martedì 29 maggio 2012

L'euro e il nazionalismo

Gentile Prof, non la conosco se non da questo video che ho visto e che mi è stato saggiamente consigliato da una mia amica. Non capisco niente di economia, non l'ho mai studiata nè spero la studierò, però ho molto apprezzato il suo linguaggio chiaro, logico e ironico. E ho ridacchiato come un idiota leggendo qua e là il suo blog.

Bene, tutto questo per dirle che nel suo intervento video una cosa che mi ha fatto un po' dubitare è il suo riferimento al fatto che certe politiche economiche sono dettate dal (superficiale) nazionalismo. Mi sembra un po' poco. O no? (non è una domanda retorica, me lo chiedo davvero)

Senza voler fare per forza dietrologie, quali sono secondo lei altri fattori che portano a fare certe scelte economiche un po' allegre?


Carissimo,

ti ringrazio per l'apprezzamento e ti rispondo in modo più disteso, visto che tu sei vittima di un equivoco del quale molti sono caduti vittime. Premetto che se le vittime sono tante, la colpa sarà sicuramente anche mia. Ma credo non sia solo mia.

Allora: ti spiego la situazione.

Uno si sveglia alle sei di mattina, prende la macchina e se ne va a fare una bella prolusione nella quale esordisce specificando che l'euro è stato utilizzato come strumento di lotta di classe (cosa del resto puntualmente specificata fin dal primo intervento svolto su un quotidiano nazionale), dopo di che chiarisce partitamente, scandendo le parole, che nel processo di aggancio a uno standard nominale forte, processo che inizia dal 1979 con l'entrata nello SME, la quota dei salari reali si è andata progressivamente riducendo (come abbiamo spiegato qui), e che quindi, come detto miliardi di volte, e come riportato partitamente nel testo di Acocella che fa parte delle letture consigliate, i capitalisti dei paesi periferici avevano un ovvio incentivo a favorire politiche del "cambio forte" (perché se diminuisce la quota dei salari, aumenta quella dei profitti), dopo di che ricorda anche che, per bocca degli stessi attori di questo processo, anche i capitalisti dei paesi centrali avevano un ovvio incentivo a favorire queste politiche, dal momento che esse consentivano loro di trarre profitti dalla domanda estera (con un processo di crescita guidato dalle esportazioni), secondo quanto abbiamo visto in dettaglio ad esempio qui.

Nel fare questo chi parla specifica che ovviamente questa valutazione dei fatti, che è quella, lo ripeto, data dai testi di politica economica e dagli attori politici di questo processo, non ha nulla di complottista: semplicemente è l'esito dell'azione di agenti ottimizzanti (ognuno rispetto a propri obiettivi ben definiti: massimizzare il profitto, farsi rieleggere,...), non necessariamente coordinati fra loro (e infatti, come accade spesso, sta conducendo ad un macroscopico fallimento del mercato). Si tratta cioè di qualcosa di molto diverso dalle teorie che qualche imbecille diffonde, secondo cui un bel giorno tre persone si sono sedute intorno a un tavolo per decidere di fare il nostro male, mettendo in opera una volontà lucida, coerente e determinata. Al contrario, si tratta in fondo di un banale caso di privatizzazione dei profitti e socializzazione delle perdite, di quelli che la politica economica studia in modo tanto asettico e cristallino. Che gli imprenditori periferici e centrali volessero privatizzare i profitti è chiaro, no? L'euro gliene ha fornito una opportunità. Ed è altrettanto chiaro che ora queste stesse classi sociali spingono perché le perdite vengano socializzate, cioè se le accolli lo Stato, che deve tagliare (cioè prendere soldi a noi per darli a loro).

Bene.

Di tutto questo cosa rimane a chi ascolta?

Che l'euro è il risultato di stupidità nazionalistica.

Ora, io questo lo ho detto e lo ripeto: il vero nazionalismo è quello che ha spinto i paesi periferici a entrare nell'euro, considerato come status symbol. Ma, attenzione: a cosa mi riferisco qui? Mi riferisco agli argomenti che le classi politiche hanno speso con i loro elettori, per parlare alla loro, alla nostra pancia. Che queste stesse classi politiche, mentre facevano ai loro elettori il discorsetto "noi non siamo peggio degli altri", sapessero che esistevano anche altri incentivi (quelli di cui ho parlato sopra) ed obbedissero ad essi è del tutto ovvio, perché ce lo confessano loro, come è del tutto ovvio che le classi politiche sono espressione delle classi sociali dominanti ("the dominant social force behind the authority", diceva Keynes), che ovviamente non siamo né io né te (nel caso fossi tu, fammelo sapere che ho un favore da chiederti).

Fatemi capire (affettuosamente): nella vostra testa quante idee posso far entrare (magari non contemporaneamente)?

Ditemi voi: una? due? tre? Voi datemi un numero, e poi io scelgo di cosa parlare. Perché se io vi do quattro idee che tutte concorrono a un quadro coerente, ma voi trattenete solo quella, come dire, forse meno rilevante (o comunque venite a spiegare - voi a me! - che potrebbero esserci altri incentivi, dopo che sono mesi e mesi che ve li illustro in tutti i possibili modi), be', allora ci rinuncio!

Perché mi premeva mettere in evidenza le pulsioni nazionalistiche che sono state titillate nel processo di entrata? Per un motivo molto semplice. Perché esiste un'altra vasta, vastissima categoria di imbecilli che sostiene che propugnare il ritorno a un minimo di razionalità economica, smantellando la demente insensatezza dell'euro, sia segno di pulsioni nazionalistiche. Questa è una ovvia scemenza, e va denunciata e ridicolizzata come tale. L'euro ha portato al nazionalismo, ai ritratti della Merkel coi baffetti e la svastica, a rivendicazioni che speravamo sopite da decenni. Chi desidera uscirne non lo fa per nazionalismo, ma per razionalità. E questo se lo devono cacciare in testa ad esempio i "compagni" dello Sbilifesto, con i quali il conto non è chiuso (ma non voglio allungare il discorso oggi).

Perdonatemi, ve lo dico sine ira et studio: che allargandosi il numero di lettori qualche fraintendimento ci potesse essere me lo aspettavo e sono pronto, come vedi, a gestirlo pacatamente (si fa per dire). Ti ringrazio veramente molto di avermelo segnalato in modo così puntuale, così, laddove necessario, posso intervenire a correggerlo.

Certo: se l'unità di misura della percezione politica di chi legge è lo slogan, allora non ce la faremo mai a uscire da questa situazione. Perché ci sia uno sbocco politico occorre che la gente sia in grado da un lato di fare (e io ci sto provando) e dall'altro di seguire (e voi ci state provando?) ragionamenti un minimo articolati.

Altrimenti potete tenervi quelli che "per un'area grande ci vuole una moneta grande", o quelli che "meno male che c'è l'euro se no staremmo come in Argentina". Che ne dici? Vale la pena di fare uno sforzo? Ti ringrazio ancora di avermi dato questa preziosa opportunità di chiarire il mio pensiero, che lo ripeto, non è mio: è quello dei libri di testo e di tanti altri illustri colleghi.

88 commenti:

  1. Della serie "Bagnai fa lo spelling"... eh eh eh

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    1. Non so cosa dire... Tu c'eri: ho detto solo che Churchill era stupido? Mi sembrava di aver detto qualcosa di più, ma se non è passato sarà colpa mia.

      Del resto, sai, dire "quel ciccione" o "quella culona" sono stupidi è un messaggio semplice, quindi è ovvio che passi meglio di ragionamenti più articolati. Che lavoro difficile...

      Grazie ancora!

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  2. Caro Professore,
    Non mi vergogno di dirle che a suo tempo facevo parte di quella folta e purtroppo ancora foltissima schiera di persone che, come lei spiega in questo post, al momento dell' entrata nell' euro si sentiva orgogliosa e fiduciosa, proprio per quel "nazionalismo" da lei illustrato. Certo far parte dell' Euro, al tempo propostoci come la protezione da tutti i mali e le aggressioni esterne, risultava assai allettante.
    Ebbene, oggi posso riguardarmi indietro e vedere a quale tragedia abbiamo partecipato e stiamo ancora partecipando.
    Forse perchè preso dal lavoro, per mancanza di tempo, o solo per pigrizia, non ho mai voluto/potuto informarmi più di tanto sui reali meccanismi economici che solo in questi ultimi tempi sto approfondendo, anche grazie al suo immenso contributo. Dopo 12 anni passati dedicando le mie giornate a lavorare e a dare lavoro ad altri, mi ritrovo qui per gli ultimi due giorni ....e si !!
    Il 31/05 chiuderò definitivamente la mia attività, con immenso dolore e sconforto.
    Il mio ultimo pensiero:
    quanti ancora dovranno chiudere, essere licenziati, umiliati, prima che i tempi siano maturi ?
    A quando la fine di questo venerato "Dio" chiamato Euro ??

    Un cordiale saluto e ringraziamento per avermi aiutato ad aprire gli occhi.

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    1. Caro Gino,

      non bisogna vergognarsi di aver fatto una scelta che si riteneva giusta per il proprio paese. Si dovrebbe vergognare chi, approfittando di questa pulsione secondo me giusta e sacrosanta, ha tratto in inganno un elettorato intero fornendo versioni distorte e tendenziose delle esperienze storiche precedenti (l'Argentina) e delle prospettive future.

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  3. Grazie a lei per aver risposto in maniera chiara ed estesa. Pian piano mi andrò a leggere gli altri link. Personalmente sono piombato qui senza conoscere i suoi precedenti interventi, ho commentato subito solo perchè il video e il suo post erano molto recenti.

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    1. Dovere. Mettiamola così: le cose non succedono per caso, e non succedono perché c'è un Cattivo. Credo che ci possiamo incontrare a metà strada! Buona lettura e grazie per l'interessamento.

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  4. Io mi ricordo altro, ed al tempo la senzazione comune era che entrare nell'Euro ci avrebbe salvato da governanti ladri, clientelari, che ingrossano le spese statali ed una cultura statalista fatta di assistenzialismo non alle classi bisognose ma a chi doveva sbarcare il lunario, che diventava un peso per il paese.

    Il tempo ci ha fatto comprendere che in Italia ruberie e malefatte potevano continuare anche con l'Euro, l'Europa ha deciso che le P.A. evono pagare entro 60 giorni i fornitori e noi stiamo ancora con pagamenti alle calende greche, l'Europa ci infligge continue condanne (corte di Strasburgo) per inefficienze pazzesche nella giustizia e nulla cambia, e potrei andare avanti a lungo.

    In Grecia è peggio che da noi e ritengo che tutti i popoli del sud europa hanno capito che rimanendo nell'ambito nazionale queste popolazioni sono destinate ad implodere, altro che nazionalismi!!

    Chiedo venia ma io al tempo ed anche oggi ho sempre pensato questo e non mi sembrava di stare da solo. Riguardo l'economia dove sono assolutamente ignorante e la mia cultura è da autodidatta ho da farle una domanda.

    La diminuzione dei salari ci spiega che genera maggiori profitti, ma non è detto, perchè il risparmio può essere utilizzat in tre modi diversi, sempre secondo il mio modestissimo parere:

    a- Come dice lei aumentando il conto in banca dell'imprenditore
    b- Nell'investire in ricerca e teconologia per diventare più competitivi sul mercato
    c- Diminuendo il prezzo sul mercato di quanto produco diventando più concorrenziale

    Tutto è possibile e sarà chi investe a scegliere il da farsi, ma a logica mi sembra probabile che l'imprenditore che sceglie di seguire le strade b e c ha qualche possinilità di accrescere la sua quota sul mercato globale a medio lungo termine, di contro chi sceglie la variante a- nel breve avrà maggiori profitti ma nel medio lungo termine mi sembra destinato a pedere quote di mercato.

    Perchè lei sostiene con certezza che la strada che percorrono i cpaitani d'industria sia con certezza la a-? Dove sbaglio a ragionare visto che arrivo a conclusioni diverse dalle sue?

    Gianluca

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    1. Chissà perché, ma dal modo di ragionare penso proprio che l'impaziente di prima sia tu. Cominciamo dalla fine. Probabilmente prima dovresti chiederti dove hai sbagliato quando hai pensato che l'euro ti avrebbe liberato da tutte quelle cose che indiche e che evidentemente per te sono il Male.

      Il primo errore, evidentemente, è ragionare in termini di Bene e Male. Chiaramente per te lo Stato è il Male (ce ne son passati altri), quindi l'euro che, secondo te, puniva un certo Stato doveva essere un Bene.

      In realtà non vi era alcun nesso logico fra l'adozione di un cambio che penalizza il "sistema paese" (parlo così per farmi capire) e la moralizzazione del paese stesso. Il ragionamento che fai è un po' come dire: mio figlio ha la febbre, magari gli do qualche cinghiata così gli passa. Vedi tu come regolarti.

      Molto divertente poi il fatto che dopo aver riconosciuto che l'euro non è servito agli scopi che tu gli attibuivi, però ritieni che tutti i paesi periferici debbano adottarlo altrimenti imploderebbero.

      Ma insomma: secondo te l'euro serve, o non serve?

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    2. Serviva se si partiva con il piede giusto come diciamo tutti ed anche lei mi sembra, prima fare l'unità monetaria e poi il resto non è stata una buona idea.

      Tra l'altro se il tempo che passava serviva per avvicinarci tutti per poi arrivare ad una unità fiscale, politica, economica, di difesa, purtroppo si è fatto il contrario ed in questi 11 anni invece di avvicinarci ci siamo allontanati.

      Lo stato non è bene o male, sicuramente mi sono spiegato male io e chiedo scusa, la senzazione comune era che il "nostro" stato funzionava male, causa una classe politica corrotta e clientelare e si pensava che entrando in Europa le cose potevano cambiare in meglio.

      Riguardo il cambio, queste considerazione le poteva fare lei che è del campo o altri economisti ma la maggior parte dei cittadini non giudicava corretta o meno l'entrata nell'euro per il cambio o l'entrata nella moneta forte, concentrandosi maggiormente su altri fattori, quelli che lei spiega essere le cinghiate al figlio per curare l'influenza.

      L'entrata in europa non veniva pesata solo facendo considerazioni economiche e quindi si percepiva che i ns figli non avevano la febbre ma avevano un futuro nero che con l'entrata in Europa, per le ragioni che sopra ho spiegato, ci potevano far sperare in un futuro migliore.

      Gianluca

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    3. No, io dico una cosa diversa, ovvero che una moneta unica è utile solo quando è dannosa. Per capire perché, ti esorterei a leggere questo saggio. Comunque, è evidente dopo, ma lo era anche prima, che non esistono legami fra vincoli esterni e riduzione della corruzione. I paesi della zona franco sono fra i più corrotti dell'Africa sub-sahariana. Quindi?

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    4. Sto leggendo come consigliatomi il suo saggio, nel punto 4. scrive:

      "È un dato acquisito che il fattore scatenante della crisi europea sia stato la crisi statunitense originata dai mutui subprime."

      In un post in quello che lei chiama "il punto di partenza" (thread del 16 nov del 2011 - I salvataggi che non ci salveranno -) scrive:

      "Si parla solo di debiti “sovrani”, ma la scansione dei fatti mostra che la crisi dei PIGS nasce dall’accumulazione di debito privato verso creditori esteri."

      Mi chiarisce cortemsemente meglio quale fattore ritiene il maggiore responsabile di questa crisi che non mi è chiaro leggendo queste due affermazioni diverse.

      Gianluca

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    5. Mi spiace averla interpretata riguardo il suo pensiero sulla moneta unica, ma quanto sostenuto l'avevo compreso leggendo un suo scritto ed ora l'ho riletto terminando il saggio da lei consigliatomi; proprio alla fine dello stesso scrive:

      "Col senno di poi, non sarebbe stato meglio avviare la costruzione europea su basi diverse, quelle suggerite dalla “tecnica”, e quindi procedere dalla (vera) integrazione dei sistemi educativi, dei mercati del lavoro, dei sistemi previdenziali, ponendo le basi per una vera mobilità dei fattori, passare quindi a un bilancio federale che gestisse politiche infrastrutturali, di ricerca e redistributive comuni, e, poi, dopo, eventualmente, passare alla moneta unica? È questo “difetto di visione”?"

      Cosa voleva allora dire con questo passaggio di diverso da quello che ho compreso? Grazie ancora della pazienza.

      Gianluca

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    6. Interpretare non è mica una colpa! Basta capirsi: io dico "eventualmente". Cioè esprimo quella che è la valutazione della teoria economica sui vantaggi della moneta unica: una valutazione fortemente dubitativa, e nella quale l'effetto moralizzatore dal quale lei parte NON è compreso (perché non avrebbe senso ricomprendercelo, così come i fatti hanno ampiamente dimostrato).

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    7. Circa il commento precedente.

      Punto primo: le due affermazioni NON sono diverse come le sembrano, per il semplice motivo che anche i subprime hanno creato problemi in quanto cartolarizzati e collocati all'estero (e, a monte, anche perché la possibilità per le banche statunitensi di accordare credito a dei potenziali insolventi derivava, evidentemente, da una situazione di abbondanza di liquidità, DIRETTA CONSEGUENZA delle massicce importazioni di capitali effettuate dagli Stati Uniti, cioè del loro debito estero).

      Punto secondo: le banche del Nord Europa hanno prestato al Sud Europa (per finanziare l'acquisto delle merci del Nord) e agli Stati Uniti (imbottendosi di subprime). Quando i subprime sono scoppiati come palloncini (sostanzialmente perché la bolla immobiliare negli Stati Uniti è esplosa: i prezzi delle case sono crollati, e quindi i mutui assistiti da ipoteca si sono trovati privi di garanzie, con successivo default del debitore privato) le banche del Nord Europa hanno cominciato a rivedere la loro politica verso il Sud, al quale fino a quel momento avevano prestato con (interessata) larghezza.

      Sono stato più chiaro? Come vede, i due elementi coesistono in un quadro organico, coerente e non contraddittorio. Il che non si può dire delle spiegazioni di chi ancora biascica "debitosovranodebitsovranodebitosovrano" e poi non sa spiegare un grafico come questo.

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  5. Commento solo per dire che sono molto dispiaciuto di aver scovato il suo blog solo ora. Certamente ne diventerò un assiduo lettore e, chissà, commentatore. Intanto complimenti per la chiarezza. Ed il coraggio.

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    1. A differenza di tanti anatroccoli (i seguaci di Donald Duck) come questo sesquipedale fesso tu capisci, forse perché sei del mestiere, e comunque perché sei bipede sì, ma implume, che in effetti non è del tutto ovvio richiamare a principi di razionalità economica certi personaggi, proprio ora, proprio in Italia, dove è in corso una Valutazione della Qualità della Ricerca che deve decidere chi sono i buoni e i cattivi, e dove forse ci saranno (chissà) fra poco dei concorsi, controllati, ovviamente, dai soliti noti (che ovviamente fanno parte dei buoni, perché scrivono sulle riviste nelle quali la crisi è un fenomeno di equilibrio).

      Però voglio dirti una cosa: nonostante quello che pensa il povero Marco Basilisco, che da un lato si fa tronfio nel suo dipartimento millantando un'amicizia che fra noi non può esistere (per un evidente gap culturale, e anche perché lui mi rinnegherebbe subito se i suoi superiori ci vedessero insieme), e nonostante quello che cortesemente pensi tu, la verità è che io non sono coraggioso. Non riesco proprio a vedermici, coraggioso. Sono semplicemente uno un po' incosciente e che sa di non avere più niente da perdere. Ora, nel mio caso, che poi è quello di una intera generazione di docenti universitari, il non aver niente da perdere, si traduce nel fatto che sappiamo che non ci saranno più concorsi, o per lo meno non in misura sufficiente, o per lo meno non prima della nostra dipartita. Sappiamo di dover operare con risorse sempre più scarse, in un contesto sempre più difficile (dato il dilagante analfabetismo), con soddisfazioni economiche sempre più contenute (data l'impossibilità di far carriera), di dover passare il resto della nostra vita come pendolari, ecc. ecc.

      Ma è sempre una bellissima vita.

      Il problema è però che il capitale finanziario, che ha vinto la battaglia, vuole stravincerla. E così, fra un po', quelli che penseranno di non aver più niente da perdere non saranno migliaia (fra i quali qualcuno, come me, con problemi tutto sommato trascurabili). Saranno milioni. E allora ci sarà tanto rumore.

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    2. ....barboni si diventa...non si nasce....

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  6. Una domanda (da incompetente): qual è il motivo per cui i salari reali dal 1992 (uscita sme) al 2002 (euro) sono rimasti stazionari? Prima e dopo c'era l'aggancio alla valuta forte ma in quella finestra che succedeva?

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    1. La domanda è lecitissima. Considera che la disoccupazione era bella stabile sopra il 10% e che la scala mobile era stata definitivamente smantellata all'inizio degli anni '90. Il lavoro sporco era già stato fatto. In quella finestra quindi succedeva sostanzialmente quello che succede oggi.

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    2. Ma la disoccupazione non sarebbe dovuta un po' calare grazie al vantaggio competitivo acquisito sul mercato internazionale?

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    3. Certo, se però alla domanda netta guadagnata (fino al 1996) sul mercato estero non fosse stata sottratta, attraverso una serie di politiche restrittive, domanda sul mercato interno. Nel 1996 poi si rientrò nella banda ristretta e quella fu la fine del vantaggio competitivo.

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  7. Buonasera Alberto,
    a testimonianza del mio pensiero vorrei solo far notare che, per chi non ha le basi, è difficile tenere insieme il quadro e le varie implicazioni. Spesso ci si ritrova senza certezze a saltellare sulle nuvole delle varie argomentazioni chiedendosi se non manchi qualche pezzo e se parte del discorso lo si ricordi bene o se si sia frainteso qualche passaggio.
    Quindi, anche se posso tenere a mente 100 articolazioni saranno sempre attaccate con la colla pritt. Ci va ben altro per avere un minimo di sicurezza.
    Certo poi che si studia e ci si sforza di recuperare un po' il passo, oltre che di tenere sempre a mente che non è solo l'ultima argomentazione ad essere valida, ma c'è sempre una profondità nei discorsi. Solo che la tana del bianconiglio è profonda.. :)
    A presto, buona serata!

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    1. Però ci sono tanti buoni libri per mettere i pezzi insieme, volendo.

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    2. Assolutamente sì. :)
      C'è tanto da lavorare e ne sono ben felice!

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  8. Professore lei è stato chiarissimo. Si metta però nei panni di una larva stile matrix di cui anch'io facevo parte. All'improvviso ti si apre un mondo davanti così tutto in un botto e lo shock è fortissimo. Tutto quello che ti era stato inculcato deve essere rimosso per sostituirlo con ragionamenti opposti che ridicolizzano il tuo intelletto tanto da farti sentire uno stupido... Non è facile porti pazienza chi la segue (per la maggior parte) una scelta l'ha già fatta. Ha scelto di capire, di essere vivo, di uscire dal bozzolo di ignoranza in cui era stato rinchiuso. In tal senso sta già facendo tantissimo e la ringrazio di cuore. Dio non pagherà ogni Sabato ma a lei un'extra glielo dovrebbe dare... Non in Euro!!!

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  9. Con me non è passata un'altra cosa. Avevi parlato di tre esempi di "agganci" valutari finiti male, ma alla fine hai citato solo il caso inglese negli anni 20. Gli altri me li sono persi o non li hai detti? Erano mica Argentina 2001 e Thailandia 97?

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    1. Uhm, io, come terzo paese dopo UK e Argentina, ho pensato alla crisi del Messico nel 1994...

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    2. Non vorrei sbagliare, ma SE ho capito bene gli altri due casi sono l'Argentina con il dollaro (come hai scritto) e l'Italia (crisi 92, SME).
      Prova ad ascoltare i minuti 27 e 28.

      Professore, se è giusto, lo dà anche a me il simbolo della Goofynomics? Giuro che la sapevo quella del fognatore, ma mi hanno preceduto, forse proprio tu Claudio.

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    3. No, scusate,credevo di averlo detto: ovviamente era Italia 1992.

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    4. Cioè: Argentina 2001 e Italia 1992. Due casi assolutamente isomorfi se guardate i fondamentali. Altro che "l'euro ci libererà dalle crisi"!

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    5. Ecco, vedo ora il messaggio di Silvia che aveva capito. Quindi l'ho detto. Ma mme volete sta' a senti' quanno parlo?

      Brava Silvia, avrai il simbolo della Goofynomics... ma non so se ti piacerà...

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    6. Però anche l'altro era bello. Traggo da Wikipedia:

      "The crisis started in Thailand with the financial collapse of the Thai baht after the Thai government was forced to float the baht (due to lack of foreign currency to support its fixed exchange rate), cutting its peg to the U.S. dollar, after exhaustive efforts to support it in the face of a severe financial overextension that was in part real estate driven. At the time, Thailand had acquired a burden of foreign debt that made the country effectively bankrupt even before the collapse of its currency. "

      Quando l'ho letto ho provato un'autentica felicità intellettuale

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    7. Ma carissimo: bello o brutto, il fatto è che è SEMPRE (cioè ogni volta) così, nel senso che non è MAI diverso il meccanismo. Questo è quello che puoi leggere in Frenkel e Rapetti, dove trovi ANCHE il caso tailandese. Io sto scrivendo un articolo per far vedere quanto esattamente questo meccanismo dipinga la nostra situazione attuale. Da qui la mia certezza che usciremo.

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    8. Professore, non vorrei incrementare il (suo) debito privato, ma almeno un cotechino (di puri PIIGS sud-europei) in premio lo poteva mettere! O uno dei ghiaccioli di sua figlia, sa con la crisi qualcosa di mangereccio fa sempre comodo...
      Questa storia del premio simbolico mi convince poco e poi si rivela pure poco piacevole? Ma è un sadico!

      Ma passiamo a cose più serie (tragiche)

      Un articolo che tirerà su il morale ai nazionalisti italiani (noi siamo diventati bravi, adesso le tirate d'orecchie e i compiti a casa toccano agli altri):
      "La Commissione Ue lancia un allarme su Spagna e Francia: non stanno facendo abbastanza sui conti"
      http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2012-05-30/commissione-lancia-allarme-spagna-143742.shtml?uuid=AbP3SikF

      Ma per fortuna:
      "... Barroso ha lanciato l'allarme sui rischi di una disintegrazione finanziaria sottolinenando che la crisi non è colpa dell'euro. semmai la moneta unica comporta «sfide enormi» che vanno superate con più integrazione Ue perchè «se lasciamo ai singoli paesi non si va da nessuna parte». E se le opinioni pubbliche sono contro, è dovere dei governi «spiegare cosa succede se non si arriva ad una maggiore concentrazione» ha affermato Barroso chiedendo «una leadership forte e coraggiosa».

      Barroso non deve aver convinto Obama (oltre ai cittadini europei) che "manda in Europa un'inviata Usa per risolvere la crisi."
      http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2012-05-30/obama-manda-europa-funzionaro-082733.shtml

      Ma chi dovrà arrivare ancora perché cambi qualcosa?
      I marziani?

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    9. Come spiegavo a un altro cortese lettore, in effetti i marziani si sono già impossessati della BCE. Aspettiamo adesso i venusiani per ristabilire un minimo di simmetria in Europa. Grazie per le segnalazioni e non preoccuparti per il premio: ti piacerà. Il problema eventualmente è come ritirarlo. Vorrà dire che quando saremo 300 faremo una bella convention (alle Termopili).

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  10. La frase “le classi politiche sono espressione delle classi dominanti” mi piace molto. Ma allora lei è un comunista? Non è che il famoso suo amico Basilisco in realtà è il suo dottor Hyde? Comunque il concetto lo ha spiegato molto bene anche un altro intellettuale nato un secolo prima di Keynes e lo stesso concetto è stato articolato in modo, a mio parere, eccellente da Antonio Gramsci in carcere durante gli stessi anni in cui scriveva Keynes. Il nodo centrale mio caro prof. sta proprio in questo meccanismo che Gramsci chiama “egemonia culturale”, e che le classi subalterne scelgono i politici credendo di porre in essere un atto di “democrazia” attraverso una propria opinione, che però è una “opinione pubblica” e si sa che “l’opinione pubblica” è controllata da…….. E il cerchio si chiude. È una storia vecchia di migliaia di anni, che lei sta egregiamente raccontando in chiave moderna. Apprezzo che lei è uno dei pochi che ci mette la faccia e che ha il coraggio di dire che tutto si riconduce (come nel video di Frosinone quando parla della coperta corta) ad una storia basata dai rapporti di produzione, dalla dialettica tra classi, dialettica che sfocia da millenni in conflitto. E oggi siamo alla vigilia di un altro pesante conflitto di classe.

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    1. Siete veramente teneri voi marZiani. Pensa che Marco Basilisco, che non è il mio, ma forse il tuo alter ego (perché è siciliano e si lascia sodomizzare dalla sua prole) mi ci ha telefonato apposta, per dirmi la stessa cosa.

      Insomma, ho capito questo: essere marZiani significa sostanzialmente credere che ci sia stato bisogno, nella storia dell'umanità, di uno sciamannato "filosofo" "tedesco" per dire delle cose assolutamente ovvie, che potresti trovare in Adam Smith, ma anche in Omero, ma anche in Boccaccio...

      Novità: chi ha i soldi comanda! Cazzo, se basta questo per essere comunisti, allora, fatti salvi un paio di truzzi da prima serata, credo che siamo tutti comunisti. Altri esempi? Balzac, Giuseppe Gioacchino Belli, Metastasio...

      Rega', io so' ortodosso. Ma se pensate che ortodosso voglia dire virgoletta, siete virgolette voi...

      Addavenì barbone...

      Peraltro, Keynes, fuori dal carcere, scriveva appunto della "dominant social class behind the authority". Ma Keynes era di destra ecc. ecc.

      E Gramsci di quel cerchio cosa dice? Lui come lo avrebbe spezzato? Immedesimandosi (con l'eskimo)? Mettendo le bombe? Fateme sape'...

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    2. Scusi professore,

      leggendo gli sproloqui sull'immedesimarsi, sull'eskimo, sulle fabbriche e sul resto mi era venuto in mente ma non l'ho scritto: credo che Gramsci le avrebbe volentieri concesso la patente di "intellettuale organico".

      Ho dato invece un'occhiata al mio vecchio vocabolario Zingarelli (1971) che definisce il nazionalismo come "dottrina politica che mira al primato e al dominio di una data nazione" o "esaltazione eccessiva di ciò che appartiene alla propria nazione", in entrambi i casi quindi con una accezione negativa che mi sembra sia quella che lei condivide, insieme con quelli dello sbilifesto.

      Eppure alla voce "sentimento nazionale" lo stesso vocabolario dice "coscienza di appartenere alla stessa nazione, patriottismo".

      A me sembra che lei aggiunga alla razionalità economica anche un giusto sentimento nazionale... pulsioni patriottiche? :)

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    3. Intanto mi scuso per gli errori tra i quali “basata dai (sui) rapporti”, ma sono, appunto, un “siciliano che si lascia sodomizzare dalla prole”, quindi a casa sono poco concentrato (dimenticavo che sono anche un “donaldiano”).
      Essere marxiani significa…….mi sembra un po’ riduttivo. La mia era ovviamente un’affettuosa provocazione. Concordo che molte cose sono ovvie, ci mancherebbe, tutti gli intellettuali copiano un po’ dai loro predecessori. Marx ad esempio sviluppò la sua teoria filosofica influenzato da Hegel e Feuerbach e la sua teoria economica influenzato da Ricardo (non mi chieda approfondimenti perché sono ignorante). Gramsci invece scopiazzò un po’ di Machiavelli, Lenin, Croce, Gentile, ecc. Ma il genio del fondatore del PCI, ad esempio, non credo stia nell’analisi del pensiero dei suoi predecessori ma nelle soluzioni che egli suggerisce per “spezzare il cerchio” del potere dominante, attraverso quella che egli chiama la “filosofia e politica della prassi” (sarà contento di sapere che non ci sono bombe o fucili di mezzo).
      Ora non penso interessi ai lettori di questo blog approfondire questi argomenti (anche perché non sarei capace di risponderle per ignoranza e per incapacità di sintesi). Sono sicuro che il suo amico Basilisco ne saprà parlare meglio di me.
      Di nuovo complimenti.
      p.s.: momento gossip. Keynes era un comunista (almeno credo così la pensasse anche Sraffa), solo che si vergognava ad ammetterlo oppure perché aveva paura di non ottenere il successo che ha ottenuto in occidente. Un po’ come Bagnai.

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    4. Capirai! Oggi chiamandosi "comunisti" perfino dei servi sciocchi del capitale (che non nomino) riescono a ottenere un immeritato successo! Il problema non è quello. Caso mai, il problema è che il comunismo, come il mercato, come il pianoforte, va studiato da piccoli. Ora, io da piccolo ho studiato il mercato e di quello parlo. I servi sciocchi hanno studiato il comunismo, e oggi parlano di mercato, con esiti patetico-esilaranti. Mica mi vorrai far fare il peccato uguale e contrario?

      A proposito di peccati, circa la sodomia altresì non ti sto proponendo la soluzione uguale e contraria, va da sé! Però una via di mezzo trovala, ti prego: ti voglio troppo bene (perché non ti conosco), non sopporto l'idea che tu ti riduca come Basilisco!

      Ma non ci sono più quei maschi alfa siciliani di una volta? O forse non ci sono mai stati, e nella trinacria imperava il matriarcato? Ma, chissà... questo però forse ai lettori interessa ancora di meno.

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    5. Caro Giorgio,

      le cose stanno in un modo lievemente diverso.

      Che se ne rendano conto o meno (essendo probabilmente "persone dalla limitata capacità di comprensione" - Devoto-Oli), i compagni dello sbilifesto, indipendentemente dalle loro intenzioni, sicuramente utilissime per lastricare la via dell'inferno, stanno oggettivamente e attivamente cooperando ad una "esaltazione eccessiva di ciò che appartiene alla loro nazione", intesa prima come nazione italiana (noi non siamo peggio degli altri) e poi (peggio che andar di notte) come "nazione" europea (noi dobbiamo essere uniti per combattere contro i cinesi... ma Rossanda non era per Mao... sì vabbè ma ora la colpa è dei cinesi... ah, capisco, scusate - perdonami questo estratto dal verbale di una delle loro patetiche riunioni di redazione).

      QUESTO è il problema.

      Il sentimento nazionale è un elemento del bagaglio culturale di ognuno di noi e può tranquillamente convivere con un cosmopolitismo illuminista. Non è non sapendo ciò che si è (forse perché non si è niente) che si può capire ciò che si vuole diventare, non trovi?

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    6. "Non è non sapendo ciò che si è (forse perché non si è niente) che si può capire ciò che si vuole diventare, non trovi?"

      Non sono sicuro di capire la domanda, che mi sembra quasi filosofica :)

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    7. I compagni dello sbilifesto non sanno ciò che sono. Scrivono "comunista" sulla testatina del giornale, poi scrivono articoli nella più pura ortodossia social-liberista, per usare la definizione di Bellofiore (noi diremmo, sbrigativamente, piddina), il quale, non a caso, spara anche lui a palle incatenate su questa ciurma (sono contento di non essere solo). Non sapendo letteralmente ciò che sono, e forse non essendo niente, è difficile che da loro possa arrivare qualche indicazione concreta su dove andare. E, ancora una volta, vedo che questa mio scetticismo è pienamente e acremente condiviso da Bellofiore. Cosa che magari a te non interessa, ma che personalmente mi rassicura.

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    8. In effetti è vero: non sono particolarmente interessato a cosa scrive il manifesto.

      Diversamente da lei, io incominciato troppo presto a occuparmi di politica, del resto inevitabilmente, ma già da moltissimo tempo essa non è più stata altro per me che quello che Pennac ha chiamato "il paradosso dello spettatore".

      Nello spettacolo cui ho assistito moltissime persone che essendo o non essendo niente sanno comunque benissimo quello che vogliono diventare e quindi, con grande capacità di adattamento, fanno e dicono quello che serve (o pensano che serva) per il loro divenire.

      Così, al massimo, da quello che uno dice o non dice, fa o non fa, ricavo un'indicazione del suo posizionamento relativo.

      Posso dire, senza piaggeria, che nel suo caso, per motivi che mi sembrano validi, faccio un'eccezione? :)

      Non ho nessun motivo per essere particolarmente interessato al manifesto ma capisco il senso della polemica.

      Però, posso dire che non ha risposto alla mia domanda iniziale?
      Ha preso il "sentimento nazionale" dal lato culturale, e va bene, e nei post ha più volte esposto altri motivi che l'hanno spinta ad aprire questo blog, e tuttavia mi pare che l'accusa di "nazionalismo" da parte di quelli dello sbilifesto l'abbia colpita (per me oltre misura). Se dico che c'è anche un motivo patriottico che la muove, lei è d'accordo? O il patriottismo lo lasciamo al secolo XIX?

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  11. Salve prof.
    Io a Frosinone c'ero, ed il suo "passaggio" sul nazionalismo era sembrato estremamente chiaro, così come tutto il resto del discorso.

    Lei ha un dono abbastanza raro: riuscire a parlare di economia in maniera articolata, ma allo stesso tempo con leggerezza, senza far cadere l'audience in quello stato semi-comatoso di noia acuta.

    Spero che ci siano altre occasioni per poterla ascoltare pubblicamente come a Frosinone: le migliori 4 ore di auto spese da diverso tempo a questa parte.

    Saluti,
    Peppe

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    1. Il problema è che forse non era chiaro il resto. Forse tu poi segui il blog da un po'.

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  12. Buongiorno,

    ho seguito con molto interesse il suo video, veramente chiaro ed istruttivo, tuttavia alcuni concetti del suo intervento non mi sono ancora del tutto chiari, se volesse illuminarmi le sarei molto grato. Premetto che per lei saranno domande banali, persino sciocche probabilmente, ma non mi sono mai interessato di economia prima d'ora.

    1- Se l'euro è stato voluto dalla Germania per mire egemoniche, perché adesso è in difficoltà di crescita? Non dovrebbe godere economicamente di avere schiacciato paesi con valute molto più deboli? Lei nel video parlava dell'egoismo della Germania che anziché incentivare la spesa o diminuire le tasse, favorendo così, oltre alla propria crescita, maggiore flessibilità al mercato e dando un po' di respiro anche ai paesi più piccoli, ha preferito una politica molto chiusa (che tra l'altro ha causato un minor benessere per i suoi cittadini e messo il governo responsabile a rischio di perdere le elezioni). Ebbene, non capisco come possa essere collocato questo atteggiamento economico nel contesto di una forte volontà espansionistica, a me pare proprio remi nel verso opposto.

    2- Cosa vuol dire che gli imprenditori vogliono privatizzare i profitti? Essendo loro privati i profitti che fanno non sono già privati?

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    1. 1. La volontà espansionistica non è della "Germania" che non esiste. Esistono gruppi di interesse (imprenditori, banche, ecc.) ai quali faceva comodo un cambio reale debole, e lo hanno ottenuto con l'euro. Certo, questo ha messo in crisi i mercati di sbocco, e quindi ora la Germania è in crisi. Ma questo è un normale caso di fallimento del mercato.

      2. Certo che i profitti sono per definizione privati. Con l'espressione che uso si fa normalmente riferimento al fatto che gli imprenditori si appropriano nei loro profitti (cioè privatizzano) sussidi pubblici diretti o indiretti. L'euro è stato per gli imprenditori del Nord un sussidio indiretto, perché ha determinato una svalutazione reale competitiva della Germania. La perdita è la distruzione dei mercati di sbocco: ed è questa perdita che ora imprenditori e banche del Nord non vogliono sostenere, preferendo che la sostengano i contribuenti dei paesi periferici.

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    2. Grazie mille per i chiarimenti.

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    3. Secondo me la situazione potrebbe essere spiegata con un minimo di sforzo come un caso di tragedy of the commons. Hanno ingrassato le loro pecore al pascolo dell'euro... ma ora non ce n'è più per nessuno!

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  13. Segnalo un'altra perla di disinformazione da voce.info/FQ:
    http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/05/29/dati-spending-review-sanitaria-europa/245645/
    l'autore tenta di suggerire che bisogna tagliare la sanità sulla base del fatto che la spesa sanitaria dei PIIGS è cresciuta più di quella tedesca (grave colpa) ed omette deliberatamente di fornire l'informazione cruciale che i PIIGS comunque spendevano meno della Germania e spendono meno anche adesso(!!)

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  14. Professore,
    ha ragione, è lo stesso orgoglio nazional-popolare che faceva andare tanto fieri quando Monti viene invitato e trattato con stima là dove Berlusconi veniva escluso e deriso.

    Al primo vertice (inconcludente) con i Merkozy, non ricordo quale quotidiano o telegiornale rimarcò che Monti era il più alto di statura dei tre! E poi tutta una profusione di "abbiamo riacquistato la credibilità" "possimo tornare a confrontarci alla pari con i grandi", "l'Italia torna ad occupare il ruolo che le spetta come fondatrice e come terza economia dell'Eurozona".
    (24/11/2011 - summit a Strasburgo)
    E poi le stesse storie quando ha incotrato Obama o quando il Time gli ha dedicato la copertina.

    Senza mettere in discussione tutto ciò, può darsi che esista anche un altra frangia di anti-nazionalisti? Sa quelli che i "tedeschi sono bravi ed efficienti mentre quelli del sud sono porci sfaticati, brutti sporchi e cattivi".
    L'altra sera a "L'ultima parola" forse Ferrero (o era Crosetto? o un altro?), insomma qualcuno ha parlato di "vincolo esterno".

    Quindi il messaggio per loro sarebbe stato: "Noi siamo incapaci e disonesti, ma non dovete preoccuparvi perché al nostro bene penserà l'Europa"

    Ho già le dita in posizione... bacchetti pure.

    GRAZIE!!!

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    1. Scusate gli errori, ho scritto mentre cucinavo la cena...

      Professore,
      mi sono dimenticata un'altra domanda:
      quando dice che l'Italia dovrebbe "capeggiare" i paesi periferici" perché nel gruppo è la più "grande", come è da considerare la Francia? è sbagliato considerarla il più grande dei paesi periferici?

      Visto che la tempestiamo di messaggi e ovviamente non può rispondere a tutti, quando pubblica un commento ma non risponde/ribatte significa che è sufficientemente corretto da non meritare una bacchettata, ma non lo abbastanza interessente da meritare una risposta?
      è un'interpretazione corretta? Solo per saperci regolare.

      E a proposito di confessioni, anch'io ero contenta di fare parte dell'Europa, non per orgoglio nazionale, ma perché "che bello siamo tutti fratelli! Oggi l'Europa e domani il mondo intero!". Che stupida.

      GRAZIE

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  15. Un ragionamento di una linearità e di una semplicità disarmante.
    Posto che la torta è di un chilo e siamo in tre a dividercela fanno 3,3 periodico etti a testa- Se la torta è sempre di un chilo e siamo in cinque a dividercela fa due etti a testa. E così via: più siamo meno è la quota di torta. Il problema è: posta la torta e la spartizione per nazione se una nazione è di 10 ed altra è di mille i pezzettini di torta saranno un po' di meno per i più tanti ed un po' di più per i più pochi.
    Il nazionalismo conseguente è "naturale"! Ed il giochino a chi "fotte di più" e di chi ha più traditori in casa rende ancor meglio l'idea.
    Domanda: cosa facciamo? allarghiamo la torta oppure ognuno si fa la torta sua( ed i conseguenti cazzi! Meglio Sti cazzi suoi!)?
    Domanda susseguente ( da ignorante): non c'è il rischio di una supernazionalizzazione e chi ha ad esempio risorse energetiche può fottere ancor più facilmente chi risorse non ne ha?
    Il tutto al netto ( la prego di perdonarmi l'ignoranza) di politiche monetarie.
    Le chiedo di non darmi del Barnard ...
    Matteo Dellanoce

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  16. Professore ho letto questo: considerata la considerevole tassazione del lavoratore dipendente se effettuassimo una riduzione delle tasse per esempio, in Italia, sotto l'aliquota tedesca, [facciamo conto un 20%] l'effetto di questa sarebbe come una svalutazione.

    Le sembra corretto professore?

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    1. No, avresti il default dello stato e quindi l'uscita dall'euro e quindi la svalutazione.

      Quindi si, abbassiamo le tasse :)

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    2. Grazie x il chiarimento Dimitri; c'ho ragionato su dopo la tua risposta ed in effetti era abbastanza semplice da capire.

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    3. Per farti un altro esempio, anche l'Irlanda, illo tempore, aveva cercato il successo con la "svalutazione interna fiscale", e hai visto com'è andata (se non lo hai letto cerca il mio articolo su lavoce.info). L'unica svalutazione che risolve è quella esterna...

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  17. Buongiorno, le ho scritto un messaggio qualche ora fa sul suo intervento video ma non riesco a leggerlo.

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    1. Il motivo è che non sono ancora riuscito a leggerlo. Guarda, qui ci vuole tanta pazienza. Non prendete esempio da me. A me, per esempio, quando trovo un impaziente mi girano subito le virgolette. Ma per te farò un'eccezione. Solo che ora ci dormo sopra. Abbi fede.

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    2. Mi spiace per le sue virgolette, ma non ero impaziente, volevo solo farle presente quello che pensavo potesse essere un inconveniente tecnico (dato che erano apparsi commenti con orari successivi a quello del mio invio e il mio ancora non appariva). Poi ho capito che l'orario si riferisce alla pubblicazione e non all'invio, mi spiace che si sia offeso. Ad ogni modo non si senta forzato a rispondere o pubblicare il messaggio, non era nulla di importante né urgente, le facevo solo un paio di domande in merito a quanto affermava in un suo video che ho trovato molto interessante. Buona serata.

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  18. A proposito di imbecilli, le ricordo che una volta chi parlava del club Bilderberg era considerato tale, mentre adesso la suddetta organizzazione filantropica ha messo su addirittura un sito internet dove è possibile vedere le date e gli hotel dove in passato si sono riuniti i galantuomini che ne fanno parte (ma naturalmente non è ancora dato sapere di che si parli né le conclusioni a cui si arrivi).

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    1. Caro Paolo,

      io sono convinto che la Bce sia stata occupata dagli alieni. Purtroppo posso dirlo solo a te perché altrimenti mi prenderei dell'imbecille. Tuttavia, ti faccio una domanda: visto che il problema è che l'euro va rimosso, il fatto che sia gestito da degli alieni che cosa cambia?

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  19. Questo genere di fraintendimento è capitato anche a me, ho provato a spiegare l'insensatezza dell'euro ed il suo carattere anti-europeista ad un mio conoscente che definisce liberale europeista (non ho mai capito perchè molte persone, definendosi liberali, pensano di essere automaticamente dalla parte dei razionali e dei buoni), ma purtroppo non ha voluto sentire ragioni e non è riuscito a cogliere questo apparente paradosso, forse perchè associa il termine euro all'armonia tra i popoli e di conseguenza rifiuta aprioristicamente di valutare gli squilibri e le tensioni tra gli stati che ha generato la moneta unica. L'ho ribatezzato l'uomo che non capiva troppo [http://www.youtube.com/watch?v=Df-acMhHmWU]. ;-)

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  20. A proposito di nazionalismo: ecco che alla fine, l'intellettuale "alternativo e indipendente" presente a Frosinone si mostra per quello che è: http://sergiodicorimodiglianji.blogspot.it/2012/05/un-grande-banchiere-finisce-in-manette.html

    Il messaggio è chiaro. Siamo inferiori (brutti sporchi e cattivi), per cui, per risolvere i nostri problemi abbiamo bisogno del vincolo esterno.

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    1. Non dimentichiamoci il suo sostegno a Donald. Altro dato caratteristico: grande ricerca delle radici (le mie sono europee, anche le sue dovrebbero), ma grande citazione di intellettuali o pseudotale americani (al sapore di mirtillo). Natura non facit jump, direbbe lui.

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    2. Ci sono diverse cose che non capisco in questo messaggio: cose ce ne frega dell'identità sudamericana (che rispetto ma che riguarda loro)? Cosa è il popolo? (dove comincia, dove finisce) Cosa pensiamo "noi" (cioè tu o io) di quali siano i punti cardine della cultura? (tu quali vorresti scardinare) Più in generale, cosa intendiamo per "cultura"? (spero non erudizione o istruzione, perché in questo caso il "popolo" potrebbe esserne privo, ma se la definizione fosse diversa forse il "popolo" potrebbe averne da vendere). E cosa ce ne frega del "Nostro"? (con tutto l'affetto)

      Su una cosa sono d'accordo: una qualche ribellione (ma io direi rivoluzione), culturale o meno, è in qualche modo necessaria. Certo, se non si definisce bene rispetto a cosa si rischia di essere inefficaci. Questo, ovviamente, è anche un mio problema. Come è forse solo un mio problema il fatto che il mio orecchio musicale ogni tanto venga disturbato (o, se vuoi una metafora più giovanile, i miei sensi di ragno pizzichino) quando leggo certi blog.

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    3. Lentamente emergo dal fondo (l'esterno non o vedo da un po'...) della caverna.

      Se mi è consentito intervenire, sul limes (e lo Spirito verrebbe da dire) che definisce l'identità di un popolo, suggerisco qualche ricerca su questo http://en.wikipedia.org/wiki/Herwig_Wolfram e il concetto di etnogenesi.

      In fondo si sa (?), πάντα ῥεῖ.

      Schneider (il barbaro)

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    4. @Schneider:

      Σπεριαμο χε ιλ φιυμε σι πορτι ανχε γλι στρονζι.
      Πεππινο δι Ταραντο, Ταραντο, 3 Γιυγνο 412 a.C., ορα δι κολαζιονε

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    5. Ma io sono un barbaro, mica posso svegliarmi all' ορα δι κολαζιονε e vedermi 'sta roba.

      Caro Πεππινο, la Storia purtroppo non sta lì a distinguere troppo temo: o tutti o nessuno... Comunque mi sei già molto simpatico, se puoi salutami il tuo conterraneo Ἀρχύτας.
      Ora scusami ma devo andare, se i miei conterranei (alcuni degli στρονζι di cui sopra) mi scoprono a parlare lingue nobili mi sciolgono nel Lambro (3:06)...

      Schneider (δι Mιλανο)

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    6. Scusate, ma visto che Schneider è stato preso da un accesso di buonismo ortografico, dopo aver salutato Correttore di bozzi, graditissima new entry subito proiettata in testa alla hit parade del blog con i suoi interventi pacati, mi permetto di correggere la sua bozza sottolineando che la grafia corretta è αγχε. Ora mi de-schneiderizzo e mi dedico al barbecue, banco di prova del mio impegno politico...

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    7. Nessun buonismo.
      In realtà non avrei potuto correggerlo perché non conosco affatto il greco antico. Sa com'è, liceo scientifico. Col senno dei poi...
      Rimpianti personali a parte, quel poco di alfabeto greco che conosco, più i termini tecnici standard, lo ho appreso in università.

      Ora può pure cercarsi un altro candidato al Ministero del'istruzione. Io continuo ad accontentarmi dell'utopia di un tempo indeterminato al liceo (scientifico, s'intende).

      E comunque è vero che l'intervento a gamba tesa si verifica solo in caso di ὕβρις manifesta e infondata.

      Cordiali saluti a entrambi e buonanotte.

      Schneider (l'ignorante, come del resto le scrissi)

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  21. A proposito di tedeschi bravi belli e buoni:

    http://www.lavoce.info/articoli/pagina1003096.html

    lasciando da parte le spese improduttive della sanità italiana, per motivi professionali quando sento parlare di spending review europea della sanità ho una reazione allergica... perche' presentare i dati come spesa corrente e percentuali di PIL (in un periodo comprendente due anni di grande recessione)? Domanda da analfabeta economico...

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    1. Quell'articolo mi pare di una tendenziosità disarmante. Non solo ignora il dato pro capite ma ignora anche i dati di partenza e quelli di arrivo concentrandosi solo sulla variazione percentuale.

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  22. Caro Professore,

    "i capitalisti dei paesi periferici avevano un ovvio incentivo a favorire politiche del "cambio forte" (perché se diminuisce la quota dei salari, aumenta quella dei profitti)"

    Ma i capitalisti dei paesi periferici non avevano valutato quanto fosse rischiosa questa operazione? Perché se non diminuisce (o non diminuisce abbastanza) la quota dei salari, diminuisce quella dei profitti. Se non sbaglio è proprio quello che è accaduto nei paesi periferici. Forse c'erano degli accordi sottobanco che poi sono stati traditi dalla Germania? Il dubbio mi è venuto leggendo Visco che dice "...e la Germania si SAREBBE dovuta occupare del benessere dell'Europa intera". Oppure si è trattato di un semplice errore di valutazione?

    Grazie.

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    1. Non riesco a non farvi ragionare in termini complottistici, e non riesco a spiegarvi il concetto di fallimento del mercato. Dovrò fare uno sforzo ulteriore.

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  23. Professore, lei imputa al nazionalismo questa pulsione stile "Thelma e Louise" a.....correre verso il baratro, per essere parte dell'elite che conta e fare i primi della classe. Questa e' una sindrome di cui Prodi e Monti e non solo sicuramente soffrono, del resto Monti e' un primo della classe per eredita' genetica (per caso da parte di madre?).

    Io sono piu' malizioso: penso che in fin dei conti il cicciottello di cui sopra volesse far becchi i kartoffeln scaricandogli addosso il nostro leggero fardello.

    Lei che ne pensa? Pensiero troppo malizioso? Sono fuori pista? Penso male?

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    1. Non so se sei troppo malizioso, ma permettimi di farti osservare che nonostante il mio sforzo di chiarire quanto sia articolato, usando caratteri cubitali, tu stai dando una visione estremamente riduttiva del mio pensiero. Capisco che quando una parola colpisce l'attenzione ci si concentri solo su quella, però la situazione è complessa e richiede a tutti un certo sforzo. Io provo a essere chiaro...

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  24. Salve Maestro Bagnai

    sono una neolettrice (so quanto le piace tutto ciò che inizio con “neo”) ho una formazione umanistica pertanto economia fino ad un paio di settimane fa per me era un lemma italiano e la mia conoscenza era in percentuale lo 0,0001 % dello scibile della materia, ma forse sono vanagloriosa e mi sto sopravalutando. C'è però un “ma” che di natura, sa come dice lo scorpione alla rana nell'apologo attribuito ad Esopo, la curiosità “è la mia natura”. Così un po' stufa di leggere solo roba mia, un po' libera da potermici dedicare, un po' stanca di leggere articoli non interpretabili senza una minima infarinatura, ho deciso che almeno l'abc vorrei decodificarlo e sono approdata qui. Tutto questo panegirico per scusarmi in anticipo, mi porto avanti con i lavori, per tutte le domande con le allegate intrinseche sesquip.... ops sorry le “lievi imprecisioni” lei e i bloggettari di lungo corso saprete tradurre, che quindi porrò. Se sono in grado di pensare in modo articolato più di una variabile alla volta non lo so in questo campo, sono di un'ignoranza abissale, però ci proverò, ammiri almeno l'impegno.

    Una domanda alla volta eh! Sarò parsimoniosa del suo tempo, ma visto che lei si offre come divulgatore e io domando spero si possa avere un buon incontro in questo mercato del sapere o per lo meno del provarci (a sapere).

    Perché questo blog? Così magari le interessa magari no, nel caso salti pure senza problemi, perché mi ha particolarmente colpito la sua analogia della strada che da un lato è discesa, ma dall'altro è salita, infatti io naif totale, persona media con la sopraesposta conoscenza di economia mi chiedevo sempre a leggere, si leggere, non ho il digitale e non voglio il digitale, condivido questa mancanza con lei, la Spagna è in crisi di debito, la Grecia fallita, l'Islanda manda a strabenedire il debito, la Francia non sta messa bene neppure lei nonostante faccia duetti tedeschi, il debito Usa.... e naif mi chiedevo: “ma sono tutti in debito con CHI?” Mistero misterioso. Quindi con la sua analogia a doppia linea mi sono detta che forse una risposta da qualche parte c'è ovvero ci deve una bi-direzionalità.

    1° parte

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  25. 2° parte

    La prima ignoranza da colmare è la questione del debito privato. Ho chiaro (spero) che nell'ultimo decennio mentre il debito pubblico italiano scendeva, saliva il livello di indebitamento delle famiglie, io, che non è la storia di mio cuggggino, ma la mia medesima, credo di essere nel numero perché avendo acceso un mutuo ho contratto un debito. Mi sono risposta che i soldi per pagare questa casa che la mia banca mi ha così generosamente concesso, alla banca stessa li hanno dati agenti esteri. Però qui la naif che è in me si chiede, ma se la banca italiana (di nome italiano? Gli azionisti non lo sono più?) non ha soldi da dare allora non funziona, chiude come qualsiasi ditta che non si trova in attivo, ed io i soldi li chiedo a una banca che invece i soldi li ha. Non ci sono più banche italiane con attivi per poter prestare? Sono io un debito pur onorando mensilmente la gabella che nei primi 5 anni era praticamente solo interesse e capitale infinitesimale? Se si perché ?
    Forse La catena è più lunga, io sono in debito con la mia banca che però è essa stessa in debito con la Bce per un importo maggiore di quanto io non debba a lei, con gli astrali, con Zeus in persona... e la catena porta all'ultimo detentore del credito che è estero? Non è questo il problema del debito privato? Chiaro che la somma di tutti questi interventi sia enorme e il singolo sia infinitesimale come tale. E i mutui solo un esempio.

    Se non ho capito male posso studiare per le minime elementari nozioni qui , giusto? (lo so è una seconda domanda ma confido nella sua bontà d'animo, nonostante gli strali del post) http://www.unich.it/docenti/bagnai/mqs/
    Però ho un problema con il file, l’introduzione a leggo ma dopo la prima pagina del primo capito sono tutte immacolate e bianche 

    Suerte

    ps: avevo mandato l'intervento stanotte ma deve essersi perso, in caso di doppio me ne scuso

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    1. Arya, qui non si perde nulla, solo la mia pazienza ogni tanto e me ne scuso. Controllo il problema col file. Penso di dover scrivere qualcosa su cos'è il debito perché i tuoi dubbi sono largamente condivisi. Grazie per l'interessamento. Per ora non posso dirti di più: giaccio in un letto di dolore (allergia, che virgolette)! A presto.

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    2. La perda tranquillamente, lasci briciole così magari ne trovo un po' per me!

      Intanto continuo a leggermi il blog...

      'Notte

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  26. Il nazionalismo dell'euro è veramente appropriato come concetto e anche questo non è assolutamente nuovo, qualche decennio fa a un certo Benito Mussolini venne detto (dai soliti noti) che per un'Italia grande ci voleva una moneta grande proponendo la famosa quota 90 sulla sterlina, tanta dignità, orgoglio e prestigio avrebbe dato alla nazione italica raggiungere questo ambizioso traguardo monetario facendo poi fallire a rotazione l'economia produttiva presentando il paese disarmato alla guerra.
    Meno male che dalla storia si dovrebbe imparare.

    Giuseppe

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    1. Ma per fortuna grazie all'euro in Europa non ci saranno più conflitti armati, giusto? Non c'è bisogno di imparare dalla Storia perché l'euro è la fine della Storia, con le sue laceranti dialettiche, e l'inizio di uno steady state aureo e asetticamente tecnocratico, giusto?

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  27. Gentile professore Ho solo una domanda e mi perdoni se vado fuori tema...l euro è stato un errore di personaggi incompetenti oppure un "complotto" per frenare le pretese dei lavoratori e i loro diritti conquistati in due secoli e rubare la vera ricchezze dei paesi ex sovrani?grazie

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    1. Caro Dimitri, non vai assolutamente fuori tema, solo che vorrei chiederti di rileggere con più calma il post, semplicemente perché io credevo di averlo scritto proprio per rispondere a questa tua legittima domanda, e se però tu me la poni nuovamente vuol dire che non sono stato chiaro, quindi mi occorrerebbe capire dove ho fallito.

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  28. Salve Professore, lei censura quella visione per la quale dietro l'euro ci sarebbero quattro saggi..che hanno voluto il nostro male, e porta il discorso su dinamiche "naturali" o di andamento di pura convenienza economica, da parte dei cosidetti capitalisti, anzi si spinge oltre col termine "imbecilli" verso chi sposa la su detta visione, ma, tengo a sottolineare, che la storia ci insegna che quelle spinte lineari, naturali, barbare dell'economia, del capitalismo, vengono veicolate da "mission" da "vision" per dargli una veste, una direzione, per nobilitarle, per farle istituzionali, e che per far questo ci vogliono, "pensatori", "filantropi" "esperti" tecnici, filosofi, giornalisti, politici e....finanziatori, banche, ecc nonche' miliardari, cosi miliardari che possono permettersi una "visione" e dargli un nome, una moneta un istiztuzione, cosi e' statao per l'unita' d'italia, l'america, la rivoluzione francese, non nego che dietro ci sia appunto la spinta, naturale, barbara e predatrice del mero guadagno capitalista, ma cio' cerchi la nobilitazione, grazie a gabinetti, di menti "bacate" di lobbies di fondazioni e di filantropi della visione globale, della "pace" in terra..e di un mondo nuovo e "fratello"..

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