo che l'euro deceda in fretta) e ci sono proteste e massacrano la gente in strada...e a quel punto qualcuno dira' piu' europa dai ancora un po' di deflazione e saremo competitivi ma almeno usate i bastoni di gomma! e qualcuno dira' meno europa ...
      (e gia' è uscito l'articolo sul 'giornale' come pensavo..)
      ps2:sara' che sono un po' nervoso ,parlo delle cose con un piddino prima e cosa mi dice ? ma la germania le riforme le ha fatte per essere piu' competitiva...:( -_-
      ma napoleone durante il breve impero aveva creato aree
      valutarie non ottimali? in fondo era per la decrescita penso...

      ps: capisco la tua posizione e so che l'aggettivo fascista ha una temperatura e intonazione diversa da come lo posso sentire io -e a me fa un po' ridere ma ci metterei troppo a spiegare perchè- ma non vorrei illudere i lettori che ci saranno forze di ^sinistra^* in italia a schierarsi contro l'eurozona...e da quello che dici neppure in francia...grillo compreso(che sta' a destra del piraten partei>partito libertario di destra ) -che puo' essere utile come canale di informazione ma totalmente inaffidabile-

      *rappresentate in parlamento

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    4. pardon alberto non volevo fare polemica con te come
      forse mi è riuscito ma , tutto sommato quell'africano
      tanto elegante mi sembrava estraniarsi troppo dalle poco
      eleganti possibilita' dei suoi ^fratelli^ continentali

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  40. Se ho capito tutto per bene, "oserei" dire che manca solo una piccola parte per rendere il suo articolo veramente completo:

    La risultante delle politiche di "disciplina esterna" (bassa inflazione by moderazione salariale) è un drastico aumento della sperequazione.
    Che poi sarebbe l'ovvio risultato (vincente) della lotta di classe al contrario.

    Non a caso intuita un pò da tutti (i vinti), anche senza dati, "a naso" diciamo...

    Non so se sono disponibili in giro dati "seri" sulla sperequazione: sarebbe interessante confrontarli in serie storica per vedere se c'è correlazione con la serie storica dei dati forniti in questo post.

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    1. Confermo e fornisco letteratura scientifica col prossimo post (impatto della rimozione della scala mobile sull'aumento della disuguaglianza dei redditi in Italia).

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    2. ...un'altra delle cose dette da i' mmi cugino è "la scala mobile era insostenibile e per questo venne abolita". O lo era davvero?
      Infatti l'onda lunga del reflusso verso politiche di disciplina di bilancio evidentemente inizia da lì, assieme alla costruzione progressiva dell'ingente apparato moralistico che porta a dire l'uomo della strada "debito è male, pareggio è bene, surplus è divino".
      Quello che non capisco (anche perché non conosco la storia!) è se le politiche economiche italiane degli anni '70 e '80 fossero (a) fondamentalmente corrette anche se in parte inefficienti nei termini del clientelismo (b) sbagliate in astratto (c) non troppo sbagliate ma troppo inefficienti (appunto spesa improduttiva, clientelismo, ...).

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  41. Forse aiuta Pag.28

    Temi di discussione del Servizio Studi
    Le strategie di prezzo delle imprese esportatrici italiane

    http://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/econo/temidi/td05/td563_05/td563/tema_563.pdf

    *****

    Per gli appassionati di Krugman Economia Internazionale Vol.2 Pag.221


    Prof. ho risposto a istwine è mica andata nello spam per errore.

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  42. Aggiungo un piccolo vantaggio dell'inflazione: le pensioni.
    Mi ero fatto due calcoli della serva da cui si vede che un'inflazione piu' alta a parita' di crescita del salario reale da' una pensione reale piu' alta.

    Igor P

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  43. Il primo punto potrebbe anche avere una spiegazione molto semplice: l'effetto ARCH... è, ma questa è vera tecnica, ve la spiego quando siete grandi!

    Sul secondo, comincio dalla fine. Dopo l'invito del presidente Napolitano a non cadere nelle trappole dell'antipolitica, sento il dovere morale di rispondere sì alla tua ultima domanda. Poi ti cito un passo del libro del mio maestro Carlucci (il libro citato nel post):

    "Il prolungarsi di una crescita asfittica è meno socialmente sostenibile in Italia che in altri Paesi perché maggiore, e sovente coronata da successo, è l'azione di alcune categorie di percettori di reddito volta ad aumentarlo rispetto alle altre: se non vi è crescita economica, all'incremento di reddito di alcune categorie corrisponde la sua diminuzione per altre, fatto che in genere porta a turbolenza sociali più o meno forti. Negli ultimi anni queste sono state tenute sotto controllo grazie a un continuo ed incalzante imbonimento mediatico" (L'Italia in ristagno, p. 23).

    Di questo imbonimento ha fatto parte l'idea tafazzesca, che tu mi sembra condivida, che "ce lo meritiamo perché siamo peggio dei tedeschi". Ieri sera Marco Basilisco mi ha fatto molto felice dicendomi che alcuni piddini suoi conoscenti (chi non ne ha), dopo la lettura del blog, hanno detto di aver capito che "non era colpa loro" (testuale). Ecco: questo tipo di risveglio delle coscienze è un obiettivo che credo ci possiamo e dobbiamo porre, altrimenti non ci sarà possibilità di soluzione democratica della crisi.

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  44. La ringrazio pure io Alberto. Dà la "chance" a tanti, come me, di avvicinarsi con semplicità (e serietà!) alle cose dell'economia.Di questo blog in particolare si dovrebbe fare "volantinaqggio" in tutte le piazze dItalia, si dovrebbe urlare con i megafoni di come l'euro sia in realtà lo strumento di classe per abbattare i salari.
    Mi permetta un OT. A proposito di santoro, è uno showman particolarmente ricco, l'eventuale uscita dall'euro e la conseguente svalutazione della nuova lira lo metterebbe in imbarazzo.Portare "all'estero gli euri" o accettare il "cambio" svalutato?
    Salvatore

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    1. Ma perché tu credi che non abbia già provveduto? Oh, poi il fatto che sia ricco, per me che sono ortodosso, vuol dire solo che è uno che fa bene il suo lavoro. Solo che non mi piace molto il lavoro che fa. Il giudizio è su questo, non sull'eventuale ricchezza. Ci siamo capiti!

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  45. @roberto64
    Che Enrico Letta fosse un "Membro stabile" direi che è fuori discussione da lungo tempo oramai ...

    ... no non sono pazzo

    Alex

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  46. @Diego

    Puoi e devi. Io mi sono accortamente tenuto alla larga dalla politica e anche dall'economia (mi occupavo di econometria, che è una cosa un po' diversa). Quindi non ho condiviso queste esperienze, che mi sembrano però molto plausibili e in certa misura familiari. Trovo estenuante la petulante cavillosità di certi "pensatori" di sinistra nel definire concetti. Puro nominalismo estetizzante da poveracci. Il problema è che la coperta è corta: non vuoi chiamarlo "lotta di classe"? Chiamalo Ugo e non rompere il cazzo. Il punto non è come chiamare il problema, è come risolverlo, ed è appunto questo che, come noti, il piddino non capisce.

    Credo che Alessandro, io e te siamo perfettamente allineati sull'analisi della vittoria della "dominant social class".

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  47. @istwine @Bagnai

    Ok,probabilmente ho avuto una sensazione sbagliata e da quello che ho capito istwine dovrebbe avere circa 22 anni e quindi a tutto il diritto di essere incazza.....( io ho un figlio di 22 anni che da circa un anno ho portato a lavorare con me facendolo partire dall'ultimo gradino ( fa il manovale in cantiere) e una ragazza di 25 maestra di asilo precaria attualmente a casa a causa della crisi che ha tagliato anche le iscrizione ai nidi).Concordo che la politica in primis è contenuto ma i termini servono a sintetizzare, destra e sinistra sono i due termini in assoluto che sintetizzano secoli di storia del pensiero politico.

    CI SONO PROBLEMI NEL PD?

    Si e sono enormi,a partire dalla dirigenza politica che è viziata dal professionismo politico, quelli che per voi sono i Piddini ( chi non ragiona con la propria testa)per Domenico sono i nipotini che sono quelli che nelle assemblee ti ripropongono la sintesi del leader e che aspettano il loro turno per far carriera politica se un consigliere regionale prende quanto un senatore ti fai 10 anni di gavetta in qualche comune di paese e poi salti in qualche ente o in qualche municipalizzata,MA È SOLO UN PROBLEMA DEL PD? DIREI DI NO QUI SONO TRASVERSALI E IL SENSO DELLA RESPOSABILITA' POLITICA CHE E' SALTATO DA ALCUNI ANNI IN ITALIA.

    Personalmente io ho creduto alla possibilità di un cambiamento anche se sapevo che non sarebbe stata una rivoluzione immediata ed è per questo che mi sono diventato socio fondatore e iscritto al PD e per me è stata la prima tessera di partito anche se sono entrato in una sezione del PCI per diffondere L'Unità quando avevo 13 anni ma essendo un Democratico (sarebbe troppo lungo spiegare il perchè) sono sempre rimasto un simpatizzante non iscritto al PCI PDS e DS.

    Ho fatto questo passo (anche se sono "anomalo" visto che faccio l'imprenditore e non mi lamento del mio reddito) e continuo la mia piccola militanza critica nei confronti della mia dirigenza,da quando ho vissuto in prima persona il dramma della chiusura di una fabbrica di eccellenza che lavorava solo grandi firme dove mia moglie era entrata ragazzina e si è trovata a gestire le trattative in quanto membro dell'RSU di fabbrica.LI ho visto con i miei occhi il dramma di chi subisce la globalizzzione,e a dirti la verità mi sono anche un pò vergognato della mia categoria e se devo dirla tutta in quel momento un pò del mio paese che era rappresentato da politici indifferenti.

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    1. Caro Domenico,
      rispetto la tua scelta anche perchè ti metti in gioco parlandone in modo personale.
      Però che cosa pensi di questo? http://www.milanofinanza.it/trader/dettaglio_news_trader.asp?id=201204262339424668&chkAgenzie=TMFI
      E' colpa degli USA che vogliono male all'euro perchè ne avrebbero "paura" o un effetto dell'area valutaria imperfetta (pro-deflazione salariale) e affidata a numeri cabalistici?
      O che pensi di questo? http://www.giustamm.it/cgi-bin/db2www/giust/giust_it.mac/dispositivo?codarti=4245&flagdispositivo=1&visualizza=1&sezione=articoli (si tratta di quanto costa e beve il sistema delle partecipate pubbliche, che gestisce gli appalti e assume senza concorso 730.000 persone, sistema ideato negli anni '90 dai dalemoni-bassanini con una progressione di norme che hanno spostato la spesa fuori bilancio, politicizzandola e abolendo ogni forma di controllo).
      Voglio dire l'euro, il sistema di decomposizione del pubblico a favore dei privati soci "degli amici", la creazione precaria del mercato del lavoro "duale" e via dicendo.
      Hai sentito parole di autocritica da parte di chi ha propugnato e realizzato tutto questo?
      E se no, credi serva a qualcosa non affrontare in tutta coscienza un problema di coerenza tra quello che, nobilmente, si vuole e quello che, razionalmente, non può più essre ignorato?

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    2. La parola autocritica una volta era di sinistra, lo ho detto più volte. Persa questa parola, si perde la sinistra.

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    3. @Alessandro

      Non ho capito perché il trollismo dovrebbe essere più rivoluzionario di un ragionamento basato su un'analisi non distorsiva dei dati, ma va bene così. Intanto ti ricordo, per inciso, che questo post sfata anche un luogo comune di cui ti sei fatto portatore (come ti faccio notare). Tu, giustamente hai cambiato discorso, tra l'altro portandoti su un terreno sul quale ti condivido in pieno, ma non preoccuparti, alla fine facciamo tutto un conto...

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    4. si qualcosina in più Domenico, ma siamo su quell'età. ma non è importante l'età, ci son sicuramente persone più giovani di me che ragionano in maniera molto più acuta di me e molti più vecchi che la menano con l'esperienza che invece fanno sempre gli stessi errori e persistono nell'errore il principio di Keynes.

      il problema è che sicuramente in ogni partito esiste una base di persone intelligenti, volenterose e speranzose. ma esiste anche un vertice che non lo è e non rappresenta neanche un ottavo delle vostre istanze.

      solo che a questo punto, di fronte all'evidenza, come fai a militarci ancora? voglio dire, ieri c'era quel Fassina che tu in un modo o nell'altro "salvavi" un paio di giorni fa. ieri era pietoso e ridicolo, oltreché un terrorista, come Rampini (Repubblica). dunque cosa aspettate a prendere atto?

      Vedi, quando Alberto ha raccontato dei ragionatori miei coetanei che arrivavano con la bara e facevano tutto quel fracasso contro la Gelmini in palese contraddizione, io la pensavo già al tempo come Alberto. io partecipavo (magari non agli aspetti ludici, ma alle assemblee sì) e nessuno mi considerava, nonostante io avessi ragione e nonostante l'evidenza fosse quella. ora sono persi, totalmente. biascicano qualcosa di inconsistente che non arriva da nessuna parte e che non incide perché non può incidere se studi dai video di youtube.

      io gli chiedevo spesso: "ma come fate a difendere solo ed esclusivamente il diritto all'istruzione senza mettere neanche in dubbio i contenuti di ciò che si insegna?" e mi riferivo esattamente all'omodossia di cui parla Alberto. certo, senza la sua profondità e competenza, ma era una semplice questione ovvia. a pelle era evidente che ci fossero altre possibili interpretazioni. Perché tutto ciò che stava avvenendo, diversi professori lo insegnavano come giusto e naturale (il pensiero unico). oppure come inevitabile. e allora la contraddizione era evidente nel chiedere di essere indottrinati maggiormente.

      certo, da qui a fare la generalizzazione del giornalista ce ne passa molto. ma c'era una contraddizione nelle richieste ed è la stessa contraddizione di chi difende il PD, militando nel PD, non rendendosi conto che la facciata è un'altra cosa. la stessa identica alla base della difesa dell'Euro, senza capirne il significato.

      scusa, un po' prolisso.

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  48. Le conclusioni, secondo me, sono esatte.
    Cioè, la svalutazione non sempre si traduce in inflazione, che è determinata da altri fattori anche più determinanti.
    Inoltre, la svalutazione della moneta è un'arma fondamentale per il riequilibrio dei Paesi ad economia più debole, che ci è stata sottratta con l'introduzione di una valuta straniera (l'euro), a beneficio della Germania, il cui marco in questi 10 anni si sarebbe probabilmente rivalutato del 50% (con conseguenti problemi di esportazione, che invece non ha).

    Però, purtroppo, il professore ha fatto un errore imperdonabile.

    Svalutazione monetaria: 45%
    Inflazione 840%
    840/45 = 19 circa
    Conclusione: l'inflazione è stata 19 volte più grande della svalutazione

    Ma non si fa così....
    In realtà, l'inflazione è stata 5,8 volte più grande della svalutazione, che è sempre tanto, ma non 19....
    (8,40/1,45)

    Mi auguro sia il solo errore che è stato fatto, perché la matematica va rispettata...

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    1. Vedete, stanno arrivando i piddini middle-upper class, quelli che hanno studiato, quelli che siccome sanno leggere pensano di essere filosofi, e siccome hanno una Visa pensano di sapere la finanza, come l'epistemologo della domenica (vedi sopra) e questo statistico del lunedì. Cari piddini, entrate qua dentro con la coda bassa e vergognandovi di quello che avete fatto, e sarete bene accolti. Altrimenti restate nel vostro brago e lasciateci lavorare per voi.

      Senti, caro, la matematica va rispettata, ma i cretini saccenti no, o per lo meno non qui.

      Da cosa deduci, povero coglione, che 1.45=45%?

      Sai cosa significa %? Significa per cento (moltiplica per cento). Ora, sai il problema qual è: che io so la matematica, e tu non sai l'aritmetica, perché nel tuo tugurio evidentemente 0.45x100=145%.

      Ah, no, aspetta, pare quasi impossibile, ma sei ancora più imbecille... Noooo... Ho capito cosa vuoi dire, aspetta, lo spiego in un linguaggio meno piddino del tuo. Tu stai dicendo, per capirci, che se i prezzi, partendo dal loro livello di 11.75 nel 1975, fossero aumentati del 45% (cioè come i cambi), nel 2009 sarebbero stati di 16.69. Invece sono stati di 108.27, cioè effettivamente 5.8 volte più alti... Accipicchia, che intuizione!

      Solo che, povero, patetico, insulso, ridicolo e dannoso (attenzione) incompetente, tu fai il solito errore degli amatori: confondi i livelli con la dinamica. Purtroppo (per te, poveraccio) io non ho detto che il livello dei prezzi è aumentato 19 volte più del livello del cambio. Non ho parlato di prezzi e di cambio. Ho parlato di inflazione (crescita dei prezzi) e inflazione (crescita del cambio). E lo ho fatto per un ben preciso motivo, che non dovrebbe sfuggire a chi non fosse un patetico e insulso dilettante come te. Trattandosi in entrambi i casi di indici (tu che sei così smart sai cosa intendo, vero), non ha ovviamente senso soffermarsi sul livello, il quale è arbitrario, dipendendo dalla scelta della base. E infatti, se ci fai caso, il ragionamento che implicitamente svolgi è da cretino, perché se ribasi gli indici a 1975=1 le conclusioni cambiano... o no? Lo capisci? Ti presto una macchinetta per fare i conti?

      Per questo motivo ho invece parlato di variazioni: primo, perché non avrebbe senso fare altro anche in termini di statistica matematica; secondo, perché la tesi che intendo confutare è formulata in variazioni, non in livelli. Si sostiene infatti da parte di alcuni traditori e merde che la svalutazione (variazione del cambio) si traduca integralmente e immediatamente in inflazione (variazione dei prezzi), annullando i benefici reali della svalutazione nominale. E se così fosse, il rapporto fra le due variazioni sarebbe uno (a/a=1).

      Chiaro così?

      Forse non lo hai capito, fesso, ma siamo in guerra. Perdonami, sai, ma come la storia non ti insegna, in guerra non c'è sempre tempo per le buone maniere. Tu, tra l'altro, sei scemo, quindi inutile. Scusami se te lo faccio notare, ma lo ritengo doveroso per il bene comune.

      A proposito, mica sarai parente di quest'altro genio della matematica (intervento delle 11:49)?

      Te lo meriti l'euro, brutto fesso...

      Alle anime belle segnalo che lo scemo ha parlato di errore imperdonabile. Solo per questo ho ritenuto opportuno non perdonarlo.

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    2. Fantastico. La conversazione continua pure: http://www.trekportal.it/coelestis/showthread.php?t=46619&page=8
      E' la risposta al suo commento prof!

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    3. Ora sono in giro con mia figlia. Quando torno a casa vi faccio capire quanto è scemo questo piddino. Poraccio, non è del tutto colpa sua. Vedrete, ci sarà da divertirsi, e imparerete una cosa molto importante, oltre alla morale della favola...

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    4. Ci contiamo prof. perché questa gente è meglio sputtanarla il prima possibile.... Buon divertimento con sua figlia!

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    5. Caro professore,
      il suo intuito è davvero eccezionale! :)

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    6. prof so che il post è vecchio ma io ho un dubbio, quando in quel forum Mizarino le scrive:" Dove la vedo (l'andamento esponenziale) ?
      Dal '75 all'80 l'indice dei prezzi è raddoppiato, e dal '80 all'85 è ancora raddoppiato." riferendosi al grafico di figura 1.. forse dirò una vaccata ma a me pare che si evidenzi un andamento lineare dei valori di IPC.. no? cioè l'andamento esponenziale di cui parla Mizarino dove sta?

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    7. L'andamento esponenziale del livello dei prezzi ci sarebbe se il loro tasso di crescita (il tasso di inflazione) fosse almeno approssimativamente costante su tutto il campione, cosa che invece non è. Il tasso di crescita mostra a sua volta una tendenza negativa. Chi conosce l'analisi delle serie storiche sa che i prezzi sono una variabile I(2), quindi la loro variazione è una variabile I(1), ovvero (nella stragrande maggioranza dei casi) dotata di tendenza stocastica. Già dal lessico si capisce che abbiamo a che fare con un ingegnere o comunque con un meccanico che opera in un mondo deterministico, pieno di certezze, fra le quali quella di poter aprire la bocca e dargli fiato senza essere mandato al diavolo.

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    8. vediamo se ho capito.. se fosse esponenziale l'andamento dei prezzi dovrei avere in figura 2 un'andamento lineare dell'inflazione ? (anzi, visto che tanto sono a distanza di sicurezza e non vedrò la sua espressione sconvolta di puro orrore: dovrei avere una retta parallela all'asse delle ascisse?)

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  49. OT ma non troppo.
    Non credo che Grillo sia in assoluta buona fede, anzi ho più di una perplessità, ma se ha iniziato a cavalcare l'onda anti euro, vuol dire che una fetta importante di potenziali elettori in libera uscita è molto sensibile al tema € e al suo auspicabile abbandono. Il fatto che Grillo ne parli apertamente, potrebbe significare che qualcosa si muove sotto traccia, oppure come al solito, che i comici capiscono prima dei politici certe dinamiche e le sfruttano a proprio vantaggio?

    http://www.beppegrillo.it/2012/04/quando_si_mette/index.html

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  50. Professore sul Rapporto sulla stabilità finanziaria n. 3, aprile 2012 della Banca d'Italia, si sostiene che i LTRO hanno avuto solo in parte l'effetto di sostenere l'acquisto di titoli pubblici(pag 28). Inoltre su un articolo del suo grande amico Sinn (tradotto sul sole24ore http://www.ilsole24ore.com/art/economia/2012-04-25/crisi-escalation-174514.shtml?uuid=AbmVAETF) si sostiene che questo tipo di operazione ha causato la fuga dei capitali privati dai paesi periferici dell'Europa.

    Se ha ragione la BI quello che non riesco capire è: con tutta quella liquidità i mercati cosa ci stanno facendo?

    Per favore, non se la prenda se la domanda non è intelligente.

    ML

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    1. Ma scusa, perché dovrebbe non esserlo? Il problema non è l'intelligenza, siamo tutti sopraffatti dagli avvenimenti. Il problema eventualmente è la buona fede, e tu evidentemente sei in buona fede.

      Cosa stanno facendo i mercati? La cosa giusta (secondo loro). E qual è? Investire i fondi che hanno ricevuto dove possono ottenere i profitti migliori e dove hanno speranza di vederseli rimborsare. Quindi in Europa? Evidentemente no, visto che in Europa i tassi sono bassi e tutti i prenditori di fondi (pubblici e privati) sono in crisi di solvibilità (altro che liquidità!). Li investono nei paesi emergenti, cosa che il Brasile, ad esempio, ha già stigmatizzato, visto che capisce i rischi che corrono i paesi invasi da capitali stranieri. E non glielo si può impedire? No, fino a quando le banche non saranno almeno in parte nazionalizzate, socializzando una parte dell'attività di finanziamento degli investimenti, e i movimenti di capitali non saranno riportati sotto controllo (cosa che oggi auspicano - a fasi alterne - perfino gli Stati Uniti).

      Scusa se non ti fornisco i link, ma ho fretta e di questo abbiamo parlato. Qualcuno può farlo per me?

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  51. Quale sia la strategia “politica” del PD può arrivare dalla lettura degli interventi del “seminario” del centro studi PD del 17/02/2012 “Il mondo dopo la destra” di G Cuperlo (http://www.youdem.tv/sezione/876/ags/3/documenti-indice/indice.htm).

    Il concentrato è l’intervento di M D’Alema: il comando del potere tra convergenze “parallele” http://www.youtube.com/watch?v=KxfoKIlDYgQ.

    Il “libero”mercato delle spartizioni di poteri malavitosi economici-finanziari: le operazioni politico-finanziarie di “falce e carrello / calce e martello” (Unicoop Firenze / MPS, di Unipol/FONSAI, di CMC-CCC / Ponte sullo Stretto – Caserma Ederle – TAV MI-BO - TAV Valdisusa – aree ex Falck) perpetrate tra asimmetrie informative della menzogna e della manipolazione.

    That’s all, folks!

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    1. Mi sembra opportuno ricordare come stanno messi (l'emblematico Penati), ma sottolineo che dal punto di vista macroeconomico questo non cambia molto, nel senso che la corruzione in Italia c'è sempre stata, ma in suo presenza l'Italia è anche stata un paese libero e in crescita.

      Però la tua osservazione è importante.

      L'essersi privati di libertà e crescita, come tu fai implicitameente notare, non ha sconfitto la corruzione, come alcuni sostenevano: guarda caso, quelli che, come tu noti, hanno cominciato a mangiare a quattro palmenti da quando l'Italia si è privata di libertà e di crescita...

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  52. Ecco un esempio di quello che succede quando si provano a diffondere le informazioni contenute in questo post:
    http://groups.google.com/group/it.economia/browse_frm/thread/f9923da8c0afecaa/ea61bb5b4571b7e2?hl=it#ea61bb5b4571b7e2
    risposte tipiche (sintetizzo un po'):
    * sono tesi assurde: è chiaro che l'inflazione erode il salario perchè i riallineamenti dei salari sono sempre più lenti degli aumenti dei prezzi (i negozianti sono sempre pronti ad aumentare i prezzi - così guadagnano di più - mentre gli imprenditori non ne vogliono sapere aumentare i salari - che sono fessi?)
    * è tutto assurdo: se vuoi svalutare devi stampare moneta e se aumenta la moneta in circolo c'è per forza inflazione
    * Non e' la competitivita' delle imprese all'export il nostro problema, e' il debito pubblico, e le relative spese per interesse. E non e' la germania che ci ha costretto ad accumulare il debito pubblico che abbiamo.
    * Argomenti del tutto oziosi. I nostri creditori vorranno essere pagati in euro anche se torniamo alla lira e svalutiamo a volontà.
    * Ora voi proponete di stampare carta moneta a iosa e dimezzare il valore della nostra sola moneta *in aggiunta* a questa mega inflazione mondiale dell'840% in 30 anni ? Non dico che siete pazzi, lo sareste se vi rendeste pienamente conto di quello che proponete.

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    1. Caro Marco,

      questi sono solo dei poveri imbecilli donaldizzati che non sanno assolutamente niente di economia, ma pensano di sapere perché Donald gli ha detto che ora sanno. Capisci i danni di Donald?
      Intendiamoci, anche senza Donald l'Italia ci ha dato Mussolini, Prodi, ecc. L'euro, come dice Alessandro, lo ha voluto una maggioranza (di imbecilli disinformati, aggiungo). Cosa vuoi, che sbricioliamo una per una questa frasi? Ci metto un secondo, ma a cosa serve? Tanto loro non capiscono perché non vogliono capire. Loro sono i nuovi schiavi del capitale finanziario, i nuovi servi della gleba.

      Quello che mi stai dicendo mi conferma nella mia triste previsione che la situazione avrà un esito violento, quando questi poveri minus habentes si rivolteranno, senza sapere bene nemmeno contro chi e contro cosa, per sottrarsi a uno stato di cose insopportabile.

      Mi stai dicendo che il tuo ardore missionario ti spinge a fare un tentativo con loro? Se vuoi ti aiuto, anche se, ripeto, dopo la donaldizzazione ce ne vorrà! Perché il capolavoro di quel cretino è che, avendo portato in Italia i teorici della moneta endogena, in realtà ha stampato a lettere di fuoco in testa a ogni giovane che si sente antagonista la teoria quantitativa della moneta nella sua forma più bieca, quella alla quale nemmeno Mankiw crede più. Non so se mi segui, istwine mi segue e magari mi aiuta a farmi seguire...

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    2. bo sinceramente ne ho le palle piene di questi qui. dando un'occhiata non mi sembravano donald boys, mi parevano più scemotti appena usciti dall'università che probabilmente non sanno che il contenuto di un testo di macroeconomia dipende molto anche dall'autore che lo scrive. son gli stessi che sparlano e straparlano dell'Argentina come l'inferno. il punto è che non sono neanche persone che la pensano diversamente da te, come può essere un Boldrin che so, che però nel suo campo è ferrato e se discuti è evidente che sappia di cosa parla, solo che è dalla parte opposta (voglio dire, sposa i modelli neoclassici di base). sta gente neanche questo, è proprio didascalica.

      non vi hanno rotto il cazzo? a me molto perché sono dilettanti pure per me, figurati per chi lo fa da anni.

      Alessandro,

      bé diciamo che i donaldi (mi scuso col giornalista, non ho particolare astio verso di lui, ma questo soprannome è tanto bello) non distinguono troppo bene tra USA e resto del mondo. consiglio a tutti le risposte di Cesaratto e Bellofiore sulla MMT che vi sono su quel file che ho pubblicato poco sopra. è sempre bello quando qualcuno dice quello che dici tu,con la differenza che lui se lo può permettere!

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    3. Si tratta di utenti abituali di forum dedicati all' attualità (politica ed economica) e da quello che mi sembra dotati di buona istruzione e capacità dialettiche (sono ben altri i "deficienti"). Le reazioni che ho riportato sono simili a quelle che ho riscontrato in altri amici e parenti istruiti e dotati di spirito critico. Reazioni consistenti per lo più in un mix delle seguenti idee:
      1) che l'euro è stato positivo e ci ha offerto delle buone opportunità (magari argomentando che ci ha permesso di avere prestiti a tassi bassi e quindi di abbattere il debito - cosa che colpevolmente non abbiamo fatto per colpa di B.)
      2) che i nostri problemi economici attuali sono dovuti essenzialmente al debito troppo alto, agli sprechi e alla corruzione, senza i quali oggi saremmo forti come la germania
      3) che svalutare è un po' come barare (non si possono risolvere i problemi "stampando moneta", bisogna darsi da fare, servono le riforme)

      Del resto sono le idee che vengono propagandate dai media mainstream più o meno da tutti gli attori che sono in scena e la gente non può e non vuole pensare di essere presa in giro così ad ampio spettro. In questo caso c'era la speranza che di fronte ai dati qualcuno potesse mutare la propria opinione precostituita, invece non succede neanche questo.

      PS: E' grave se non so chi è Donald?

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    4. "Le reazioni che ho riportato sono simili a quelle che ho riscontrato in altri amici e parenti istruiti e dotati di spirito critico."

      e poi dici:

      "Del resto sono le idee che vengono propagandate dai media mainstream più o meno da tutti gli attori che sono in scena"

      sei sicuro che abbiano spirito critico? e poi istruito non significa niente. io ho uno parente veterinario, è istruito, non sbaglia i congiuntivi e legge un sacco (attraverso la juta). ma mica sa di cosa parla quando parla delle sue particolari idee economiche.

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    5. Grazie istwine. Mi hai tolto le parole di bocca. Non Ho scritto il post successivo proprio per fare piazza pulita di un equivoco con il quale purtroppo dovremo tutti fare i conti: non è che siccome hai una laurea (anche in materia affine) e hai un portafoglio in tasca con 20 euro ipso facto puoi pensare di essere un economista. Saranno istruiti e anche molto più educati di me, ma se non capiscono un accidenti e si fanno sciacquare il cervello dalla televisione per me non sono persone di cultura (e se cultura e istruzione sono due parole diverse un motivo ci sarà, e riflettendoci insieme potremmo scoprire qual è). Mi dispiace, Marco, non voglio offenderti nei tuoi affetti, ma questi sono "deficienti" in senso etimologico: gli mancano due cose: cultura e umiltà. E quindi, pur solidarizzando col tuo sforzo, ti esorto a non abbatterti se constaterai che esso è inutile, e ti esorto altresì ad attendere che la violenza dei fatti convinca questi pecoroni.

      Sarà molto divertente, lo ripeto sempre, vedere come verranno a dirci che loro lo avevano detto (appena i loro "pastori" diffonderanno questa versione).

      Perdonami, ti sento molto giovane e capisco che questo mio pessimismo possa infastidirti. Non voglio influenzarti: segnati questo numero su un'agenda: 49. Poi quando avrai 49 anni mi scriverai cosa pensi dei tuoi cosiddetti simili.

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    6. (nel primo rigo c'è un Non di troppo)

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    7. Caro Istwine, cerca di metterti nei panni dll'uomo comune: hai un nutruito numero di persone "importanti" e a cui viene pubblicamente riconoscuta stima che ti danno la versione A (peraltro rassicurante), tra queste ci sono pure persone "esperte": i tecnici come Draghi e Monti, economisti mainsream come Boeri o Boldrin, tutti che danno la versione A con lievi sfumature. Poi arriva un tuo "cuggino" che ti dice "mi sono documentato un po' in giro e ho visto che c'è un nutrito gruppo di economisti (alcuni pure premi nobel) che dicono che questa versione A è un imbroglio, che la versione giusta è la B e che Monti e Draghi con l'avallo del PD pianificano a tavolino il massacro della nostra economia e del nostro welfere, e che questa non è una decisione estemporanea, è un progetto che è in ballo da 20 anni". Dopo di che il tuo cugino cerca di illustrarti teorie e dati a supporto della versione B.
      Ora tipicamente:
      1) tu non hai nè tempo nè voglia di stare a valutare e verificare quello che ti dice
      2) prenderlo sul serio ti richiederebbe una faticosa ristrutturazione della tua attuale visione del mondo
      3) la fonte primaria non è "autorevole": per quanto ne sai sembra essere 'tu cuggino contro praticamente il resto del mondo (chissà se avrà capito bene quello che ha letto, chissà se è vero che le sue fonti sono autorevoli, chissà se le sue fonti pur autorevoli sono comunque in errore...), quindi la tua reazione più ovvia sarà liquidarlo con un "maddai, ma ti pare, ma che ti leggi". E' una reazione "naturale" anche per una persona dotata di spirito critico. Non è stupidità, è pragmatismo, economia di pensiero e "buon senso" (applicato male).
      A questo aggiungici che la versione A ha molti pregi:
      1) fa appello a idee comprensibili ai più: il paragone tra stato e famiglia che deve far quadrare i bilanci, la virtù del rigore tedesco contro il pressappochismo italiano, l'idea che sia ingiusto che i virtuosi paghino per le colpe dei viziosi
      2) ci permette di avere fiducia nelle istituzioni, e quindi speranza per il futuro
      mentre la versione B è cupa, ci fa sentire in trappola e quasi richiederebbe di armare una rivoluzione.
      Io non mi sento di condannare del tutto quelli che continuano a credere alla versione istituzionale (condanno eventualmente quelli che la propagandano, perchè in quel caso c'è proprio un impegno intellettuale da parte di chi lo fa, non è semplice inerzia) ciò nonostante continuo pazientemente ad impegnarmi per quanto posso a diffondere un po' di informazione anti-propagandistica.

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    8. Marco,

      ascoltati questo

      http://www.emilianobrancaccio.it/2012/04/28/dibattito-con-il-presidente-dellistat/

      dal minuto 9, Brancaccio descrive molto bene sto modo di fare.

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  53. Salve prof!

    Una volta uno stipendio bastava per una famiglia, adesso se non lavori in due....

    Affermazione un po' cugginesca, solo che questa mi sembra vera!

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  54. http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-04-27/lindipendenza-preservare-063641.shtml?uuid=AbzhVCUF

    caro professore,

    mi sembra che questo link sia la ciliegina sulla torta (di eccellente fattura, come sempre!) che lei ci ha servito con questo post.
    Goofy si sforza di spiegarci che la vulgata "inflazione orrida tassa iniqua" è qualcosa di molto lontano dal vero e zingales (non mi si è rotto il tasto shift) ci spara un bel commento sul sole24ore sull'inflazione orrida tassa iniqua! e - ciò che trovo più divertente - lo fa con la solita modestia propria di NFA e dintorni: la teoria economica si interroga da circa due secoli sulla neutralità della moneta e lui, zingales, ci fa la grazia di condensare la VERITA' (vedi che shift funziona!), scientificamente provata, in poche righe di cristallina eloquenza:

    "L'inflazione degli anni 70 ci ha insegnato il costo di una politica monetaria troppo prona ai voleri dell'esecutivo. Un aumento inatteso dell'offerta di moneta si traduce in una riduzione solo temporanea della disoccupazione, al prezzo di un'inflazione permanentemente più elevata."

    d'altronde, avendolo detto Lucas, è praticamente una sentenza passata in giudicato: la presunzione d'innocenza per la moneta è finita nel 1972. la sentenza, per gli appassionati di cronaca giudiziaria, la trovate qui:

    ftp://147.52.239.100/students/master/macro/Lucas%20-%20JET%20%281972%29.pdf

    secondo zingales, nei quarant'anni successivi e nei 150 precedenti, nulla d'interessante è stato detto in proposito, quindi lui riporta - da cronista - i fatti. non c'è da discutere: è così e basta! e lo scrive su uno dei quotidiani più importanti d'Italia (per giunta, un quotidiano economico). poco importa che il giudice che ha scritto questa sentenza, nelle prime dieci righe d'introduzione fornisca più di qualche motivo per nutrire dubbi sul fatto che le cose vadano a finire, nella quotidianità, effettivamente come dice zingales:

    "...The relationship, essentially a variant of the well-known Phillips curve, is derived within a framework from which all forms of “money illusion” are rigorously excluded: all prices are market clearing, all agents behave optimally in light of their objectives and expectations, and expectations are formed optimally (in a sense to be made precise below)."

    vi riconoscete in questo quadretto??

    ora, io non voglio fare qualunquismo spicciolo. ma voglio muovere un'obiezione a lei, prof. bagnai, che rispondendo a qualche commento su sbilanciamoci (se non ricordo male), dava come criterio per riconoscere un economista quello, diciamo così, bibliometrico. capisco che probabilmente trattavasi di una dritta per togliere dal campione personaggi senza nè arte nè parte, ma è proprio la legittimazione di "indici di bravura" del genere che danno a zingales (e a tanti altri) la rilevanza che ha a livello mediatico (che gonfia la portata delle sue - pur lecite - personali opinioni fino a farle diventare pensiero unico e, quasi automaticamente, verità): il professorone amerikano, ggiòvane e geniale, che se n'è dovuto andare all'amerika, poveretto, perchè l'università italiana è una fogna in cui sguazzano solo baroni buoni a nulla, che non comprendono il suo genio e passano il tempo a truccare i concorsi, piuttosto che a fare ricerca.
    e così si perdono i cervelli.

    [segue]

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  55. [segue]

    l'accademia italiana ha certamente molti problemi e non è di sicuro lo specchio del merito; lei questo lo sa molto meglio di me. ma non venitemi a dire che il "publish or perish" all'amerikana è la soluzione, perchè a me sembra solo una triste imitazione del baronato all'italiana: semplicemente, i baroni si chiamano editor. sia chiaro: alcuni di loro hanno hanno enormi meriti "scientifici". come del resto, di tanto in tanto, sarà capitato anche per qualche barone italiano! ma spesse volte si veste della massima credibilità scientifica immondizia. eppure, un paperino sulla "cattura del regolatore" applicato al settore delle riviste accademiche, nonostante la fantasiosa voracità di argomenti propria dell'economia moderna, io ancora non l'ho visto. chissà perchè...forse non avrà abbastanza citazioni!

    come sempre, con stima, affetto e gratitudine,

    gianluigi n.

    PS: evidentemente non sono venuto a farle la lezioncina su come funziona il mondo dell'università anglosassone, e non pretendo che lei condivida! volevo solo proporre uno sfogo-riflessione sul sistema che conferisce credibilità illimitata a personaggi che parlano di politica o di economia come ragazzini delle scuole medie (semplicemente, con un vocabolario più forbito): "basta fare così, basta fare colà, i politici non capiscono un tubo,...". ognuno tifa per la sua squadra del cuore.
    per quanto mi riguarda, questa gente di articoli su econometrica e compagnia cantando ne può scrivere quanti ne vuole (e io ho certamente molto da imparare), ma da qui a considerarli degli economisti ce ne passa. non per farle le fusa, ma preferisco di gran lunga un bel post di Goofy!

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    1. Guardi, io sono d'accordo con lei, e lo ho anche precisato in altre occasioni. Sul post dei dilettanti il mio problema era far capire che i coriferi del pro-euro (tutti gli altri) erano per lo più dei dilettanti allo sbaraglio, degli ex qualsiasi cosa tranne che economista, delle persone senza alcuna legittimazione a parlare di economia se non quella che gli veniva dall'avere una faringe e dall'aver mangiato bene sotto la prima e la seconda repubblica. Ed erano tutti, questi intellettuali di sinistra, allineati con Zingales sul tema dell'euro. Chiaro, no?

      Per il resto, sono d'accordo con lei. Mai visto ROARS?

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    2. Preciso: se avessero parlato "economisti" secondo la definizione minimale di "pubblicazione EconLit" o "pubblicazione su IDEAS" (quindi l'impact non c'entra nulla, tanto per esser chiari), il rapporto di forze lì, sullo sbilifesto di sinistra, sarebbe stato più equilibrato, e l'euro avrebbe "perso" almeno a sinistra, cioè a casa di quelli che dicono di difendere quelli che ne sono state vittime. E visto che le piace molto Zingales (mai quanto a me), le regalo questo: enjoy (se segue l'economia saprà che le cose stanno andando esattissimamente come questo postom prefigurava: gli americani stanno rilocalizzando negli USA!).

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    3. corifei, non coriferi... minchia di tastiera... ma ci siamo capiti... sa, gente così...

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  56. Caro professore,
    grazie per il suggerimento di ROARS. Non lo conoscevo e mi sembra una cosa molto interessante.
    Gli articoli sullo sbilifesto, invece, con commenti e sue relative risposte me li sono gustati a tempo debito. Quello sulla “svalutazione cinese” lo trovai davvero interessante all’epoca; oggi possiamo dire lungimirante; domani – chissà – profetico!
    Del resto zingales, si sa, è uno che ama stupire. Come certamente saprà, da qualche tempo si è aperto un dibattito sulla gestione della politica monetaria e il nostro ha sostenuto che non è la BCE a dover imitare la Fed, semmai il contrario. Io lo trovo inconcepibile, visto che non staremmo neanche parlando di un falco del liberismo alla tea-party. E lo ha trovato inconcepibile anche Krugman, che gli ha risposto con questo:

    http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2012-04-21/linopportuna-disputa-mandato-081641.shtml?uuid=Ab30ZORF&fromSearch

    cui l’articolo che ho suggerito nel commento precedente vorrebbe replicare.
    Vede, io non ho nulla umanamente contro zingales, perché ognuno di opinioni ha le sue. Ma ciò che non mi permette di nutrire alcuna stima (professionale, s’intende) nei suoi confronti (e di quelli come lui, tipicamente NFAmerikani) è il passaggio logico con cui queste persone sono portate a presentare come verità storica (e oggettiva, quindi immodificabile anche in ottica prospettica) la propria opinione, che non è altro che una teoria: in quanto tale, essa è un processo logico-deduttivo che parte da ipotesi e (se dio vuole, con coerenza “interna”) arriva ad una tesi. E lo fanno con un’arroganza e un tono di superiorità (anch’essa dimostrata) che li rende inattaccabili da chi
    non possa vantare un curriculum accademico ricco e brillante come il loro. Un esempio è questo:

    http://www.youtube.com/watch?v=zx_p0-2PClQ

    ma, dico io, si può rispondere al rilievo di brancaccio dicendo “blanchard è stato mio professore, quindi so io quello che dice”??? lei trova differenza rispetto al vecchio caro “il pallone è mio e ci gioco io”? io sinceramente no. E mi sconforta pensare che questo soggetto sia considerato un intellettuale, perché è uno capace di dire cose di questo genere:

    http://www.youtube.com/watch?v=o6vML99iupg

    Io quando l’ho visto sono rimasto di sasso! Ho pensato tra me e me: “ma cosa va blaterando questa persona?...l’ansia giustizialista di tangentopoli…cercavo un esempio di un paese che si fosse rigenerato culturalmente e l’ho trovato: il sudafrica!…l’apartheid…il premio per gli onesti in america funziona…servono meccanismi d’incentivo”. Quando poi ho sentito gli applausi scroscianti dell’uditorio ogni due parole, ho capito che per questo paese, probabilmente e purtroppo, non c’è soluzione.
    Se un gonzo, pagato a peso d’oro da qualche università americana (perché la moneta fa inflazione solo se ci paghi i salari degli operai, la sua è tutta produttività marginale), dice assurdità totalmente decontestualizzate a ruota libera e diventa il maitre a penser (corretto?) della (cloaca della) sinistra riformista italiana, allora c’è poco da riformare.
    Meglio dare tutto in mano a lui, perché è l’unico che di verità ha capito qualcosa:

    http://www.youtube.com/watch?v=pFCF3wg6yXE

    mille grazie. A presto,

    gianluigi n.

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    1. Sai, sono molti i motivi che spingono una certa parte della professione, e più in generale della "dominant social force behind the authority", a presentare l'economia come una "scienza" avulsa dal contesto storico e sociale nel quale le dinamiche economiche si sviluppano. Direi che rimangono tutti quelli che Keynes ha esposto così bene:

      "The completeness of the Ricardian victory is something of a curiosity and a mystery. It must have been due to a complex of suitabilities in the doctrine to the environment into which it was projected. That it reached conclusions quite different from what the ordinary uninstructed person would expect, added, I suppose, to its intellectual prestige. That its teaching, translated into practice, was austere and often unpalatable, lent it virtue. That it was adapted to carry a vast and consistent logical superstructure, gave it beauty. That it could explain much social injustice and apparent cruelty as an inevitable incident in the scheme of progress, and the attempt to change such things as likely on the whole to do more harm than good, commanded it to authority. That it afforded a measure of justification to the free activities of the individual capitalist, attracted to it the support of the dominant social force behind authority."

      In molte delle persone che citi è evidente la ricerca di quell'"intellectual prestige" che consiste nel manipolare, per sentirsi un più scienziati, una matematica che fa sorridere di pietà i matematici (ma gli esempi non mancano nemmeno nel nostro piccolo, e li ho voluti rimarcare). Molti giovani, non necessariamente stupidi, sono però sufficientemente ingenui o opportunisti da credere o far finta di credere che solo quella sia scienza, che solo "microfondando" il "modello" abbia dignità, ecc. ecc. (cose che sai benissimo). Una rivoluzione culturale nella professione, per motivi che intuisci, non è minimamente all'orizzonte. Circa il funzionamento della democrazia ci sarebbe da porsi delle domande, alle quali darà comunque risposta la Storia anche se noi facciamo per pudore a meno di porcele, per il momento. Mi rattrista e mi preoccupa, ma è così, e non in un altro modo.

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  57. Caro Nino

    Abbiamo capito che non sei un Troll Piddino.

    Troll nei confronti dei quali, per conto mio, il prof fa benissimo a martellare pesantemente: capirai ben che la pietà non è prevista nei confronti di una siffatta genia di Cortigiani , che si dichiarano di sinistra, cojionano milioni di persone con questa panzana, per poi appoggiare un governo presieduto da un ex democristiano

    Ciò non di meno, la prossima volta non ti fidare troppo della calcolatrice dello Zio! Perché lui a sua volta si fida troppo delle sue, peraltro indiscutibili, capacità logico deduttive: con il risultato che a volte le spara grosse di getto e senza verificare il contesto e senza leggere con attenzione, perché crede di aver capito. In realtà non aveva capito! E non mi riferisco, naturalmente, alla base tempi.

    Ciao e salutami gli allegroni del forum (del tuo forum intendo).

    Alex

    P.S. A proposito, il Gatto di Schroedinger non era opera di un giornalista fantasioso…

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    1. Caro Alex,

      ho visto che l'amico secondo il quale se il paese A cresce al 4% e il paese B al 2% bisogna dire che la crescita di A è 0.04/1.02=0.039 volte quella di B veniva da un bar, che è stato chiuso, con molta dignità ed efficienza, dallo sceriffo del luogo. Ho capito che in quel bar amano vedere le stelle, e quindi ho aiutato un paio di avventori in questo scopo, che tra l'altro condivido. Vedo che frequenti anche tu quel bar, e allora volevo chiederti una cosa: che laurea bisogna prendere per pensare di poter interloquire con l'incisività di Nino in una materia della quale non si sa una beata mazza? Io penserei, appunto, se ci fosse, a una laurea in giornalismo... ma, chissà perché, non c'è (o meglio, non c'era prima della "riforma"). Sarà mica un fisico? Io in questo caso propenderei per un ingegnere, perché il fisico secondo me ne sa di più, e quindi qualche dubbio se lo pone, e tra l'altro un ingegnere rischia di non aver letto altri ingegneri... con quel che ne segue... e ci siamo capiti.

      Allora il problema è forse che dovremmo riformare la categoria di piddino. Ho sempre specificato che per me non identifica chi vota un certo partito, ma chi pensa in un certo modo: questo. Quindi avrei dubbi sulla tua prima asserzione... Però l'esperto sei tu!

      A.

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    2. Anche io!

      Inoltre, sebbene io riconosca lo stile di qualche avventore, non frequento più quel genere di Bar da lungo tempo: troppi discorsi

      contrary to what the ordinary uninstructed person would expect [1]

      per trovarmici realmente a mio agio!

      Alex

      P.S. Per fortuna hai moderato il Blog!

      [1] (Per favore mi segnali nuovamente il punto dove avevi riportato per intero la frase di Keynes, grazie)

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  58. Buongiorno Professore,
    ho apprezzato molto l'articolo, ho solo un dubbio:
    lei giustamente ha evidenziato che in caso di svalutazione (per esempio in seguito all'uscita della Grecia dall'euro) la domanda di beni importati molto probabilmente cala, ma questo scenario potrebbe essere peggiorato/falsato in parte dalla presenza di beni importati a domanda rigida? lei ha sottolineato che incide non più del 7% sull'inflazione (fra l'altro parlava in generale o del caso italiano per curiosità?), invece a livello di squilibrio della bilancia commerciale non porterebbe a una situazione di profondo deficit, almeno inizialmente, che potrebbe minacciare la ripresa (considerando che l'export greco è debole) ?

    Grazie

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    1. Le sue preoccupazioni non sono particolarmente fondate. Il 7% adesso non ho tempo di ritrovarlo nel post, non capisco se parla del coefficiente di pass-through o di cosa, ma le ricordo che con la precedente svalutazione italiana non abbiamo avuto alcun effetto J, perché i flussi commerciali italiani sono sufficientemente elastici al prezzo, e l'economia, anche se ha subito nel primo anno il contraccolpo di una serie di misure restrittive, è poi ripartita raggiungendo nel 1995 quasi il 3% di crescita.

      Le spiego una cosa: se ha la broncopolmonite e deve fare il Rocefin, l'iniezione le fa male. Le fanno paura le punture? E allora crepi di infezione, sono fatti suoi! Ma nel caso dell'euro, capisce, non sono solo fatti suoi, sono fatti di tutti, quindi bisogna informarsi bene (cioè non sui giornali di regime). So che ne è consapevole (altrimenti non sarebbe qui), ma chiarirlo fa sempre bene.

      Tanto per essere chiari, grazie a Monti faremo il -2% del Pil quest'anno, mentre nel 1993, in presenza di una crisi europea generalizzata simile all'attuale, facemmo solo il -0.8%, grazie alla svalutazione. E l'inflazione passò dal 5% al 4%. Questi sono i numeri!

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  59. La Fig. 1 non mostra alcunché in modo così evidente come l'autore suggerisce, poiché le variazioni del tasso di cambio possono essere conseguenza di mille cause. Ciò che la figura avrebbe dovuto mostrare per essere attendibile era semmai le risposte dell'inflazione a ogni svalutazione competitiva effettuata dalla Banca d'Italia, o magari, ancora meglio, l'indagine poteva essere sostituita con i risultati di un'indagine econometrica che tenesse conto anche di altre variabili: giusto per fare un esempio, se c'è un grande shock tecnologico nello stesso periodo in cui c'è lo "shock svalutativo", gli effetti defalzionistici del primo potrebbero contenere gli effetti inflazionistici del secondo. Oltretutto, come già detto, in periodi di crisi economica è già probabile che non ci saranno effetti inflattivi, ma solo effetti negativi sulla competitività che si tradurranno in inflazione solo più tardi.

    Figura 6: il salario reale è proprio quello che misura la quantità di beni effettivi, non il valore monetario, ed effettivamente è in trend di rialzo fin dagli anni 50 (daltr'onde eravamo in pieno miracolo economico in Italia), trend che finisce subito dopo le crisi inflattive del 70, forse per via di un fenomeno di isteresi, forse per altre cause analizzabili solo disponendo di ulteriori dati. Non si capisce assolutamente come fa l'autore a raggiungere le conclusioni che meno inflazione = meno salario reale.

    Infine, come già detto, il problema principale delle svalutazioni è che lascia che le aziende puntino proprio su queste per aumentare la propria competitività, piuttosto che sulla ricerca, sull'innovazione, sull'ammodernamento degli impianti e delle tecniche produttive, cosa che farà si che l'unico mezzo per rimanere competitivi in futuro sarà il ricorso ad ulteriori svalutazioni, che genereranno inflazione a lungo andare. E questo punto non viene minimamente preso in considerazione da questo articolo.

    Sarebbe interessante verificare le opinioni del professore sugli appunti sopra descritti.

    Saluti,


    Un Anti-Piddino Convinto

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    1. Lei parla totalmente a vanvera e evidentemente sa molto poco di economia, ma non è detto che questo sia un difetto. Certo che le variazioni del cambio possono avere mille cause. Quello di cui qui si parla è dei loro effetti (capisce la differenza)? Il piddino dice che la svalutazione ha effetti sui prezzi. Il grafico dice che né le svalutazioni né le rivalutazioni (quindi, in generale, i movimenti del cambio) hanno effetti di rilievo sui prezzi. E questo lo dicono sia la Fig. 1 che la Fig. 2 che la Fig. 3. Se non riesce a vederlo, mi dispiace, non faccio né l'oculista né lo psichiatra.

      L'indagine econometrica più accurata che tiene conto anche di altre variabili e quella di Goldfajn e da Costa Werlang, citata nel post. Capisco che criticare è più facile che leggere, ma se si critica dopo aver letto si fa una più bella figura.

      La conclusione "meno inflazione=meno salario reale" è raggiunta anche da altri studi scientifici (ad esempio questo, citato in questo post), e si spiega molto semplicemente col fatto che la riduzione dell'inflazione passa per un aumento della disoccupazione, che determina anche una compressione dei salari reali (più esattamente, un loro scostamento - verso il basso - dal trend della produttività).

      La spesa per ricerca e sviluppo è ferma all'1% del Pil da decenni, non mi sembra che la disciplina dell'euro la abbia particolarmente fatta aumentare. Del resto, se le imprese vengono strozzate dal cambio, dove troverebbero le risorse per investire di più in ricerca?

      Vede, dal suo linguaggio un po' incerto deduco che lei pensa di saperne molto. Ma mi duole farle notare che il suo è solo un resoconto frettoloso di argomenti ideologici non supportati da alcuna evidenza. Lei non cita UN singolo dato, UN singolo studio, non sa interpretare quelli che fornisco e non vuole leggere quelli che cito.

      Con tutto il rispetto che queste premesse consentono, perché mai dialogare con lei dovrebbe essere interessante? Non so, mi dica... Si tenga il suo euro, che tanto esploderà, e poi venga pure a dirci che ce l'aveva detto... Se torna a trovarci ci porti qualche fatto, le sue opinioni le rispettiamo, ma servono solo a lei.

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  60. Nella mia esperienza chi preferisce insultare gli altri per sostenere le sue tesi, invece di basarsi su un calmo scambio di opinioni, ha un atteggiamento populista che punta al successo rapido presso le masse più che alla ricerca della verità.

    Quello che intendevo dicendo che le variazioni del cambio possono avere mille cause è appunto che il grafico non mostra solo le variazioni dovute alle svalutazioni della Banca Centrale, bensì tutte le variazioni del tasso di cambio, che quindi non hanno necessariamente effetti sui prezzi, e in questo il grafico fallisce nel dare alcuna effettiva indicazione.
    Inoltre, come già detto, non basterebbe certo un grafico a due variabili per individuare una relazione certa tra le due stesse variabili; occorrerebbe semmai una analisi a più variabili come può essere uno studio econometrico.

    A tal proposito lei riporta uno studio econometrico che non ho ancora letto e provvederò al più presto a farlo. Certo è che la comunità di ricerca internazionale è unanime sul fatto che svalutazione e inflazione siano strettamente legate, e avevo già indicato altre fonti da prendere in considerazione in un altro mio post precedente a quello qui sopra, che per qualche motivo non è stato però pubblicato.

    Per quanto riguarda la conclusione "meno inflazione=meno salario reale", gradirei un'indicazione su dove trovarla nell'articolo da lei indicato, dato che a quanto vedo il salario reale è usato come variabile dipendente solo in due regressioni contenenti anche una "variabile per l'inflazione" (pag. 30), e solo i una delle due tale variabile risulta significative: il problema è che non si tratta affatto di una variabile indicativa dell'inflazione bensì della differenza tra CPI e Deflatore del PIL, cosa che non indica assolutamente che a maggiore inflazione corrisponda maggiore salario. Tant'è vero che l'autore stesso scrive nelle conclusioni: "The analysis has important policy implications. Above all, it is necessary to tackle
    the main issue at stake in this paper: new rules are necessary to avoid the progressive
    erosion of the purchasing power of wages due to inflation." (pag. 22), cosa che suggerisce chiaramente che il salario reale, il potere d'acquisto, risenta negativamente dell'inflazione.

    Come detto, le aziende non hanno mai speso nulla in ricerca e sviluppo all'epoca della lira soprattutto perché non gli serviva, dato che le svalutazioni le rendevano competitive quanto bastava, e di certo la cosa non può cambiare adesso in piena crisi.

    Che il mio linguaggio sia incerto e che lei sappia di economia più di me è un'opinione assolutamente sua. Mi accusa di non citare un solo fatto quando in realtà ho parlato solo di fatti (ai quali lei ha infatti risposto, ma ora rispondo io alle sue obiezioni) e ho anche citato articoli nell'altro messaggio che ho lasciato ma che, come detto, non mi è stato pubblicato.

    Spero che avrà l'umilità di rispondermi nei fatti e ad evitare la comoda strada dell'insulto, tanta cara ai politici italiani quali il caro Silvio che tanto bene, a quanto pare, ha rappresentato il nostro popolo con questo suo modo di fare.

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    1. Mi perdoni, ma lei dice delle assurdità tali che non le consentono di intervenire con la sicumera che dimostra. Se poi si sente insultato, sono fatti suoi.

      Il ragionamento che lei sviluppa è totalmente insensato, e ci vuol poco a dimostrarlo. Mi spiega cosa significa "il grafico non mostra solo le variazioni dovute alle svalutazioni della Banca Centrale, bensì tutte le variazioni del tasso di cambio, che quindi non hanno necessariamente effetti sui prezzi, e in questo il grafico fallisce nel dare alcuna effettiva indicazione".

      Questo modo di ragionare è assolutamente assurdo.

      Punto primo: le "svalutazioni" (chissà perché non parlate mai di rivalutazioni) non le "fa" la Banca Centrale: sono il risultato delle forze in gioco sul mercato dei cambi, mercato sul quale la BC può scegliere se intervenire o meno (anche a seconda dei suoi obblighi istituzionali).

      Punto secondo: mi sa dire, di grazia, come farebbe lei per distinguere nel tracciato di un tasso di cambio quali movimenti sono "colpa" (perché i dilettanti ragionano sempre in termini moralistici) della banca centrale, e quali no? Lei quale metodologia userebbe? Ha presente il problema econometrico dell'identificazione?

      Punto terzo (il più importante). Qui stiamo parlando dei potenziali effetti inflattivi di una svalutazione. Bene. Un importatore acquista dollari a 1200 lire per dollaro. Il giorno dopo li trova a 1250 lire (la lira si è svalutata, questo le è chiaro, giusto?). Siccome paga di più la valuta, pagherà anche di più i beni esteri, e dovrà decidere se traslare questo aumento sui cartellino dei prezzi. Normalmente non lo farà o non per tutto l'importo per una miriade di motivi che se vuole si studia su Acocella "La politica economica nell'era della globalizzazione". Ma il punto è: secondo lei, l'importatore che trova la valuta più cara, prima si interroga per capire se la "colpa" è della Banca centrale, e poi dopo solo in quel caso alza i prezzi? Ma cosa gliene frega all'importatore di sapere perché il prezzo della valuta estera si è alzato. Semplicemente, lui deve vivere con questo fatto e gestirlo, e nelle scelte che fa a valle le cause del fenomeno a monte sono del tutto irrilevanti!

      Quanto al rapporto fra inflazione e salario reale, forse le sfugge che è lei che deve spiegarmi perché, anche in presenza di produttività reale crescente, i salari reali si sono appiattiti appena sono iniziate le politiche di deflazione. Io la mia spiegazione l'ho data. Lei dice che l'inflazione è "nemica" del salario reale, il grafico dice il contrario, e lei non fornisce alcuna spiegazione del perché, perché non è in grado di farlo.

      Guardi: io le auguro di essere una persona che dalla deflazione ci guadagna. Molti altri ci perdono, e democrazia vuole che è ora che lo sappiano.

      Il resto sono chiacchiere.

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    2. Se posso permettermi, credo che l'accusa di incertezza sia in parte da attribuire all'uso di espressioni quali "daltr'onde".

      Vi saluta Zenodoto. Santuo'mo, senza i suoi sali che farei.

      Schneider (la'lsaziano DOCG, dal 1871)

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    3. Barmherzigkeit! Pensa che ero talmente con'centrato sulla'rgomento che mi ero perso questa p'erla. Credo che dovrò defalzionare l'accesso al sito...

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    4. Commento di servizio.

      @Alberto Bagnai: questo mi pare abbia tentato una supercazzola. Se ne vanno a giro sempre più di quelli che si potrebbe chiamare «negazionisti dello squilibrio della bilancia dei pagamenti».
      Potrebbe trattarsi di diversamente esperti, ideologicamente motivati.
      Oppure di appaltatori di tappeti erbosi sintetici a 50 centesimi la zolla (categoria altrimenti nota come astroturfer).

      Fanno perdere tempo a te e distraggono noi lettori dalle questioni sostanziali. Premesso che ci vuole accortezza e pazienza per distinguere, una volta individuati non avere remore e filtrali senza pietà.

      Suggerimento ai commentatori: dato che i lettori del blog aumetano, sarebbe bene faciltare il compito a Bagnai e limitarsi a commenti brevi e strettamente a tema. Naturalmente questo vale per me per primo: limiterò i miei commenti da cazzaro, promesso.

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    5. Caro correttore,

      sto filtrando, non sai quanto (mi tocca leggere delle boiate pazzesche!), ma evidentemente mai abbastanza.

      Diciamo che d'ora in avanti ci sarà un criterio estremamente semplice: chi capisce che il problema è il debito privato, non quello pubblico, viene ammesso alla discussione.

      Chi non lo capisce va a latrare sul sito dei "noisy", dove gli danno anche il biscottino (salvo il fatto che Torny gli spezza le gambe, ma quello è un altro discorso). Va da sé che questa è una condizione necessaria ma non sufficiente.

      Cari troll: per trent'anni avete avuto modo di esprimere le vostre opinioni ovunque: avete avuto tutti i giornali, tutte le televisioni, tutti i forum, tutto. Ora la pacchia è finita: restate nelle vostre riserve indiane, assediati dalla cavalleria dei fatti che vi sterminerà (e noi non verseremo una lacrima), e non venite a inquinare il nostro dibattito. Punto.

      Circa la prolissità, io non do il buon esempio, ma va da sé che chi è prolisso praticamente si autoelimina, per il semplice motivo che non ho tempo di leggere commenti lunghi, quindi nemmeno di pubblicarli. Peccato perché spesso contengono spunti interessanti, che si perdono. Ma se un'osservazione è veramente importante, è anche poco labile. Grazie per gli interessanti link.

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  61. Complimenti per il blog in genere e per questo post in particolare comprensibile già alla quarta o quinta lettura anche a un bradicefalo come me.

    La domanda che mi sorge dopo qualche giorno che scorro qui e là il blog è la seguente: se pare che l'euro così come è non va bene e ci troviamo in questa maledetta piscina senza saper nuotare, esiste secondo lei la possibilità, oltre a quella di uscire dalla piscina - scelta probabilmente non più dolorosa di quelle oggi attuate dai nostri rappresentanti di governo, con la differenza che sicuramente sarebbe qualcosa che ci farebbe fare un balzo in avanti in un periodo breve - quella di imparare a nuotare? Intendo dire che forse (avanzo ipotesi da ignorante su cui qui molti magari si metteranno a ridere, ma mi chiarisco la idee) una politica che punti a:
    1) ricondurre l'euro sotto il controllo di rappresentanti eletti dal popolo europeo (mi pare che oggi la bce sia di fatto una banca privata) che possa decidere quanto svalutare, rivalutare etc, in base alla situazione dell'economia reale e non degli starnuti delle borse e dei mercati (che, chissà perchè, non hanno mai nomi e cognomi..)
    2) istituire un fisco europeo che sostituisca in parte o in tutto quelli nazionali e che finanzi in questo modo alcune funzioni oggi di competenza dei singoli governi (a partire dalle politiche monetarie ma che dovrebbe gradualmente estendersi ad altri ambiti come (almeno) difesa e politiche industriali e del lavoro)

    Insomma proporre di finire di costruire questa Europa: l'euro non è l'europa. Ovviamente questa cosa incontrerà fortissime resistenze, ma a quel punto sarebbe più chiaro chi è a favore o contro a che cosa, e un'eventuale nostra uscita dall'euro non sarebbe più vista come una catastrofe da evitare a tutti i costi. Insomma potremmo dire chiaramente che noi nell'euro potremmo anche starci se si comincia subito a lavorare in questo senso, che lo scopo degli europeisti degli anni cinquanta era costruire un organismo democratico continentale, non delegare le politiche monetarie a quattro banchieri spaventati dall'erosione che un aumento del costo del lavoro potrebbe portare ai dividendi e agli interessi dei titoli che provano a piazzare in giro.

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  62. Caro professore, stavo leggendo, da super-profano, i saggi di Bootle e di Woo-Vamvakidis indicati nelle sue istruzioni per l'uso, poi ad un certo punto mi sono fermato. Precisamente riguardo ai grafici sul costo del lavoro. Poi andando più in profondità ho compreso bene il senso. Però voglio farle una domanda: ma chi è mosso dall'amore verso l'umanità, non compiendo un lavoro produttivo, ma altamente sociale, in realtà fa "statisticamente" male al proprio paese?

    Altra domanda. Esiste veramente la correlazione occupazione-inflazione? Se dal'amigdala all'F16 il valore unitario di produzione è sempre salito e nel lunghissimissimo periodo c'è stata un'inflazione del millemila percento, non c'è forse un'inflazione naturale?

    Ultima domanda. Non le pare inquietante che l'intero dipartimento di economia della Bocconi (in realtà siamo noi a bocconi) sia al governo e non sappia che pesci prendere? Non è da leggersi come fallimento intellettuale? O è da leggersi "quando vorrò castigare una provincia la farò governare da un filosofo"?

    Grazie.

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  63. Mi chiedo una cosa: come può l'Italia sperare di aumentare l'export post svalutazione, post che questa sia accettabile, coerentemente con l'aumento delle spese di import, quando è lampante che non compete sui costi, che è distante anni luce dal leader di costo, che ha una filiera produttiva inadatta e solo PMI?

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    1. Caro "lampante", mi dici intanto in cosa la situazione differiva nel 1992?

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    2. Forse mi sono sbagliato, oppure non ha ancora avuto tempo di accettare il mio commento ( prospettive decisamente migliori che pensare che l'abbia moderato per far rimanere la sua critica non commentata), in ogni caso le scrivo di nuovo (o per la prima volta) che le ho già scritto, effettivamente, quali sono le differenze col 1992, cioè che:

      "non compete sui costi, che è distante anni luce dal leader di costo, che ha una filiera produttiva inadatta e solo PMI?"

      Tra le quali solo l'ultima, cioè la predominanza di PMI, è in comune anche col 1992.
      Saluti,

      Corrado Giuliani.

      P.S: non so lei, ma io di solito non do del tu a sconosciuti.

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    3. Caro Giuliani, io invece non do del lei a degli incompetenti che non si firmano e mi fanno perdere tempo con obiezioni sconclusionate. I motivi per i quali non perdo tempo a risponderle sono chiari a chiunque abbia nozioni di economia internazionale. La sua tesi che una svalutazione sarebbe impossibile e non aiuterebbe a risollevare il saldo commerciale è smentita dall'evidenza storica ed econometrica, non solo quella riferita all'Italia. Lei non capisce che il saldo comnerciale è la differenza fra esportazioni e importazioni. Lei non ha mai parlato con un imprenditore aperto ai mercati esteri. La sua querimonia, oggi molto di moda, sulla piccolezza delle imprese italiane è del tutto farlocca. Si legga l'ultimo post per capire come stanno le cose.

      Ne ho abbastanza di espertoni che vengono qui a dire la qualunque per difendere un progetto fascista. A non rivederci.

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  64. Sul primo punto non ci piove. La dimostrazione del secondo punto e' abbastanza deboluccia, ma chi si accontenta...

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    1. Anche il commento tanto forte non è, perché non si capisce a cosa si riferisca. Forse a qualcosa che sta più sopra? Scusa, non ti posso fornire argomenti più forti se non so cosa cerchi...

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  65. Mi scuso perche' il mio precedente commento non riportava firma; non e` mio uso nascondermi dietro pseudonimi, e’ accaduto per ignoranza del mezzo informatico.

    I punti cui facevo riferimento erano:

    1) la svalutazione è inutile perché si traduce in inflazione (svalutazione alias inflazione), dato che con una valuta più debole pago di più i prodotti importati: quindi, se da un lato io "drogo" la competitività perché faccio pagare di meno la mia valuta, dall'altro il prezzo dei miei beni aumenta (perché aumenta il costo degli input importati), e quindi per l'acquirente estero la situazione rimane invariata: paga meno le "lire", ma paga di più i beni italiani, i due effetti uguali e contrari si annullano: la svalutazione non aiuta la competitività;

    2) l'inflazione è la più iniqua delle imposte in quanto abbatte il potere d'acquisto del povero lavoratore: se i prezzi aumentano, i salari perdono potere d'acquisto (certo, se non sono aumentati anche loro...);

    Il post ha mostrato che storicamente gli anni in cui ci fu inflazione i salari reali non sono diminuiti, bensi' aumentati. Dimostrazione convincente.
    Resta da chiarire se questo sia accaduto per un chiaro legame causale o per caso. Questo ci interessa per capire se e` qualcosa che dovremmo osservare anche in futuro o se e` stato un evento isolato.
    Gli anni osservati sono anche anni di ampi disavanzi primari e di accumulazione di debito. E` dal 1965 che il debito cresce, con una stagnazione solo per pochi anni.
    Gli anni dal 1980 in poi rappresentano una decrescita del disavanzo primario, anche se negli anni '80 esso fu' assai elevato. Non mi stupisce che a fronte un disavanzo primario che va restringendosi, per poi divenire un attivo negli anni '90, si osservi anche un calo dei salari reali. Quando il disavanzo non diminuisce i salari, magari aumentano, pero’spesso si sta accumulando debito.

    Con cio' voglio difendere la strategia storicamente seguita? No.
    Molti nostri problemi di oggi derivano dall'aver fatto il "divorzio" in presenza di forzi disavanzi primari. Credo peraltro che vi sia un'attenuante per coloro che presero dette decisioni. L'inflazione c'era. L'inflazione ha una caratteristica antipatica: e` difficile mantenerla stabile al 20 - 25%, specie se la gente inizia a detenere meno moneta. Per convincere la gente a detenere moneta, bisogna loro offrirne quantita` via via crescenti e cio' puo' rendere l'inflazione via via crescente.
    Se prendiamo i dati WEO del FMI (1980-2010) pochi paesi (Colombia, Santo Domingo, Paraguay,…) sono riusciti a mantenere un’inflazione tra il 20 ed il 30% senza doverla ridurre, con conseguenti cali di PIL e salari reali, o vederla crescere a livelli probabilmente fastidiosi.

    C’era un problema, la cura non fu’ molto felice.

    Con molta ammirazione per il lavoro di istruzione economica ache lei/tu fa/fai, colgo l’occasione per fare anche gli auguri di Natale. Buone Feste.

    Gustavo Rinaldi

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    1. Non capisco proprio la relazione fra disavanzo e salario reale. Il punto è molto più semplice, ed è spiegato da una qualsiasi curva di Phillips del tipo normalmente utilizzato nei modelli di offerta e domanda aggregata. La deflazione richiede che aumenti il tasso di disoccupazione (e questo lo stiamo vedendo proprio oggi). Al contempo, quando il tasso di disoccupazione è alto, il potere contrattuale dei lavoratori diminuisce, e questo determina uno scostamento (negativo) del salario reale dal valore della produttività media del lavoro. È un meccanismo assolutamente standard, incorporato in molti modelli macroeconometrici.

      Certo, se uno ragione in termini di Statobrutto e monetacreainflazione la lettura della realtà diventa più complessa. Ma tutto questo blog dimostra la vacuità di certe parole d'ordine ideologiche.

      In tutta Europa, durante la disinflazione, è aumentata la disoccupazione. Sarei molto stupito se i salari reali fossero aumentati allo stesso ritmo di prima (diciamo al ritmo degli anni '70), anche se il caso italiano in questo senso credo sia veramente un caso limite. Magari facciamo un post di confronto fra paesi.

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  66. La qualità dei classici: essere sempre attuali, oggi più che mai!
    Purtroppo.
    P.S: è proprio vero che lei entra sempre a tempo, anche in retrospettiva.

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  67. BuonGiorno prof. Bagnai, volevo chiedrle un chiarimento. Sto leggendo il suo libro, sono al capitolo che tratta anche del rapporto tra svalutazione ed inflazione, e nel grafico riportato, noto che la rivalutazione del 1979 è del 2,5% in seguito allo SME, mentre in questo post vedo che il grafico sempre nel 1979 riporta una rivalutazione del 25%, Se gentilmente può chirirmi a riguardo le sarei molto grato.
    Complimenti per la sua opera di divulgazione, che mi sta confermando molte cose che in precedenza sospettavo.
    Grazie mille.

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