martedì 5 giugno 2012

I debiti delle banche?

Basta. È tutto il giorno che mi spacco gli occhi sui dati del Fondo Monetario Internazionale. Ora ci riposiamo.


La televisione non la guardo, ma la radio la ascolto. Ieri, andando in palestra, ascoltavo il GR3 delle 8:45. Intervista al prof. Vaciago:

"lo spread... è una pagella sul debito a breve di governi e/o banche, e lo vediamo anche in Spagna" (al minuto 2:05).

Pochi mesi fa ero in Portogallo per un piccolo workshop, e chiacchieravo a cena con un funzionario della Bundesbank. Figuratevi: lui era l'unico alamanno in mezzo a due portoghesi, un greco e tre spagnoli! Io che son per mia natura cavalleresco lo difendevo. Ci siamo poi salutati, e nel congedarci l'amico dell'euro ha fatto questa intelligente osservazione: "Si può dire qualsiasi cosa di questo periodo, ma non che non sia interessante!". Io ho pensato:"Per me sì, ma vallo a dire ad Atene!"... Ma poi ho detto parole di circostanza.

Però il periodo interessante lo è, in effetti, sì, ma anche molto triste.

Perché, vedete, anche per uno che tra l'altro ha sempre avuto verso l'economia un atteggiamento piuttosto distaccato, c'è una cosa di questo periodo che resta difficile da digerire, e comunque amara da masticare: il constatare che le persone che ti hanno insegnato la materia e la professione, delle cui opere ti sei nutrito (e fra queste c'è anche il prof. Monti), delle quali hai apprezzato la statura accademica e intellettuale, e che magari, se tu mai avessi potuto considerare l'economia una scienza, avrebbero anche potuto essere un tuo punto di riferimento, bene, queste persone, improvvisamente, per non si sa bene quale motivo, cominciano a insegnare e a propalare un'economia che non è più quella che insegnavano a te e che scrivevano nei loro libri, no, è un'economia altra, ad uso delle circostanze.

E questa cosa mi amareggia veramente tanto.

Attenzione: non mi riferisco ai tanti marZiani o keynesiani convertiti a quello che Bellofiore icasticamente chiama il "social-liberismo". Lì almeno il problema, lo si capisce, è ideologico. Diciamo che attiene più alla sfera dei sentimenti che della razionalità. E poi, c'è un equilibrio nell'individuo come forse c'è nel cosmo (se si chiama così un motivo ci sarà): se da giovane sei stato incendiario, da vecchio diventi pompiere. E viceversa. Quindi passons. Certo, magari uno se ne discosta, come ho dolorosamente fatto io. Ma può capire.

Ma...

Che addirittura la contabilità venga sovvertita!

Ecco, questo mi sembra un po' meno comprensibile. In fondo, la contabilità quella è: i sentimenti non c'entrano. O forse sì. Vediamo un po'.

So che voi siete onesti. Se qualcuno mi dice di aver ravvisato una lieve imprecisione nella frase sopra citata, io gli crederò. Ma a molti non sarà sembrato. Eppure, riflettiamoci insieme...

Cosa significa essere in debito? Significa dover restituire qualcosa a qualcuno. Aspettate, prendo il dizionario (non sia mai mi sbagli): "Obbligo del debitore di adempiere una determinata prestazione a vantaggio del creditore". Ecco: sì: ma la prestazione, normalmente, è la restituzione di una somma di denaro. Ci siamo?

Bene.

Ora pensateci... ma prima liberate la vostra mente dall'economia ornitologica, quella dei Donald e dei Gallino, quella nella quale la moneta si "crea con un clic del mouse" (come vorrei piantare un paletto di agrifoglio nello sterno di chi usa questa espressione; ma purtroppo la legge lo vieta, e finché lo vieterà sarà difficile parlare seriamente di economia in questo paese: ecco le riforme delle quali abbiamo veramente bisogno)... Torniamo ai bei vecchi tempi, che sono poi quelli nei quali è nata la contabilità e dai quali, come vedrete sempre meglio in seguito, non è che sia poi cambiato molto.

Se vi siete dedonaldizzati a sufficienza, domanda a bruciapelo: con chi sono in debito le banche? Ho fatto questa domanda al compagno Basilisco, ma lui, si sa, è un nostalgico del piano quinquennale, e così ci ha messo un po' a trovare la strada.

Be', vediamo... Le banche, come chiunque, sono in debito con quelli ai quali devono restituire dei soldi, giusto? Bene. E normalmente una banca a chi deve restituire i soldi? Be', dunque... Diciamo che se uno i soldi non te li dà, tu non devi restituirglieli, giusto? Eh già... Quindi... Quindi... Le banche devono restituire i soldi a chi glieli ha dati! Bravo! Risposta esatta... E chi dà i soldi alle banche?

Rullo di tamburi...

I depositanti!

Risposta esatta!

In uno schema semplificato (ma non troppo), il principale debito delle banche è costituito dai depositi dei clienti. Il cliente ti dà il soldino, e tu banca lo tieni, o lo presti, o insomma ci fai quello che ti pare, ma quando il cliente te lo richiede, tu glielo devi ridare. Il deposito del tuo cliente, cara banca, è un tuo debito. A scanso di equivoci, potete utilmente consultare questo documento della Vigilanza di Bankitalia. Nel capitolo 2 ("Il bilancio"), paragrafo 2 ("Lo stato patrimoniale"), sottoparagrafo 2 ("Il passivo"), punto 20 ("Debiti verso clientela"):

"Nella presente voce figurano i debiti verso clientela, qualunque sia la loro forma tecnica (depositi, conti correnti...)"
Verbum domini.

E se vi guardate un qualsiasi bilancio bancario (il primo che mi è venuto in mente), potete utilmente vedere (a pag. 28, nello schema riclassificato) che anche in un mondo più complesso, nel quale esiste il mercato interbancario, il collocamento di titoli, ecc., i debiti verso la clientela (cioè i depositi) sono la voce più importante del passivo (in inglese, liabilities).

Ma allora cosa significa "una pagella sui debiti delle banche"? Ahimè, non significa proprio un bel niente. Perché il problema delle banche, oggi, di quelle spagnole come di quelle italiane come di quelle belghe come di quelle tedesche come... il problema è un altro: non i debiti, ma i crediti. Non i soldi che devono restituire, quindi, ma quelli che devono farsi restituire. Cioè il loro attivo (in inglese, claims). La "pagella", quindi, eventualmente, è sulla qualità dei crediti delle banche.

Intendiamoci. I debiti delle banche, cioè i loro depositi, possono diventare un problema. Quando? Semplice: quando c'è un bank run, cioè una corsa agli sportelli, magari perché si scatena un'ondata di panico: oggi potrebbe succedere nell'ipotesi di un'uscita disordinata dall'euro, e appena ieri è successo quando è saltata per aria la bufala dei subprime (guardatevi la foto). A quel punto, ma solo a quel punto, il debito diventa un problema perché la banca si trova nell'impossibilità di adempiere le proprie obbligazioni rispetto a tutti i depositanti contemporaneamente.

Ma ora non sta succedendo questo, non sta ancora succedendo questo.

Quello che sta succedendo adesso è una cosa molto diversa, e sappiamo tutti qual è: sta succedendo che le famiglie e le imprese che hanno preso soldi in prestito, colte di sopresa dalla crisi e stritolate dalle politiche di austerità, si ritrovano in difficoltà a restituire i soldi alle banche. E quindi le banche hanno un problema non con i depositi accettati (debiti, passività, liabilities), ma con i prestiti erogati (crediti, attività, claims):

"Crediti verso clientela
Nella presente voce figurano le attività finanziarie non quotate su un mercato attivo verso clientela (mutui, operazioni di locazione finanziaria...)"
(sempre dal Verbum Domini).

Ecco.

Ripeto (du musst es dreimal sagen): oggi le banche hanno un problema con i crediti, cioè con i prestiti, i mutui, che non riescono a farsi restituire, non con i depositi, che nessuno per ora gli sta richiedendo indietro (anche se sono un po' in flessione: e ti credo! Nessuno ha più un euro da depositare!). Il problema oggi sono le cosiddette sofferenze: e non è mica una novità: ci abbiamo fatto il primo Quod erat demonstrandum.

Ma perché il prof. Vaciago confonde i debiti con i crediti?

Ho incontrato il prof. Vaciago due sole volte: una volta di persona, e una volta su Radio Popolare (eravamo co-intervistati a distanza). Tralascio il secondo episodio (c'erano alcune lievi imprecisioni, ma passons). Il primo me lo ricordo meglio. Era la prima volta che presentavo un lavoro scientifico a un convegno, il 4 aprile 1991, nella sede dell'ABI a Palazzo Altieri. E, as it happens, che avrei dovuto presentarlo io, il lavoro, lo avevo saputo solo il giorno prima. Il mio maestro nonché coautore del lavoro (con altri due amici persi poi di vista), Carlucci, per qualche motivo non precisato, mi aveva detto il giorno prima che sarei stato io a presentare. Ora, non è che io il lavoro non lo conoscessi, ma capite, proiettato così, precario universitario nemmeno trentenne, di fronte a un'eletta platea di economisti senza virgolette, certo, un po' di ansia mi saliva. Ma sia come sia, presi coraggio e andai. La sessione era presieduta, appunto, da Vaciago. Feci il mio discorsetto, ascoltai quelli degli altri, poi alla fine dei lavori, essendo stato relatore, mi parve buona creanza salutare il chairman. Scoprii così di essere trasparente. Il che, intendiamoci, può anche essere un vantaggio se di lavoro fai il borseggiatore. Ma se invece vuoi semplicemente, per mera cortesia, salutare qualcuno, diventa uno svantaggio. Come si dice patronising in italiano?

Del resto, eravamo nel palazzo di un'antica famiglia di papi e cardinali. Dopo aver inutilmente cercato di baciare l'anello pastorale, me ne andai lieto incontro al mio destino. Anche perché io non sapevo dove sarebbe andato il cardinale uscendo da palazzo Altieri, ma sapevo benissimo dove sarei andato io: dietro l'angolo. E questa prospettiva mi riempiva di giubilo per motivi che il tacere è bello, e che attengono ai vantaggi dell'essere un precario men che trentenne.

Ubi incommoda ibi et commoda.

Quindi...

Non avete capito?

Ve lo spiego io, perché il professore confonde i debiti con i crediti. Perché i crediti delle banche, quelli che ora sono in sofferenza, sono i debiti dei privati: famiglie e imprese. E debito privato non si può dire. Anzi, come sapete, in italiano non esiste più la parola debito: esiste solo la parola "debitosovrano". Capite bene che "debitosovrano privato" suona male: quindi non si può dire: basta il sostantivo: "debitosovrano".

Si può però dire "debito delle banche", anche se è una lieve imprecisione. E perché? Ma è semplice. Perché dal punto di vista ideologico dire "debito delle banche" rinvia alla favoletta dalle fosche tinte, ma intrinsecamente consolatoria (come tutte le favolette), secondo la quale la finanza cattiva avrebbe fatto dei non meglio precisati debiti... Un quadro meno comprensibile ai più, e quindi molto più rassicurante, di quello che consiste nel dire la verità: "guarda che le banche hanno prestato troppo (in Spagna il loro attivo è aumentato di una novantina di punti di Pil dal 1999 al 2007), quindi hanno necessariamente prestato male (perché gli impieghi produttivi sono limitati ed esistono i rendimenti decrescenti), quindi ora sono fragili e rischiano il fallimento. Le banche falliscono perché è esploso il debito privato, il quale è esploso perché loro hanno deciso di finanziarlo. Chiaro? I 90 punti di Pil in più di "crediti ai settori residenti" in Spagna sono 90 punti di Pil in più di debito privato. Il debito privato (cioè i crediti delle banche, la componente principale del loro attivo) in Spagna nel 2007 era il 197% del Pil. Il debito pubblico era il 36%. Sì, hai capito bene benissimo. Proprio così."

A questo serve "scambiare" i debiti con i crediti. A nascondere questa semplice, tremenda verità: che i mercati sono allarmati dallo spropositato debito privato dei paesi dell'europeriferia.

Non so se è chiaro: PRIVATO, PRIVATO, PRIVATO, PRIVATO, PRIVATO, PRIVATO, PRIVATO, PRIVATO, PRIVATO, PRIVATO, PRIVATO, PRIVATO, PRIVATO, PRIVATO, PRIVATO, PRIVATO, PRIVATO, PRIVATO, PRIVATO, PRIVATO, PRIVATO, PRIVATO, PRIVATO, PRIVATO, PRIVATO, PRIVATO, PRIVATO, PRIVATO, PRIVATO, PRIVATO, PRIVATO, PRIVATO, PRIVATO, PRIVATO, PRIVATO, PRIVATO, PRIVATO.

(ho fatto una slide così anche per i miei studenti).

Il settore privato spagnolo ha debiti per il doppio del reddito del paese. Altro che parametri di Maastricht! E cosa succede quando il settore privato ha troppi debiti (cioè ha preso troppi soldi in prestito, cioè le banche hanno troppi crediti), cosa succede insomma quando c'è too much finance ce lo spiega Ugo Panizza (relatore invitato al workshop di Pescara): quando il debito privato supera il 110% del Pil iniziano gli effetti depressivi sull'economia.

Del resto, in Spagna la crescita media dal 1980 al 2002 è stata del 2.9%. Nel 2003 il debito privato (non quello delle banche, che per i privati è un credito: quello dei privati, che per le banche è un credito) supera il 110% del Pil, e la crescita media dal 2003 al 2011 è stata dell'1.69%. Direte: be', ma c'è stata la crisi.

E io vi chiedo: e la crisi perché c'è stata? Perché in un altro paese i debiti privati avevano superato (e da un po') il 110% del Pil... Indovinate un po' dove?



Quanto è facile prendervi in giro! Quasi modo geniti infantes... Ma io l'ho detto a Frosinone e lo ripeto. Se qualcuno mi paga, vi convinco che l'euro è una gran cosa. Ma devono veramente pagarmi molto, perché... che gusto c'è a prendere in giro delle persone che si lasciano dire qualsiasi cosa! I debiti delle banche! I debiti delle banche!? I debiti delle bancheeee!!???

72 commenti:

  1. Ha dimenticato di dire che con tutti quei prestiti gli abitanti di Spagna Grecia Italia Portogallo si sono comprati tante belle berline tedesche oppure tanti bei sottomarini sempre tedeschi e via via che in Germania si accumulava risparmio (e crescita?!?!?) grazie ai nostri debiti le banche tedesche che controllavano le nostre continuavano a prestarci soldi in una spirale che infinita non è e che a breve esploderà nella più grossa bolla speculativa della storia. Il collasso del settore privato della periferia europea. Sbaglio? Buonanotte prof...

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  2. Prof stiamo superando ogni limite di DEMEZIALITA', su rai tre rigorosamente dopo ballarò ora proiettano vecchi filmini sul periodo fascista con il commentatore che provvede a sottolineare quanto fosse profondamente dittatoriale ed ingiusto il regime...

    Addirittura ho scoperto che venne costruita la prima utilitaria dalla FIAT al costo ENORME (enfasi del commentatore) di 10.000 lire mentre un "povero" (enfasi del commentatore) operaio guadagnava 26 lire al giorno (al mese quanto fa 700 lire?).

    Ma allora l'automobile era un oggetto avveniristico che doveva essere fatto quasi artigianalmente oggi invece a momenti le sfornano in automatico e grazie al fatto che il fascismo non c'è più un operaio in cassa integrazione a 700 euro la compra l'ultilitaria da 10.000 euro?

    Ma l'operaio di oggi la pensione l'avrà mai visto che l'inps era fascista?

    Le cose più allucinanti prof. le cose più allucinanti.

    Mi raccomando piddini guardate rai 3 che è tutta colpa SUA.

    Giuseppe

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    1. E due... Ho capito, c'è l'epidemia. Comunque concordo sull'allucinazione.

      Schneider (allucinato)

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    2. E poi quando c'era lui c'era il sabato fascista, all'una si usciva e si andava a fare tanto sport...

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  3. Le chiedo professore: anche in italia il debito privato è in crisi come in Spagna? In fin dei conti da noi non ci sono state bolle immobiliari ne importanti salvataggi bancari da parte del governo, questo mi lascerebbe supporre che la nostra situazione sia un po meno preoccupante. Eppure il nostro spread è altissimo quanto la Spagna, questo avviene perché paghiamo l'instabilità generale dell'eurozona unita a un debito pubblico strutturalmente elevato? Oppure perché bolle immobiliari e fallimenti bancari sono in vista in italia?

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    1. Quale sia il problema italiano (o più esattamente, il meccanismo che ha scatenato la crisi) lo ho spiegato a suo tempo su lavoce.info.

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  4. In merito all'ultima domanda punto sugli Usa! Passività finanziarie famiglie americane passate da un indebitamento del 66% al 135% del reddito disponibile da metà anni '89 alla vigilia della crisi...

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    1. Errata corrige: anni '80, non di certo '89...

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    2. Prof ci faccia sapere la risposta esatta..magari con un post (quando trova il tempo!) :)

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  5. Caro professore,

    ma se le banche spagnole tutto quel denaro che hanno prestato agli spagnoli in realtà (come mi pare abbiamo visto in altri post) se lo sono fatto prestare dall'estero forse è di questo debito (privato e verso l'estero) delle banche che parla Vaciago (per il quale non ho nessuna simpatia), debito privato che in qualche modo si tradurrà probabilmente anche in debito pubblico spagnolo.

    Tempo fa inoltre avevo letto alcuni articoli secondo i quali negli Stati Uniti, e probabilmente anche in altri paesi "più evoluti" rispetto all'Italia, la raccolta di denaro presso la clientela non è più il mezzo principale di finanziamento delle banche che invece ad esempio ricorrono in misura molto maggiore alle obbligazioni. Per questo motivo, tra l'altro, la riserva obbligatoria avrebbe perso quasi tutta la sua utilità come strumento di regolazione (limitazione) dell'offerta di moneta bancaria.

    Comunque, per quanto riguarda le banche spagnole se non ho capito male si valutano due alternative: considerarle solventi ma illiquide e quindi farle rifinanziare dalla BCE oppure considerarle insolventi e quindi farle ricapitalizzare dallo Stato oppure dal fondo salvastati.

    Secondo lei come si dovrebbe uscire da una situazione come quella spagnola?

    Cordiali saluti.
    Giorgio

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    1. Caro DM (bei tempi quelli),

      questa la so! I dati sui quali mi sono spaccato gli occhi sono appunti quelli dei bilanci consolidati del settore bancario riportati da IFS.

      Dunque.

      Sì, il settore bancario spagnolo ha una posizione netta verso l'estero negativa. Le passività sull'estero però non sono così drammaticamente alte: sono passate da 33 a 52 punti di Pil, che è sempre molto, ma meno di quello che è successo in Grecia (da 18 a 69: mi riferisco al periodo dall'entrata nell'euro al 2009). Inoltre, nel caso della Spagna queste passività sono bilanciate da attività, per cui la posizione netta in effetti è peggiorata di soli sei punti di Pil. Per carità: al singolo debitore della Spagna interessa il suo singolo debito lordo, su questo siamo d'accordo: del fatto che un altro spagnolo abbia un altro credito magari con un neozelandese non gliene importa legittimamente nulla.

      Ma vedi, il problema è che le banche fanno intermediazione, giusto? Sono lo snodo fra debitori e creditori, e quindi hanno crediti e debiti. Quindi da un lato è ovvio che, come dici tu, i mercati (cioè i tedeschi) sono nervosi perché hanno paura di non rivedere i loro soldi indietro, e questi soldi sono debiti della banche spagnole. Ma è anche ovvio che il rischio di non rivederli indietro, questi soldi, è legato all'uso che ne è stato fatto, cioè ai crediti delle banche: debito privato non sostenibile per la parte avviata a consumi (di cui i tedeschi hanno beneficiato, visto che loro esportavano) e a investimenti immobiliari (ma ricordo sempre che ci sono stati anche altri investimenti).

      Quindi, se risali la catena, l'anello fragile è sempre il debito privato, o, se vuoi, il fatto che le banche vengono meno alla loro funzione di screening dei progetti da finanziare, e lo fanno perché operano in un'ottica di brevissimo periodo e con grossi problemi di moral hazard. Da qui il fallimento del mercato. Ma che il mercato fallisca necessariamente, in queste condizioni, non si può dire. Questa è la cosa che tutti (anche il prof. Vaciago, per il quale non ho particolari sentimenti: registro i fatti) evitano di dire.

      Come si fa la raccolta lo so un po' anch'io, e se ti guardi il bilancio che ho linkato lo si vede bene. Ma i depositi restano di norma la voce preponderante del passivo.

      Quello che si vuole dalla Spagna è un atto di sottomissione che serva a consolidare il precedente secondo cui a una crisi di debito privato nella quale si è incorsi per acquistare beni del "core" (Germania) deve seguire una cessione di sovranità al "core" (alla Germania).

      Si chiama imperialismo e non è una novità. Non è nemmeno una particolare novità il come se ne esca, purtroppo.

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    2. "il fatto che le banche vengono meno alla loro funzione di screening dei progetti da finanziare, e lo fanno perché operano in un'ottica di brevissimo periodo e con grossi problemi di moral hazard. "

      ma quindi.. alla fine non è colpa delle banche spagnole che hanno dato credito ad cazzum (io e Don Abbondio abbiamo in comune il latinorum) a tutti e adesso non riescono a riavere i soldi? Intendo non è più colpa loro che non delle banche tedesche?

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    3. A proposito di imperialismo, sa Prof che la prima volta che lessi un suo articolo la scambiai per un marxista? L'articolo in questione è questo, [http://www.lavoce.info/articoli/pagina1002054.html], e quando ha parlato delle renumerazioni degli IDE, mi è venuta in mente la famosa tesi del capitalismo finanziario di Lenin. Eheheh, lo ammetta, c'è un marziano anche in lei.

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    4. @Simone

      Voi proprio non riuscite a fare a meno del moralismo, eh? "La colpa", "il merito",...

      Dunque: non rileggo il post, ma non mi sembra di aver parlato di "colpa" delle banche tedesche. Ovvio che quale sia il merito del progetto deve valutarlo l'istituto che eroga i fondi. Non mi sembra che ci sia nulla nel post che contraddice questo ovvio principio.

      @Alessio

      Non sapevo che la contabilità nazionale fosse marziana, ma nonostante sia ritenuta dai donaldiani la scoperta del secolo, io mi ostino a ritenerla ciò che essa è, ovvero uno strumento neutro di analisi, che è indispensabile conoscere bene e al quale andrebbero fatte solo le domande alle quali può rispondere. Che è quanto io facevo in quel post.

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  6. Vaciago, Vacia-go, Vacia (vuota:esp.)-go. O: Va( va')-cia (?)-go (cioè, va')...
    La storia del "trasparente" mi ricorda tanti personaggi uguali, molto diffusi nelle sfere della "sobrietà".
    Il volto umanoide del "parere" (tecnico), l'auto-proclamatasi aristocrazia crociana (dentro) che sbianchetta la coscienza frequentando banchieri e cardinali.
    La mobilità sociale...delle parole si mondanizza, si degna, per fini didascalici, edificanti; l'insegnamento come missione al servizio della giustizia (=come "devono" andare le cose) trascendentale, quella "unquestionable" per il volgo e che quindi va spiegata per paralogismi ellittici, la cui parte mancante è il "verbo". Parte mancante e volti da inquisitore aragonese del XIV sec....missing link between man and monster...Doktor Mabuse si è scoperto chi è e mi sa che sò tutti amiconi tra loro e se la ridono pure..con ghigni allegroni (dopo che i bambini sono stati mandati via)...

    Si poteva dire tutto ciò? (se non mi pubblichi ti capisco ma non mi adeguo)

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    1. Ma figurati... Come dicevo a Silvia, sto cercando un pretesto per espatriare...

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    2. "Come si dice patronising in italiano?"

      Appena l'ho letto, ho avuto quella sensazione di déjà vu, o meglio di déjà entendu (si dice così nella lingua della ex-première dame?).
      Non è che sta corteggiando una Neozelandese per ottenere il passaporto?

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    3. Dovessi mai andare in quel paese frustato dal vento, ovviamente cercherei la più assoluta e totale solitudine. Passaporto o no.

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  7. Ma no, si tratta di una relativizzazione semantica. Starà scrivendo un trattato di semantica metaeconomica nel quale metterà a posto pure la Filosofia (da cui tutti siamo figli). Sono quelle cose che si scrivono/dicono quando si arriva alla settantina.
    Mi dispiace se ci è rimasto male. A me Bertinotti ha fatto di peggio...

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    1. Mi sa che non hai capito bene come sono fatto. Nec pluribus impar.

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    2. Vabbè, non ci sei rimasto male. :-)

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    3. Ma sai, io avevo una certa fretta di andarmene (non so se hai intuito), quindi sinceramente... Bei tempi quelli!

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  8. "Lì almeno il problema, lo si capisce, è ideologico."

    Anche di là.

    Il sistema bancario è instabile fin dalla sua nascita depositi 100 accantonano 2 e prestano 98 che vengono di nuovo depositati ecc...ecc...Insomma la Banca si basa sul fato che non ci possa essere una corsa agli sportelli ma semplicemente un ritiro dei depositi leggermente fuori dall'ordinario.

    Il rischio creditore c'è sempre in qualunque attività anche la banca più accorta presta soldi a persone che spendono spesso un risparmio futuro e se perdi il lavoro il debito resta,non sono tutti accorti come te che paghi in contanti (l'esempio dell'acquisto della tua auto) perché ti hanno insegnato la differenza fra un debito e un credito.

    Banchieri e finanzieri sono una razza strana,c'è chi ancora oggi spera in un'altra bolla per far "crescere" l'economia ( sarebbe meglio dire il loro conto in banca), almeno cosi afferma Soros.

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  9. Bè, visto che ci siamo continuamo con le domande.
    Perchè le famiglie americane avevano bisogno di indebitarsi così tanto?
    Perchè non avevano più redditi sufficienti a sostenere i loro eccessi consumistici.
    E come mai non avevano più abbastanza reddito per sostenere i loro eccessi consumistici?
    Perchè i loro posti di lavoro erano stati precarizzati o delocalizzati in Cina dove i beni consumati dagli americani erano prodotti a basso costo da manodopera sottopagata, con alti profitti per le stesse aziende americane che avevano delocalizzato.
    E come mai le banche pur sapendo che le famiglie americane avevano redditi precari continuavano a prestare?
    Perchè comunque bisognava supportare i consumi se no si rischia una crisi di sovraproduzione.
    E che cosa ha fatto entrare in crisi il sistema?
    Perchè un sistema del genere di permanente gozzoviglia consumistica a spese del resto del mondo per andare avanti ha bisogno di energia fossile a basso costo. Ma la gigantesca bolla di energia fossile contenuta nelle viscere della terra che ha permesso di espandere in maniera storicamente irripetibile i processi produttivi capitalistici sta iniziando a manifestare i propri rendimendi decrescenti e quindi propri costi crescenti in termini di EROEI, provocando nel 2008 quello che è solamente l'inizio di una irreversibile e spettacolare contrazione delle attività economiche reali con le ovvie conseguenze sul sitema finanziario.
    Infatti, se per eco-nomia si intende , nella sua accezione originaria smithiana, come rammenta Arrighi, la scienza del governo, dell'amministrazione, di quella che heideggherianamente possiamo chiamare la "casa" dell'uomo, il luogo originario del suo soggiornare e abitare, allora l'economia non può che fondarsi sull'eco-logia intesa come scienza naturale che studia la stuttura fisica di questa casa in cui si svolge l'attività economica dell'uomo che è anch'essa a tutti gli effetti un evento fisico. E il concetto fisico fondamentale che sta alla base della "logia" dell'oikos dell'uomo è quello di "lavoro" e quindi di "energia", come fonte fisica della produzione di quelli oggetti fisici che valutiamo come "beni". Senza lavoro e quindi senza energia in senso fisico non c'è produzione.
    Sarebbe quindi il caso gli eco-nomisti comincino finalmente ad essere anche degli eco-logi e si mettano a studiare le strutture contettuali portanti della fisica delle fonti di energia e quindi di "lavoro".
    Cordiali saluti e complimenti per il suo blog.

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  10. Prof, una domandina semplice semplice. Io ci metto il ragionamento, lei se ci riesce i numeri (si lo so mi piace vincere facile....) Ecco la domanda: ma come mai se tra Germania e Italia la produttività in passato era simile, noi dovevamo periodicamente svalutare (e/o la Germania rivalutare)? E' possibile che il differenziale era (è) tra il nostro e il loro sistema-paese? Ovvero, in altri termini, che la nostra competitività COMPLESSIVA è zavorrata dall'inefficienza della nostra pubblica amministrazione, in confronto a quella della (immagino io) più efficiente tedesca? Va da sé che se anche solo una parte di sistema è inefficiente, in qualche modo la cosa va compensata, e questo sistema era la svalutazione (ora ciccia). Che dice, ci può stare? Domande me ne vengono altre, ma partono tutte da questo presupposto. Ad esempio che se è così, bisogna cambiare al più presto la classe politica attuale con una bella fresca e senza le "mani in pasta". Purtroppo (o per fortuna?) di nuovi veri ce n'è uno solo....

    Una considerazione: mi sconcerta che alla luce della storia come viene da lei raccontata, in ambito europeo dai nostri politicanti (politici a questo punto è troppo) siamo sempre stati rappresentati malissimo, e la direzione (nonostante la scarsa considerazione dei "partner") sia sempre stata a senso unico: più europa, più europa, più europa.... che tristezzaaaaaa!!!!!!!!

    Buona giornata.
    Marco.

    PS: non smetterò mai di ringraziarla per aver aperto il blog....

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    1. Sì certo, la colpa è dello Stato. E ora vatti a leggere il blog del Fatto Quotidiano, così troverai tanti che la pensano come te. Similia similibus.

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    2. Prof... ma era una domanda... Non è che "lo stato è il male", è vero però che tanto efficienti non lo siamo (la Sicilia le dice niente?). Era per capire questi differenziali di (s)valutazione da dove derivavano. Mi rendo conto però che non è proprio il suo campo.... perdoni il mio OT.

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    3. Hai ragione, i luoghi comuni non sono il mio campo. Non è colpa mia, da piccolo mi hanno fatto leggere Callimaco. E anche la Sicilia mi dice poco, ma... abbiamo un esperto, Marco Palermo, che invito a intervenire sul tema del rapporto fra inefficienza dei meridionali e svalutazione!

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  11. Prof, sono lanciato.... sarà l'ora (devo ancora andare a dormire...). E' una idea per tentare di uscire dall'inghippo dove ci siamo cacciati: ora da quello che ha scritto lei il problema è che "qualcuno" ha prestato dei soldi a qualcun altro che ora è in difficoltà a renderli. Ora quando questo succede, ecco che è "lo stato" che si fa carico del problema e il credito (o il debito, goofynomics docet) diventa pubblico. Ma perché questo? Qual'è il problema se una banca ESTERA (anche se apre filiali in Italia, sempre estera rimane) viene lasciata fallire? E magari si mettono in galera i dirigenti per truffa? Si perché se io ti porto i soldi, ma tu li usi male, mi sfugge il motivo per cui il tuo problema deve diventare un mio problema. Potrei "tamponare" intervenendo come stato sui soli correntisti (chi ha investito in titoli diversi da quelli della banca dovrebbe essere coperto, chi invece ha investito in titoli della banca, magari di rischio... bé hai rischiato e ti è andata male). Perché non si fa così? E' una domanda troppo complicata?

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    1. Forse non è chiaro. Il debito è estero se i capitali sono esteri. Non è necessario che sia estera la banca. Dopo di che, mi sembra abbastanza evidente perché le banche non vengono lasciate fallire. Tu hai mai avuto abbastanza soldi in tasca da far eleggere un politico? E quindi non devi mica stupirti se il politico fa pagare a te i costi causati da chi invece lo ha fatto eleggere. I politici saranno sì, corrotti, ma non si può dire che non siano riconoscenti. Ma è veramente così difficile?

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    2. 'giorno prof, botta e risposta
      - "Il debito è estero se i capitali sono esteri. Non è necessario che sia estera la banca." E' una mia ingenuità, ma davo per scontato (lo so la supposizione è la madre di tutte le cazzate) che da una banca estera i capitali fossero esteri. I profitti però lo diventano... e poi credo che i capitali esteri siano veicolati meglio se la banca è straniera, no?
      - "mi sembra abbastanza evidente perché le banche non vengono lasciate fallire." Ecco qui esce tutta la mia ingenuità.... però: ma possibile che non si riesce a "salvare" solo chi non non ha fatto investimenti di rischio, ovvero i correntisti, e non chi ha fatto capitale di rischio? La spesa non sarebbe notevolmente inferiore? E "paga" anche chi ha "rischiato"?
      - "Tu hai mai avuto abbastanza soldi in tasca da far eleggere un politico? E quindi non devi mica stupirti se il politico fa pagare a te i costi causati da chi invece lo ha fatto eleggere. I politici saranno sì, corrotti, ma non si può dire che non siano riconoscenti. Ma è veramente così difficile"
      Ecco, il discorso sul politico mi sfugge (come discorso lo capisco, ma mi sfugge la motivazione nel mio discorso...., me lo può chiarire?). Grazie.

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    3. Eh, dopo averle scritto mi viene un'altra considerazione: ma quando si dice "salvare una banca", questa viene salvata "tout-court" o vengono già fatte delle discriminanti tra i vari tipi di "investitori"?
      Vado a vedermi gli interventi di Vasto (e stasera spero di vederla in TV).

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    4. @Marcus

      Io continuo a non capire da quante ore sei sceso dalla tua astronave e come fai a respirare nell'atmosfera terrestre... Prima che ti finiscano le eventuali bombole di metano, ti faccio una domanda: hai mai visto applicare una qualche conditionality ai salvataggi delle banche? A me pare proprio di no. Se si salva un PVS gli si chiede "taglia qui, tagli lì...". Le banche coi soldi presi ci hanno fatto quello che gli è parso, compreso aumentare i bonus al management fallimentare, tant'è che perfino il ragazzo immagine del complesso militare-industriale, il nero qualunque Barak, ha dovuto far finta di indignarsi...

      Non so com'è sul tuo pianeta, ma qui è così da un paio di millenni e mezzo (prima non lo sappiamo perché il tempo ha distrutto le prove)...

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    5. Buongiorno prof,
      della serie "a volte ritornano"... eccomi qui. Ora è vero che a volte sembra anche a me di scendere da un'astronave, ma se è vero che un debito è privato proprio non capivo perché deve diventare pubblico; e forse proprio perché "vengo da fuori", certe cose faccio proprio fatica a capirle. Una di queste appunto era la ricapitalizzazione delle banche. Che ci fosse qualcosa che non andava, (finalmente) pare che non me ne sia accorto solo io:

      http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2012-06-24/banche-derivati-165647.shtml?uuid=AbPY8VxF

      Ecco, giusto così per precisarlo. A volte certe cose, anche se assodate, non è detto che siano proprio giuste o debbano rimanere così (e aggiungo: meno male).
      Cordialità.

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    6. Scusa, forse il problema è l'espressione scritta. Quello che scrivi sembra una critica al mio ragionamento, che hanno capito tutti tranne te, e invece ne è una conferma. Che ci fosse qualcosa che non andava se ne erano accorti tutti tranne te (quindi non "solo te": "solo tutti gli altri"), ed è proprio quello che l'articolo conferma e che io ho detto tante volte, e non perché sono un genio, ma perché lo hanno già detto in molti visto che è sotto gli occhi di tutti: la Bri lo conferma: le banche speculano perché sanno che tanto, alla fine, un intervento pubblico le salverà, accollando alla collettività (in termini di debito pubblico) i debiti (privati) che esse hanno contratto.

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    7. Scusi prof, ma un conto è dire "non va bene ricapitalizzare le banche", un altro è scoprire cose che farebbero schifo a un porco. Era palese che "fatto a sistema" in caso di crisi non poteva durare (anzi proprio perché si trattava di denaro pubblico, non doveva iniziare proprio: un altro motivo per caricare il mitra). Comunque tutto chiaro.
      Saluti, che ha cose più importanti da fare.

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    8. A parte il fatto che il mitra ovviamente è metaforico, vorrei farti notare che mi sembra proprio che tu non voglia (o non possa) capirmi per distorsione ideologica. Io non ho mai detto che non va bene ricapitalizzare le banche. Io ho solo detto che ciò origina debito pubblico, se la ricapitalizzazione, come spesso e volentieri è accaduto, avviene con soldi pubblici. Mi sembrava che non ti fosse chiaro come fa il debito privato a diventare pubblico, e te l'ho spiegato. Dopo di che, siccome credo nel mercato, penso che le cose sono di chi se le compra, e quindi le banche che si sono fatte salvare così magari andrebbero divise (in senso funzionale e dimensionale) e nazionalizzate. Ma sappiamo bene che è in corso, per scongiurare questa possibilità, una bella campagna di stampa corruzzzzzionecastaspesapubblicaimproduttivabrutto.

      E quindi bancaprivatachenonsalavorareperchétantopoicipensaPantalonebello.

      Questo a me non piace.

      Non mi piacciono le distorsioni ideologiche.

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  12. Mi scusi Professore ma non ho capito questo passaggio
    "quando il debito privato supera il 110% del Pil iniziano gli effetti depressivi sull'economia"
    Vorrei capire perchè 110% piuttosto che 140 o 95? Grazie.

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    1. Dubbio lecito, che potrai toglierti leggendo il lavoro di Panizza citato nel post. Ovviamente non sono tavole della legge, ma medie risultanti da indagini empiriche (dove empirico significa basato sui dati: lo dico perché, per qualche strano motivo, nel lessico degli italiani questo termine assume una connotazione negativa.)

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  13. Sono un mono-neuronico svogliato con problemi sinaptici, e mi appaiono, a volte, visioni lisergiche di "top ten" settimanali che rivedo su http://vlab.stern.nyu.edu/analysis/RISK.WORLDFIN-MR.GMES# e i cerchi magici dell’algebra finanziaria che sinteticamente riporto da dati snocciolati da www.bis.org www.imf.org, www.financialstabilityboard.or...
    I quadri
    1. PIL/GDP mondiale (2010): 75.000 mld US$
    2. volumi "azionario" trattati (2010): 50.000 mld US$
    3. volumi "obbligazionario" trattati (2010): 90.000mld US$
    4. nozionale "regular OTC derivatives market" (2010): 595.000 mld US$,di cui 465.000 mld US$ di IRC e 30.000 mld $ di CDS (aumentati rispettivamente nel 1H 2011 a 554.000 e 32.400)
    5. assets bancario "ufficiale": 90.000 mld US$
    6. asstes "banche ombra" (shadow banking system): 60.000 mld US$
    7. stima delle transazioni finanziarie giornaliere sulle valute: 5.000 mld US$

    Scorrendo tra il leverage delle principali banche mondiali in termini di assets (Deutsche Bank = 88,67, BNP Paribas = 63,86, Credit Agricol = 244,38, Dexia SA = 1387,27 …) mi chiedevo dove avessero “raccolto” tutto quel risparmio poi mi sono ricordato del XII capitolo della Teoria Generale e del carattere certo del mercato, delle asimmetrie informative, del “feticcio antisociale” di Keynes che ha lacerato il patto sociale tra Stato, cittadino, impresa e lavoro generandone il “nuovo” patto lisergico fra stato e mercato ai danni della società, della “nuova” teoria economia basata su “tutti sono liberi e uguali” di K Popper mentre tra le righe, in corpo 2, si sanciva anche che “qualcuno è più libero di altri ” e che “alcuni (o tanti, dipende se guardi dalla cima o dalla base) sono diversi” e del Inside Job.

    Fortuna che ci sono pentimenti degli alligatori (P AVolcker che attende il “ritorno” di un Bill Taylor (http://group30.org/images/PDF/ReportPDFs/GRP30_WTML13_Volcker_FNLlo.pdf) e di A Greenspam al Congresso USA nel 2008 (http://www.youtube.com/watch?v=txw4GvEFGWs).

    A me mancano ancora quelli di Wiedmann (Buba) (http://mobile.businessweek.com/articles/2012-04-25/austeritys-advocate-a-date-with-dr-dot-nein),

    That’s all, folks!

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  14. Sono al lavoro e rido in silenzio. Grazie prof.

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    1. E per forza che l'Italia va male ;-)
      Arbeit macht frei

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  15. Segnalo questo interessante articolo di Simon Johnson e Peter Boone, tradotto sull'ottimo Voci dall'Estero, dove viene dipinta a fosche tinte l'uscita disordinata dall'euro. Gli autori danno per certo che dall'euro se ne uscirà e che la Grecia sarà solo il primo dei paesi ad uscirne, ed esortano la leadership europea a gestire il processo, per limitarne i danni.
    Ricordo che non si tratta né di marziani né di mmtisti, ma di studiosi assolutamente ascrivibili al mainstream; Simon Johnson, ad esempio, è professore alla Sloan del MIT ed è stato Chief Economist del IMF. Del resto Alberto non si stanca mai di elencare gli economisti ortodossi nella top ten che si sono da sempre espressi contro la follia della moneta unica.
    Il punto alla fine è sempre quello, espresso su questo blog un'infinità di volte: è meglio subire le conseguenze di un'esplosione incontrollata dell'eurozona, che manderebbe per aria l'economia MONDIALE, non solo dei PIIGS, oppure cercare di prepararsi all'evento cercando di limitarne i danni?

    Ecco il link dell'articolo in inglese:
    http://baselinescenario.com/2012/05/28/the-end-of-the-euro-a-survivors-guide/

    ed in italiano:

    http://vocidallestero.blogspot.it/2012/06/fine-delleuro-guida-alla-sopravvivenza.html

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  16. io però, per chiudere il cerchio della conoscenza, sarei curioso di leggere un articolo del prof. (magari sotto forma di commento anonimo) in difesa dell' euro, con a seguire le nostre critiche contro la moneta unica e le repliche di Alberto pro-euro.
    giusto per vedere se abbiamo capito la lezione o siamo il solito gregge manipolabile ed influenzabile.
    magari alla fine della discussione ci scopriamo tutti pro-euro
    :-)

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  17. Domanda a bruciapelo (ma non troppo): a quanto ammontano i debiti privati degli italiani? Perchè si dice sempre che siamo uno dei popoli meno indebitati al mondo, e vorrei capire se è vero. Lo vorrei capire perchè se fosse vero, allora ci stanno davvero fregando. Altrimenti ci meritiamo tutto. Ovviamente questa consapevolezza cambia di molto la percezione delle cose.

    Grazie!

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    1. A parte il fatto che il concetto di "ce lo meritiamo" non è un concetto economico, come ho fatto notare nel caso della Grecia al moralizzatore di turno, se adottiamo la metrica adottata in questo post (espansione del "domestic credit to private sector", credito ai settori privati), l'aumento per l'Italia è di "solo" 31 punti di Pil. Anche in questa graduatoria l'Italia si situa sulla linea di demarcazione fra area marco e Pigs (con qualche precisazione). Per dire, in Finlandia l'aumento è stato di 28 punti e in Francia di 24. Siamo quindi lontani dai casi parossistici di Irlanda e Spagna (98 punti). Starei, ripeto, un po' attento a parlare di "meriti", cioè di "colpe". Non mi sembra sia una particolare colpa caricarsi un mutuo in un'economia che cresce al 6% (Irlanda) o al 4% (Grecia), quando tutti ti dicono che grazie all'euro finalmente siamo tutti ricchi e sarà sempre così.

      Un consumatore può legittimamente non capire che le cose non possono stare così.

      Una banca molto meno, per motivi che abbiamo spiegato più e più volte (incompatibilità dei principali fondamentali macroeconomici dei paesi debitori con una situazione di equilibrio finanziario).

      Ogni banca ha sperato che il cerino acceso restasse in mano a qualcun altro e ha contato sul fatto che sarebbe stata tirata fuori dal pantano coi soldi pubblici, cosa che si è puntualmente verificata.

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  18. e pensare che il buon Vaciago ha fatto pure una pubblicazione su Moneta e Credito su debito pubblico e debito privato - Marco Boleo
    http://docenti.unicatt.it/web/scheda_pubblicazione.do?cod_docente=01251&language=ITA&id_pubblicazione=571&section=pubblicazioni

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    1. Grazie per la segnalazione, non la conoscevo, andrò a vedere cosa c'è scritto. Purtroppo le riviste scientifiche italiane non sono disponibili online, e quindi tocca andare in biblioteca. Averne il tempo...

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  19. Ascolta la radio, ma non leggere i giornali, è meglio:

    "Ogni italiano ha un "debito" di 31 mila euro. È la stima fornita dal Censis nella ricerca 'Dove sta oggi la sovranità'. Il debito, su ogni italiano, era pari a 242 euro nel 1970 ed è lievitato in 40 anni a 31 mila euro. Gli italiani sono consapevoli di questi dati disastrosi, tanto che il 55,1% preferisce che ai vertici dello Stato ci siano "persone competenti, anche se non elette dal popolo". Nonostante i sacrifici, gli italiani non vogliono distaccarsi dalla Ue: per affrontare l'attuale sitazione il 41,3% della popolazione ritiene necessario "accettare le indicazioni della Ue". Solo il 16,6% vuole uscire dall'euro."

    http://www.repubblica.it/economia/2012/06/06/news/censis_su_ogni_italiano_debito_31_mila_euro-36639191/

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  20. Avevo promesso di non intervenire, ma ora non posso più astenermi, perchè lei tocca il cuore del problema che avevo osato porle in un post precedente.
    Io vorrei solo capire se le cose che ho letto in questi ultimi anni, ed in particolare che la crisi delle banche USA del 2008 sia dovuta alla mancata separazione tra banche commerciali e banche d'affari. A me pare un'affermazione corretta, ma allora non si può più dire che la passività maggiore è costituita dai depositi dei clienti. Per carità, non è che voglia mettere in dubbio i suoi dati, certamente per una specifica banca, per quelle spagnole di cui si parla, sarà certo così, ma, data la strettissime correlazione interbancaria, forse parlare del singolo istituto non è molto significativo.
    E torno ai miei dubbi e timori: è vero o no che in giro per i mercati finanziari del mondo transitano titoli per circa seicento mila miliardi di dollari, la cui gran parte è stata emessa da banche? Che un tale importo corrisponde a circa nove volte l'intero PIL mondiale annuo? E ciò non implica, direi quasi automaticamente che questi sono tecnicamente falliti?
    E' così assurdo ritenere che la crisi, l'unica e sola crisi che è esplosa nel 2008 e da allora non è mai cessata, ma anzi mostra sintomi di approfondimento, sia quella, e che tutto ciò che osserviamo soprattutto nell’eurozona sia una conseguenza di una risposta pessima dei governanti europei ed in particolare della Merkel ad una crisi importata?
    Se così fosse, sarebbe inadeguata una risposta di tipo keynesiano, immissione di ulteriore liquidità, perché apparentemente questa liquidità viene immediatamente sequestrata da un sistema bancario che si comporta come un tossicodipendente, o se preferite come un obeso che impedisse a tutti di mangiare per sbafarsi tutto lui, perché a lui non c’è cibo che possa bastare, riuscirà ad ingurgitare tutto, lasciandoci con i portafogli vuoti per l’immane spesa alimentare fatta e senza risolvere comunque alcun problema della nostra legittima fame.
    Lei guarda alle banche col classico sistema dei debiti e dei crediti, ma siamo certi che nel caso specifico ciò sia corretto? Il punto è che lei la vede in maniera statica, ma se noi guardassimo all’economia in maniera statica, allora la stessa teoria keynesiana non tiene, la capacità cioè del denaro di creare sviluppo non si può capire se non in una visione dinamica.
    Io credo insomma che le banche, nel momento in cui hanno emesso questa montagna di titoli, abbiano fatto qualcosa di assai simile a uno stato sovrano che crea moneta, e non v’è dubbio che la moneta funziona come una catena di Sant’Antonio, io accetto di scambiare un bene concreto come una mela con un vile foglio di carta, una banconota,e lo faccio perché conto sul fatto che un altro individuo farà quello che ho fatto io. Le banche questo a parer mio hanno fatto, una catena di Sant’Antonio di titoli che scambiano prima di tutto con sé stesse, e con queste cartacce hanno creato bilanci lusinghieri, con utili stratosferici che hanno giustificato i loro personali stipendi stratosferici. Si è così creato un giro vorticoso di ricchezza fasulla in cui chiedersi chi sia creditore e debitore non è significativo, perché in fondo tutti noi siamo nello stesso tempo creditori e debitori, anche se generalmente verso soggetti differenti. Mentre venivano compilate le tabelle che lei cita, gli enormi scambi in corso avevano chissà quante volte trasformato i creditori in debitori e viceversa. Potremmo dire con un’immagine geometrica che noi attori economici siamo come linee chiuse, in cui non ha senso chiedersi dove stia l’inizio e dove la fine.
    La malattia non sta in chi ha credito e chi ha debito, no, sta nello stesso vorticoso giro di ricchezza fasulla, sta insomma negli stessi mercati finanziari, in come sono fatti, in come si sono trasformati. Per superare la crisi, i governi dovrebbero trovare la forza di mettere ordine in queste questioni. Se, come io credo, non hanno la capacità di farlo, allora il capitalismo stesso entra in una crisi irreversibile.

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    1. Un po' di sintesi non guasterebbe.

      La separazione fra banche commerciali e banche d'affari potrebbe senz'altro mitigare i fallimenti del mercato, ma non risolverli, esattamente per gli stessi motivi per i quali Keynes nel XII libro ci spiega che non occorre che tutti siano speculatori affinché il mercato fallisca.

      Dopo di che, va benissimo proporla e soprattutto adottarla.

      Dal fatto che lei mi accusa di avere una visione statica dell'economia, capisco che deve aver letto qualche mio paper scientifico. Mi dice di grazia quale, così capisco a quale livello tecnico posso risponderle? Sa, uno dei vantaggi del linguaggio tecnico è che aiuta la sintesi. Che poi, se vogliamo, è il simmetrico svantaggio dei luoghi comuni: aiutano la prolissità.

      Veniamoci incontro.

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  21. Boh, mi sembra del tutto condivisibile, prof., ma forse un pochino esagerato. Ma magari nelle parole di Valenciago c'è qualche trucchetto semantico subliminale che non capisco a pieno.

    Secondo me Valenciago, quando dice che lo spread è una pagella sui DEBITI delle banche di un dato paese, vuole soltanto dire che se la banca ha troppi debiti (ovviamente rispetto ai suoi crediti, o per essere più precisi, ai suoi risk-weighted assets) lo stato verosimilmente dovrà intervenire per ricapitalizzarla, peggiorando così la condizione delle proprie finanze pubbliche e dunque "'o spread".

    Mi sembra quindi che il problema non siano i debiti o i crediti delle banche, ma il rapporto tra gli uni con gli altri. Ovvio che in questo periodo si sono deteriorati gli attivi (crediti) delle banche, ma in questo modo sono diminuite le probabilità per i creditori delle banche di ottenere il pieno rimborso dei propri debiti, che dunque hanno un valore minore. Non a caso proprio oggi c'è stato il downgrade di alcune banche tedesche, ed è noto che il downgrade si riferisce alle emissioni di debito (per lo più obbligazioni) delle banche. E infatti il prezzo dei titoli tedeschi è salito e lo spread (italia su germania) è sceso.

    Insomma, magari sarei troppo indulgente, ma se un mio studente a un esame dicesse quello che dice V. non lo boccerei, ma imputerei la imprecisione all'ansia di sintetizzare.

    Michele

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    1. Tu sei una persona indulgente. Sentiti allora libero di condividere anche i miei post, se li ritieni condivisibili, e di segnalare a chi ne sa meno di te (e sono molti, anche per colpa di Donald) cosa c'è nel passivo di una banca. Perché il problema è e resta, in una economia capitalista, il perché si deteriori (se si deteriora) l'attivo, visto che il capitalismo lo abbiamo messo su per valorizzare, non per deteriorare, il capitale. Giusto?

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  22. Beh, se posso riibattere "in scioltezza" direi che a noantri segli argomenti fini ci si prende in giro come gli altri, sul grosso non ci giurerei..
    Altrimenti non saremmo qui! :)

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  23. Ecco prof,
    quello che ho scritto sui politici, lo ritrovo detto molto meglio qui:
    "...Perché l'Italia si costringa ripetutamente al confronto con l'area del marco, che le provoca ingenti danni, senza prepararsi adeguatamente, questo è un fatto che rimane difficile da tollerare (Ndr: politici cialtroni?).

    Occorre che noi, in Italia, troviamo i politici e gli amministratori capaci di attuare quegli interventi necessari per razionalizare e rendere efficiente la struttura produttiva del paese, e poter aumentare la competitività; ma nell'attesa che questi interventi producano effetti, dobbiamo evitare che il paese attraversi la recessione, e adottare una terapia gradualista che affianchi agli interventi strutturali una flessibilità del cambio, sino ad arrivare a una struttura dell'economia che possa reggere il confronto con i paesi economicamente più forti, e magari, ma solo forse e solo allora, adottare una moneta comune."

    Tutto l'articolo sta qui (e c'è anche lei):
    http://vocidallestero.blogspot.it/2012/06/perche-lunione-fiscale-non.html
    Ecco. Adesso per un po' però mi metto tranquillo.

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    1. Marcus, non so come dirtelo: i luoghi comuni sull'antipolitica, la corruzione, la spesa pubblica, l'inefficienza, ecc. ecc. non mi interessano. Tra l'altro non interessano nemmeno Carmen, alla quale tu hai aggiunto la tua interpretazione.

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  24. Gentile professore,
    mi scusi se da un po' non le scrivo. Lei sa bene che sono un donaldiano, quindi non dirò nulla di ciò che sostengo e sopporterò l'idea di essere impalato...Le chiedo soltanto: potrebbe, a breve, pubblicare un post di distruzione della MMT e dei relativi mouse (la salute prima di tutto)? Così questo dente ce lo possiamo togliere, e finalmente capiremo. Grazie mille!
    Emanuele Fietta

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    1. Ma io non volevo impalarvi: volevo solo piantarvi un paletto di agrifoglio nello sterno (mi dicono che sia una prassi corrente con i "revenants"). L'impalatore era notoriamente Dracula (il revenant).

      Detto questo, io in effetti sto aspettando che vi autodistruggiate (sono uomo di fede e di non violenza), ma due o tre cosette nel merito della MMT (cioè non dell'uso che ne è stato fatto in Italia) pensavo in effetti di aggiungerle. Abbi fede...

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    2. Tra le due o tre cosette, sarebbe Prof. così gentile da aggiungere qualcosa su il seguente, che mi sembra uno degli aspetti più gravi?


      "L’evasione era una risorsa, non un danno. E’ l’Euro la devastazione. (@famiglie e imprenditori)" > http://paolobarnard.info/intervento_mostra_go.php?id=392

      Di cui lo stralcio finale spacciato per "tecnico", quindi "vero":

      "* Le Tasse. (da Lettera a un Imprenditore)"
      In sintesi, le tasse non servono a finanziare lo Stato con monetasovranamonetasovranamonetasovrana.
      Si fa tutto con i rotoloni Regina e click del mouse.

      Salvo poi aver aggiunto una mezza giustificazione "Evasori e MMT" > http://paolobarnard.info/intervento_mostra_go.php?id=393


      Ora io non saprei se sta roba è "nel merito della MMT" o è "l'uso che se fa in Italia". Ma... fa differenza?
      Temo di no...

      In ogni caso, Grazie. :)

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    3. D'accordo, grazie, professore. So che lei è impegnatissimo, ma potrebbe farci aspettare il meno possibile? Sono (siamo) troppo curiosi!
      Grazie ancora.
      Emanuele Fietta

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  25. Maestro Alberto

    lei ha risposto alla domanda che le posi qualche giorno fa, ergo se ne deduce che ha imparato dalla lezione sulla trasparenza a non rendere tali gli altri. Grazie

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    Risposte
    1. Se ne deduce anche che nonostante lei si dichiari di mezza età, in cuor suo è molto giovane, o almeno abbastanza da pensare di essere sola al mondo! Fatto sta che io cerco di rispondere a tutti, ma con i miei tempi e all'interno di un mio percorso didattico. Ho più volte esortato i lettori a rendersi conto di questa mia elementare esigenza, e sono certo di esser stato capito quasi da tutti. La trasparenza qui non c'entra: è solo un problema di geografia astronomica...

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  26. (breve) a mio parere l'uscita disordinata è l'ipotesi piu' probabile perchè la germania ha una forte convenienza a non cooperare (solo salvataggi limitati ) per tirare avanti il piu' a lungo possibile (a presciendere dal fatto che cada in recessione )

    che ci saranno 'perdite' l'hanno gia' messo in conto , con la rottura dell'euro sanno cosa ci perdono (l'ha detto prodi eh! fidatevi!^)

    il simpatico vaciago leggo che è stato sindaco per il centro sinistra(piddino) e ha un libro dal titolo l'euro una moneta completa (che titolo meraviglioso , te lo consiglio tu ...)

    RispondiElimina
  27. Prof, ma per caso ha scritto da qualche parte nel post
    D E B I T O P R I V A T O ? Dovrebbe saperlo che oltre a NON esistere NON si può dire, solo lo stato ha debiti ! ( dopo questa affermazione non avrei nessun problema ha diventare il vice di Fassina ! aahahhahaahhahah )
    Se non sbaglio a Wall Street esiste un vecchio detto :
    " Se hai un debito di 100.000 dollari è un tuo problema,ma se hai un debito di 1.000.000.000 di dollari, è un problema del tuo creditore ! "

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  28. Io ho sentito parlare di debiti di banche, ma si parlava di debiti che le banche avevano con altre banche, perlopiù straniere, quindi credo che in quel contesto fosse corretto parlare di problemi di debiti, perché, è vero che sono i crediti da riscuotere a mettere in crisi la banca, ma anche se loro si fossero limitate alle loro disponibilità magari si sarebbero potute evitare tutte queste sofferenze.
    Se ha tempo potrebbe spiegare meglio come leggere il bilancio unicredit che ha linkato?

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  29. Buongiorno professore, nel suo articolo dice che le banche sono indebitate nei confronti dei propri depositanti (nel senso che i soldi dei loro clienti un giorno andranno restituiti)....mi scusi ma non ha mai sentito parlare di RISERVA FRAZIONARIA???

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    1. Eccone un altro.

      Guardi, la invito a leggersi questo.

      Dopo di che, vista l'impossibilità di farle capire a chi si sta rivolgendo e come lo sta facendo, le farò una confessione: sì, non ne ho mai sentito parlare: ogni anno, prima di spiegarla ai miei studenti, mi metto due bei tappi di cera nelle orecchie!

      Allora, guardi, se vuole andare da un'altra parte, feel free, e sicuramente si troverà meglio.

      Se invece vuole restare qui, siccome noi qui stiamo lavorando seriamente e duramente e non andiamo avanti a slogan, disinformatia e culto della personalità (soprattutto laddove questa è inesistente), le chiederei cortesemente:

      1) di dirci con parole sue cos'è la riserva frazionaria;

      2) di dirci in cosa essa esenti le banche dall'obbligo di restituire ai clienti le somme depositate.

      Spero che la sua spiegazione NON sia convincente, altrimenti avrei veramente paura di non rivedere i miei soldi indietro.

      Se non sa cos'è un bilancio non è colpa sua. Se qualcuno le ha fatto capire che ha capito tutto, ancora una volta, non è colpa sua. E anche se non sa l'educazione non è colpa sua. Io posso aiutarla in tutti questi campi. Ed è gratis.

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  30. Mi scusi, professore, ma non ho alcuna base seria di economia. Tuttavia, per quello che so, mi pare che la sua osservazione "...queste persone, improvvisamente, per non si sa bene quale motivo, cominciano a insegnare e a propalare un'economia che non è più quella che insegnavano a te..." sia leggermente mal posta.
    Non sono le stesse persone, o piu' esattamente non sono lo stesso personaggio.
    L'attore George Clooney interpreta il personaggio di George Clooney negli spot Nespresso, ma questo non ci dice nulla sui gusti della persona George Clooney, che non conosco e di cui realisticamente so ben poco.
    I vari Monti, Vaciago, Reichlin, ecc. fanno certe dichiarazioni in qualita' di attori che impersonano il docente che sono stati, che potrebbero forse essere ancora, ma che di certo non sono in quel momento. L'equivoco e' facile, occorre stare attenti.
    Quanto al motivo del nuovo mestiere, chissa': forse, come ha detto Monti, e' noioso fare lo stesso lavoro tutta la vita.
    Di certo da quando la leggo ho la sensazione crescente di vivere in un Truman show che sta perdendo i pezzi.

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  31. Chiedo scusa, ma sono l'unico qui che nn capisce nulla o quasi di quello che avete scritto tutti, so per certo che vaciago per chi ha avuto a che fare nn ha avuto una buona impressione, specie quando era manager in trenitalia, ma visto che così comè impostata l'economia si vede turri i giorni che non funziona, ma da emerito ignorante che sono mi piacerebbe dire, ma perchè non cambiamo l'impostazione economica delle cose? se queste appunto non funzionano?

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